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Autore: Afaneia    20/10/2013    1 recensioni
È passato circa un anno dal ritorno di Rosso a Biancavilla e la sua storia con Blu pare finalmente essere stabile: Missingno ha abbandonato la sua mente e lui ha rinunciato alle sue ambizioni per vivere una vita quieta e serena. Persino Giovanni è ormai tornato per restare. Tutto sembra perfetto, finalmente, e Rosso e Blu decidono di fare il passo forse più importante della loro vita: quello di adottare un figlio.
Diventare genitore sarà senz'altro un'esperienza nuova per Rosso, che in vita sua non ha conosciuto mai che la solitudine delle cime innevate, e che non ha avuto molto tempo per essere bambino, quando era il momento; ma ad aiutarlo nel trovare la sua strada verso la paternità sarà forse la persona che meno si aspettava, ma che più di tutte al mondo pare comprenderlo, Giovanni, che ancora deve convivere con lo spettro di Mewtwo...
Il più grande desiderio di questi due uomini così diversi sembra ora quello di trovare la pace negli occhi dei loro figli.
(spin off della Saga della Prescelta Creatura; sconsiglio caldamente di leggerla a chi non avesse letto le precedenti).
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Giovanni, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Eccomi qua, dopo un mese dalla pubblicazione del prologo!

Il secondo capitolo era stato in teoria uno dei primi a essere scritti; tuttavia, non mi piaceva e non mi convinceva affatto. Così, durante lunghe, interminabili ore di Analisi e Geometria, l'ho riscritto di sana pianta; e decisamente mi soddisfa molto di più.

Grazie a DanaYume per aver aggiunto la storia ai seguiti e a crystal_93 per averla aggiunta ai preferiti.

Enjoy! Afaneia





Perchè è in questo tuo vagare 
che risposte troverai: 
sarai tu sulla montagna 
e tu che in cima andrai

Figlio di chi è padre ormai, 
libero camminerai 
e quando un padre tu sarai 
in tuo figlio un padre scoprirai.

(Phil Collins, Figlio di un uomo, dal film Tarzan, 1999)



Quando per la prima volta Rosso prese Drake tra le braccia, si sentì cogliere da una tale ondata di dubbi da sentirsi vacillare.

"Attento, attento, caro... devi tenerlo bene."

Blu gli era davanti, vicinissimo a lui, con due mani sul corpo del bambino per aiutarlo a sostenerlo. Guardandolo, Rosso vide nei suoi occhi una tale luce di serenità, di amore, di felicità da impedirgli di muovere la benché minima obiezione.

"Scusa" mormorò. "Lo sai che non sono capace di..."

"Lo so, lo so" disse Blu tranquillamente. Nulla, quel giorno, poteva scalfire la sua felicità. "Dallo a me. Non c'è problema. Ti verrà spontaneo."

Rosso gli porse il bambino senza replicare. Stretto tra le braccia di Blu, Drake lo guardava con limpidi occhi celesti... Rosso si sentì tanto immerso in quello sguardo da non udire l'osservazione di Giovanni, ma solo la risposta di Blu che vi seguì: "Oh, no, papà, te l'ho già spiegato. Gli avevano già dato il nome, era su tutti i documenti. Non avrebbe avuto senso cambiarglielo. E poi, è un bellissimo nome... a noi piaceva. Non è vero, amore?"

Amore? Blu lo chiamava raramente così in pubblico. Ma ora, con Drake tra le braccia, Blu aveva gli occhi colmi di tenerezza e calore. Rosso sorrise e accarezzò, con mano incerta, i radi capelli biondi sul capo di Drake.

"A me piaceva molto" mormorò per conferma. Blu lo guardò sorridendo e Rosso si domandò se, come lui percepiva la grande dolcezza nel suo cuore, a sua volta Blu percepisse il disagio che albergava nel suo. Ma Blu non gli diede segnali in questo senso, troppo preso com'era dal volto di Drake, dai suoi occhi, dalle sue unghie, dalle sue mani... Era un bambino bellissimo. Aveva già qualche capello chiarissimo che sfuggiva dalla cuffietta che gli copriva il capo e le orecchie, e le sopracciglia ancora rade, quasi bianche, e ugualmente le ciglia, che però erano più folte e morbide. Aveva un naso piccolissimo, e la cartilagine era ancora così sottile e delicata da sembrare quasi trasparente in controluce.

Sua madre era seduta al fianco del Professor Oak sul bordo del divano, cogli occhi lucidi e le mani strette in grembo, le labbra serrate per non piangere. Notandola, Rosso andò a sedersi accanto a lei e le pose un braccio sulle spalle. Voleva dissimulare il suo turbamento. Dalia lo guardò sorridendo: Rosso sapeva quanto disperatamente avesse desiderato un nipote, e quanto avesse creduto non poterlo avere mai negli anni del suo esilio.

"Suvvia, mamma" disse con forza, deliberatamente, sorridendo. "Se Drake ti vede piangere, penserà che non lo vuoi!"

Già, era lei a non volerlo? Rosso si sorprese d'improvviso a porsi con orrore quella domanda. Eppure trovò subito la risposta: no, non era quello il problema! Era precisamente l'opposto: lui voleva Drake, aveva sentito davvero, con Blu, il desiderio di diventare padre. Ma guardando l'amore negli occhi di Blu, guardando tra le sue braccia quella creatura minuscola, impotente, incapace di esprimere una sua volontà e di decidere per sé, si domandò se non fosse egoismo il suo. Sarebbe forse stato capace di fare da padre a qualcuno, lui che non era stato capace di occuparsi neppure di se stesso?

Più tardi, quando Drake, stanco per gli sballottamenti del trasferimento dalla struttura cui era affidato a Biancavilla, e forse anche per le molteplici attenzioni si fu addormentatonella culla vicino al loro matrimoniale, Rosso cercò di confidarsi con Blu.

"Non capisco di cosa tu abbia paura, amore" gli disse Blu sorridendo. Ma poi, a voce più bassa, soggiunse: "Voglio dire... ho paura anch'io in realtà. Ho una paura terribile, ma... so che ameremo moltissimo Drake, che faremo di tutto per lui; e so anche che non saremo soli. I nostri genitori possono darci una mano, e c'è anche mio nonno... non preoccuparti, mio caro. Drake sarà il bambino più felice del mondo."


Ma nonostante la dolcezza delle parole di Blu, Rosso non riuscì a chiudere occhio quella notte e rimase sveglio per lunghe ore a scrutare, nella culla, il volto paffuto di Drake e fu sempre il primo ad accostarsi a lui quando si svegliò per mangiare. Tuttavia fece finta di nulla per tutto il giorno, per non ferire i sentimenti di Blu; e solo a sera, quando diedero una piccola cena informale con pochi vicini per presentare loro Drake, Rosso ebbe modo di parlare da solo per pochi minuti con Giovanni, chiedendogli con una scusa di accompagnarlo in cucina.

"Mi sorprende che tu voglia parlare proprio con me" disse Giovanni a voce bassa, socchiudendo la porta. Aveva lo sguardo altero e serio. Certo, anche Rosso ne era sorpreso, in un certo senso: non avrebbe creduto mai di doversi rivolgere a lui...

"Ho bisogno di un consiglio" disse nervosamente. Passeggiava su e giù per la cucina: aveva poco tempo. Poi, guardandolo negli occhi, soggiunse: "Se mio padre fosse vivo, lo chiederei a lui."

Con un profondo sospiro, Giovanni si arrese alle sue parole. "Capisco. Parla pure."

Rosso riprese a passegiare nervosamente. Non voleva guardarlo negli occhi. Parlò solo dopo lunghissimi secondi.

"Non hai creduto mai di essere ingiusto, di essere egoista nei confronti di Blu? Quando era piccolo, quando avresti ancora potuto decidere di..."

Ma Giovanni non lo lasciò finire. "Sì" disse cupamente. "È solo questo che volevi sapere?"

"Aspetta" si affrettò a dire Rosso, alzando le mani. "Non ti arrabbiare. Non è a questo che volevo arrivare."

Esitò ancora un poco. Poi: "Non sei stato un buon padre per Blu. Ma era tuo figlio, lui! Drake non lo era, sono stato io a volerlo, a scegliere di diventare suo padre. E ora, ora che lo sono... ora mi domando quale diritto io ne abbia; se sia capace, io, di essere un buon padre; se..."

"Rosso" disse Giovanni lentamente "Ascolta. Voi avete adottato un bambino che non aveva nessuno al mondo; i suoi genitori non hanno potuto crescerlo, non ne hanno avuto la possibilità; voi gli farete il regalo più grande del mondo..."

"Ma non l'ha chiesto lui!" esclamò Rosso. "Drake non ha chiesto di nascere, non ha chiesto di essere abbandonato; e soprattutto non ha chiesto di essere adottato. Non ha scelto lui, e soprattutto non ha scelto noi; e se non sapessimo renderlo felice?"

"Nemmeno i suoi genitori avrebbero potuto garantire per la sua felicità" disse Giovanni allargando le braccia. Ma Rosso scosse la testa. Non si era sentito mai tanto confuso. Non sapeva neppure lui cosa voleva chiedere, sapere.

"Non è su Blu che ho dubbi" disse in tono incerto. "Blu ha tanto amore da dare. No, sono io il problema..."

"E qual è il problema?" domandò Giovanni stancamente.

"Il problema è che io voglio disperatamente essere padre di questo bambino" disse finalmente Rosso. "Ma sarà altrettanto per lui? Quando scoprirà chi sono io, chi sono stato io, quanto malato io sia stato, quanto dolore io abbia causato in tutti coloro che mi conoscevano... non mi chiederà come io abbia potuto arrogarmi il diritto di decidere per lui? Non mi rinfaccerà di non avermi scelto come padre, di non avermi mai voluto come padre? E non mi rinfaccerà ogni singolo errore che io abbia compiuto, anche in buona fede, nell'occuparmi di lui, non mi dirà quanto io sia stato egoista nel pretendere di diventare suo padre senza però essere abbastanza buono, abbastanza bravo, abbastanza saggio, abbastanza tutto da prendermi cura di lui?"

Ma solo dopo questo sfogo Rosso, prendendo fiato, osò di nuovo sollevare gli occhi di Giovanni; e d'improvviso sbalordì nel vedere i suoi occhi sgranati e quasi lucidi, sconvolti; il suo sguardo rapito, stranito; la sua mano tremante, convulsa, stretta sulla maniglia della porta...

"Non so rispondere alla tua domanda, Rosso" balbettò a fatica. "Proprio non so risponderti..."

"Rosso, papà! Siete ancora lì dentro? Quanto vi ci vuole con questo purè di patate?"

Era la voce giosa, divertita, di Blu. Giovanni si riscosse alla sua voce. "Arriviamo" disse. "Stavamo... scaldando..."

I suoi occhi apparivano rapiti da qualcosa, da qualcuno. Appoggiò la mano sulla maniglia, ma prima di aprirla, come evitando lo sguardo di Rosso, disse: "Non so risponderti, è vero. Blu mi ama ancora, come vedi, ma... ma hai ragione: non tutti i figli sanno perdonare i loro padri. Ma non so aiutarti, Rosso, mi dispiace, e non so neppure se alcun padre saprebbe farlo al posto mio. Ma ti prego, non dir nulla a Blu: non farlo soffrire proprio ora che ha finalmente trovato tutto ciò che cercava, una vera famiglia. Non tormentiamolo inutilmente per qualcosa cui non può rimediare..."


"Non hai ancora tenuto in braccio Drake" disse Blu improvvisamente. Erano soli in casa.

"Che cosa?"

Blu arrossì leggermente. "È colpa mia a dire il vero. Scusami. Sono stato un po' geloso di Drake, e avevo paura che si facesse male se... è uno dei miei difetti" soggiunse sorridendo. Rosso lo guardò, domandandosi quali difetti Blu gli avesse mai realmente dimostrato di avere, e non ne trovò nessuno.

"Scusami, amore. Perché non rimediamo subito? Prima di metterlo a dormire."

"Non so... io..." balbettò Rosso ansiosamente. Per un attimo non seppe bene che fare; ma Blu lo sospinse dolcemente a sedere sul bordo del letto, e con cautela infinita lo aiutò a stringere Drake tra le braccia.

"Se stai seduto sul letto non puoi lasciarlo cadere" disse Blu sorridendo.

Non aveva scuse. Rosso strinse maggiormente quel corpo profumato di talco e di latte, caldo, disperatamente inerme tra le sue braccia.

"Accarezzalo" mormorò Blu. "La sua voce gli giunse come lontanissima.

Drake aveva gli occhi limpidi, lucenti, che già seguivano il suo sguardo. Se anche Rosso avesse voluto rispondere a Blu, non gli sarebbe stato possibile: gli sembrava che un universo intero fosse in quel momento nella stanza, tra lui e Drake, e che da quell'universo in nessun modo fosse possibile scappare. Non solo: non gli interessava, in nessun modo voleva scappare. Accarezzò con due dita quel volto paffuto e arrossato, lungamente, e Drake agitò le braccia scalciando, e a un tratto, senza preavviso, catturò con una mano minuscola il suo indice.

In quel momento a Rosso furono chiare due cose. La prima era che Blu, silenziosamente, si era dileguato dalla stanza; che evidentemente, in modo più o meno consapevole, si era reso conto dei suoi dubbi, e aveva deciso di aiutarlo a quel modo, nel modo più efficace possibile. La seconda, che qualuque cosa accadesse, non voleva più rinunciare a quei limpidi occhi, a quella mano paffuta che ora stringeva il suo dito, e che un giorno avrebbe stretto la sua mano intera; e che non poteva, davvero mai in nessun modo avrebbe potuto fare a meno di essere egoista, che era più forte di lui, infinitamente più forte della sua volontà, come la voce di Missingno era stata nel suo passato: in nessun modo a quel punto egli avrebbe potuto accettare di rinunciare a Drake.


   
 
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