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Autore: Farrah Wade    16/10/2013    1 recensioni
Essere genitori non è mai una cosa facile. Spesso si devono prendere decisioni difficili riguardo ai figli. Quante volte per "fare del bene" si deve "fare del male", rischiando di essere fraintesi e addirittura odiati dai propri figli? Ne sa qualcosa il dottor Philip Price, che oltre a dirigere un ospedale, si troverà alle prese col non facile carattere dei suoi gemelli. La sofferta ma necessaria decisione di mandarli a studiare in un collegio adatto al rango della famiglia scatenerà una serie di terribili eventi che vedranno coinvolti i suoi figli e una strana "allucinazione" che lo porterà a dubitare della loro sanità mentale e rivangare alcuni segreti celati da tempo dal nonno dei gemelli, il primario ormai in pensione Preston Price. Genitore austero e brillante medico, Philip cercherà sempre di fare "la cosa giusta" finendo inevitabilmente col fare quella sbagliata.
Genere: Drammatico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 30

Johanna Hailey Price era turbata. Non erano molti i motivi che riuscivano a smuovere il rinomato cinismo forense, in genere. Gli avvocati, così come i medici, tendevano a sviluppare una sorta di egoismo e indifferenza, deformazione professionale purtroppo necessaria a chi esercitava questo tipo di mestiere. Il disinteresse e l’imperturbabilità che li caratterizzavano, servivano a mantenere una mente lucida e focalizzata sugli obiettivi. Ogni coinvolgimento sentimentale poteva infatti risultare dannoso perché in grado di intaccare la capacità di giudizio. Avvocati e medici erano tra coloro che maggiormente conoscevano e utilizzavano questo principio, spesso anche senza rendersene conto. Non a caso queste categorie lavorative erano rinomate per essere alcune tra le più afflitte da casi di separazioni e divorzi, proprio perché questo modus operandi alla lunga si ripercuoteva anche e soprattutto sui familiari.

Per Johanna Price, però, la famiglia era ancora una delle poche cose che la coinvolgevano a livello sentimentale e riuscivano a scuoterla dal suo formale cliché di avvocato penalista, facendola ridiventare umana. Era come se si sdoppiasse in due distinte figure; austero avvocato da una parte, mamma amorevole e moglie dall’altra. Philip le invidiava questa capacità, questo suo riuscire a smettere di essere una cosa per diventarne un’altra. Lo considerava un dono prettamente femminile, dato che né lui né tantomeno suo padre erano capaci di farlo. Loro rimanevano medici sempre e comunque.

 
La telefonata appena ricevuta dal marito era riuscita a provocarle apprensione.
Non era il solito bollettino medico sulla salute dei gemelli che Philip aggiornava ogni volta che poteva. Non era nemmeno l’interurbana che le faceva sempre quando stava fuori per lavoro. No. Stavolta Philip le aveva chiesto di raggiungerlo in ospedale appena possibile perché doveva riferirle cose importanti che non poteva dire al telefono. Le aveva citato il segreto professionale, e Jo si era allarmata. Philip l’aveva subito rassicurata sulla salute dei gemelli, ma aveva insistito perché la moglie lo raggiungesse. Le aveva anche chiesto di non farne parola con nessuno, specialmente con suo padre, altro dettaglio poco rassicurante.

Jo aveva appena finito di parlare al telefono con Philip e stava massaggiandosi le tempie, cercando di rimanere calma e sfruttare gli ultimi scampoli di quella turbolenta pausa pranzo, quando uno dei suoi collaboratori venne ad avvisarla che il Giudice era rientrato in aula prima del previsto.

-Vince, ho bisogno di conferire in privato con il Giudice Hendricks, prima di riprendere.

Vincent, il dinoccolato tirocinante che lo studio legale associato di Jo aveva   assunto da qualche mese, scosse la testa. –Negativo, avvocato. Il Giudice è già in aula e pare ansioso di concludere alla svelta la seduta pomeridiana.

-Maledizione! – sbottò Johanna. Il suo collaboratore la osservò, notando solo allora la preoccupazione che le alterava i lineamenti, sempre curati ed eleganti.

Problemi personali. Vince lo sapeva. Johanna non imprecava mai, se non quando era stressata o preoccupata. Piccoli segnali che Vincent aveva imparato a riconoscere lavorando con lei.
Johanna raccolse frettolosa tutti i suoi documenti e li ripose nella valigetta, ricomponendosi e preparandosi a rientrare in aula.

-Scusami Vince, non intendevo...E adesso sono pure in ritardo!

-Nessun problema, avvocato. Ma sbrighiamoci, al Giudice non piace aspettare.




Erano già tutti ai loro posti, quando Johanna e Vincent arrivarono. Colpetti nervosi di tosse e il rumore dei tacchi di Jo furono gli unici suoni che li accolsero. Giuria, poliziotti e imputato li osservarono avanzare lungo l’aula e prendere posto oltre la sbarra, in ossequioso silenzio. Thomas Hendricks, il grasso Pubblico Ministero, se ne stava appollaiato sul suo scranno e tamburellava con le dita sui fogli, cercando di non mostrarsi troppo irritato dall’inusuale ritardo dell’avvocato Price. Sembrava un Bulldog in toga, con quelle guance flaccide che gli ricadevano ai lati della faccia e Jo dovette distogliere lo sguardo da lui per non rischiare di sorridere a quel buffo paragone. Era bizzarro come in momenti di tensione o sovraccarico emotivo la mente umana registrasse dettagli marginali come quello, altrimenti trascurabili, trasformandoli in qualcosa di grottesco o comico.

Derek Mc Clunsky, l’avvocato difensore che avrebbe condotto il controinterrogatorio, lanciò a Johanna un’occhiataccia. Non vedeva l’ora di mettersi in mostra davanti al Giudice, stracciando le accuse formulate in mattinata dall’avvocato Price, e quella donna osava rubargli la piazza con quel plateale ritardo. Sperava che almeno il Pubblico Ministero la riprendesse ma quando questi si limitò ad una battuta generica sulla puntualità, capì che era meglio non insistere. Thomas Hendricks era un uomo potente e sapeva essere pericoloso; era meglio non infastidirlo troppo, specie quando si era nel clou di un processo per omicidio e toccava a lui controinterrogare. Doveva giocare bene le sue carte.

Il vecchio Giudice prese la parola.

-Bene, ora che siamo tutti presenti in aula, venga messo a verbale che l’avvocato Mc Clunsky può cominciare il controinterrogatorio.

La stenografa aveva finito di battere sui tasti, quando Johanna si alzò.

-Vostro Onore, chiedo il permesso di conferire con lei. Se l’avvocato Mc Clunsky qui, è d’accordo.

L’aula di tribunale si fece ancora più silenziosa. Oltraggiato, Mc Clunsky fece per controbattere ma il Giudice fu più veloce di lui.

-E’ importante, avvocato Price?

A Johanna non sfuggì la nota di irritazione nella voce del Pubblico Ministero. In effetti non sfuggì a nessuno dei presenti, ma per lei era irrilevante in quel momento. Doveva rischiare.

-Si, Vostro Onore, lo è per me. Chiedo il permesso di avvicinarmi.

La voce di Jo era pacata, ma decisa. Se Derek Mc Clunsky avesse potuto fulminarla in quel momento, lo avrebbe fatto.

-Ma, Vostro Onore… - tentò infatti di obiettare l’avvocato difensore, tutto paonazzo in volto, ma Hendricks non gli diede modo di terminare.

-Avvocati, avvicinatevi.

Stizzito, Mc Clumsky si avvicinò, intenzionato a chiedere spiegazioni a Johanna sul suo comportamento riprovevole.

-Avvocato Price, che succede?

-Chiedo perdono, Vostro Onore, non è mia intenzione mancare di rispetto a questa Corte o all’avvocato Mc Clumsky, ma ho bisogno di chiedere un rinvio.

-Un rinvio? E perché mai, avvocato?

-Ho appena ricevuto una telefonata dall’ospedale, Vostro Onore, ecco perché sono arrivata in ritardo. Si tratta dei miei figli. E’ stata richiesta la mia presenza, e ancora non ne conosco l’esatto motivo. Il Primario non ha potuto dilungarsi in spiegazioni e temo che con questa preoccupazione in mente ora non riuscirei a concentrarmi a dovere. Mi bastano poche ore di permesso, Vostro Onore.

Sia il Giudice Hendricks che Mc Clumsky si ridimensionarono nell’apprendere quella notizia. C’era bisogno di tutta la concentrazione possibile da ambedue le parti per raggiungere un verdetto e non erano ammesse distrazioni di sorta, mentre l’avvocato Price sembrava avere una grossa distrazione che rischiava di viziare il processo se il Giudice non avesse deciso di sospendere l’udienza. Dopo una breve riflessione, il Pubblico Ministero prese la parola.

-Avvocato Price, esercito questo mestiere da molto, troppo, tempo e mi rendo conto di quanto simili notizie possano sconvolgere e preoccupare. Se non riesce ad essere totalmente focalizzata sul suo lavoro, rischio un processo viziato ed è proprio ciò che vorrei evitare in questo momento. La stampa e tutti i media ci stanno addosso come avvoltoi e ci ridurrebbero a pezzi. Inoltre ho bisogno di tutta la sua competenza per arrivare fino in fondo. Lei ha studiato questo caso minuziosamente e al punto in cui siamo arrivati non me la sento di farla sostituire da qualcuno dei suoi associati. Le concederò un rinvio di 48 ore, spero che basti per risolvere il suo problema. Avvocato Mc Clumsky per lei va bene?

-Non… non ho obiezioni da sollevare, Vostro Onore.

-Bene. Questa Corte si aggiorna. L’udienza è rinviata alle dieci di dopodomani.

Thomas Hendricks calò il martelletto e il bang che produsse mise a tacere il brusio di proteste che si era sollevato.

-La ringrazio, Vostro Onore.

-Cerchi di stare serena e riprendersi per dopodomani, avvocato Price. Ho bisogno di tutte le sue energie non mi è di nessuna utilità con la testa altrove.

Era il suo modo burbero di dire ‘prego’, Johanna lo sapeva. Più di così non sarebbe riuscito a fare. Hendricks non era uomo che mostrava sentimentalismi, ma sotto la scorza dura era corretto. Aveva capito la sua preoccupazione, a differenza di quel presuntuoso di Mc Clumsky, che pensava solo all’occasione mancata di figurare. Forse anche il Giudice se n’era accorto. Jo lo guardò mentre raccoglieva i suoi appunti e li metteva nella cartelletta con gesti stizziti. Ricambiò per un attimo la sua occhiata, poi prese la giacca e con passi decisi abbandonò l’aula senza rivolgere al suo assistito nemmeno una parola.

Vince raggiunse Jo e la aiutò con le scartoffie.

-Avvocati come lui, bah,  che pessimi elementi. – sbottò scuotendo il capo.

Jo sorrise, stanca. –Non mi importa di lui, Vince. E’ soltanto un arrampicatore e per giunta arrogante. Non farà mai carriera. Ora voglio pensare solo alla mia famiglia. 48 ore sono poche, ma meglio di niente.

-Certo, e sono sicuro che lo ha notato pure il Giudice. Vinceremo noi, ne sono convinto. Tu adesso vai, ti prenoto il volo. Penso io ai documenti. Le carte e gli appunti li troverai giovedì sulla scrivania come al solito. E puntuale, mi raccomando. L’arringa finale è da rivedere in alcuni punti.

-Grazie, Vince. Non so davvero cosa farei senza di te. Diventerai un bravo avvocato.

-Certo, sto imparando dalla migliore. Adesso vai, tic tac, tic, tac, tempus fugit!

Johanna sorrise al suo collaboratore e si affrettò ad abbandonare l’aula dopo aver stretto un’ultima volta la mano a Hendricks, la mente già rivolta a Philip e a quella telefonata.
   
 
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