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Autore: Afaneia    31/10/2013    1 recensioni
È passato circa un anno dal ritorno di Rosso a Biancavilla e la sua storia con Blu pare finalmente essere stabile: Missingno ha abbandonato la sua mente e lui ha rinunciato alle sue ambizioni per vivere una vita quieta e serena. Persino Giovanni è ormai tornato per restare. Tutto sembra perfetto, finalmente, e Rosso e Blu decidono di fare il passo forse più importante della loro vita: quello di adottare un figlio.
Diventare genitore sarà senz'altro un'esperienza nuova per Rosso, che in vita sua non ha conosciuto mai che la solitudine delle cime innevate, e che non ha avuto molto tempo per essere bambino, quando era il momento; ma ad aiutarlo nel trovare la sua strada verso la paternità sarà forse la persona che meno si aspettava, ma che più di tutte al mondo pare comprenderlo, Giovanni, che ancora deve convivere con lo spettro di Mewtwo...
Il più grande desiderio di questi due uomini così diversi sembra ora quello di trovare la pace negli occhi dei loro figli.
(spin off della Saga della Prescelta Creatura; sconsiglio caldamente di leggerla a chi non avesse letto le precedenti).
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Giovanni, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Buonasera a tutti!

Finalmente riesco a postare il mio capitolo preferito di questo racconto, il capitolo, soprattutto, nel quale maggiormente m'identifico. Ve lo posto con un caro ringraziamento a Cristal_93 e a Fiulopis per le recensioni.

Che dire? Vi lascio al capitolo. Buona lettura e, già che ci siamo... buon Halloween! 

Afaneia

"Oh! Speravo, signori, che avreste amato la mia aquila, che il vostro amore avrebbe dato una ragione d'essere alla sua bellezza... Ecco perché mi davo a lei e la nutrivo del sangue della mia anima... Ma vedo che sono il solo ad ammirarla..."

"Io vivevo per lei, ma lei, perché vive?... Aquila, che ho nutrito con il mio sangue, con la mia anima, che con tutto il mio amore ho accarezzato... dovrò dunque lasciare la terra senza sapere perché ti amavo? Né quello che farai né quello che sarai dopo di me, sulla terra... sulla terra, io ho invano...io ho invano interrogato."


(André Gide, Il Prometeo male incatenato)


Rosso aveva dovuto imparare ad accettare la presenza di Giovanni nelle loro vite. Certo, non era una presenza oggettivamente ingombrante; non pretendeva certo di irrompere in ogni momento a casa loro, o d'intromettersi nella gestione del loro privato. Tuttavia, talora passava a trovarli. Non sempre però telefonava prima, e capitava a volte che non trovasse Blu in casa. In tal caso, tuttavia, affermava di non voler disturbare, e si apprestava ad andarsene. Rosso si trovava allora costretto a invitarlo a entrare.

Finalmente un giorno trovò il coraggio di dirgli: "No, Giovanni, che non disturbi. So che passi a trovare Drake più che Blu, e hai tutti i diritti di farlo, poiché sei suo nonno esattamente come lo è mia madre; perciò non importa che fingi di non voler disturbare. Hai tutti i diritti di vedere Drake. E comunque, siamo soli per la maggior parte della giornata. Vieni!"

Da allora, Giovanni cominciò a venire più spesso a trovarli, inducendo Blu a tornare a casa prima dalla Palestra. Spesso portava qualche regalo per Drake: pupazzi, calzini, tutine, libri illustrati, giocattoli istruttivi con lettere e numeri.

"Giovanni!" lo rimproverò Rosso un giorno. "Questi sono giocattoli molto costosi."

"Lo so, Rosso, e meglio di te" replicò Giovanni con calma. Sorrideva. "Se glieli porto è perché posso permettermi di farlo. Tu non preoccuparti."

Rosso non era precisamente soddisfatto da questa risposta: lui sapeva da dove proveniva quel denaro. Tuttavia era lo stesso denaro col quale era stato allevato Blu, col quale la casa in cui vivevano era stata acquistata, e sarebbe stato ipocrita farglielo notare.

Era un enorme pupazzo a forma di Dewgong, coperto di una morbida peluria bianca da sembrare autentica – era davvero un giocattolo di qualità, un giocattolo costoso, di certo. Si rassegnò, e disse: "Allora... grazie. Drake ora sta dormendo, però. Glielo metterò accanto, così lo vedrà quando si sveglierà. Vieni, entra pure."

Si allontanò dalla porta e Giovanni entrò con la giacca in mano. Rosso aveva aperto le finestre, e l'aria fresca entrava piacevolmente: era un maggio caldo e promettente. Aveva messo Drake nel box, per tenerselo vicino lontano dai riscontri d'aria, ma Drake si era stancato di giocare e aveva finito per addormentarsi. Giovanni lo guardò teneramente: Drake pareva quieto e sereno, addormentato sulla pancia. Rosso si chinò su di lui e gli appoggiò accanto, badando a non svegliarlo, l'enorme peluche.

Si sollevò e scomparve in cucina. Faceva molta fatica ad accettare di passare del tempo da solo con Giovanni, ma per amore di Blu si era ripromesso di comportarsi correttamente; e poi, c'era qualcosa in Giovanni che lo attirava. Forse, come gli aveva detto lui stesso, erano i fantasmi che li avevano accomunati per anni.

"Mia madre ci ha portato del succo di fragole, stiamo cercando di finirlo prima che vada a male. Ne vuoi un po'? A Blu piace molto."

"Lo prendo volentieri se ne prendi anche tu.

No, non sembrava davvero il crudele capo del Team Rocket, l'uomo che aveva tanto dolore disseminato, tante creature ucciso. Rosso prese due bicchieri alti, sottili e vi versò il succo di sua madre.

"Sei venuto qui solo per portare quel Dewgong?" domandò ad alta voce. Non era una domanda aggressiva, o meglio, in qualunque altra situazione lo sarebbe stata; ma tra lui e Giovanni no, non era.

Ritornò in salotto. Giovanni si era seduto sul divano, davanti alla televisione spenta; Rosso appoggiò sul basso tavolino i due bicchieri e si sedette di fronte a lui. "Sapevi bene che Blu era in Palestra, vero?"

"Sì, lo sapevo" rispose profondamente Giovanni. "Ma ti dirò la verità, Rosso... avevo voglia di chiacchierare un po' con te. Oltre che di vedere Drake, ovviamente."

"E a me che volevi dire?" replicò Rosso. Era a piedi nudi: era vestito di abiti da casa, con morbidi jeans strappati e una maglietta bianca sulle spalle larghe, sul petto ampio.

"Non so, Rosso... nulla di che. Ho piacere di stare qui con voi, con Drake, con... con te, anche. Io e te ci capiamo molto bene. Non trovi?"

Rosso sorrise appena, chinando il capo. Alzò le spalle, e replicò: "Sì, mi pare di sì."

Rimasero in silenzio per un po' di tempo. Poi Giovanni riprese: "C'era qualcosa che volevo chiederti" proseguì allora Giovanni. Rosso assentì col capo. "Dimmi pure."

"Volevo domandarti se hai sfidato di nuovo Mewtwo, dopo... dopo quel giorno."

Se Rosso fosse stato un Pokémon, avrebbe rizzato le orecchie e si sarebbe messo in guardia contro un nemico. Ma era solo un semplice essere umano, e dovette accontentarsi di spostarsi lentamente sulla poltrona, così da appoggiare sul tappeto i piedi nudi e bianchi, ma segnati e ispessiti dai calli di dieci anni di fatiche. Guardava fissamente Giovanni: il suo sguardo era fermo e sicuro, il suo respiro lento e regolare. Voleva solo saperlo.

"L'ho rivisto" disse semplicemente. "Sono sceso negli abissi della Grotta Ignora, l'ho cacciato, l'ho trovato..."

"Lo hai sfidato?" esclamò Giovanni: gli occhi gli brillavano.

"No!" disse Rosso a bassa voce, e quella luce si spense. "O meglio... sì, l'ho sfidato, maè stato lui a non raccogliere la mia sfida. Non volevo combattere con me. Ha respinto i miei attacchi, ma senza reagire."

"Non voleva più combattere?" chiese debolmente Giovanni. Il suo sguardo era mesto e ansioso, come se la sua voce parlasse di un amore lontano.

Rosso negò col capo. "No, non voleva. Celebi l'aveva assunto tra i Pokémon leggendari, gli aveva dato l'immortalità, ma soprattutto l'aveva liberato dalla prigionia nella quale tu l'avevi rinchiuso."

Giovanni tacque a lungo. Poi, a bassa voce: "Era sereno?"

Rosso rifletté per lunghi secondi su quella domanda. Era un ricordo lontanissimo (era successo quasi dieci anni prima) eppure quell'attimo era ancora presente alla sua mente.

"No, ancora non lo era. Era ancora arrabbiato, ancora infelice per la sua nascita, per ciò che gli avevi fatto fare. Ma voleva diventarlo, voleva conquistare la propria serenità: e proprio non accogliere la mia sfida era la più immediata soluzione che conoscesse."

Il bagliore degli occhi azzurri di Mewtwo aveva illuminato le sue notti per lunghi, lunghi anni sulla vetta dell'alta montagna di Johto; ma Luisa gli aveva poi parlato della sua quiete, della sua ritrovata pace. Mewtwo era ormai lontano dai tormanti terreni, carnali della lotta, degli scontri continui; era un Pokémon leggendario, anche se il meno etereo di tutti."

Giovanni assentì, sì, ma senza convinzione: rimase immobile, in silenzio con lo sguardo chino sulle ginocchia e, stretto in una mano, il bicchiere ancora pieno.

Finalmente Rosso parlò. Disse: "So cosa vuoi. Vorresti rivederlo, parlargli, dirgli che ti dispiace, che eri cieco e avvinto; che ora che sei libero, sei dispiaciuto, ma sai d'aver vissuto una vita intera solo per creare la sua; che non vuoi che ti ringrazi, ma che ti odi un po' meno; vorresti che ti perdonasse; vorresti, semplicemente, rivedere i suoi occhi per una volta, e in essi trovare pace, poiché sapere di aver rubato e ucciso, ma per generare una creatura serena e in qualche modo felice, sarebbe certo un po' meno terribile che sapere d'averlo fatto per creare un essere infelice di vivere..."

Si pentì quasi d'avergli parlato così... a nessuno si dovrebbe parlare così! Giovanni taceva, tuttavia le dita strette attorno al bicchiere parevano tremare. In quel momento si udì il pianto di Drake, e subito Rosso balzò in piedi e scomparve dal salotto. Vi ritornò dopo vari minuti col bambino avvinghiato al collo.

"Hai visto, Drake? È passato a trovarci il nonno. Hai visto il bel peluche che ti ha portato? È un Dewgong! Con Dewgong puoi giocare, puoi dormire... hai sentito quanto è morbido?"

Giovanni lo guardò dalla poltrona, scrutando il suo fisico tormentato e muscolare, segnato in superficie da vene pulsanti e, in taluni punti, alcune cicatrici...

"Sembri un papà delle riviste" disse guardandolo.

A Rosso scappò una risata a quell'idea. "Tu dici?" domandò, appoggiando le labbra sulla fronte di Drake: era proprio uno di quei padri modello, bello come una divinità.

"Sì, dico. Sai, di qualche pubblicità..."

"Perché cambi così argomento?" domandò allora Rosso, sedendosi di nuovo sulla poltrona con Drake in braccio. Subito Drake protese le braccia verso il nonno, ma Rosso intuì che non era il momento e lo trattenne.

"Cambio argomento perché hai ragione" mormorò Giovanni. "È così, è proprio come hai detto: vorrei rivedere Mewtwo, vorrei incontrarlo, parlargli... domandargli se, ancora, si ricorda chi io sia... Vorrei che non mi avesse dimenticato, e che magari solo un po' del suo rancore fosse sfumato, scomparso... è come dici, mio caro ragazzo, è esattamente come dici tu. Che altro dovrei dire che tu non mi abbia già detto?"

Tese le braccia al bambino. Rosso si alzò e glielo passò al di sopra del tavolo: tra le braccia di Giovanni, un colosso robusto quanto e più di un armadio, Drake sembrava davvero scomparire.

"Non ha ancora cominciato a parlare?" domandò Giovanni, accarezzandogli il capo morbido e ricciuto. Drake intrappolò le sue dita con una mano paffuta.

"Ancora no. C'è tempo, è ancora troppo piccolo" rispose Rosso con calma. In effetti Drake aveva poco più di sei mesi.

"Voglio proprio sapere cosa dirà la prima volta" disse Giovanni. "Diventerai un grande allenatore, proprio come i tuoi genitori, sai, Drake? Me lo sento."

"Ce lo sentiamo tutti" disse Rosso ridendo. "Spero tanto nel suo futuro, Giovanni. Non voglio a tutti i costi che diventi un allenatore, no, no: potrà fare nella sua vita tutto ciò che desidera, che sia onesto, ovviamente" soggiunse guardandolo in tralice. "Tutto ciò che della sua vita m'importa, è che i suoi occhi non diventino rossi mai, non del rosso che ardeva nei miei; che scelga sempre in libertà, che non sia costretto da nessuno, e che nessun fantasma vegli mai le mie notti... non voglio che soffra quanto io ho sofferto, non voglio che, semplicemente, debba rinunciare a vivere anche un anno solo della sua vita, in nome di qualcosa che non potrà raggiungere mai..."

"Te ne penti?" domandò Giovanni a bassa voce.

"Non chiedermelo ancora, Giovanni; lo sai; sono pentito, ma rifarei ogni singola cosa, ogni singolo passo con la stessa passione, la stessa convinzione di allora; ciò che ho fatto, l'ho fatto per amore, e non cambia molto che l'amore fosse per Blu o per Drake, o per il mio sogno o per me stesso..." O per Missingno, soggiunse tra sé e sé, ma non disse niente al riguardo, poiché nessuno in tutto il mondo conosceva Missingno, a parte lui e pochi altri.

"Te ne penti, tu?"

Calò un silenzio profondo, abissale. Poi Giovanni, con voce flebilissima, mormorò: "Sì." E subito dopo riprese, carezzando con l'enorme mano il morbido capo di Drake: "Ciò che tu hai perduto, lo hai ritrovato dopo non molto: Blu ti ha aspettato..."

"Ma Ambra! Tu sai dov'è Ambra? Lei non mi ha aspettato! Blu è cresciuto senza ch'io lo vedessi... Mewtwo, senz'avermi amato, è fuggito, lui che tra tutti ho scelto per dedicargli la mia vita... ah, non credi che sia una tragica, terribile fatalità? Che proprio Mewtwo, che con tutto il mio amore ho generato... che proprio lui tra tutti mi abbia abbandonato?"

Calò un silenzio che Rosso avrebbe disperatamente voluto interrompere parlando, rispondendo, dicendo qualsiasi cosa... ma non seppe che dire. Chinò gli occhi cercando di parlare e tuttavia...

Drake cominciò a piagnucolare facendo smorfie, come faceva sempre quando aveva bisogno di farsi cambiare. Rosso balzò in piedi, sentendo da qualche parte dentro di sé di poter cogliere quell'occasione per far cadere la conversazione, far finta di nulla, non tornar più sull'argomento... ma d'un tratto non gli parve onesto, e si fermò. Giovanni si alzò e gli passò lentamente il bambino; pareva deluso, come se avesse tentato, per anni, di trovare una risposta a una domanda che lo aveva tormentato, ossessionato, assillato nell'esilio tetro dei suoi lunghi anni, come se quel giorno avesse fatto un tentativo ultimo, supremo nel chiederlo a Rosso, l'unico essere al mondo a conoscere la sua verità; come se, dopo il doloroso sforzo per porla, quella domanda, avesse visto crollare ogni sua speranza e non in una risposta vaga, ma nell'assenza di una qualsiasi risposta... Rosso non si sentì capace di lasciarlo così, sospeso nel vuoto, e decise di rispondere.

"Non è una fatalità" mormorò semplicemente e come combattendo per trovare la forza per mormorare quelle parole. Trovò la forza e proseguì, cullando Drake per poter parlare per quei pochi momenti: "Com'era mio destino di vagare, per anni, inseguendo quel vano mio sogno, così era il tuo quello di sprecare la tua vita creando Mewtwo, un essere che sfuggiva alla tua volontà, un essere nato per diventare divino..."

Allora si rifranse il dolore di Giovanni; fu un attimo, un battito di ciglia; Giovanni mosse un passo avanti e gridò con voce terribile, tonante: "Ma l'ho creato io, io! Io ho dato la mia vita per lui, e lui mi ha abbandonato! Io, io sono solo, ora! Io sono espulso dalla società civile! Io ho perduto mia moglie, io ho ucciso, io ho rubato, io sono condannato! Io, io ho perso tutto, e loro credono che io l'abbia fatto perché Mewtwo fosse libero? Perché lui libero e io no, lui divino e immortale, e io... son rimasto solo, io! E di tutto ciò per cui ho lottato, oer cui ho pianto e ho perso, non ho avuto nulla, io! Né di rivedere i grandi occhi di Mew, né di parlare per l'ultima volta con l'essere che ho generato, vendendo l'anima e l'impero..."

Cadde spossato sul divano, incapace di parlare ancora, di urlare. Drake piangeva infastidito e Rosso corse al piano di sopra, disperatamente cercando di capire, di...

Quando ne riemerse, tornò a sedersi cullando Drake, senza osare di guardare Giovanni in volto. Dal divano, l'uomo li scrutava con occhi spenti e vacui.

"Mi dispiace, Giovanni" mormorò Rosso senza guardarlo. "Mi dispiace, so che...". Non sapeva cosa dire.

"No, non sai, Rosso" disse Giovanni con voce spenta. "Hai un compagno, hai un bambino meraviglioso. Hai perduto dieci anni di vita, è vero, ma ora sei qui, hai una vita, hai una famiglia. Ti pare che abbia lo stesso, io? Non hai avuto Ho-Oh, ma hai ritrovato ciò che avevi già lasciato, al tuo ritorno. Certo, ho ritrovato Blu, so che stai per dirlo; ma non è più il bambino che ho lasciato; era cresciuto mentre io non c'ero, s'era fatto uomo, creato una famiglia..."

"Non hai avuto Ho-Oh, ma non l'hai perduto. È diverso. Non hai avuto il tempo di amarlo... io l'ho avuto, ma così poco! E mai, mai Mewtwo ha saputo che lo amavo. Era ciò che mi meritavo, per ciò che avevo fatto: ero stato malvagio, spietato; ma altri aveva deciso che dovevo esserlo! Non era proprio tutta colpa mia! Ma ugualmente, sono stato punito solo io..."

Rosso si sentiva profondamente colpito dalle sue parole. Scrutava il volto paffuto di Drake tra l sue braccia, ancora senza osare guardare Giovanni.

"Se io trovassi il modo" cominciò a voce bassa "Se io trovassi il modo di farti vedere Mewtwo, una sola volta, di farti parlare con lui per qualche minuto... se io vi riuscissi... pensi che troveresti pace?"

"Ah! E chi può saperlo?" domandl Giovanni. "Credevo che riuscire a generare Mewtwo, dopo lunghi anni, potesse darmi pace, eppure sappiamo tutti com'è andata. Mio caro ragazzo! Ti ringrazio del pensiero che hai avuto, ma tu per primo sai che non è possibile trovare Mewtwo. No, no, Rosso: questo è solo lo strano gioco della fatalità: io e te abbiamo dovuto essere condannati perché altri potessero essere liberi... ciò che c'è di sbagliato, è che non ci è stato chiesto il nostro parere. Abbiamo dovuto dare la nostra vita, volenti o nolenti, per fare la felicità altrui... oh, non credere che per Mewtwo non l'avrei fatto, sai! Tutta la mia anima avrei dato per lui, e volentieri, se l'avessi saputo; ma avrei voluto sapere ciò che mi aspettava..."

Se Rosso avesse potuto, si sarebbe alzato in piedi, guardandolo con occhi fiammeggianti. Ma Drake scalciava inquietamente tra le sue braccia, e Rosso rimase seduto sul divano.

"Giovanni" disse allora con voce nitida e ferma, guardandolo con occhi decisi e alteri "Ascoltami! Tu sai che io ti ho sempre odiato, che ho fatto di tutto per distruggere il tuo impero, e che non me ne pento; ma sai quanto io e te condividiamo, anche, e che ti capisco come nessun altro al mondo è capace. Se fossi certo di non poterti aiutare, non te ne avrei mai parlato; ma so di poterlo fare, e ti giuro che lo farò."

Giovanni l'aveva scrutato in silenzio, assorto, privo d'espressione. Non era un momento glorioso, monumentale con quel bambino tra di loro, ma le sue parole erano importanti, forti...

"Va bene, Rosso" mormorò. "Ti ringrazio, mio caro ragazzo, ti ringrazio molto. I tuoi pensieri sono molto nobili, come lo sono sempre stati da quando eri piccolo, e li accetto nella stessa buona fede con cui me li rivolgi. Ti ringrazio molto."

Giovanni rimase con loro tutta la sera, e non ne parlarono più, né vi accennarono nei giorni seguenti. Ma non appena, dopo cena, se ne fu andato, Rosso inviò segretamente un messaggio a Luisa dal suo Pokégear.

   
 
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