Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: Marty Andry    20/10/2013    1 recensioni
"Tharos. Un ragazzo greco, uno qualunque. Non un semidio, come quelli cantati dai poeti. Un ragazzo semplice il cui nome racchiudeva una grande virtù: coraggio."
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
​Cercò di non deformare la chiave, composta da una lega di materiali alquanto malleabili. In quell’istante Tharos si accorse di quante sottigliezze era piena la vita: solo un metro più avanti e sarebbe stato immortale; un metro indietro e, un giorno, avrebbe fatto compagnia a Nikandros. No, non poteva, tutti erano con lui.
Quel posto maledetto sarebbe scomparso, Ade sarebbe caduto nell’oblio, con la fine del suo regno, e Persefone sarebbe stata libera.
Un passo.
Guardò con attenzione la porta che aveva davanti. Era semplicemente fatta di legno, rovinato dal tempo, in alto era riportata la stessa scritta incisa sulla chiave, a caratteri dorati. Tharos respirò profondamente e chiuse gli occhi, lasciando che la forza gli scorresse nelle vene. Li riaprì, animati da una nuova luce.
Con un colpo forte e deciso dei piedi sfondò la porta ed estrasse la spada.  Lo spettacolo che gli si presentò davanti fu quello di un terzetto stucchevole.
Tre masse informi di donne dai capelli simili a serpenti color muschio, il colorito della pelle era quasi plumbeo, un occhio dall’iride rossa come il sangue stava in mezzo alla fronte. All’unisono,  le tre creature lanciarono un urlo soffocato come chi, nei suoi ultimi istanti di vita, non si rassegna a perdere il suo avere più prezioso.
Per un momento ebbe la tentazione di fuggire. Solo un istante d’esitazione prima di tuffarsi a capofitto in quella pericolosa sfida.
Cloto generava nuovi fili, Lachesi misurava, Atropo recideva. Lentamente, quasi volesse far assaporare, al prescelto, gli ultimi istanti prima che la fiamma della vita continuasse ad ardere
Estrasse dal fodero la spada e, sotto lo sguardo sconvolto delle Moire, si avventò contro Atropo. Lei lo scansò, ma fece appena in tempo a tagliare l’ultimo filo.
Tharos senti che dentro di sé qualcosa, in quell’istante, si era spezzato;proprio come quel filo. Nel frattempo, la Moira mosse uno dei suoi capelli- serpenti e bloccò il polso del ragazzo. Tharos, dal canto suo, non dimenticò certo l’agilità. Riuscì a saltare e ad arrivare dietro alla creatura, attorcigliando i capelli. Atropo, stordita, gli rivolse uno sguardo perplesso, dando al ragazzo il tempo necessario per tagliare il capello e procurarle un taglio all’altezza dell’addome. Dalla ferita uscì un liquido  cianotico dall’odore indescrivibile, seguito da un urlo della Moira. Presa dalla ferita, allungo verso di essa le mani dalle unghie taglienti e Tharos approfittò della distrazione.
Sudava freddo, agiva d’impulso, temeva di non farcela. Un solo pensiero gli attraversò la mente in quell’istante: Antula.
 Carico, si fiondò su Atropo e la trafisse, da parte a parte, mentre il mostro si scioglieva con lentezza formando, infine, una chiazza verdognola sulla roccia.
Tharos tornò indietro, nell’antro, prese di corsa le forbici che la vittima aveva lasciato per terra e, dopo aver incrociato per pochi secondi gli occhi rossi e esterrefatti dei Cloto e Lachesi, corse via, cercando una via d’uscita.
Ricordava la strada fatta prima, passò di nuovo dalla sala del trono, Ade dormiva ancora. Restituì la chiave a Persefone e, con la promessa di farle godere della luce del sole per sempre, continuò il suo percorso.
Giunto alle porte dell’Erebo, trovò Apollo con in mano la cetra. Alzò in aria le forbici di Atropo vittorioso, sfoggiando un luminoso sorriso.
<< Tharos, >> sibilò il dio << hai il diritto di portare con te una persona. >>
<<  Cosa? >>
<< Prendi una persona, un’anima di quelle che sostano lì, vedi? Prendine una, la farai tornare in vita. >>
Con la speranza di trovare Nikandros ancora lì, il ragazzo tornò indietro.
Caronte era lì, lo avrebbe potuto vedere, ma non importava.
<< Nikandros!! >> gridò Tharos << Nikandros!!! Ti prego, vieni qui!! >>
Tutti gli occhi si puntarono su di lui e iniziò a perdere la speranza di ritrovare l’amico. Provò una sensazione del tutto estranea, un acuto dolore misto ad un’infinita tristezza.
<< Nikandros… >> mormorò mentre le lacrime piovevano copiose.
<<  Nikandros… >> continuò a ripetere, inginocchiato sulle rocce taglienti.
Non si era accorto di Caronte che, flemmatico, avanzava verso di lui.
<< Sbrigati, va’ via! >> disse una voce alle sue spalle.
Sollevò il capo e, con meraviglia, vide l’anima del giovane.
<< Vieni con me! >> disse Tharos, rianimato.
<< Cosa dici?! Non… >>
<< Fidati di me. >>
<< Tharos… Va bene. >>
Nonostante il tragitto fosse breve, spesso si voltava per constatare che il corpo fumoso dell’amico fosse dietro di lui. Arrivati all’entrata, Apollo sorrise e invitò entrambi a salire sul carro. Durante il tragitto, nessuno dei tre profferì parola, il primo a rompere il ghiaccio fu Tharos.
<< Quanto tempo sono stato via? >>
<< All’incirca tre giorni. >>
<< Così tanto?! >>
<< Il tempo scorre diversamente laggiù. Ma dimmi, chi hai portato con te? >>
<< Nikandros, >> rispose l’altro << da Anfissa. Ma lei è…il divo Apollo? >> chiese incredulo il ragazzo.
Apollo si chinò e prese un otre che conteneva una sostanza violacea. Versò il liquido in una ciotola e gliela porse. 
<< Bevi, Nikandros. >>
Tharos intanto pensava alla sua famiglia e, come un lampo, si ricordò della rivelazione della madre poco prima che lui partisse. Il nome del fratello che non aveva mai conosciuto gli attraversò la mente: Leukos.
Preso dalle mille domande a cui solo i suoi genitori potevano dare valide risposte, non si accorse che il corpo di Nikandros stava pian piano prendendo forma. Iniziarono poi a distinguersi nettamente gli occhi, castani, i capelli biondo-ramati, il naso leggermente all’insù; e il corpo esile e slanciato, ricoperto da una candida veste.
 
<< Nikandros!! >> esclamò Tharos.
Il ragazzo, incredulo, iniziò a tastarsi le braccia, le gambe e il volto. Sul viso si dipinse un enorme sorriso. I due si abbracciarono, come se fossero fratelli.
<< Grazie, amico mio. Grazie! >>
<< Non devi ringraziarmi, dovevo farlo. >>

Apollo sorrise: Tharos aveva portato a termine l’impresa. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Marty Andry