8.
Hermione rimase sorpresa e all’inizio non rispose al gesto.
D’un tratto esplose confusione, dubbi, l’immagine di Ron. E poi tutto sparì. E chiuse gli occhi, poggiando delicatamente una mano al volto di lui. Si perse nel sentire le sue labbra e, poi timidamente, la sua lingua. Approfondendo il bacio. Persa nei suoi pensieri.
“Questo è il mio addio, voglio...ricominciare.” perse il contatto con il suo corpo, affondando in quella sensazione piena di improvvisazione e dolcezza. Desiderio e amore.
“Ron non è più una cosa mia, forse non lo è mai stato... Mi sono solo presa in giro. Avevo tutto davanti, i suoi occhi, i suoi gesti, i suoi...tradimenti... eppure continuavo, illudendomi. Ma ora...ho la verità. E lui”.
«Hermione...».
“La sua voce, il suo richiamo...è così profondo, dolce...”.
«Hermione...».
“La sua voce ansante...è così sensuale...”.
«...fermati.».
Hermione si bloccò. Aprì gli occhi. Andreas la guardava, rosso in volto e col fiatone. E poi sentì una presenza strana stretta nella sua presa. Era dura. Pulsante. E calda. Si accorse di avergli messo una mano nei pantaloni.
Ritrasse la mano, come scottata, diventata rossa in volto e iniziando a domandarsi da quando era diventata così...audace nei rapporti. Neanche con Ron era stata così. Anzi, mai.
«I-io... scusa.» si nascose dietro i capelli, allontanandosi quatta quatta.
«Non mi
devi chiedere scusa, solo...non voglio che... inizi così.» la donna alzò lo
sguardo. Lui era timido, e tentava di ricomporsi.
«Non
voglio un rapporto...di quel
genere...» affermò, grattandosi i capelli. Maledisse la mancanza del suo
ciuffo, barriera utile per i momenti imbarazzanti.
Lei
nascose la mano dietro la schiena.
«Capisco...»
lui le strappò un bacio casto. Lei rimase sorpresa, di nuovo.
«Andiamoci
piano, ok?» le disse, giocando con una sua ciocca. «Sei importante per me...»
soffiò dolcemente, passando dolcemente la mano sulla schiena, raggiungendo la
mano. La strinse forte.
«Ok.»
rispose lei, sorridendogli timidamente.
«Te la
senti di uscire?» domandò lui, e lei annuì.
Stavano
scendendo le scale insieme, mano nella mano, quando videro uno sciame di
studenti correre verso una direzione.
Neville
passò davanti a loro e, riconoscendoli, si fermò.
«Presto,
correte!» disse, ignorando la loro vicinanza. Era agitato e lo dimostrava
platealmente.
«Cosa
succede, Neville?» domandò Hermione, spaesata. Stava accadendo qualcosa di
strano a Hogwarts.
«Harry
e Ginny si stanno azzuffando! E di brutto anche, devi fermarli!» disse, e
iniziò a correre, intimandoli di seguirlo.
Correndo
per una rampa di scale e poi per un corridoio affollato, passarono vicino
all’infermeria e raggiunsero l’uscita dal castello e poi uno dei tanti
chioschi.
Un
cerchio di studenti di varie classi stava intorno a una coppia che sfavillava
di incantesimi potenti. Le urla di Ginny si potevano udire a distanza.
«NON
OSARE DIFENDERLO!» la rossa, circondata da una barriera protettiva, sfavillava
incantesimi potenti e chiassosi, avvolta d’aura rosso fuoco, i contraccolpi
degli incantesimi scuotevano i suoi lunghi capelli ramati, e gli occhi, verdi,
urlavano ira. Sembrava un’amazzone guerriera. Solo che invece di un’ascia, in
mano, aveva una bacchetta. E così, era ancora più pericolosa.
«Ginny
fermati!» urlò Hermione, gettandosi nel cerchio formatosi intorno ai due
sfidanti. Harry, dall’altra parte, col fiatone e scosso, cercava di non nuocere
alla donna, e di evitare brutti colpi. Una barriera sottile si formò intorno
alla castana, accorsa non armata. La concentrazione di Andreas era palpabile
nell’aria.
Gli
incantesimi si fermarono, ma le bacchette non si abbassarono.
Hermione
sentiva, come una carezza, la protezione di lui, e provò sollievo per quell’atto.
«Hermione!»
Ginny la vide, e gli occhi si ricoprirono di lacrime. «Scusami...» mozzò col
fiato un singhiozzo, che represse con la rabbia. Una vampata di fuoco sgorgò
dalla punta della bacchetta, venne spenta dall’acqua di Harry.
«Ginny,
non è colpa tua! Sono io...che ho scelto di non parlartene...» disse la
ragazza, imbarazzata. Le guance imporporate. Andreas sentì il cuore palpitare
per la bellezza.
«Harry,
Ginny, abbassate le bacchette!» intimò l’amica, ma nessuno dei due lo fece.
«Lui,
questo stronzo insiste a difendere il
suo amico da quello che ti ha fatto!» urlò Ginny, avvampata dalla rabbia. Ancora
fuoco. Ancora acqua.
«Ginny,
ti prego, non lo sto difendendo, sto soltanto dicendo che dovremmo ascoltare
anche la versione di tuo fratello prima di decidere...» ma fu interrotto.
«LUI
non è più.» ogni incantesimo scandiva una parola.
«MIO
FRATELLO!» un potente Riducto attraversò l’aria tra i
due avversari, scuotendo le pietre del pavimento del chiosco. Il contraccolpo
con il contro incantesimo fu tale che un’onda d’urto si propagò nell’aria,
respingendo gli alunni accerchiati ad allontanarsi ancora di più.
«Andreas
non è la voce della verità!» disse Harry, rinforzando la barriera. Il colpo
della donna lo aveva incrinato. Era potente, soprattutto quando è arrabbiata.
Ed era anche straordinariamente bella.
«Io ho
solo detto il vero!» ribadì il giovane, uscendo dal cerchio. Si appostò dietro
le spalle della giovane riccia, sentì l’incantesimo di protezione aumentare.
«Harry...»
la donna chiamò l’amico. Lui, che l’aveva sempre ascoltata. Sempre protetta. «...lui
dice il vero.» le ultime parole furono un colpo duro per il giovane. Un fremito
lo scosse, e rimase basito. Venire a sapere che il tuo migliore amico ha fatto
violenza alla tua migliore amica ti sconvolge l’esistenza.
Infine,
abbassò la bacchetta. Ginny fece altrettanto, vedendolo scosso. La rabbia l’aveva
condotta a quello, ma ora la pietà l’attraversò vedendolo sconvolto. Ripose la
bacchetta, raggiunse Hermione e l’abbracciò. La strinse forte, come per
chiederle perdono, come se fosse stata lei, e non suo fratello, a farle del
male.
«Hermione...
mi dispiace tanto...» piagnucolò sulla sua spalla. La riccia la strinse a sé. «Perché...
non me lo hai detto?».
«Perché
conoscendoti gli avresti spezzato tutte le ossa. E lui non è bravo come Harry a
proteggersi dai tuoi incantesimi.» rispose ridendo, anche se un senso di
malinconia la pervase.
Si
staccarono, e guardarono verso Harry, inginocchiato a terra. La bacchetta
abbandonata lì vicino.
Andreas
gli si avvicinò, raccolse la bacchetta, e gli posò una mano sulla spalla. Era calda,
sentì Harry.
Lo guardò,
e lui gli tese la mano per aiutarsi ad alzarsi.
Si
alzò, ma lo sguardo rimase a terra. Andreas sorrideva mestamente, e gli
riconsegnò la stecca magica.
«Ammiro
il tuo coraggio e la tua determinazione.» gli disse, e Harry lo trafisse col
suo sguardo pieno di verde pianura.
Il
gruppo di ragazzi che prima faceva da platea iniziò a sciogliersi, preoccupati
dei professori che sarebbero accorsi di lì a poco.
Neville
si avvicinò a Harry.
«Ehi,
amico...ti ricordi cosa mi disse Silente, il primo anno qui, a Hogwarts?» gli
domandò, dandogli una pacca sulla spalla. Andreas lo guardò interrogativo,
sulla sua fronte si vedeva ancora il segno rosso di una profonda cicatrice. Ed
era alto. Straordinariamente alto.
«Che ci
vuole coraggio ad affrontare i nemici. Ma molto, molto più coraggio nell’affrontare
gli amici.» ripeté Harry, perso in vaghi ricordi di un uomo vecchio dalla folta
barba bianca e occhi azzurri.
«Esatto.
Ora basta, prima che ti pietrifico, come ha fatto Hermione.» la ragazza rise
della battuta, mentre Andreas teneva sotto controllo il cuore, per evitare che
fuggisse verso le labbra calde e dolci della donna che glielo aveva rubato.
«Ma che
è caspiterina è successo qui!?» la voce della McGranitt spezzò l’incantesimo e
tutti, con sguardo dispiaciuto - soprattutto Ginny - guardarono in basso,
sentendosi colpevoli di aver rovinato il chiosco della scuola.