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Autore: Edelvais    08/11/2013    5 recensioni
But I'll be there for you
As the world falls down.


▪ I: Proprio mentre il mio respiro andò ad abbattersi contro le esili fiamme delle candele, un pensiero mi squarciò il petto in due, lasciandomi con gli occhi sbarrati e il battito del cuore a mille.
Jareth. Nonostante una parte di me fosse orgogliosa di averlo sconfitto e di non avere più nulla a che fare con il Re di Goblin, l’altra scalpitava dalla voglia di rivedere il suo bel viso marmoreo, incorniciato da quella cascata di capelli biondi e stravaganti. Non l’avevo più visto da quell’avventura nel labirinto di quattro anni fa, ma avevo pensato a lui diverse volte.
Dentro di me, sapevo che eravamo destinati a rincontrarci, ma non sospettavo minimamente che potesse accadere così presto e in quel modo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Underground'
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Sogni di Cristallo 


Capitolo IX - One step closer 





Time stands still
Beauty in all she is
I will be brave
I will not let anything take away
What’s standing in front of me
Every breath
Every hour has come to this

One step closer
 
                    A thousand years, Christina Perri
                      



La sposa era bellissima. Il semplice e delicato abito bianco ricadeva leggero a terra, sfiorando il piccolo viottolo di pietre che conduceva all’altare.
Marley sorrideva, entusiasta e al contempo nervosa, e non aveva occhi se non per Finn, il suo futuro marito. Camminava lentamente, nonostante traboccasse d’impazienza, per sostenere il passo incerto del padre, che aveva dovuto ricorrere alle stampelle per accompagnare la figlia all’altare.
Era terribilmente buffo, ma anche determinato ad adempire il suo compito.
La cerimonia si svolse piuttosto in fretta e quando, al suo termine, Marley si lanciò letteralmente tra le braccia di Finn per baciarlo, un sorriso amaro mi dipinse il viso.
Lei aveva trovato la sua metà. L’aveva capito subito, mentre io avevo impiegato secoli ad ammetterlo anche solo a me stessa, per poi perdere la mia unica fonte di calore.
Jareth.
Quando mi ero svegliata nel letto in camera mia, dopo la battaglia contro Zephit, lui non c’era.
Con lui, erano svanite nel nulla anche le ferite alla spalla e alla gamba, che non avevano lasciato nemmeno l’ombra di una cicatrice. La cosa assurda era che era passato solamente un giorno.
Ma tutto non è come sembra, e niente è impossibile nell’Underground.
In quel momento Marley si fiondò ad abbracciarmi, con quel sorriso radioso che la fece risplendere di luce propria.
« Sei bellissima, davvero. La sposa perfetta » le dissi con sincerità. « Congratulazioni ».
« Grazie Sarah, anche tu sei meravigliosa » replicò schioccandomi un bacio sulla guancia.
Feci una smorfia di disappunto, stiracchiando un lembo del vestito verde chiaro che Karen mi aveva propinato, senza lasciarmi nemmeno il tempo di protestare. Era un bell’abito, ma troppo colorato per intonarsi al mio umore grigio e tetro.
« Ora vado a salutare i miei amici ». Si congedò con l’ennesimo sorriso, lasciandomi sola con il mio dolore.
Dovevo essere forte. Sapevo che Jareth era sopravvissuto, mi aveva salvato lui.
Giocherellai per un momento con la treccia che ricadeva sulla mia spalla destra, pensando a quanto sarei riuscita a sopravvivere senza il Re di Goblin.
Poco. Non sarei resistita a lungo, ora che conoscevo il legame che ci univa e che avevo spezzato inutilmente.
Dopo aver salutato con finto entusiasmo parenti vari che non ricordavo nemmeno di aver mai visto, mi sedetti su una panchina, lontana dal buffet su cui si stavano rimpinzando gli invitati.
Osservai Karen e Robert fare i salti mortali per tenere a bada quella peste di Toby, che cercava di infilarsi sotto il tavolo, curioso come solo un bambino può essere. Quella scena mi strappò un lieve sorriso. Mi rendevo conto che non sarei più stata capace di ridere come un tempo, di apparire allegra e spensierata come sempre. Non avrei mai trovato la pace, non mi sarei calmata fin quando Jareth non fosse ricomparso magicamente al mio fianco.
Ma questo non poteva accadere: avevo spezzato il legame fra noi, e anche se era accorso a salvarmi per sconfiggere il padre, noi non eravamo più uniti. Nell'Aboveground non mi avrebbe più trovata.
« Ciao ».
Una voce sconosciuta alle mie spalle mi fece sobbalzare, e non appena mi voltai vidi un individuo piuttosto alto, moro e dal portamento un po’ goffo, che se ne stava dietro di me, con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.
Assottigliai lo sguardo, per nulla in vena di nuove amicizie.
Notando che non avevo alcuna intenzione di replicare, tentò il piano B, sedendosi di fianco a me.
« Mi chiamo Arthur, sono il cugino dello sposo » si presentò con garbo, tendendomi la mano.
Sorrisi appena, stringendogliela con poca enfasi.
« Sarah » risposi atona.
« … La cugina della sposa » concluse lui, mantenendo quell’odioso sorriso.
Sì, lo odiavo e conoscevo a malapena il suo nome. Lo odiavo perché il suo sorriso non aveva niente a che vedere con quello di Jareth. Lo odiavo perché… beh, perché non era Jareth il ragazzo che mi stava rivolgendo la parola.
« Già ».
« Ti piacerebbe andare a ballare? Sì, insomma, hanno messo la musica e gli invitati sono quasi tutti in pista e- ».
« No »  lo interruppi bruscamente. Questo era decisamente troppo. Avevo ballato con una sola persona nella mia vita e quello era Jareth. Se non fossi stata certa che Arthur non avesse mai sentito nemmeno nominare il mago, avrei sospettato che lo facesse apposta. Avevo letteralmente i nervi scoperti, e lui − pur non sapendolo − stava rapidamente premendo sui punti dolenti. Quelli che riguardavano il Re di Goblin.
Dapprima Arthur rimase interdetto dalla mia risposta secca, poi riprese a sorridere, come se non fosse successo niente.
«Oh, d’accordo» disse, con tono lievemente dispiaciuto. « Non fa niente, non sei in vena ».
Annuii, e il suo sguardo così dolce mi fece pentire del mio comportamento.
Che colpa ne aveva lui? Ero io quella che sgarrava.
« Sì, scusami ».
« Vuoi parlarne? » mi domandò, premuroso.
Mi aveva appena detto il suo nome e già pretendeva di ascoltare i miei dilemmi personali.
Scossi la testa, indecisa di pentirmi di essermi pentita del mio atteggiamento scorbutico.
« No, grazie comunque ».
Continuò a scrutarmi con i suoi occhi grigi e ridenti, così tanto diversi da quelli di Jareth.
Era incredibile come tutto mi rimandasse a lui, come qualsiasi cosa − persino ciò che non lo riguardava − mi ricordasse il Re di Goblin.
Sentii improvvisamente gli occhi inumidirsi, ma riuscii a trattenermi dallo sfogarmi in un pianto con il primo sconosciuto che mi si sedeva vicino.
« Anche tu sei all’ultimo anno di liceo? » mi domandò, imperterrito.
« Sì ».
« Hai già deciso dove andare? Cosa fare dopo il diploma? »
Quelle domande mi fecero trasalire. Cosa avrei fatto dopo il diploma? Beh sarei stata sicuramente insieme a Jareth, nell’Underground o nell’Aboveground. Ovunque, ma con lui.
Questo solo se non avessi rovinato tutto, come al solito.
Lui notò quel repentino cambio d’umore di male in peggio, e fece l’errore più grosso della sua vita.
Con l’unico intento di confortarmi, mi prese la mano e cercò di trascinarmi a ballare.
« Dai, andiamo. Qualunque cosa ti sia successa, non voglio che ti tormenti in un giorno felice come questo » esclamò.
Quel gesto risvegliò l’istinto omicida che scorreva ancora nelle mie vene, e quando fui sul punto di alzare la mano destra per stamparla sulla sua guancia in un segno rosso che sarebbe durato tutto il giorno, avvertii un rumore sopra le nostre teste.
Le fronde degli alberi si stavano muovendo, sospinte dal venticello primaverile, ma qualcos’altro aveva provocato quel frusciare di foglie… E fu in quel momento che lo vidi: un barbagianni.
Il barbagianni.
Senza esitare mi alzai in piedi e corsi verso il bosco, lasciandomi alle spalle un Arthur alquanto perplesso. Non tentò nemmeno di fermarmi: probabilmente pensava che fossi impazzita.
Ma non me ne importava.
L’istinto mi guidò fino ad una piccola radura, dove il battito d’ali del volatile cessò.
« Jareth! » gridai. « Jareth, dove sei? »
Silenzio.
« So che sei qui, stupido Re di Goblin! » insistei rabbiosamente.
No, non poteva essere. Per un attimo avevo veramente creduto che potesse essere lui. Un attimo che mi era bastato a creare un’illusione che mi avrebbe distrutto. Annientato.
« Ti prego » mormorai fra i singhiozzi. « Ti prego, torna da me ».
Abbassai il capo e cercai di asciugarmi le lacrime con un lembo del vestito. Non sarebbe mai tornato. Dovevo farmene una ragione e cercare di vivere la mia vita.
Forse sarei dovuta tornare indietro, chiedere scusa ad Arthur e accettare il suo invito a ballare... Insomma, almeno tentare di seppellire quel dolore.
Obbligai le mie gambe a fare dietro front − quel luogo mi stava opprimendo − ma in quel momento una voce mi bloccò, facendomi trasalire.
« Stai cercando qualcuno, mia preziosa? »
No, non era possibile. Doveva esserci una spiegazione. Forse il mio subconscio aveva ancora voglia di giocarmi tiri mancini, ed era tutto quanto una sua invenzione. Sì, doveva essere così.
Non mi voltai nemmeno, per paura di scoprire che in realtà era un'altra stupida illusione, ma quando sentii quelle braccia forti e protettive avvolgermi in un abbraccio, ebbi la certezza di averlo davvero ritrovato.
Mi girai verso di lui, e gli gettai le braccia al collo, stringendolo forte, come per paura di perderlo un’altra volta. Affondai il viso nella sua spalla, e insinuai una mano fra i suoi capelli.
« Razza di idiota » sussurrai con le lacrime agli occhi.
Jareth sorrise sornione.
Sollevai il capo, perdendomi per l’ennesima, meravigliosa volta nelle sue iridi.
I nostri nasi ormai si sfioravano. « Non lasciarmi andare mai più ».
Jareth mi accarezzò i capelli. « Sarò accanto a te finché tu lo vorrai ».
« Sempre » affermai io, decisa.
« Sempre » confermò lui, prima di premere le sue labbra sulle mie.
 
***
 
« Come hai fatto a trovarmi? »
Passeggiando con Jareth in mezzo ai prati rigogliosi del regno di Feanor − che da quando Zephit era stato sconfitto era ridiventato florido e ricco come un tempo − sentivo che era finalmente giunto il momento di chiarire alcune cose.
Per cominciare, come diavolo lui, Aramis e Amarie avessero fatto a trovarmi e a sconfiggere Zephit.
Jareth sorrise, intrecciando la sua mano con la mia.
« Sei stata fortunata: quando hai deciso di sacrificarti, Amarie era ormai fuori dalla portata dei tuoi pensieri, quindi non avrebbe potuto conoscere il tuo piano. In tutta sincerità, nemmeno io avrei sospettato di te, sei stata un'ottima attrice ».
A quanto pareva le mie doti nella recitazione non erano andate sprecate.
« Tuttavia è riuscita a capire quali erano le tue intenzioni quando ti ha vista scomparire. Quindi, insieme agli Elfi, che nel frattempo avevano seguito Aramis e Amarie accettando di combattere per noi, abbiamo raggiunto il regno di Xanthi e la Torre dove eri tu. Il resto lo sai ».
« Ma tu avevi spezzato il nostro legame, come hai fatto a tornare da me? »
Jareth ghignò, sornione. « Sarah, Sarah, Sarah... » cominciò con tono teatrale, ridacchiando sotto i baffi. « Sai, in fondo Trogolo ha ragione: mai fidarsi del Re delle Illusioni ».
Mi aveva mentito; in realtà non aveva spezzato il nostro legame, aveva solo finto.
Beh, del resto non potevo certo lamentarmi, visto che la prima a fingere ero stata io.
« Sarah, il nostro è un legame indissolubile. Niente può spezzarlo » disse appoggiando una mano sulla mia guancia. Chiusi gli occhi, beandomi di quel contatto.
Quanto amavo sentire la sua pelle a contatto con la mia! Dopo aver trascorso una giornata intera temendo di non rivederlo mai più, in quel momento ogni gesto di Jareth aveva il potere di incantarmi, facendomi sentire la ragazza più fortunata al mondo.
« Ora che Zephit è morto, il regno di Xanthi è nostro » proseguì. « Quindi devo chiederti una cosa, ma non devi sentirti obbligata a rispondere affermativamente. Ci sono sempre altre strade ».
Quella frase mi ricordò terribilmente il discorso di Amarie, durante la nostra chiacchierata nel suo giardino prima della battaglia contro Zephit.
Sicuramente, in mia assenza, i due avevano avuto modo di parlare di questo e Amarie gli aveva rivolto le stesse parole che aveva detto a me.
Infatti, sapevo perfettamente dove Jareth volesse andare a parare, e in quel momento mi sentii braccata; non volevo deluderlo, ma non mi sentivo nemmeno pronta per quella decisione così drastica.
« Se ti senti pronta, possiamo vivere qui, nell'Underground, e governare da re e regina su Xanthi. In caso contrario, sono disposto a vivere con te nel tuo mondo fino a quando non sarai decisa a diventare la mia regina » disse, guardandomi dritta negli occhi.
Sgranai gli occhi, presa in contropiede. « Sei disposto a vivere nell'Aboveground? Come un umano? » domandai, incredula.
Jareth sorrise e annuì, attendendo una mia risposta.
« Ho riflettuto sulle parole che mi hai rivolto quando mi hai chiesto di lasciarti tornare a casa e... beh, anche se non volevi veramente andartene, capisco la tua necessità di vivere le esperienze che la tua vita da umana ti può offrire e non voglio che te le perda per colpa mia » disse. « Aramis e Amarie guideranno il nostro regno al nostro posto, finché non sarai pronta ».
Ero commossa; non sapevo proprio cosa dire.
Provai a formulare una possibile risposta nella mia mente, ma non riuscii a spiccicare parola. Davvero Jareth avrebbe fatto questo per me? Rinunciare alla carica di re per stare con me?
Il Re di Goblin intuì la mia muta risposta e mi sorrise. « Preparati a dividere il tuo nuovo appartamento da universitaria con me ».
Ormai privata del dono della parola, lasciai perdere il discorso strappalacrime che avrei voluto esprimere e lo abbracciai di slancio, stringendolo forte quasi per paura di perderlo di nuovo.
Quel pensiero fulminante fece affiorare, con mio disappunto, alla mente una triste realtà: non gli avevo mai detto quanto lo amavo. Nemmeno prima di imbarcarmi nella mia impresa senza ritorno.
« Ti amo » dissi, semplicemente.
Fui immediatamente travolta dalla veridicità delle mie stesse parole.
E in quel momento ero sicura di aver trovato anche io, come Marley, la mia felicità.


 

EDELVAIS' WALL
L'ultimo capitolo. Ebbene sì, siamo giunti finalmente alla conclusione di questa storia. Nove capitoli di Jareth e Sarah; nove capitoli che spero non vi abbiano indotti al suicidio annoiati. Quando ho cominciato questa storia, avevo già in mente (e in seguito anche per iscritto) la sua trama in ogni dettaglio. Avevo quindi, fin dall'inizio, intenzione di scrivere anche un sequel. Anche qui ho già steso lo scheletro della trama e, sinceramente, non vedo l'ora di scrivere il primo capitolo. 
Spero che questa notizia non vi abbia spinto a buttarvi da un ponte, ma piuttosto che vi abbia incuriosito almeno un pochino.
In conclusione, ringrazio tutti quelli che mi hanno sopportata per ben nove, lunghi capitoli e, soprattutto, chi è stato così gentile da lasciarmi delle recensioni.
Fatemi sapere cosa pensate di questo ultimo capitolo!
Alla prossima fic ^^

 
Allonsy!





 
   
 
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