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Autore: sonyx1992    24/10/2013    1 recensioni
Storia partecipante al concorso "l'alfabeto dei ricordi" indetto da Angy Lulu.
"In genere non mi piace ricordare, tornare indietro al mio passato per rivivere eventi dimenticati; ma, visto che ci tenete così tanto, vi accontenterò.
Uno dei ricordi più belli che ho si chiama Andrea, come mio fratello, come il primo amore che mi ha spezzato il cuore e come la mia migliore amica. Sì, state pensando bene: ero circondato da Andrea.
La mia migliore amica, in particolare, è quella che ricordo meglio. Non so perché; forse perché con mio fratello ci litigavo spesso o, forse, perché non ci tengo molto a ricordare la persona che mi ha spezzato il cuore.
Fatto sta che un’amica come Andrea non la si dimentica facilmente."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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H di “Happy Ending”


Andrea mi conosceva bene. Quando qualcosa mi spaventava l’unica cosa che riuscivo a fare era fuggire.
Mi comportavo come un codardo ma non riuscivo a non scappare, non riuscivo a restare e a combattere; dovevo prima di tutto fuggire, per pensare ad assimilare la situazione; solo in seguito, potevo tornare e andare avanti.
Andrea mi inseguiva, mi rincorreva; non importava quanto corressi o quanto veloce andassi: tutte le volte che mi fermavo anche solo per riprendere fiato, lei era lì e mi stava accanto.
Nel momento in cui cado nella pozzanghera e il cuore si bagna come i miei piedi, mi volto e non c’è nessuno; Andrea non c’è.
Sono solo.
Del resto, cosa potevo aspettarmi? Se la mia migliore amica mi avesse seguito anche questa volta, sarei dovuto fuggire di nuovo, in eterno, perché era lei ciò che era riuscita a terrorizzarmi.
No, lei mi conosceva talmente bene che aveva capito di dover restare dov’era, che era inutile correre sotto la pioggia come me, senza ombrello, senza scarpe, senza meta, senza coraggio.
Lei non era una codarda, se aveva un problema, rimaneva lì e lo affrontava. In questo eravamo molto diversi.
Quando arrivo a casa, trovo solo mio fratello che nota i miei calzini bagnati e il mio cuore infranto.
Socchiude gli occhi per inquadrarmi meglio ma poi rimane zitto e non dice niente.
Continuo a correre, salgo le scale, mi rifugio in camera, sbatto la porta e mi lascio soffocare dal cuscino.
Mi fermo, con il volto nascosto ma il cuore scoperto, che ancora batte forte per farsi sentire.
Quando mi volto a pancia in su, sento ancora le labbra che scottano per quel bacio di fuoco e che tremano gelate da quel tocco improvviso.
Me le tocco con le dita, incredulo di me e della mia amica Andrea.
Perché l’ha fatto? “Migliori amici” era forse troppo poco, per lei? O magari era troppo?
La porta si apre e mio fratello fa capolino con sguardo indifferente.
Lo guardo senza espressione e lui ricambia con un freddo “Ohi!”.
Non abbiamo mai avuto un buon rapporto, troppo vicini con l’età, troppo lontani con il carattere.
DI un solo anno più grande di me, mio fratello Andrea non aveva mai capito quel mio fuggire davanti ai problemi e quel mio restare incollato alla realtà, rifiutando di alzare lo sguardo verso il cielo.
E ora, eccolo lì, appoggiato allo stipite della porta che, con un suono freddo, mi chiede il permesso per entrare.
Glielo nego, voltandomi verso la parte opposta a lui, rannicchiandomi su un lato; lo sento sospirare pesantemente e chiudere la porta, andandosene in silenzio.
E il silenzio si rivela all’improvviso pesante, difficile da sostenere. Nella stanza sento solo il mio respiro confuso e i singhiozzi che, inspiegabilmente, non riesco più a trattenere.
Mi alzo di scatto, forse per il gelo insopportabile che sento ai piedi, o per il dolore al petto causato da un cuore impazzito.
Per cancellare il vuoto silenzioso che ha riempito la stanza, mi tolgo i calzini bagnati e cammino a piedi nudi verso lo stereo.
Non so quale cd ci sia dentro, non controllo nemmeno: accendo il lettore, alzo il volume e poi mi lascio crollare a terra, con la schiena incollata al muro e stringendo i miei piedi infreddoliti contro di me.
Il cd è di Mika e la sua voce acuta riempie la stanza, urlando al posto mio, che resto in silenzio ad ascoltarlo.
“Happy Ending” era la canzone mia e di Andrea. L’ultima di tante. Quella che lei amava cantarmi fingendo di tenere un microfono nelle mani, facendomi credere di avere un sorriso sincero sul volto, illudendomi che quelle che cantava fossero solo parole in una lingua straniera che non avessero un significato.
Bugiarda!

« This is the way you left me, I'm not pretending. No hope, no love, no glory, no Happy Ending. »
E non c’è mai un lieto fine per chi fugge davanti ai problemi.
« This is the way that we love, like it’s forever. Then live the rest of our life, but not together. »
Ma non insieme, hai ragione, Andrea. Non insieme.
Abbassi il tuo microfono invisibile e mi guardi, fingendo un sorriso, facendomi credere che per te queste parole non significano niente.
E io, il tuo migliore amico Emanuele, il codardo e l’ingenuo, ti credo e ricambio il sorriso.


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Buonasera! :)
Innanzitutto, voglio spiegare qui alcuni piccoli particolari riguardanti anche il precedente capitolo:
-Come avrete notato, il capitolo 7 ha un cambio del tipo di narratore…o meglio, non è proprio esatto detto così, quindi cerco di spiegarmi meglio…fino a quel capitolo, bene o male, il narratore (che tutti voi avete capito essere Emanuele) ha parlato di sé prevalentemente in terza persona (escluso il capitolo 6- Fidati), mentre invece all’improvviso, appena Andrea lo bacia, racconta di sé in prima persona.
Probabilmente questa cosa vi avrà un po’ confuso e\o disturbato nella vostra lettura, ma in realtà è stato fatto apposta: il fatto che Emanuele abbia parlato, fino a quel momento, di sé in terza persona stava a significare che non voleva farse coinvolgere troppo nella sua storia, era un puro racconto dei suoi ricordi, non voleva “sporgersi” troppo, diciamo…
Ma nel momento in cui Andrea lo bacia, si sente coinvolto eccome e i ricordi si fanno più forti, lo coinvolgono di più! Entrano in gioco di più i suoi sentimenti! Mentre quello di prima era un racconto freddo della storia tra Andrea ed Emanuele, adesso lo brucia, ne deve parlare in prima persona…
L’Emanuele estraneo, quello di prima di quel bacio, non c’è più.
E’ un casino, lo so, come al solito non riesco bene a spiegarmi, ma spero che mi abbiate comunque capito.

Alcune piccole note e osservazioni di questo capitolo:

-Come avete visto, è comparso il secondo Andrea citato nel primo capitolo, il fratello maggiore. Niente, tutto qui, ve l’ho fatto solo notare. -.- (ahahahaha :P, scusate).

-Traduzione dei due brevi pezzi della canzone di Mika:
“questo è il modo in cui mi hai lasciato, non sto fingendo. Nessuna speranza, nessun amore, nessuna gloria, nessun Lieto Fine.”
“questo è il modo in cui amiamo, come se fosse per sempre. Poi viviamo il resto della nostra vita, ma non insieme.”

-Ultimo particolare: questo capitolo è leggermente più lungo degli altri e il narratore Emanuele è meno pensieroso, ma soprattutto meno rivolto al passato! Nel modo in cui racconta, è come se tutto ciò gli stesse accadendo adesso, non è un semplice ricordo, quindi non ha tempo di pensare a cose profonde, a migliori amici che guardavano il cielo (capitolo 3), e non riesce a dilungarsi molto sui ricordi che lo legano alla sua migliore amica Andrea (ad esempio il capitolo 2, il 4 o il 5). Il bacio di Andrea non riesce più a farlo ragionare, è costretto solo a vivere e a sentire il suo battito del cuore.
Naturalmente questa è solo una fase di shock iniziale, a breve si riprenderà e cercherà di trovare una soluzione a tutto ciò e di mettere ordine nei suoi sentimenti.

Bene, con queste note che sono quasi più lunghe del capitolo, vi lascio qui evi aspetto al prossimo capitolo!! ;) (Che secondo la mia idea dovrebbe essere MOLTO più breve!).

Un bacio, S.
   
 
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