Ringrazio
chi ha letto e aika_chan per la recensione: cara
spero che tu legga anche questo capitolo e mi dica che ne pensi! Per il resto
ecco il nuovo capitolo, mi aspetto qualche recensione! Anche
se non vi piace, le critiche sono ben accette!
Piccoli
chiarimenti: il protagonista è Shuichi, ma siccome la
storia sarà un po’ diversa e AU ho pensato di cambiargli il nome, però è sempre
lui!
Capitolo 2
È una bella giornata. Il sole è alto nel cielo, fa così caldo che
si potrebbe andare a mare e gli uccellini cinguettano tranquilli. Tutto perfetto, se solo non fossi rinchiuso in aula con il
professore di lettere che sta interrogando da due ore. Ho talmente sonno
che ho rischiato più volte di addormentarmi sul banco. E
non c’era nemmeno Ray a svegliarmi. Quello stronzo, neanche me l’ha chiesto
di fare filone con lui!
Steve, Steve!
Ohi Steve!
Mi giro scocciato
Che vuoi?
Ho sentito che avete un provino alla Gaia Records!
Che fortuna, voglio venire a sentirvi!
Lo sapevo che Dan non riusciva a tenere
la bocca chiusa. Quando lo vedo mi sente!
Non ci provare, stattene a casa!
Mi rigiro irritato al massimo. Quello già non lo sopporto, poi mi rompe anche col provino! Ci ho pensato
tutta la notte, lo testimoniano le occhiaie che nemmeno il correttore di mia
sorella è riuscito a coprire. Non che io gli avessi chiesto di truccarmi come
una donna!
Steve, steve!
Ancora, oggi non riesco a stare in pace. Giuro che al prossimo che
mi chiede del provino gli infilo la testa nel water.
Il suono della campanella mi riscuote, mi ero
appisolato. Sbadigliando, percorro il corridoio e attraverso il cortile,
raggiungendo Keira e Dan
che si divorano la faccia appoggiati al cancello. Gli
passo affianco dando a lui uno scalpellotto e
ricevendo in risposta un dito medio alzato
Deficiente, dovevi raccontarlo proprio a tutti altrimenti non eri
contento vero?
L’ho detto soltanto a Josh!
Ah ecco. Rimangio quello che ho detto prima: non sei un deficiente,
sei molto peggio!
Non riesco a crederci, l’ha detto a Josh, la gazzetta dell’istituto!
Me ne vado senza salutare, bestemmiando contro Ray
che mi ha lasciato a piedi, quando uno stridio di gomme sull’asfalto mi fa
voltare. Non capisco nulla. So soltanto che mi ritrovo a terra, con un dolore
atroce al braccio e bloccato con le spalle la muro dal cofano di un auto. Cerco di alzarmi, ma le gambe cedono e mi sfugge un gemito.
Ehi stai bene, sanguini?
Una voce sconosciuta mi chiama, ma sono troppo scioccato per rispondere. Mi sento sollevare con facilità e appoggiare
su qualcosa di morbido, poi il buio
Mi fa male la testa, come quando prendo una mega
sbronza, ma non ricordo di aver bevuto. Mi alzo e mi accorgo di avere la testa
e il braccio destro fasciati. Sono in un grande
salone, probabilmente di un appartamento lussuoso, seduto su un divano di pelle
nera duro come il marmo. La domanda da un milione di dollari è: come diavolo ci
sono arrivata e perché sono qui?
Ti sei svegliato finalmente. Avevi intenzione di rimanere da me per
la notte?
Un angelo. Se non fosse per quel tono di voce
scontroso ed irritante giurerei si essere al cospetto di uno splendido
angelo.
Dici qualcosa o vuoi rimanere ancora con quell’ espressione da ebete?
Ok non è affatto un angelo,
soltanto uno splendido stronzo.
Cosa ci faccio qui?
Hai attraversato all’improvviso la strada. Non sono riuscito a
frenare in tempo e ti ho investito. Tu sei svenuto e siccome non sapevo dove
abitavi e non volevo creare problemi con la polizia, ti ho portato a casa mia.
Comincio a ricordare, ma non mi sembra di aver attraversato all’improvviso
Diciamo piuttosto che mi sei venuto addosso perché eri distratto
Mi guarda talmente male che se uno sguardo potesse uccidere sarei
già sotto terra. Senza dire una parola sparisce in un’altra stanza e dopo un
attimo di esitazione lo seguo. Saltellando, perché non
riesco a poggiare il piede a terra.
Entro in una cucina grande
quanto il salone, pulita e ordinata da sembrare una di quelle esposte in un
mobilificio.
Mi siedo a tavola e lo osservo mentre prepara qualcosa
da mangiare. Sembra un gigante, sarà alto più di 1.80m.
Sono un po’ geloso, io non arrivo al 1.70 m. Sono bassino
ed ho ancora l’aria da ragazzino, anche se ormai ho 18 anni. Sicuramente lui
avrà più di 20 anni, 24 all’incirca. Biondissimo e con grandi occhi dorati, avrà
uno stuolo di donne ai suoi piedi.
Tieni, mangia.
Si siede di fronte a me; cerco di mangiare, ma ho lo stomaco chiuso
Comunque io mi chiamo Steve
Non alza la testa dal piatto, fa finta di
non avermi sentito. È davvero un tipo odioso, e ora che guardo bene l’orecchino
che porta al lobo sinistro gli sta malissimo.
Ha finito di mangiare. Posa il piatto nel lavandino e se ne va, ma
io ostinato lo seguo.
Allora mi dici come ti chiami? È educazione presentarsi.
Mi guarda scocciato e la mia antipatia per lui aumenta.
Yuki
Si volta e afferra una camicia dall’armadio. Si cambia
tranquillamente, come se non ci fosse un estraneo che l’osserva. Ha la
carnagione più chiara che abbia mai visto, sembra una
bambola di porcellana.
Che nome insolito
Indossa anche la giacca e la cravatta. Ha un’ aria
molto matura, come un uomo d’affari.
Mia madre era giapponese
Prende una borsa, una di quelle per i computer portatili, e cambia
stanza. In salotto cerca qualcosa, e io continuo ad osservarlo. Ci metto un po’
a rendermi conto che il mio cellulare sta squillando, esattamente fin quando Yuki non me lo sventola
sotto il naso
Pronto?
Sei un coglione!
Ray che c’è?
Una pausa. È infuriato, ma non capisco perché. Che
sappia già dell’incidente?
Mi chiedi che c’è? Ti rendi conto di che ore sono?
In realtà no, perché?
Come perché? Idiota che non sei altro sono
le sei e tra pochi minuti abbiamo il provino!
Merda, sono nella merda!
DOVE SEI?
Mi ha stonato, ma me lo merito
È una lunga storia, poi ti
spiego
Se non arrivi in tempo preparati a morire. Avrò
la tua testa.
Riattacca. Come una furia raccatto la mia
roba, infilo le scarpe e mi precipito alla porta. Cerco di aprirla
ma è chiusa a chiave e non riesco a trattenere un’ imprecazione. Con calma
Yuki la apre e mi afferra le spalle
prima che possa schizzare via.
Grazie dell’aiuto, ma vado di fretta
L’avevo intuito
Tento di divincolarmi, ma è troppo forte
Allora?
Allora se ti calmi e mi dici dove devi andare ti accompagno io con
l’auto
Sono sbalordito, cos’è tutta questa gentilezza?
Devo andare alla Gaia Records
D’accordo
Lo seguo in garage e saliti in auto partiamo. Guida come un pazzo, ma meglio così. Forse non sono ancora morto.