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Autore: Nata dalla Tempesta    05/11/2013    4 recensioni
-Se non sbaglio...- la voce di Desari interruppe il corso dei miei pensieri -...noi due non avevamo ancora finito.-
Sorrise maliziosa, ed io capii al volo dove voleva arrivare. Mi tolse gli occhiali e mi baciò, affondando le dita nei miei capelli.
Subito dopo eravamo di nuovo insieme, di nuovo uniti in quell'estasi di anima e corpo così meravigliosa, così perfetta da rimanere senza fiato.
"Desari, non so ancora se ti amo. Ma se questo non è amore, di sicuro è la strada per arrivarci."
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ishida Uryuu, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Questa cosa…- fece Desari sollevando la boccetta -…fa davvero schifo! Ha un sapore orribile!-

Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo.
Si stava lamentando del sapore e basta.
Inutile dire che il mio morale era drasticamente sceso sotto le suole più sporche delle scarpe del più basso dei nani.

-Grazie per avermi portato questo…regalo, ma adesso devo proprio andare!- disse Desari mentre prendeva in mano un bouquet di rose bianche e mughetto.

Mi spostai per farla passare, incapace di dire o fare qualsiasi cosa. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era che avevamo fallito, che tutto quello su cui mio padre aveva lavorato era inutile, che ci eravamo gettati da soli fumo negli occhi. Mi ero dato un’infinità di false speranze, avevo abbandonato il mio sacro mondo di razionalità a favore dei famosi castelli in aria.
E a cosa era servito?
Kisuke aveva vinto, e non c’era modo di tornare indietro. Così, con il sapore del fallimento sulla lingua, la guardai mentre usciva dalla stanza e spariva dalla mia vista e, con ogni probabilità, anche dalla mia vita. E stavolta sarebbe stato per sempre.

-Allora? Ha funzionato?- chiese Yoruichi entrando all’improvviso nella stanza.

Mi limitai a girare la testa verso di lei, e rimasi in silenzio. Anche solo respirare mi faceva male da morire.

-Povero cucciolo…- sospirò Yoruichi, incrociando le braccia al petto –Non è ancora tutto perduto. Possiamo lottare, spezzare con la forza quello che li lega.-

-E’ inutile, non lo capisci?- sbottai –Non c’è più niente da fare, è finita! Capito? Per sempre!-

Sentii lo schiaffo sulla guancia solo quando la mia pelle fu in fiamme.

-Non voglio mai più sentirti parlare in questo modo. Che fine ha fatto il Quincy orgoglioso? Quell’uomo forte e caparbio, che mai si sarebbe fermato davanti alle difficoltà? Se ti arrendi adesso sei solo un debole.- andò verso la porta –Ed io non voglio avere nulla a che fare con i deboli.-

Capii dal ticchettio dei tacchi che se ne stava andando, probabilmente si stava trattenendo dal pestarmi a sangue. Presi un lungo respiro per ossigenare il cervello, sciolsi i muscoli del collo e lentamente ritornai verso il luogo della cerimonia.
Una volta arrivato, tutti i presenti erano in piedi e un quartetto di violini suonava la marcia nuziale. Kisuke era in piedi davanti l’altare e sfoggiava un sorriso soddisfatto. La sua postura era rilassata, come quella di chi sa di avere tutto sotto controllo.
Che voglia di strappargli quel sorriso dalla faccia e calpestarlo fino a ridurlo in cenere!

Ebbi giusto il tempo di spostarmi di un passo, che sentii il velo di Desari sfiorarmi la mano. Mi passò accanto senza neanche guardarmi, in verità dubitavo che stesse guardando qualcosa in particolare. I suoi movimenti sembravano rigidi, era come se avesse voglia di finire tutto il prima possibile. Quando raggiunse l’altare, Kisuke le sollevò il velo dal viso e le carezzò una guancia col dorso della mano.
Solo lo sguardo fermo e lievemente minaccioso di mio padre mi impedì di scagliarmi contro quel maledetto per picchiarlo a sangue. Tornai a sedermi, stringendo i pugni fino a scalfirmi i palmi con le unghie.

Il prete che stava dietro l’altare, un uomo di mezz’età, iniziò con il rito nuziale. La sua voce era pacata e gentile, e in qualche modo mentre parlava di fede e speranza riuscì a calmarmi.
Fu allora che notai qualcosa stava cambiando.
Desari stringeva il bouquet un po’ troppo forte, il suo volto era incredibilmente pallido e tremava lievemente. Dal canto suo, Kisuke sembrava non farci minimamente caso e continuava a sorridere.

-Carissimi Kisuke e Desari, siete venuti davanti alla comunità perché la vostra decisione di unirvi in matrimonio sia simbolo della sorgente dell’amore fedele e inesauribile.- disse il sacerdote –Siete venuti a celebrare il matrimonio senza alcuna costrizione, in piena libertà e consapevoli del significato della vostra decisione?- chiese.

-Si.- rispose Kisuke.

Desari si limitò ad annuire.

-Siete disposti, seguendo la via del matrimonio, ad amarvi e onorari l’un l’altra per tutta la vita?-

Di nuovo risposero “si”.

-Siete disposti ad accogliere con amore i figli che concepirete ed educarli secondo le leggi della giustizia e della fede?-

Un altro “si”.

-Se dunque è vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete di fronte alla comunità il vostro consenso e che l’amore che vi lega possa perdurare nel tempo.-

Kisuke porse la mano destra a Desari che, dopo un attimo di esitazione, la prese.

-Kisuke, vuoi tu accogliere Desari come tua sposa, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla tutti i giorni della tua vita?- chiese ancora il sacerdote.

-Si, lo voglio.- rispose lui.

-Desari, vuoi tu accogliere Kisuke come tuo sposo, promettendo di essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo e onorarlo per tutti i giorni della tua vita?-

Eccolo ,il momento che tutti stavamo aspettando. Dopo il suo consenso, Desari sarebbe appartenuta per sempre a lui. Non riuscivo a guardare e respiravo a fatica, così distolsi lo sguardo. Non volevo ricordarla come la moglie di Kisuke, no.
-Io…- disse lei -…io…-

-Non emozionarti cara, è quasi fatta.- la incoraggiò Kisuke.

Il “no” secco e quasi sconvolto riportò la mia attenzione su quello che stava succedendo sull’altare.
Desari aveva lasciato la mano di Kisuke e si guardava intorno, come se fosse spaesata.

-Dara, amore, che ti prende?- chiese Urahara allungando una mano verso di lei.

Lei indietreggiò, mettendo le mani avanti come per proteggersi –Stai lontano da me!- disse con voce tremante –Non toccarmi!-

Notai mio padre che, tra il brusìo incredulo dei presenti, sfoggiava un sorrisetto soddisfatto.
E allora fui certo che il suo farmaco aveva funzionato.
Mi alzai di scatto, uscii dalla fila di sedie e corsi sul tappeto rosso fino all’altare –Desari!- chiamai, allungando una mano nella sua direzione.

Lei si girò piano e, appena i suoi occhi incontrarono i miei, un meraviglioso sorriso si fece strada sulle sue labbra. Scese i gradini che ci separavano e prese la mia mano, portandosela al viso.

-Ci hai messo davvero un sacco di tempo, lo sai?- fu la prima cosa che mi disse.

-Sai com’è, adoro fare scena.- risposi attirandola a me e baciandola, suscitando mormorii concitati e il repentino aumento di reiatsu di Kisuke.

Desari sussultò e guardò verso l’altare con gli occhi sgranati. Anche se era umana, probabilmente aveva avvertito l’aura opprimente di Urahara e si era spaventata.

-Va bene, bei pupi, vediamo di farla finita!- disse Rain dal fondo della sala.

Ci girammo verso di lei e notai che non indossava più l’abito da sera, ma dei pantaloncini bianchi cortissimi che mettevano in bella mostra gambe sode e atletiche, una maglia smanicata a collo alto con la croce dei Quincy al centro e stivaletti bianchi e azzurri. Tra le mani stringeva un arco di reiatsu ed era pronta a scoccare una freccia.
Ma non era il suo abbigliamento quello che mi sconvolse.
Ciò che mi lasciò letteralmente a bocca aperta furono gli occhi di mio padre che percorrevano le gambe di Rain centimetro per centimetro, con una lentezza impressionante.

Sentii improvvisamente freddo al pensiero che mio padre potesse anche solo lontanamente provare attrazione sessuale per qualcuno, e non solo perché lei era la cugina di Desari.
Insomma, non era proprio un giovane uomo! Certo, le infermiere in ospedale lo idolatravano di nascosto come una specie di divinità, ma…insomma, che schifo!
La mia faccia fu certamente notata da Miss-Gambe-Lunghe che, con un sorriso tutt’altro che pudico, si girò verso mio padre e gli soffiò un bacio.

Non era per niente il momento per una scenetta del genere, ma dovetti ammettere che era proprio divertente!

Purtroppo quel momento di ilarità fu interrotto dalla presa di Desari sul mio braccio.
O meglio, dalla sua assenza.



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Inizio col dire che sono TERRIBILMENTE spiacente per il ritardo e per la non-lunghezza di questo capitolo!
Purtroppo fra il trasloco a Roma causa università, lezioni dagli orari improponibili e stile di vita completamente rivoluzionato, ho avuto pochissimo tempo per scrivere e in generale per pensare a qualcosa di buono.
Mi dispiace se questo capitolo non è lungo, soddisfacente, ecc...mi dispiace davvero tanto. Purtroppo è un periodo di stress incredibile da cui spero di riprendermi al più presto.
Intanto sarò felice se vorrete recensire questo scempio xD
Grazie infinite a tutti voi che mi seguite, che mi supportate e aspettate con pazienza!
Siete fantastici <3
Un bacio e un abbraccio,
Nata dalla Tempesta.
   
 
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