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Autore: Beauty    17/10/2013    8 recensioni
Cosa succederebbe se le principesse delle favole vivessero nel mondo reale?
A Garden Hill, vivono vite differenti Blanche (Biancaneve), Evelyn (Cenerentola), Jasmine, Ariel, Annabelle (Belle), Caroline (la Bella Addormentata), Esmeralda, Marion (Lady Marian), Roxanne (Cappuccetto Rosso), Penn (Rapunzel) e le sorelle Elsa e Anna. Vite comuni, fra lavoro, università e amici, con i vari problemi, i vari sogni e le varie speranze. Una festa di Halloween in cui niente andrà per il verso giusto farà incrociare queste dodici vite, riportandole sulle tracce di un omicidio dietro al quale si celano storie dimenticate e loschi personaggi, dove nulla è come sembra e che, apparentemente, sembrano collegate all'azione del serial killer che terrorizza Garden Hill, da tutti conosciuto come "il Lupo". E, a mano a mano che le cose si faranno più complicate e pericolose, il lieto fine sembrerà essere sempre più lontano...o forse no?
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Prologo
 
Le tende di velluto rosso erano appena accostate, e l’unica fonte di luce che illuminava la stanza del Grand Hotel di Garden Hill erano le fiamme che scoppiettavano nel grande camino di pietra.
Nathan Storm perse solo qualche attimo a ravvivarle con un attizzatoio, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al fascio di carte sistemato ordinatamente sul bordo del letto. Non poté fare a meno di sorridere, compiaciuto di se stesso: aveva vinto.
Si avvicinò al letto, prendendo in mano i fogli ed esaminandoli per quella che, in quella giornata e in quelle precedenti, doveva essere stata la millesima volta. Ormai sapeva che non c’era niente fuori posto, che tutto era stato meticolosamente organizzato e documentato, che non c’era alcun dettaglio che avrebbe potuto annullare o far andar storta l’intera faccenda, ma non si sentiva comunque di rischiare.
Fece scorrere più e più volte lo sguardo sulle pagine, osservando ogni singolo dato di quell’immensa raccolta: fotocopie di documenti privati; trascrizione di testimonianze; cifre su cifre, scontrini, spezzoni di messaggi e resoconti di intercettazioni telefoniche. Ogni cosa era stata raccolta e organizzata alla perfezione. E il giorno dopo, quando avesse presentato quei fascicoli al commissariato di Garden Hill, sarebbe iniziato il vero e proprio scontro tra Titani. Ma non lo preoccupava più di tanto: non c’era niente che potesse andare storto, adesso.
Aveva vinto.
Rimise a posto l’intera documentazione, per poi sedersi sul bordo del letto, sospirando. Gli attraversò la mente l’idea di buttare giù un altro bicchiere di scotch o due, ma il suo mal di testa unito alla razionalità lo costrinse a desistere. E poi, il carrello che il cameriere gli aveva consegnato in camera due ore prima, quando quella riunione si era conclusa, era già stracolmo di bottiglie di alcolici mezze piene e bicchieri usati vuoti. Non era quella la serata per ubriacarsi, si disse; aveva bisogno di restare sobrio e calmo fino all’indomani. Doveva essere lucido.
Rimase a fissare le fiamme del camino fino a che gli occhi non iniziarono a bruciargli. Si prese il capo fra le mani, passandosi le dita fra i capelli. Non era tranquillo: qualcosa, come una specie di voce nella sua testa, continuava a ripetergli che non era stato saggio da parte sua voler rimanere ancora una notte al Grand Hotel. Sì, certo, quella era una camera confortevole e lussuosa, il meglio che si potesse avere; il proprietario lo conosceva e lo trattava con tutti gli onori, e poi con un po’ di razionalità, proprio per il fatto che si trattava di un albergo, era anche il posto più sicuro in cui potesse stare, ma non riusciva comunque a tranquillizzarsi.
Si sarebbe certamente sentito più al sicuro a casa sua, nella sua villa munita di telecamere e sistemi d’allarme; oppure, meglio ancora, data la situazione avrebbe dovuto levare le tende e lasciare Garden Hill, almeno per quella notte, ma ormai era lì, e c’era ben poco che potesse fare.
Scoccò un’occhiata al suo orologio da polso: era quasi mezzanotte. Si decise ad alzarsi dal letto, non prima di aver controllato un’ultima volta il fascio di documenti ancora posato sul materasso, e uscì dalla camera da letto. La suite era molto grande, contava non solo la stanza in cui dormiva ma anche un grande salone e un bagno con doccia e idromassaggio. Fu lì che si diresse, aggrappandosi stancamente al lavandino: rimase a fissare il rubinetto dorato per un tempo che gli parve infinito, quindi sollevò lentamente il capo, incontrando la propria immagine riflessa nello specchio.
Era possibile apparire così tanto invecchiati nell’arco di una settimana?
Erano stati i sette giorni più duri della sua vita: oltre al solito stress per la routine lavorativa, si era andato ad aggiungere anche quell’insopportabile peso dovuto al fatto che, ormai, il momento della verità – e della giustizia – si stava avvicinando. Naturale che il suo aspetto ne avesse risentito.
Il suo volto affilato era pallido in modo insano, gli occhi cerchiati, i capelli castani scompigliati, la barba leggermente più lunga del solito, la giacca macchiata di scotch e la camicia sbottonata sul collo gli davano un’aria trasandata. Che avrebbero detto tutti, vedendo che l’uomo che possedeva mezza Garden Hill – e forse di più – era ridotto come un senzatetto?
Chiuse gli occhi, aprendo il rubinetto in modo che l’acqua fredda scorresse nel lavandino. Si sciacquò la faccia più volte, chiedendosi se fosse il caso di provare almeno a dormire, sebbene sapesse già che non ci sarebbe mai riuscito, non quella notte. Troppa ansia. Troppa eccitazione. Troppe facce che gli danzavano di fronte agli occhi...
Chiuse il rubinetto, drizzandosi in piedi, quando un improvviso schianto proveniente da due stanze più in là lo fece trasalire. L’uomo si voltò di scatto in direzione della porta aperta del bagno, ma non vide nessuno. In ogni caso, dai rumori che udì, non gli fu difficile indovinare che qualcuno – con ogni probabilità più di uno – fosse entrato.
Né gli era necessario domandarsi che cosa volessero.
In lontananza, oltre il salotto, vide delle sagome scure entrare dalla porta sfondata e iniziare ad aggirarsi per la stanza. Un attimo dopo, iniziarono a provenire i rumori dei primi oggetti che andavano spostati o distrutti.
- Qui non ci sono!
- Prova laggiù in fondo…
- Nella cassettiera!
- Continuate a cercare…
- Forza, muovetevi!
Erano almeno in quattro, forse anche cinque. Non gli conveniva andar loro incontro, ma la consapevolezza di ciò che stava per accadere gli fece salire il sangue alla testa. Uscì velocemente dal bagno, cercando di ragionare a mente lucida sul da farsi. Gli sfiorò il pensiero se qualcuno, in tutto il Grand Hotel avesse udito lo schianto della porta sfondata, ma smise immediatamente di pensare a qualsiasi cosa non appena udì le parole trionfanti di uno degli intrusi.
- Eccole! Le ho trovate! Forza, muoviamoci, andiamocene…
L’uomo sentì il sangue pulsargli furiosamente nelle tempie. Non pensò più a nulla, e prese a correre velocemente in direzione della camera da letto. Si arrestò sulla soglia, aggrappandosi con una mano allo stipite della porta, ansimando furiosamente per la rabbia.
Di fronte a lui c’erano cinque uomini. Forse la consapevolezza di essere uno contro cinque lo avrebbe inquietato, ma anche la minima traccia di paura scomparve quando vide uno di loro – un giovane che non doveva avere più di diciotto anni, praticamente un ragazzino – rigirarsi malamente il fascicolo di documenti fra le mani.
I cinque alzarono lo sguardo su di lui, per nulla intimoriti. Nathan Storm digrignò i denti in una smorfia rabbiosa, stringendo un pugno lungo un fianco. Puntò lo sguardo sul diciottenne, uno sguardo di fuoco.
- Mettilo giù…!- ringhiò.- Mettilo giù, subito! Hai capito, figlio di puttana?
Avrebbe dovuto immaginarselo. Un po’ se lo aspettava, era ovvio che gente come quella non sarebbe rimasta lì a guardare, ma doveva ammettere che anche per gente come loro mandare dei ragazzini – perché quei cinque erano grandi e grossi, ma il più vecchio doveva avere al massimo vent’anni – era veramente squallido. In ogni caso, lui non era disposto a lasciar perdere, non ora.
Il diciottenne gli rispose sfoderando un sorriso che aveva più del ghigno beffardo. Si rivolse agli altri quattro:
- Che vi avevo detto? Sapevo che questo bastardo ci avrebbe dato altre rogne…!
- Ridammi quelle carte!- ringhiò l’uomo.- Subito! Hai sentito, ragazzino?
- Ma che paura…!- ghignò l’altro.- Mi spiace, ma non posso farlo. Abbiamo ordini ben precisi, e i soldi non crescono sugli alberi…
- Me ne fotto di quello che dicono quei pidocchi che ti hanno assoldato!- ululò Nathan.- Dammi immediatamente quei documenti, se non vuoi che ti strappi la lingua!
- Strapparmi la lingua?- fece il diciottenne, inarcando le sopracciglia.- Devo ricordarti che noi siamo in cinque e tu sei da solo? O forse preferisci che te lo ricordi Riley?
Detto questo, fece un cenno a uno dei suoi compagni, un energumeno di almeno un metro e novanta con spalle larghe e un’espressione tanto stupida quanto minacciosa. Nathan vide il ragazzone scagliarsi contro di lui; senza pensarci, afferrò la lampada posta sul comodino di fianco a lui, sradicandone i fili della corrente. Nel momento in cui Riley gli fu abbastanza vicino, l’uomo sollevò il soprammobile in aria e colpì l’aggressore con tutta la forza di cui era capace, fracassandogli l’oggetto in testa.
La lampada andò in mille pezzi, mentre Riley si accasciava sul pavimento gemendo e uggiolando di dolore, e sulla sua fronte il sangue iniziava a spillare dalla ferita che Nathan gli aveva procurato.
L’uomo cercò di approfittare dell’attimo di cedimento dell’energumeno per concentrarsi su come sbarazzarsi anche degli altri quattro, ma questi gli furono immediatamente addosso con una velocità incredibile. Due lo afferrarono per le braccia; Nathan cercò di difendersi, ma quelli lo sbatterono violentemente contro una parete. Un terzo gli sferrò un potente pugno nello stomaco, tale da farlo piegare in due e mozzargli il respiro.
Per tutto il tempo, il diciottenne era rimasto a guardare la scena con apparente soddisfazione, tenendo saldamente in mano il fascicolo di documenti.
L’uomo tossì, cercando di riprendere fiato. I due aggressori lo tenevano ancora saldamente per le braccia; il diciottenne mosse un passo in direzione del camino acceso.
- Spiacente, mio caro, ma questi sono gli ordini…- disse semplicemente; quindi, con noncuranza, si voltò e scagliò il fascicolo nel fuoco. Le fiamme iniziarono ben presto a divorare la carta.
- No…- boccheggiò l’uomo, inorridendo alla vista delle pagine bruciate; cercò di lanciarsi in avanti per recuperare ciò che restava dei documenti, ma i due lo tenevano ancora immobilizzato.- No!
Il fuoco aveva ormai divorato quasi tutti i fogli. Riley si era rialzato, con ancora il volto sanguinante, e si era avvicinato al gruppo. I due aggressori lasciarono andare l’uomo che, ancora dolorante per il colpo ricevuto, cadde riverso a terra.
Nathan cercò di rialzarsi, strisciando in direzione del pavimento, ma un calcio all’addome da parte del diciottenne bloccò i suoi tentativi. L’uomo si contorse per il dolore.
- Oh, e per la cronaca: anche questo fa parte del lavoro - ghignò il ragazzo.
In un attimo, i cinque gli furono addosso.
Nathan venne investito da una scarica infinita di colpi; calci e pugni lo raggiungevano da ogni parte, con violenza inaudita, colpendogli le gambe, le braccia, il torso, la testa, la faccia. L’uomo sentiva il sangue spillargli dal volto e dalle mani, mentre i colpi non cessavano di arrivare, anzi, si facevano via via sempre più forti e violenti.
Il pestaggio continuò per circa altri cinque minuti, al termine dei quali l’uomo era praticamente incosciente. Nathan si lasciò sfuggire dalle labbra un gemito soffocato, quasi un sibilo, mentre il dolore che avvolgeva il suo corpo si faceva lancinante. Delle fitte allo stomaco lo spingevano a contorcersi per la sofferenza, ma non ne aveva la forza. Sentiva che due o tre costole erano rotte, così come probabilmente anche il polso sinistro e il setto nasale. C’era sangue dappertutto, e lui non riusciva a muoversi, e neppure ad aprire gli occhi.
Non ebbe la forza di opporsi quando delle braccia lo afferrarono e lo trascinarono via. Udiva delle voci esaltate, che alle sue orecchie risuonavano solo come dei mormorii confusi. Si sentì lasciar cadere su qualcosa di abbastanza morbido, probabilmente il materasso del letto; un attimo dopo, sentì qualcosa di freddo e liquido bagnargli tutto il corpo.
C’era un odore forte, penetrante. Odore di alcool. Era dappertutto, riuscì a pensare. Nella stanza, sul letto, su di lui. Era insopportabile.
Udì ancora alcune voci, poi dei passi allontanarsi velocemente e infine uscire dalla stanza, la porta richiudersi. Nel frattempo, una luce fortissima aveva iniziato a farsi strada di fronte alla sua vista appannata, per poi espandersi di più, tutt’intorno alla stanza.
Fuoco!
Nathan riuscì a comprenderlo in un lieve barlume di lucidità. Le fiamme avevano invaso la stanza, fuoriuscendo dal camino, crepitando lungo il pavimento, divorando le tende. Anche il letto e le coperte stavano andando a fuoco.
L’uomo sentì il calore circondarlo rapidamente, fino a che non sentì i suoi stessi vestiti, la sua pelle bruciare. Nathan Storm urlò di dolore, mentre, in lontananza, udiva il rumore delle sirene.
Poi, tutto si fece più confuso. Il dolore era fortissimo, lo stava distruggendo, ma improvvisamente il calore diminuì, anche se la sofferenza lancinante non se ne andò.
Nathan smise di urlare, vedendo le fiamme estinguersi e degli uomini sollevarlo e metterlo su una barella. Il dolore non se n’era andato, era insostenibile, lo stava ancora divorando.
Un infermiere gli pose una mascherina sul volto.
La vista si oscurò, e tutto divenne buio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: So che come inizio non è esattamente da favola, anzi, ha più da film splatter da quattro soldi, lo so, ma vi posso assicurare che dal prossimo capitolo migliorerà e che questa scena era fondamentale per il proseguimento della storia. A proposito di questa, ci tengo a precisare che è la prima volta che scrivo su questo fandom, e ci terrei a sapere che ne pensate. Anche solo un va bene o un fa schifo, giusto per sapere se devo continuarla o no.
Anche se vale sempre la facoltà di ognuno di utilizzare la propria fantasia, qui ho inserito dei link su come potrebbero essere le protagoniste di questa storia – che entreranno in scena dal prossimo capitolo. Dunque, dunque…ecco qui.
Per Biancaneve (qui chiamata Blanche) ho scelto Katie McGrath perché…beh, come aspetto fisico mi sembrava quella più indicata a “interpretare” questa principessa:
 
http://ic.pics.livejournal.com/carpenyx/8684780/95530/95530_original.png
 
Per Cenerentola (qui Evelyn) ho scelto Sophie Lowe:
 
http://pmctvline2.files.wordpress.com/2013/03/once-wonderland.jpg?w=625
 
Per Belle (che qui ho chiamato Annabelle…originale, vero? XD), ho scelto invece Emilie De Ravin (non so se qualcuno segue Once Upon a Time, ma…beh, è appannaggio da lì):
 
http://i2.photobucket.com/albums/y18/ingenue_pamina/EdRSB.jpg
 
Stesso appannaggio di cui sopra, Meghan Ory per Cappuccetto Rosso (aka Roxanne):
 
https://si0.twimg.com/profile_images/3404874071/ecf19f66ad532c6cb2f870c5d5664790.jpeg
 
La Bella Addormentata, invece (qui con il nome di Caroline), ho pensato a Evan Rachel Wood: http://images.movieplayer.it/2007/07/11/wallpaper-di-evan-rachel-wood-64975.jpg  
So che c’entra poco, ma personalmente adoro la leggenda di Robin Hood, così ho voluto inserire Lady Marian (qui Marion, altro grande slancio di originalità :P), e ho scelto Kathleen Munroe:
 
http://images1.wikia.nocookie.net/__cb20111221202041/stargate/images/7/7a/AmandaPerry.jpg
 
Ho mantenuto invece il nome di Jasmine, e ho pensato di darle il volto di Vanessa Hudgens:
 
http://cdn2.stbm.it/pianetadonna/gallery/foto_gallery/astrologia/i-vip-nati-a-dicembre/vanessa-hudgens_1.jpeg?-3600
 
Per Esmeralda (altro nome mantenuto)...scelta difficilissima, lo ammetto, e ancora non ne sono del tutto convinta, ma Marisol Nichols mi sembrava la più adatta: http://www4.images.coolspotters.com/photos/26506/marisol-nichols-profile.jpg Infine, per Ariel (anche qui ho mantenuto il nome), ho scelto Sophie Turner:
 
http://appuntisparsidiunanerd.files.wordpress.com/2013/08/sansa-stark-sansa-stark-34083818-600-9001.jpg
 
Vale sempre il discorso della fantasia, comunque…Ah, un’altra cosa: per quanto riguarda il famoso Prince Charming…beh, come avrete intuito, data la situazione, qui sarà parecchio modificato il suo ruolo, ma ritengo opportuno informarvi che la sottoscritta detesta profondamente il Principe Azzurro e quindi…beh, aspettatevi parecchie novità ;).
Ripeto, una recensione, anche critica o negativa, mi farebbe molto piacere. Fatemi sapere se la storia v’interessa e devo continuarla oppure no.
Grazie, un bacio,
Beauty
  
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