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Autore: Raya_Cap_Fee    23/10/2013    12 recensioni
Mi chiamo Sarah Jane Donough e nell’Agosto del 1980 sono morta in un incidente a soli vent’anni. Trovate che sia triste? Non datevene pena. Non sono andata verso la luce, sono stata trattenuta qui sulla terra nelle vesti invisibili della Morte. Beh, una delle tante Morti in realtà. Ho il compito di prelevare le anime da questo mondo e guidarle verso la luce. Ora è giunto il momento di passare la falce, simbolicamente parlando, al mio successore. Daniel Duroy. Finalmente potrò essere libera.
Mi chiamo Sarah Jane e sono la Morte.
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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COME FOSSI NIENTE, COME FOSSI ACQUA DENTRO ACQUA



 

I was never welcome here
We don't have a choice to stay
We'd rather die than do it your way

 
Imagine Dragons-Ready,Aim,Fire.
 




 
Alla fine ritrovai, con un grosso sospiro, il coraggio di uscire dal mio nascondiglio e affrontare la mia nuova condizione. Non avevo intenzione di fare la femminuccia.
Gabriele non mi aveva dato nessuna informazione su dove trovare questo Daniel, perciò sospettavo che avrei dovuto fare tutto da sola. Sbuffai appena e mi fermai sul marciapiede fuori dal parco appena in tempo per non essere  investita da una macchina in transito. Già, ora non ero invisibile e incorporea.

Mi assicurai che non giungesse più nessuno che potesse attentare alla mia “vita” e attraversai in fretta. Quanto tempo era che non attraversavo come normale essere umano? Mi venne da sorridere.

“Bel casino, Sarah” mormorai sottovoce poi, sollevai lo sguardo verso la vetrina del negozio vicino al quale stavo passando e nuovamente mi bloccai cogliendo il mio riflesso.

Ero esattamente come trentatré anni prima.

I capelli rossi, eredità del mio padre irlandese, mi incorniciavano il volto piccolo e pallidissimo e scendevano lisci oltre le spalle esili.
Gli occhi grigi erano grandi e ora, leggermente sbarrati per la sorpresa. Mi avvicinai ancora di più alla vetrina e sollevai la mano destra per darmi un buffetto sulla guancia sotto, sentii la pelle liscia e morbida.
Non ero umana ma ci andavo molto vicino.

Quando scorsi che qualcuno, dall’interno del negozio, mi stava fissando feci di scatto un passo indietro “Smettila di sembrare un’idiota e cammina” sospirai e proseguii oltre.

La mano sinistra era coperta  da un guanto di pelle nera. D’altronde era necessario se Gabriele non voleva che uccidessi per caso chiunque toccassi.
E’ così che io mi occupavo delle anime.
Bastava toccarli e puff. Libertà.

Mi guardai intorno incrociando le braccia al petto. Caldwell non era una cittadina molto grande, circa settemila persone, ma dubitai che trovare Daniel sarebbe stato facile senza almeno un indizio. Tra l’altro era quasi il tramonto.

“Gabriele?” chiamai sottovoce sicura che potesse comunque sentirmi “Ti spiacerebbe darmi qualche indizio? Non vorrai che vada a zonzo per questo posto maledetto...” continuai con una nota di ironia.

Vi fu un leggero soffio di vento e un foglietto bianco svolazzò vicino ai miei piedi. Mi chinai a raccoglierlo e lo aprii.


 
Hai ragione, vai al campo da football accanto al liceo. Lì troverai Daniel.
E questo è il tuo indirizzo: Light Street, 10. Non pensavi mica ti avrei fatto dormire sotto un ponte vero, Sarah Jane?
 
Ps: Caldwell non è  maledetto.
PPS: Ti prego fai attenzione al linguaggio, Sarah Jane.
G.

 
 
Alzai gli occhi al cielo.  Mi prendeva per il culo? Light Street.

Piegai il foglio dalla  e svoltai a sinistra lungo il marciapiede. Ero lì da una settimana ma avevo già appreso la posizione degli edifici più comuni. Come il liceo.

Odiavo il liceo.
Odiavo molte cose ed era probabilmente per questo che ero stata trattenuta tanto tempo sulla Terra, anche dopo la mia morte.

Il profilo del “Caldwell High School” mi si parò davanti agli occhi e mi grattai la testa dirigendomi verso il campo da football. Probabilmente questo Duroy era un giocatore.
Di male in peggio. Odiavo anche quelli.

Mi tornò in mente Scott, un mio compagno di liceo che non faceva che rompermi le scatole sui miei capelli e la mia statura.

Un metro e sessanta era un’altezza di degno rispetto!

Entrai nel campo e andai verso gli spalti. Non ero l’unica seduta. C’era qualche ragazza a sbavare di fianco a me e alcuni ragazzi bevevano una birra guardando chi si allenava in campo.

Grugnii sottovoce, erano tutti coperti dal casco.

Un tonfo al mio fianco mi fece sobbalzare e feci scattare lo sguardo dietro di me. Perché cazzo avevano lanciato una bottiglia

“Ehi. Non sono mica il tuo bersaglio”.

Incrociai lo sguardo del ragazzo colpevole. Sorrideva pure come un imbecille.

“Non l’ho fatto apposta. Scusami tanto” rispose ironico e rise seguito dai due suoi compari.

Dio, avevo dimenticato quanto fossero stronzi.

“Non ti ho mai visto da queste parti”

Ecco che cercava di attaccare bottone. Col cavolo. Però poteva essermi d’aiuto, magari lui sapeva chi fosse Daniel. Sempre che non fosse Lui.

“Sono venuta a trovare mio cugino. Vengo da San Francisco”

Beh, che venivo da San Francisco era vero.

Quello si alzò in piedi e scese un paio di gradoni, per poco non inciampò a causa di uno spintone dei suoi amici.

Forse non sapevano quante anime avevo raccolto per quei tipi di stupidi scherzetti.

“Cazzo Scott! Smettila!” sbottò il ragazzo guardando male il biondino abbronzato colpevole. Si sedette al mio fianco poggiando i gomiti sul gradone dietro “Ho un debole per le rosse sai?”

Tornai a guardare i giocatori in campo, impegnati a correre avanti e indietro “Mi fa piacere” mormorai senza interesse. Si avvicinò ancora di più a me
“Davvero?”
“No”
Il ragazzo rise e mi porse una mano “Mi chiamo Jack”

Grazie al cielo.

Guardai la sua mano, poi la sua faccia. Aveva i capelli neri e gli occhi castani “Ciao” salutai

“Le buone maniere vorrebbero che ti presentassi”

“Non uso le buone maniere io” rimbeccai inarcando un sopracciglio mentre i giocatori erano d’un tratto l’uno sopra l’altro

“Allora chi è tuo cugino?”

Gli lanciai ancora un’occhiata “Conosci Daniel Duroy?”

Lui sbattè le palpebre e contrasse la mascella “Quello stronzo è tuo cugino?”

“Potrebbe essere anche tuo cugino sai?”

Chissà se aveva capito la battuta. Dallo sguardo che mi lanciò, no.

“Mi ha detto di venire a vederlo durante gli allenamenti. Solo che non so che numero sia…” sfruttai ancora Jack.

Sembrava essersi incazzato “Duroy è il quindici” indicò con il capo uno di quelli fermi a bordo campo.
Perfetto.

Accennai un sorriso finto “Sarah Jane” mi presentai. Lui accennò un sorriso poi si alzò in piedi “Ora devo andare” fece cenno ai due compari che si avviarono verso l’uscita “Spero di vederti presto SJ” disse allontanandosi.

“Ho detto Sarah Jane! Non SJ!” urlai.

Quanto odiavo quel diminutivo.

Qualche testa si era voltata nella mia direzione ma non mi importava. Puntai lo sguardo sul numero quindici.

“Dispiacere di conoscerti Daniel Duroy” mormorai, tetra.


Note d'Autrice
Ciaooo :) Ecco il secondo capitolo, è arrivato presto eh? Gli aggiornamenti saranno piuttosto frequenti :) Grazie a chi ha letto la storia, a Drachen che l'ha messa tre le seguite e a Killuale94 e Abbeyna che l'hanno messa tra le preferite :)
A presto,

RayaFee

 
   
 
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