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Autore: lamialadradilibri    30/10/2013    1 recensioni
Si ha paura di ciò che non si conosce: il buio, la morte. L'ignoto, insomma, fotte tutti.
Il passato può essere tra queste paure, può trovarsi là in mezzo a causa della psiche d'una persona.
Ma a volte, per un bene comune, bisogna mettere da parte le proprie paure. Così facendo, si può “cancellare l'apocalisse”. Solo i più forti ce la faranno, e diverranno leggenda.
È l'incontro tra due saghe, questo. RED ed HARRY POTTER si uniscono, per dar vita a “Scontro con l'ignoto – Cancelleremo l'apocalisse”.
Hermione, Ron, Draco ed Harry si ritroveranno a dover salvare il mondo, aiutati da Gwen e Gideon. Silente dev'essere riportato in vita, sì: ma perché? E soprattutto, come?
-
"Ci serve Silente."
"E' morto!" latrò Ron.
"No. Nel passato, è ancora vivo."
Scopritelo, leggete questa ff.
Harry Potter-Hermione Granger-Ronald Weasley-Draco Malfoy-Gideon de Viller-Gwendolyn Shepherd.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 3.

Donna di poca fede!

 

 

Harry Potter.

All'ennesima protesta della mora, Draco si spazientì. “Granger, abbi un po' di fede!” le sibilò contro come una serpe qual era. Hermione s'era impegnata infatti per rendergli la vita un inferno, là in quella grande stanza da letto che Malfoy aveva tutta per sé, dov'erano sdravaccati i quattro ragazzi.

Ron si era calmato ed ora era un po' più ragionevole, tanto che diede man forte a Malfoy: “Già, Herm. Lascialo parlare.”

“Ronald Weasley! Ci ha appena ripetuto più volte che ha degli amici, ma che non vuole dirci chi sono! Dobbiamo solo fidarci?!” ringhiò lei, stizzita. Il suo amico che le dava contro, per difendere Malfoy?!

“Sei una donna di poca fede” le fece notare, con voce meschina, Draco, colpendo un nervo scoperto.
Lei gli lanciò un'occhiata carica d'odio, sentendosi per un po' di nuovo la bambina pignola che era stata.

Non... Non lo sono, Draco” mormorò, perdendo parte della sua sicurezza iniziale. “Solo che non voglio rischiare, non più.” Guardò Ron, il quale ricambiò, intuendo i suoi pensieri. “Abbiamo già perso troppo …” sussurrò, trovando oscena l'idea di dover fare a meno di altri amici o, magari, della propria vita.

Qualcosa interruppe i suoi pensieri: la mano di Harry che si strinse forte e salda alla sua, in segno d'amicizia. “Andrà tutto bene.”

“Lo pensavo anche prima della Guerra.” si lasciò sfuggire lei, per poi trattenere a stento un singhiozzo patetico. “Scusate.” bisbigliò, nascondendo il viso nelle mani.
Si vergognava d'aver fatto la parte dell'indecisa, di quella che avrebbe volentieri fatto dietro-front per lasciare tutti soli in quel gran casino.

Da lì, da quella prigione, da quel nascondiglio improvvisato di dita e lacrime, sentì chiaramente qualcuno sospirare: Malfoy. Già, pensò, dev'essere difficile starsene in una stanza con una Natababbana, un Mezzosangue ed un traditore del proprio sangue!

Solo che, d'un tratto, non le importò più nulla: ciò che era, ciò che era stato, ciò che sarebbe successo. Solo il presente contava, un presente ch'era ancora incerto.

Udì chiaramente la voce di Ron, smaniosa d'essere ascoltata, borbottare: “Potremmo dirlo alla preside ...” in maniera un po' indecisa, e se lo figurò con le sopracciglia tese verso il basso e con un'espressione pensierosa, così rara sul suo volto, ma che appariva sempre più spesso ormai.

Scherzi?” borbottò Draco. La Granger se lo immaginò alzare gli occhi al cielo, seccato. Improvvisamente non provò altro che odio nei suoi confronti, tanto odio, ma anche molta riconoscenza per l'aiuto che provava a dar loro. “S'arrabbierebbe. È pomeriggio, c'è una partita in campo e noi eravamo nei sotterranei. Da espulsione!” finì, eliminando categoricamente quell'opzione.

“Già, ma potrebbe aiutarci” considerò Hermione, senza uscire dal suo nascondiglio. Si appoggiò meglio al letto dov'era seduta e sospirò, stanca.

Non ne poteva più, davvero.

“No, non credo sia il caso.” sussurrò Harry, con voce sicura. “Sai com'è fatta. Non c'è più Silente, ormai...”

“Per poco” asserì solennemente Draco, e la mora provò uno strano senso d'inquietudine. Uscì dalle sue mani e, parlando un po' a tutti un po' a nessuno, sussurrò:

“Silente è morto. È davvero giusto riportarlo in vita? Non rischieremo di … Sì, insomma, cambiare la storia?”

Al che calò un silenzio tombale. Il ticchettio dell'orologio era il rumore più forte nella stanza e la ragazza si sentì improvvisamente fuori luogo, osservata da quei tre in preda ad un brain storming*.

Draco si schiarì la gola. “Non è detto che... Hmmm, debba tornare a vivere.”

“Ma...”

“Potrebbe anche aiutarci in qualche altro modo, no?” considerò il ragazzo, soppesando bene le parole. Hermione lo trovò meno stupido e più bello, ma seppellì quei pensieri con un'ondata di panico.

“Non credo sia giusto!” ripeté, sgranando gli occhi. “Silente è morto, e chi è morto deve restare dov'è! Tutte le storie come questa sono andate male... Pensiamo ad Euridice, ecco...”

“Hermione” la placò Harry, che cominciava sempre più a trovarla isterica, senza però fargliene una colpa. Anche lui era fuori di sé. Sudava freddo, tremava. Si sistemò gli occhiali ed Hermione lo osservò, seria. “Andrà tutto bene. Non credo sia il caso di fare esempi simili, poi.”

“No che non lo è” asserì Ronald, con voce divertita. “Io nemmeno so chi è, questa...”

“Euridice.” La mora si trattené dall'impulso di spiegargli il mito, proprio come una brava “maestrina”, solo grazie allo sguardo seccato che il biondo glaciale le lanciò.

“Sentite, ragazzi” borbottò Draco, tirandosi su in piedi. Gli altri lo sguardarono dal basso, impotenti. “non credo che sia il caso di tormentarci così. Presto mi arriverà una risposta dai miei amici” lanciò un'occhiata alla mora, che distolse lo sguardo “ma nel frattempo dobbiamo vivere normalmente, okay?”

“Perché dovremmo fidarci di te?” gli sibilò contro Ron, chissà per quale motivo in maniera acida e scontrosa.

Draco alzò un sopracciglio, strafottene. “Perché io” si indicò, in tutta la sua eleganza. “sono la vostra unica chance.”

Hermione tornò a seppellire il viso nelle mani.

Già, era proprio così. E se era quello il loro piano (aspettare degli amici di Malfoy!), beh, erano messi malissimo, anzi, di più.

 

RED.

Com'erano riusciti a fuggire dal palazzo de Viller, Gwen non riuscì proprio a spiegarselo.

Fatto stava che ora camminava per le viuzze della città, mano nella mano col bellissimo Gideon, tenendo stretta a sé una lettera per Malfoy.

Loro sapevano a chi darla.

Ovunque era pieno di maghi. C'avrebbero pensato loro.

Gideon era pallido, un po' febbricitante e molto stanco. Guardò Gwen come si guarda la cosa più bella al mondo e, mentre sfrecciavano per le vie grige della città, le sussurrò: “Ti amo.”

“Anche io, Gideon.” ricambiò Gwen, senz'alzare lo sguardo da terra, preoccupata. “Appena questa cosa finirà” continuò poi la ragazza, quando già Gideon aveva rinunciato a qualche tipo di dialogo con lei da un po' “andremo alle Maldive per un po'.”

“L'idea mi alletta, principessa” annuì il ragazzo, evitando per un soffio una donnetta tonda e bassa, che pareva una palla, con una piccola borsa della spesa in mano. Le domandò scusa e proseguì, indifferente alle sue accuse (Ragazzaccio!). “Ma questa cosa, come dici tu, quando finirà?”

Gwen gli lanciò un'occhiata, sospirando. Si infilò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e, con fare materno, sussurrò: “Finirà quando dovrà finire.”

“Molto saggio.”

Entrarono nella locanda.

Era un piccolo bar dall'aria preistorica: l'insegna, “Andy's”, era scrostata a quasi illeggibile, fatta di solo legno in qualche punto. Qua e là sul muro c'erano delle lanterne, appese per far un po' di luce in quell'angolo buio della città, e all'entrata, appena sotto ad una finestra così lurida che era impossibile vedere all'interno, c'era un tavolino con un piccolo menù quasi del tutto scolorito appoggiato sopra. “Menù del giorno – dieci euro anche a cena!”. Hmmm, pensò Gwen, molto allettante.

Quindi i due entrarono, fingendo di non sentire l'odore di chiuso e puzza, puzza vera, di quel postaccio. La ragazza si fece largo nell'ambiente mal illuminato tra tavolinetti e seggiole dall'aria instabile e rallentò solo quando calpestò quasi un piccolo cane pulcioso e spellacchiato.

Allora sentirono la voce. Proveniva proprio dal luogo dov'erano diretti, la Cassa. La Cassa era costituita soltanto da un pezzo di legno appoggiato su delle sedie, sopra al quale non c'era nulla se non un cartello con l'orario (“Lunedì – sabato: 9 – 22. Domenica: 10,30 – 22.”).

Gideon pensò, distrattamente, che quel locale doveva esser privo di clienti da chissà quanto, oramai. Era così repellente che sarebbe dovuto essere smantellato e distrutto per sempre, ma ovviamente no, non si poteva: lì c'era la magia, le streghe, i maghi, i Malfoy!

“Ragazzini.”

“Scusi … Lei è...”

“Non pronunciare il mio nome” rimbeccò il mago Gwen, che sembrò farsi piccola piccola per l'errore commesso.

“Scusi. Questa è per...”

“Sì, già lo so.” il mago dalla voce burbera e roca strappò la lettera dalle mani di Gwen, letteralmente.

Anche se l'avesse aperta, c'avrebbe capito ben poco: più che una lettera era un telegramma di poche righe che confermava l'incontro della domenica.

L'uomo guardò la carta bianca della lettera per un po', come se vi potesse leggere dentro, poi annuì con un'espressione indecifrabile che né l'eccentrica Gwen né l'esperto Gideon riuscirono a decifrare.

“Bene, la invierò personalmente al signor Malfoy” annunciò alla fine, ficcandosi la lettera in una delle innumerevoli tasche dell'abito logoro e sporco.

Gwen, pignola, specificò: “Draco. Il figlio.”

“Sì, lo so.”, commentò il mago, che sembrava volerle strappare un braccio a morsi per la sua 'insolenza'. Gwen però non arretrò, lo sfidò con lo sguardo e vinse, pure.

Gideon nonostante tutto pensò che aveva fatto bene a specificare.

Già, ma ci mancava soltanto che quella lettera così importante e segreta finisse nelle mani del Malfoy più anziano, che sarebbe andato su tutte le furie rendendo pubblico l'incontro.

*Brain storming, letteralmente: tempesta di cervelli.

 


ANGOLO AUTRICE.
Et voilà! Questo è il capitolo 3. 
Che ve ne pare? Susu, recensite! :3
Sono particolarmente allegra perché, wow!, abbiamo saltato un'interrogazione di Greco ... W-O-W.
Ad ogni modo ... By the way ... (lol), ora vado <3 Mi raccomando ! recensite un po'! susu <3 <3 :D


►►Meme1.

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-In the end,
 ►In the end (Emily Parker.
Jake Frost.
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Tre ragazzi , storie diverse , diverse fini.
E' che , se nella vita inizi male , finisci peggio.
Non sempre , però ... (continua))

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-We'll be all right, just not tonight. We'll be all right. Just not tonight. (Gwen si è trasferita ormai da sei mesi in un piccolo paesino di montagna, dimenticato da Cristo e da tutti. Lei non ne sa molto delle bande che girano per il paese, ma ben presto riesce ad intravedere qualche scena di sangue, capendo così che il bellissimo Ryan di cui si è (forse) innamorata, non è del tutto normale, né lo sono i suoi amici. 
Assieme all'amica MJ inizierà a scoprire un mondo nuovo.
“No, non c'è tempo. Se non vuoi sconosciuti, verrò io a vivere con te. Lascerò loro tutto il mio appartamento, okay? Sì, è okay” dice, senza farmi rispondere. “Perfetto. Così non avrai paura dei coinquilini.” (continua))
meme1, autrice su EFP <3 

  
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