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Autore: OpheliaBlack    14/10/2013    1 recensioni
NUOVI CAPITOLI DOPO ANNI DI ASSENZA.
SPERIAMO BENE.
GRAZIE MILLE...
-Dal capitolo 4:
Quanti?”, chiese Kòre non appena riprese il controllo dei suoi pensieri.
“Non lo sappiamo. Non molti però, quello per fortuna è certo. A dire il vero, non crediamo che sia il caso di prendersi male, forse non riusciranno nemmeno a superare le difese della casa. Ma SuperSilente ha deciso di limitare al massimo i possibili danni. Quindi tu e Malfoyuccio sloggiate. Sai, io l’ho detto al Vecchio che due o tre Punitori non sono niente a confronto delle feste alla Tana, ma non mi ha preso molto sul serio.”[...]
-Dal capitolo 13:
“Senti, Voldemort non c’è più, nessuna nuova minaccia ammazza Mezzosangue sembra presentarsi all’orizzonte e questi sono solo sogni"[...]
-Dal capitolo 18:
"Per me si va ne la città' dolente,
per me si va ne l' etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.”
-Dal capitolo 19:
"Per loro è solo un libro, è fantasia. Un capolavoro di fantasia ad essere sinceri. Ci sono varie teorie su questa faccenda:c'è chi sostiene che Dante, l'autore del libro, rubò alcuni volumi di storia della magia e ne prese spunto per scrivere la sua verità.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Otherverse | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Quel caffè, l'aveva fatta sentire meglio per una buona oretta filata.

Non si era mai resa conto del piacere immenso che si poteva provare semplicemente sorseggiando un buon caffè in un piccolo bar della periferia britannica.

NewCastle, non le dispiaceva. Non era mai stata un'amante del caldo, delle belle giornate estive, del sole. Al rumore delle onde che si infrangevano su una spiaggia, preferiva di gran lunga quello delle gocce di pioggia che si poggiavano lievi e costanti sui vetri delle finestre. Quel giorno, c'era il suo clima ideale: qualche folata di vento, pioggerellina fresca e poco fastidiosa, tanto da spingerla ad uscire senza ombrello.

Per la durata di un'ora, era riuscita a dimenticare tutto. Tutto quello che era successo a quella dannatissima festa, tutti quelli che aveva irrimediabilmente ferito e le conseguenze che ne erano derivate.

Da quel giorno, erano passati tre mesi. In fretta, senza che quasi se ne accorgesse, la sua vita aveva preso una piega che mai avrebbe immaginato.

Non aveva più avuto notizie da Kòre e nemmeno dai membri della Nuova Resistenza. Non che ci fosse un granché da pianificare: era stata costretta ad abbandonare la sua maschera, ad attaccare Astoria Malfoy e a schierarsi con il suo Re di fronte ad Harry Potter. E doveva essere spiacevolmente credibile a tutti che lei, era una traditrice doppiogiochista...

 

 

 

FLASHBACK

 

PAPA'!!!!!!!!!!”

L'urlo straziante di Rose Weasley, giunse chiaramente alle sue orecchie. Si trovava al piano superiore, poco lontano da dove Legacy Black aveva da poco preso in ostaggio la ragazza.

Pochi minuti prima dell'inizio di quell'attacco, lei e Kòre si erano recate nelle stanze private dei Malfoy, precisamente nella camera coniugale.

Era in quella stanza che si trovava la chiave.

Il Manor, dopo la caduta di Lord Voldemort, era purtroppo diventato uno dei simboli del Signore Oscuro, essendo stato il suo quartier generale. Aveva ospitato Mangiamorte, assassini, lupi...era stato teatro di torture, omicidi, processi, lacrime e sangue.

Era un luogo terrificante ma Draco Malfoy non volle abbandonarlo. Si ripromise che lo avrebbe riportato al suo antico splendore, che sarebbe diventato un luogo felice dove poter crescere i suoi figli e dove poter ospitare la sua futura moglie. Prima di tutto ciò però, doveva diventare un luogo sicuro.

Nella sua camera da letto, quella che poi avrebbe diviso con Astoria, aveva fatto incastonare su una parete una specie di piccola scatola di legno con al centro una serratura.

Al suo interno, erano racchiusi tutti gli incantesimi di protezione di cui godeva il Manor. Per attivarli, era necessario disporre della chiave dorata che doveva essere inserita nel buco della serratura e girata verso destra. Dopo qualche secondo, la chiave si sarebbe automaticamente riportata in posizione verticale, a significare che le protezioni erano state attivate correttamente e quindi era possibile toglierla.

Solitamente, le protezioni erano sempre attive e solo in occasioni eccezionali, venivano disattivate. Inoltre, a possedere le chiavi, erano solo in tre: Astoria, Draco e Susan Strongstone.

Kòre, aveva dovuto rubarla a Draco Malfoy, rischiando enormemente. Susan, dopo la brutta esperienza estiva, si era premunita, ed aveva iniziato a tenere la chiave al collo, come la sua padrona Astoria Malfoy. A loro, era quasi impossibile prenderla mentre invece, Draco Malfoy era solito nascondere i suoi oggetti più preziosi nella biblioteca del Manor.

La sua chiave infatti, era all'interno di un libro, al quale erano state tagliate delle pagine in modo da costituire una specie di scrigno di carta. Kòre aveva impiegato anni ed anni a cercare di capire che libro fosse, le aveva provate tutte: i libri di pozioni di Draco, i suoi autori preferiti, quelli di Scorpius, quelli di Astoria, volumi grandi, volumi piccoli, volumi antichi e nuovi, niente. Di quella stupidissima chiave non c'era traccia. Era sicura di aver spulciato ogni singola pagina di ogni singolo libro di quella biblioteca senza successo, tanto da farle quasi perdere la speranza finché un giorno, poco prima dell'inizio delle lezioni a settembre, Kòre ebbe un colpo di fortuna. Susan si trovava ancora al San Mungo e lei stava aiutando la servitù nelle pulizie, proprio nella stanza di Draco e Astoria. Kòre era una gran lavoratrice ma non era di certo famosa per la sua grazia ed equilibrio: inciampò sul secchio d'acqua che stava utilizzando per pulire, ricadendo goffamente e sbattendo rovinosamente il fondo schiena per terra. Quella botta enorme che si era ritrovata e il dolore immenso che aveva provato valsero la scoperta che fece poco dopo. Si era sempre chiesta come mai il pavimento della camera da letto dei Malfoy fosse in parquet, a differenza del resto dell'intera pavimentazioni in marmo della villa.

Un' asse, si era irrimediabilmente spostata, tanto da far credere a Kòre di aver combinato un danno come suo solito. Tentando di rimetterla a posto, la ragazza notò che in realtà, l'asse non era rotta, era appositamente mal fissata in modo tale da poterla sollevare.

Sotto di essa, c'erano dei libri, impolverati e un pochino mal messi. Ne prese uno e ne lesse il titolo: “Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hyde.”

Kòre si sorprese molto di trovare quel genere di volume, era un libro babbano, Ebony glielo aveva anche prestato una volta.

I colpi di scena non finirono lì, c'erano altri sei o sette libri, tutti di scrittori babbani. Sfogliandoli, Kòre poteva sentire l'usura delle pagine, ingiallite e delicate. Dovevano essere stati letti più e più volte; su alcuni, vi erano pure delle didascalie scritte a mano, ai margini delle pagine. Non era la scrittura di Draco, era più fine, più piccola e veloce, come quella di una donna.

L'ultimo volume che le capitò tra le mani, era più leggero rispetto agli altri anche se dallo spessore delle pagine si intuiva un peso non indifferente, il suo titolo era “Cime Tempestose”. Non appena lo aprì, la chiave dorata le comparve dinnanzi agli occhi, lucida e perfettamente poggiata nella piccola cunetta scavata tra le pagine.

Quella notte, prese la chiave da dove pochi mesi prima l'aveva lasciata e la inserì nella scatola sul muro.

Ok, non appena disattivo le protezioni, hai esattamente cinque minuti per andare da Noah ed avvisarlo. Non devi fermarti a parlare con nessuno, evita chiunque, pure James.”

E perché dovrei andare a parlare con Potter?”, le chiese nervosamente.

Ebony, non è il momento per parlarne ma è chiaro che non potete andare avanti così! Non vi parlate da settimane e da quando siete qui non vi siete manco rivolti uno sguardo.”, ripose piccata Kòre.

Non è colpa mia se quello ha deciso di rivalutare la nostra 'qualsiasi cosa fosse'!”

Ah ah! Allora ammetti che avevate una relazione!”, ripose vittoriosa Kòre.

Sbaglio o ho detto ' qualsiasi cosa fosse'?!? Io non l'ho definita relazione!”

Il piccolo siparietto delle ragazze, fu però interrotto dall'arrivo alle loro spalle di un uomo, un Punitore.

Problemi Dominus?”, chiese sprezzante Ebony.

Controllavo...”, rispose atono. Dominus era un mago potente, uno dei tirapiedi favoriti di Legacy.

Non abbiamo bisgono di essere controllate.”, rispose seria Kòre che nel frattempo era pronta ad inserire la chiave.

Forse non tu Dolohov ma la biondina sì.”

Primo, la biondina ha un nome. Mi chiamo Ebony e lo sai. Secondo, perché tutta questo interesse nei miei confronti?”, chiese acidamente la giovane Autumn.

Sei stata allevata da dei Babbani, non si può mai dire.”

Ebony stava per reagire malamente a quelle che erano delle chiare provocazionim per cui Kòre, decise prontamente di intervenire.

Ti consiglio di andare di sotto, stiamo per cominciare. O preferisci che riferisca a Legacy che hai sprecato il tuo tempo a guardarci il sedere?”

Kòre sapeva essere minacciosa e soprattutto, sapeva di poter contare sulla fiducia del Re che in lei, riversava molte aspettative.

Dominus, obbedì a suo malgrado lasciando le ragazze da sole.

C'è qualcosa che non va...”, disse dubbiosa Kòre.

Beh, in questa storia c'è qualcosa che vada?”, rispose ironica Ebony.

No, non stasera. Qualcosa non mi convince. Legacy sarà anche un sadico ma non è un idiota. Perché diavolo rischiare così tanto ed avvisare Draco stasera? Tutto questo, poteva essere tranquillamente evitato. E poi, perché ti seguono tutti?”

Sono incredibilmente bella?”, rispose Ebony con una battuta non capendo dove stesse andando a parare l'amica.

Kòre si perse per un attimo nei suoi pensieri. Tutta quella fretta di rivelarsi al mondo, il cambio di piano così repentino, la nuova linea che sembrava sposare Legacy in quei giorni era “prima lo si fa meglio è”, in sostituzione alla solita filosofia della vendetta consumata fredda.

Ed Ebony...era sempre controllata, molti Punitori guardavano a lei con un sospetto sempre più crescente.

Quella sera, doveva in qualche modo essere collegata a tutto ciò. Ma la domanda era, come?

Kòre, non abbiamo tempo per i tuoi dubbi esistenziali, gira la chiave!”, disse Ebony ridestandola dai suoi pensieri.

Una volta disattivate le protezioni, Ebony si diresse subito in direzione di Noah ma la sua strada fu sbarrata da Oliver Baston, il padre di Adam.

Quell'uomo, non poteva avere tempismo peggiore. Come poteva sostenere una convesazione con il padre del suo ragazzo in quel momento?

La signorina Ebony Autumn immagino...ho sentito molto parlare di lei.”

Il suo tono era ostile, l'aveva appena squadrata dalla testa ai piedi.

Sigonor Baston, è un piacere.”, ripose tendendogli la mano, cercando di essere il più accomondante possibile.

Mio figlio è al suo ultimo anno...di certo si renderà conto di cosa questo comporti.” , disse Oliver, senza degnarsi di stringere la mano alla ragazza.

Una festa da sballo a fine giugno?”, rispose sarcastica Ebony. Le sue intenzioni di essere gentile erano decisamente sfumate.

Non lo trovo divertente.”

Non voleva esserlo.”

I due si fronteggiavano, occhi negli occhi. Ebony non era intimorita dal grande giocatore Oliver Baston

Conosco le ragazze come lei, siete belle, troppo belle. Senza rendervene conto svolazzate di cuore in cuore, ofuscando le menti di quei poveri ragazzi che hanno l'ardire di provarci con voi. So per certo che hai un caratterino niente male, dote che apprezzo ma non sei adatta a stare al fianco di mio figlio. Sei instabile, irresponsabile, orgogliosa e avventata. Non permetterò che tu ti intrometta nella carriera di Adam.”

Sul volto di Ebony si dipinse un sorriso sarcastico. Nello sguardo di Oliver si leggeva chiaramente il suo disappunto per quella reazione che era di fatto inaspettata.

Sa, ho sempre creduto che Adam esagerasse. Suo padre, non poteva essere un tale idiota ma adesso, devo riconoscere che è stato fin troppo magnanimo nei suoi confronti.”

Come ti permetti ragazz-...”, iniziò a dire Oliver, visibilmente alterato dalla totale mancanza di rispetto di Ebony.

Mi risparmi la predica! Anzi, mi permetta di suggerirle una cosa: parli di più con suo figlio perché non ha la minama idea di quanto lei gli sia distante!”

Non lasciandogli nemmeno la possibilità di ripondere, lo superò a passo svelto.

Come si era permesso? Giudicarla in quel modo senza nemmeno conoscerla!

Instabile, orgogliosa e avventata. Cos'era? Una specie di matta con la bacchetta?

Era vero, Ebony Autumn non era certo famosa per la sua pazienza o per la sua gentilezza gratuita. Era l'esatto opposto di Kòre, sempre riflessiva, affidabile, degna di fiducia.

Ebony si bloccò. Improvvisamente, tutto sembrava avere un senso.

Lei era l'essatto opposto di Kòre. Il motivo per cui Celsus la seguiva, per cui era costantemente controllata, per cui tutto il piano era stato cambiato. Era uno e uno solo: lei.

I Punitori, non si fidavano di lei e quella del Ballo era una prova. Una prova di lealtà. Doveva dimostrare di fronte a Legacy che era degna della stessa fiducia di cui godeva Kòre.

A pochi passi da lei, c'era Noah. Alla sua destra, c'erano Scorpius e Albus che ridevano. Alla sua sinistra, Harry Potter sorseggiava tranquillamente dello champagne.

Si voltò, incamminandosi seguendo la direzione da cui era venuta.

Se voleva davvero fare la cosa giusta, avrebbe dovuto fare quella sbagliata.

 

FINE FLASHBACK

 

Appena mise piede in quella casa un pò fatiscente, Celsus le venne incontro con la sua solita faccia da troll arrabbiato.

“Sei uscita, di nuovo! Vuoi rendere vita facile agli Auror!?”

“Quando ti sei accorto che mancavo?”, chiese con sufficienza.

Celsus non rispose.

“Come pensavo...ti sei accorto che ero uscita nel momento in cui ho varcato quella soglia, cioè trenta secondi fa. Se siamo fortunati e gli Auror hanno le tue stesse capacità deduttive, direi che posso stare tranquilla.”, disse annoiata e sarcastica.

Se andò dritta nella sua stanza, senza minimante dare ascolto alle repliche senza senso di quell'idiota di Celsus.

Chiuse la porta dietro di sè e si stese a peso morto sul grande letto a baldacchino.

Accanto al suo cuscino, c'era una fotografia. Per essere precisi, era la sua locandina da ricercata.

La prese in mano e la osservò come spesso le era capitato in quei tre mesi.

Era uscita bene. I capelli in ordine, lo sguardo da cattiva ragazza. Come tutte le foto magiche, era animata. Nella sua, si esibibiva in un sorrisetto sadico e furbo che avrebbe fatto le scarpe a Severus Piton.

Il fatto di essere una ricercata, le pesava. Dopo Natale, era stata tenuta nascosta in quella casa per quasi due settimane. Inizialmente, si era pensato di spedirla in un luogo più sicuro, da quelche parte nel nord della Francia dove a quanto sembrava, il suo Re aveva degli amici.

Alla fine, era stato invece Legacy a trasferirsi là, lasciando il suo vecchio quartier generale a lei, Celus e un elfo domestico di nome Moony.

Celsus odiava il fatto che il suo Signore lo avesse abbandonato lì a fare da balia ad una ragazzina ma credeva che fosse l'ennesima dimostrazione di quanto si fidasse di lui. Per Ebony era più verosimile credere che in realtà, Legacy non lo volesse tra i piedi.

La sua vita da fuggiasca, era deprimente, noiosa e triste. Ovviamente, non aveva più rapporti con nessuno dei suoi amici da quella notte. Harry Potter, aveva ufficialmente dichiarato lo stato di emergenza e nel giro di due settimane, tutto il mondo magico era come regredito al passato di Lord Voldemort. Il clima di paura e di incertezza, era palpabile.

Non sapeva che ne fosse stato di Kòre, di Jocelyn, di Rose, di Scorpius, di Adam. Non sapeva come avrebbero trattato il tema “sua figlia è una deliquente” con i suoi genitori adottivi. Non meritavano nulla di quello che stava per accadere.

Ebony Autumn, era da sola. Sola, come non era più abituata ad essere.

***

 

“Ricordate sempre che di fronte ad uno Schiantesimo è sempre utile sapere come proteggersi ma la prima cosa a cui dovete pensare è una via di fuga.”

Temperance Tudor e Derek Gellant stavano tenendo l'ennesima lezione su come difendersi da eventuali attacchi dei Punitori.

Kòre, come il resto dei suoi compagni, dedicava un'ora alla settimana ai due giovani Auror inviati dal Ministero affinché fossero a conoscenza dei pericoli che ormai si annidavano fuori dalle mura di Hogwarts.

“L'unico lato positivo di queste stupide lezioni è la bella presenza di Gellant.”, disse sottovoce Molly Weasley, sesto anno, Corvonero.

Molly non era famosa per il suo buoncuore e disponibilità. Lei stava per conto suo, non dava fastidio a nessuno e pretendeva che gli altri non ne dessero a lei. Trovava quelle lezioni inutili e non facevano altro che distrarla dal suo importantissimo percorso scolastico.

“Credo che anche loro preferirebbero essere altrove. Soprattutto Temperance.”, rispose Kòre che aveva notato l'insofferenza della giovane Auror.

“Ma a che cavolo serve? Siamo bloccati qui, c'è il coprifuoco, non possiamo ricevere lettere senza che esse non vengano scupolasamente controllate! Siamo in una dannatissima fortezza!”, disse Molly. Di rado le capitava di perdere la calma ma quella situazione le dava sui nervi.

“Weasley, abbassa i toni!”, la redarguì Lysander Scamandro. In qualità di Prefetto era suo compito mantenere l'ordine.

“Lys, trovati una ragazza su cui sfogare la tua frustrazione.”, gli rispose Molly. Erano mesi che il suo rapporto con Lysander non andava bene. Le loro famiglie, erano sempre insieme e quindi i due erano cresciuti come in simbiosi. Erano grandi amici ma ora litigavano spesso e non si frequentavano molto al di fuori delle lezioni che per forza condividevano.

“Hai notizie di Ebony?”, chiese Lys, rivolgendosi a Kòre.

“Mica sono un Auror, a me non dicono niente...”, disse amaramente la ragazza.

“Sì, sono troppo impegnati a farti il terzo grado ogni volta che possono.”, aggiunse Molly.

Dalla sera di Natale, Kòre era stata ufficiosamente inserita nella lista dei cattivi. Era la migliore amica di Ebony, la sua condizione di Guardiana e il suo cognome, non le rendevano la vita facile.

Aveva perso il conto di quante volte l'avevano interrogata, fortuntamente senza Veritaserum. Aberforth Silente, si era impuntato: se qualcuno si fosse azzardato a somministrare ad uno qualsiasi dei suoi studenti minorenni anche solo una goccia della pozione della verità, se la sarebbe vista con lui.

Ebony era ufficialmente una ricercata. Aveva capito il perché di quella sua azione, alla fine, ci era arrivata pure lei: l'aveva fatto per preservare la sua posizione all'interno dei Punitori dato che quella di Ebony cominciava a vacillare.

Finalmente, la lezione finì, con sommo sollievo della maggior parte degli alunni che poterono dirigersi alla Sala Grande per la cena.

Non era menefreghismo il loro, semplicemente, all'interno della scuola, si sentivano protetti, al sicuro.

Notizie di scontri tra Punitori e Auror giungevano ogni giorno, così come l'elenco dei ricercati si allungava sempre più.

A differenza dei vecchi Mangiamorte, i Punitori non attaccavano babbani, almeno non ancora. I loro obbiettivi erano maghi in vista dell'alta società, luoghi pubblici, luoghi di rilevanza culturale ed economica. Miravano a corrodere poco a poco le strutture consolidate, agivano svelti, pronti e puliti.

L'operazione più crudele che avevano compiuto, era l'omicidio di Blaise Zabini. Era stato trovato da una cameriera. Un Avada, probabilmente scagliato quando lui si trovava di spalle, era la causa del suo decesso. La moglie di Blaise, Amelia Breeland, era devastata, tanto da dover essere trasportata al San Mungo per un esaurimento.

Alexander invece, sembrava non esserne stato minimamente scalfito. Sembrava lo stesso di sempre, scostante, acido e solitario. Albus e Scorpius provarono a parlare con lui ma senza successo. Espressero il loro dispiacere per la sua perdita e Zabini ringraziò cortesemente ma nulla di più.

Coloro che erano presenti alla festa di Natale invece, portavano chiari ed evidenti segni di come quella sera gli avesse cambiati.

Adam Baston, sembrava un automa. Il suo rendimento scolastico era pessimo per non parlare di quello sulla scopa: aveva rinunciato al suo ruolo di capitano, affidandolo assurdamente a Frank Paciock, il sostituto di Ebony.

Non rideva più come una volta, parlava poco e sembrava essere completamente in balia degli altri. Seguiva la massa Adam Baston, cosa che non aveva mai fatto.

James Potter, reagì esattamente al contrario: sembrava essere tornato il James Malandrino Potter, sempre in vena di scherzi e perennemente in punizione. Era sempre circondato dagli amici, si allenava ogni giorno per almeno tre ore, era diventato il miglior realizzatore del torneo, i suoi voti erano assurdamente migliorati dato che i suoi compagni di Casa giurarono di averlo visto studiare, cosa alquanto inusuale per uno come James.

Inoltre, per la gioia della popolazione femminile di Hogwarts, il giovane Potter si era datto alla bella vita, cambiando ragazza ogni due giorni. Suo fratello Albus, lo descriveva come una prostituta bisognosa di attenzioni, definizione poco lusinghiera ma che non si allontava troppo dalla realtà.

Rose e Scorpius, non si rivolgevano parola. Il motivo era molto probabilmente sconosciuto pure a loro.

Albus sembrava comportarsi allo stesso modo di Alxander ma si vedeva che in realtà era preoccupato e in ansia. Quegli strani sogni non lo tormentavano più e di certo non poteva essere una coincidenza.

Jocelyn beh, era Jocelyn. Anche se qualcosa l'avesse turbata, non lo avrebbe certo sbandierato ai quattro venti.

Kòre, se la cavava, come sempre se l'era cavata. I contatti con i Punitori si erano fatti più rari ma sapeva di doversi tenere pronta da un momento all'altro così come Jo-Jo. Sperava che Ebony stesse bene. Era sicura che sarebbe stata in grado di sfuggire agli Auror per un pò ma erano già passati tre mesi e le cose non potevano che peggiorare.

Harry Potter, l'aveva interrogata più volte ma era riuscita a manetenersi vaga quando si parlava di Ebony. Gli chiese della sua famiglia adottiva babbana, lei rispose che sapeva solo i loro nomi, Janet e Matt Autumn, e il loro lavoro. Janet era una maestra d'asilo mentre Matt faceva l'assicuratore.

Anche Noah fu un argomento di discussione. Dopo la dipartita dei Punitori, era sparito nel nulla, senza lasciare traccia. Anche a Jocelyn venne chiesto che fine avesse fatto ma niente, nemmeno i suoi stessi genitori lo sapevano. Per loro, dissero poi ad Harry, era normale che il figlio sparisse per un pò, succedeva spesso e non sembravano essere minimamente preoccupati. Questo di certo non andava a favore della sua posizione e fino ad un mesa fa, gli Auror erano convinti che fosse un complice di Legacy, nonostante le proteste di Kòre che smentiva a gran voce questa bugia. Se lo avessero inserito tra i ricercati, la sua foto sarebbe sicuramente arrivata ai Punitori e questo, Jo-Jo e Kòre non lo potevano permettere. Avrebbe messo a rischio la loro posizione, dato che Legacy era perfettamente a conoscenza del fatto che Noah Green avrebbe fatto di tutto per eliminare lui e i suoi seguaci.

Fortunatamente, Fred Weasley, intervenne a favore del ragazzo di Kòre. Raccontò di come in realtà fu grazie a Noah se lui poteva essere ancora in grado di respirare dato che lo aveva salvato da una fattura. Altri testimoni, confermarono la versione di Fred e Noah, venne depennato dalla lista dei cattivi.

Kòre avrebbe voluto ringraziare il giovane Weasley ma lui, non le rivolgeva parola.

Ecco come aveva deciso di reagire Fred, con il silenzio e l'indifferenza. Inizialmente, Kòre non vi diede molto peso anche perché era completamente presa dalle sue lezioni private con Fred Senior. Finalmente, era arrivato il momento anche per lei di poter fare un passo in avanti con le sue doti di Guardiana e piano piano, stava imparando a controllare il suo potere. La sua guida, le aveva consigliato di non pensare troppo a quello che passava per la mente di un Weasley, loro erano troppo assurdi per essere capiti. Presto, Fred si sarebbe reso conto da solo delle sciocchezze su cui si scervellava e tutto sarebbe tornato come prima.

Erano passati tre mesi ma Fred non accennava nemmeno uno sgurdo verso di lei.

Kòre, forse era conoscienza del motivo che spingeva Fred a non calcolarla minimante ma non aveva intenzione di riunciare così, senza spiegazioni, alla sua amicizia con il ragazzo.

Quella sera, che Weasley lo volesse o meno, l'avrebbero dovuta passare insieme, a fare la ronda.

Lei lo aveva aspettato proprio davanti al dormitorio dei Grifondoro, con venti minuti di anticipo era impossibile per lui evitarla.

Non appena Fred varcò la soglia del suo dormitorio, la vide, sorridente in piedi di fronte a lui. Kòre si aspettava almeno un saluto, un cenno con il capo ma niente, semplicemente Fred la sorpassò aspettandosi che lei lo seguisse o piuttosto sperando che lei si volatilizzasse. Non un grande inizio.

Camminavano da quasi un quarto d'ora, sempre in silenzio.

Kòre Dolohov, decise di mettere in pratica nuovamente il consiglio datole anni prima da Fred Senior, “sdrammattizzare sempre e comunque.”

“Inutili queste ronde eh? Siamo circondati da Auror...immagini che ridere se trovassimo noi uno di quei tizi?”

“Se tu trovi divertente il fatto che ci uccidano beh, è tutto tuo.”, rispose acido e nervoso Fred, senza nemmeno degnarla di uno sguardo.

“Lo sai che non intendevo dire quello...”, disse Kòre, offesa dal suo comportamente e dal fatto che potesse anche solo pensare una cosa così stupida.

Fred rise ironicamente.

“Che c'è?!”, chiese spazientita la ragazza.

“No, niente...è che non sono più tanto sicuro di sapere qualcosa su di te.”

“Con questo cosa vorresti dire?”, chiese nuovemente Kòre, non capendo dove Fred voleva andare a parare.

“Beh, non mi hai mai detto che Ebony era stata adottata...”, disse con poco disinvoltura Fred. Era una bugia, si vedeva.

“Lo so che non è questo che intendevi Fred.”, disse Kòre fermandosì dietro di lui, “coraggio, dillo.”

Fred si voltò verso la ragazza che lo guardava con occhi duri, freddi, come se lo volesse sfidare.

Fece qualche passo verso di lei, poi alzando le braccia, lo disse:

“Vuoi che lo dica? Bene, lo farò. Noah Green.”

“Noah Green, cosa?”

“Credo che Noah Green sia la risposta a tutti i cosa e i perché che ti vengono in mente.”, rispose alterato Fred.

“Cosa vuoi sapere?”, chiese una Kòre che sentiva tutto il suo coraggio e la forza d'animo abbandonarla poco a poco, man mano che Fred si faceva più vicino.

“Non ho bisgono di sapere nulla, so già tutto quello che serve. Lui è il tuo ragazzo e stando a quel che dice Malfoy lo è da un bel pò!”

Fred era arrabbiato, Kòre non lo aveva mai visto così, nemmeno la sera del compleanno di Albus, quando lei e Scorpius si presentarono senza preavviso alla Tana.

“Sì, è vero.”, fu tutto ciò che riuscì a pronunciare. Gli occhi di Fred la bruciavano dentro.

“Allora vi aguro buona fortuna e una vita felice.”, disse secco per poi voltarsi e continuare a camminare.

Kòre, lo inseguì, intenzionata a chiarire quella situazione.

“Si può sapere perché sei così arrabbiato? Noah ti ha salvato la vita!”, urlò la ragazza, raggiungendo Fred che all'udire quelle parole si fermò di scatto per poi voltarsi, furente.

“E credi che mi faccia piacere?! Che sia contento che il mio culo si trovi ancora in questo mondo grazie al tuo prode cavaliere?! Mi avrà anche salvato la vita ma ciò non significa che io gli debba rispetto o che sia obbligato a farmelo piacere!”

“Non sto dicendo che deve piacerti per forza ma vorrei solo sapere perché lo odi”

“Io non lo odio...”

“Oh piantala Weasley!”, disse arrabbiata Kòre, “so bene che Noah non è molto bravo a relazionarsi con gli altri...”

“Quello è poco ma sicuro..”, disse sarcastico Fred, “Ebony sarà anche una traditrice ma sapeva giudicare bene le persone. Quello sta antipatico pure a sua sorella, come fai tu a starci insieme!?”

“Sono affari miei.”, rispose secca Kòre.

“Lo ami?”, chiese a bruciapelo Fred.

“Cosa?”

“Lo ami?”, ripetè più fermo e deciso di prima.

Kòre non era in grado di rispondere. Lo sguardo di Fred era talmente intenso da leggerle l'anima, non gli avrebbe potuto mentire, anche se avesse voluto farlo. Le si era fatto più vicino, la sua altezza la metteva in soggezione, lui la sovrastava.

“Noah Green è stato il primo ragazzo, forse la prima persona in assoluto che ha visto me. Non la Guardiana, non la cameriera, non la ragazza stramba con l'occhio viola, non la nipote del Mangiamorte che ha ucciso Remus Lupin e Ninfadora Tonks. Lui ha visto Kòre, solo Kòre. Quando il mondo intero mi voltava le spalle, quando a scuola venivo perseguitata da chiunque, lui c'era, c'è sempre stato. Io gli devo tutto, compresa la tua stupida vita Fred Weasley! Quindi, se vuoi prendertela con qualcuno, prenditela con te stesso, perché sei stato un cieco per anni!”

Kòre aveva pronunciato quelle parole con coraggio, fermezza, orgoglio e rabbia. Dopo anni, i suoi sentimenti venivano spiattellati in faccia a colui che aveva saputo renderle la vita un inferno. Aveva guardato Fred negli occhi, la sua altezza non la spaventava più. Il giovane Weasley era rimasto impietrito di fronte ad una tale collera, non se l'aspettava; quando i suoi genitori si arrabbiavano, urlavano e sbraitavano come matti. L'ira di Kòre era diversa, era fredda, radicata nel suo cuore da tempo. Non aveva urlato, non aveva gesticolato, il suo tono era pacato, scandiva ogni silliba affinché il suo discorso si imprimesse indelebile nella mente e nel cuore di Fred.

Era sbigottito e senza parole. Kòre, stette ferma qualche secondo, forse aspettandosi una risposta che però non ricevette.

“Finisci tu la ronda.”, disse poi incamminandosi a passo svelto nella direzione opposta.

Fred rimase lì, fermo. Kòre aveva ragione, lui era stato cieco, stupidamente cieco.

***

 

Quel giorno, Rose aveva solo due lezioni. Il martedì pomeriggio, si sarebbe potuta dedicare come suo solito alla pulizia della sua stanza, a mettere in ordine i suoi appunti, i suoi libri, a svagarsi in biblioteca. Era una specie di giorno libero per lei, molto più della domenica che dedicava interamente allo studio.

Fece una colazione veloce al tavolo dei Corvonero, anche perché Kòre non sembrava molto in vena di fare due chiacchere.

Tutta la storia di Ebony, l'aveva sicuramente destabilizzata.

Anche la piccola Rose era rimasta scossa da quegli avvenimenti, tanto che l'aggettivo piccola forse, non le si addiceva più.

Aveva dormito poco e male per un mese dopo che quell'uomo le aveva puntato una bacchetta al petto, dopo che Ebony Autumn aveva attaccato la madre di Scorpius e si era rivelata essere il nemico.

Scorpius. Tasto dolente.

Da quella sera, non si erano più parlati. Era come se non si fossero mai conosciuti, il loro rapporto si era totalmente distrutto. Non si erano mai evitati, mai, nemmeno quando si odiavano. Si prendevano in giro, si facevano scherzi di ogni genere ma si consideravano. Ora, erano due perfetti estranei e Rose non se ne capacitava. Decise di non pensarci più di tanto, almeno non quel giorno, il suo giorno libero.

La giovane Weasley non poteva però sapere che l'oggetto delle sue preoccupazioni si trovava nella sua stessa situazione.

Scorpius Malfoy aveva deciso di saltare le lezioni del mattino e di rifugiarsi nella Stanza delle Necessità.

Aveva chiesto alla Stanza una semplice poltrona su cui sedersi comodamente, qualcosa da magiare e da bere. Lui si era portato dei libri da leggere, per passare il tempo, per non pensare.

Erano tre mesi che non parlava più con Rose. Si salutavano a fatica nei corridoi, le poche volte in cui stavano più di cinque minuti a stretto contatto era solamente grazie ad Albus che li obbligava a convivere.

La realtà, era che Scorpius si sentiva un codardo.

Quando aveva visto Rose là, in alto sulle scale del Manor,il sangue gli si era gelato nelle vene.

Era paralizzato, inerme ed inutile. Lei stava rischiando la vita, quello squilibrato l'avrebbe sicuramente fatta fuori senza troppi problemi e lui, la fissava, come un perfetto idiota.

Sua madre invece, era intervenuta richiando la sua stessa vita per salvare quella di una ragazza che nemmeno conosceva più di tanto. Quando Scorpius le aveva viste entrambe in pericolo, aveva finalmente realizzato che nella sua vita, le certezze erano poche: suo padre, sua madre, Kòre, Albus e Rose. Due di quelle cinque certezze, stavano per dissolversi dinnanzi ai suoi occhi.

Poi ci fu l'attacco di Ebony, la paura che sua madre non ce la facesse, il sollievo nel vedere Rose scossa ma viva, l'annuncio della morte di Blaise Zabini.

Quel Natale fu uno dei peggiori, se non il peggiore, Natale passato da Scorpius e i mesi successivi non sembravano voler migliorare.

Il suo rendimento scolastico era peggiorato, il Quiddich non gli dava nessuna gioia, i suoi compagni avrebbe tanto voluto vederli schiacciati dal Platano Picchiatore.

Era di umore nero e tutti i tentativi di Rose di riuscire a parlargli non facevano altro che aumentare questo suo disagio. Avevano interroto gli incontri segreti nella Stanza delle Necessità, non parlavano mai a lezione, non studiavano più insieme. Rose aveva più volte tentato si tornare alla normalità ma per Scorpius non c'era verso: ogni volta che la guardava, nella sua mente appartiva ben nitida l'immagine di lei minacciata da Legacy Black e la sensazione di impotenza e disperazione che aveva provato.

Con questi pensieri infausti, il ragazzo decise di avviarsi verso l'infermeria, dove avrebbe finto un terribile mal di pancia che lo avrebbe giustificato per la sua assenza a lezione.

Poco prima di arrivare a destinazione, Scorpius notò che alla sua sinistra, seduta per terra e circondata da enormi tomi, Jocelyn Green sbuffava sonoramente.

La ragazza era talmente concentrata sul suo lavoro da non accorgersi della presenza del ragazzo di fronte a lei.

“Green?”, disse Scorpius, finalmente attirando la sua attenzione.

“Oh, ciao Malfoy...non dovresti essere a lezione?”

“Pure tu...”

Jo-Jo non rispose, affondando nuovamente il volto tra le pagine di quei libri. Scorpius, ne spiò il titolo di alcuni, constatando che si trattava della storia completa delle famiglie Purosangue. Ogni famiglia, ne possedeva almeno uno, era una specie di lascito, un cimelio che serviva per non dimenticare mai la superiorità che contraddistingueva le famiglie Purosangue, un' assicurazione sulla provenienza di ogni membro della famiglia. Scorpius, ricordava di averne visto qualcuno di recente, quando gli Auror vennero a casa sua per controllare se in quello della famiglia Black ci fosse traccia di quel folle.

“Vuoi riscoprire le tue origini? È facile, sei figlia della famiglia Green, punto. La tua è delle più antiche famiglie Purosangue che esista.”

Jocelyn sembrò non apprezzare molto la presenza del compagno di casa ma forse gli sarebbe stato utile.

“Tu sapevi che Oliver Baston è Purosangue?”, chiese la ragazza.

Scorpius ci pensò su, sedendosi accanto a lei.

“Sì, mi pare che di aver scorto il suo nome anche in qualcuno dei miei libri, perché ti interessa?”, chiese curioso il ragazzo.

“Affari miei.”

Scorpius non rispose, sapeva bene che il carattere scontrosetto di Jocelyn non le avrebbe impedito di affatturarlo in mezzo al corridoio.

“Allora io proprio non capisco...”, disse sbuffando.

“Cosa?”, chiese nuovamente il compagno.

“Adam non compare in nessuno di questi libri e, come hai detto tu stesso, la mia famiglia è antica e praticamente imparentata con chiunque. Lui non c'è, l'albero genealogico si ferma ad Oliver.”

“Ovvio che sia così, mi sorprenderebbe il contrario.”, disse come se nulla fosse Scorpius. Jocelyn, alzo lo sguardo nuovemente verso di lui, stupita e curiosa.

“Davvero non lo sai?”, chiese attonito Scorpius.

“Non mi stupisco facilmente Malfoy quindi no, davvero non lo so!”

“L'attuale signora Baston, è una Mezzosangue. Mi pare che il suo cognome da nubile fosse Bell. I nonni di Adam, nonostante si dimotrarono sempre aperti ed accomodanti verso i non puri di sangue, si fecero parecchi scrupoli quando il loro amato, puro, unico figlio, decise di sposare Katie Bell. La reputarono troppo...originale.”

“Per originale intedi una donna con le palle, Mezzosangue che mai sarebbe stata in grado di incarnare la perfetta idealizzazione di madre Purosangue?”

“Si può dire anche così, già...”

Prima della festa di Natale, lei ed Ebony avevano passato in rassegna ogni singolo volume genealogico di ogni dannatissima famiglia Purosangue solo per riuscire a capire come mai, Alexander Zabini, fosse così interessato alla sorte di Gwen Pondblue, tanto da spingerlo ad aiutare ed indirettamente partecipare a tutta quella follia.

Jocelyn credeva fermamente che se non si fosse intromesso, suo padre non sarebbe morto. Legacy non aveva nessun interesse nei suoi confronti, provava lo stesso identico odio che riservava a tutta quella schiera di maghi che secondo lui si erano venduti dopo la caduta del Signore Oscuro.

In quei libri, avevano scoperto che Gwen era la terzogenita della nobile famiglia Pondblue, proveniente da un sobborgo parigino di gran classe. A differenza dei suoi fratelli che avevano frequentato una scuola francese, lei era stata iscritta ad Hogwarts, con tutti i problemi annessi. Per undici anni, aveva parlato un'altra lingua e vissuto in un altro paese, non era stato facile per lei adattarsi alla sua nuova vita.

“E che mi sai dire dei Pondblue?”, chiese Jocelyn, provando a sfruttare le informazioni di cui Malfoy sembrava disporre.

“Non molto, non hanno mai frequentato molto spesso il Manor...a mio padre non stanno simpatici, credo. Come la quasi totalità del mondo...Comunque, non è una famiglia mondana. Come mai così curiosa? Stai cercando marito?”, chiese ridendo Scorpius.

Jocelyn rispose con un pungo per nulla amichevole, per poi alzarsi raccogliendo tutti i suoi libri. Scorpius fece lo stesso, tenendosi la spalla sulla quale la ragazza aveva sfogato la sua rabbia repressa.

“Ti sembrarà assurdo Malfoy ma per una volta, forse, non sei stato inutile.”

“Che posso dire, mi sto impegnando...”, rispose sarcastico.

“Siccome non ho intenzione di permetterti di vantare un debito nei miei confronti, accetta un consiglio: parla con la Weasley e tira fuori le palle. Siamo dei Serpeverde ma non siamo codardi, siamo furbi. Fatti furbo.”

Così dicendo, Jo-Jo si lasciò alle spalle il suo compagno di casa, visibilmente scosso e pensieroso.

Non ebbe quasi nemmeno il tempo per ripensare alle parole di Jocelyn che si ritrovò faccia a faccia con Rose.

“Ciao.”, disse atona.

“Ehi.”, rispose poco convinto.

“Non dovresti essere a lezione?”

“Sì...io...ecco...”

“Lascia stare, non sono affari miei. Buona giornata!”, disse nervosa Rose.

Prima che potesse proseguire dritta, Scorpius la fermò, afferandole il polso.

“Ti ho fatto qualcosa?”, chiese fermo.

“TU? Oh no Malfoy, tu non hai fatto niente, proprio NIENTE.”, rispose Rose, enfatizzando l'ultima parola.

“Siamo tornati al Malfoy?”

“Siamo sempre stati al Malfoy, così come siamo sempre stati al Weasley!”

“Ok, è evidente che ti ho fatto qualcosa...”, disse Scorpius lasciandole il braccio.

“Miseriaccia Malfoy quanto cavolo sei insistente! Ti ho detto che tu, non hai fatto niente! Ed è questo il problema: dalla notte di Natale, sei sparito. Fisicamente, mentalmente...sei una specie di fantasma che vaga per la scuola, salti le lezioni, eviti il mio sguardo, eviti di parlarmi, eviti di avere a che fare con me da tre mesi! Se c'è qualcuno che deve chiedersi se ha fatto qualcosa di male, sono io!”

Scorpius aveva assistito a quello sfogo stupito: mai gli era capitato di avere a che fare con una persona del genere. Rose non aveva paura dei suoi sentimenti, esternava tutto, era sicera, leale e, in quel particolare momento, arrabbiata, triste, delusa.

“Io lo so che sei scosso...che tutto questo è semplicemente assurdo. So che vedere tua madre affrontare quello squilibrato non dev' essere stato per niente facile, così come vedere la tua casa nuovamente attaccata...ma io ero qui, io sono qui e tu, non vuoi parlarmi...e io non so che fare perché mi sono ritrovata nell'assurda situazione di non essere felice se non mi parli.”, disse Rose, tutta d'un fiato. Il suo volto, prima adirato e contornato da un' espressione truce, era visibilmente più rilassato, il suo pallore era stato rimpiazzato da due gote rosse. I suoi occhi, sempre vispi e fermi, erano bassi, fissi sulle sue scarpe. I capelli, le ricadevano scomposti sul viso, coprendone alcuni tratti.

Scorpius sentiva il suo cuore battere, non aveva mai battuto così forte. Solo quella sera, di tre mesi fa, quando realizzò per la prima volta che Rose, era importante, spaventosamente importante. Come al solito, lei si era aperta, aveva messo le carte in tavola, gli aveva offerto l'ennesima possibilità per essere sè stesso, per dimostrarle che aveva molto da offrire. Lui però, era come raggelato, fermo, inerme dinnanzi a qualcosa che in quel momento, era più grande di lui.

Rose aspettava una risposta.

Jocelyn aveva detto che era furbo ebbene, quello era il momento di mettersi alla prova e testare la sua furbizia per togliersi da quell'impiccio.

“Il fatto è che sono rimasto un pò scosso dalle parole di quel tipo...quando ha insinuato che mio padre avesse una tresca con una Mezzosangue e trattasse mia madre come una bambola. Io non ne sapevo nulla.”

Non era una vera e propria bugia. Stupito, lo era davvero, gli avevano sempre raccontato che suo padre e suo madre erano una specie di coppia d'oro, l'unione che tutti sognavano.

“Credi si riferisse a qualcuno in particolare?”, chiese Rose.

“Credo più che altro che sia una balla bella e buona. Mio padre, con una Mezzosangue, a quell'epoca? La vedo dura.”

“Forse dovremmo indagare...”

“Dovremmo?”

“Beh, tu non sei certo in grado di farlo per conto tuo, mister sonoduesettimanechesaltognilezione! Devi recuperare, ti presterò i miei appunti.”

“Io non credo di volerlo sapere, non mi interessa con chi stava o no mio padre a diciassette anni!”, disse più rilassato Scorpius.

“Prima regola: conosci il tuo nemico meglio di quanto lui conosca te. Legacy Black ha un enorme vantaggio, su tutti noi. Nel mio piccolo, voglio essere utile.”

Scorpius sapeva che non sarebbe riuscito in nessun modo a far desistere la ragazza dalla sua missione per cui acconsentì a scavare nel passato di suo padre.

Era riuscito a tirarsi fuori da quel litigio nell'unico modo che sapeva sarebbe riuscito a spostare l'attenzione della Weasley: studiare e fare ricerche.

“Ti chiedo scusa, Rose.”, disse infine.

“Considerati perdonato, Scorpius.”

TO BE CONTINUED

 

Non uccidetemi!!! giuro, che io c'ho provato a scrivere più in fretta ma l'università mi prende moltissimo. Capitolo per così dire di passaggio. Era previsto molto, molto più lungo ma ho preferito staccare e concentrare le emozioni e le sensazioni post casino di Natale qui. Nel prossimo, si ripasserà all'azione!

Ringrazio molto chi lascia recensioni, in particolare Cindernella, tutti quelli che seguono, preferiscono e ricordano.

Rinnovo l'invito a recensire, a questo punto della storia vorrei scoprire cosa ne pensate perché ho una mezza idea di concluderla alla fine dell' anno scolastico dei miei personaggi per poi cominciare un sequel due anni dopo....beh basta, adesso smetto di rompere...sciaoooo =)

  
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