Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
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Autore: Rebebebe    13/11/2013    1 recensioni
Non lo so perché ma mi è venuta voglia di raccontare il primo capitolo, così, senza nessun particolare motivo. Non ho inventato niente, ho solo scritto ciò che il manga fa vedere, solo che farlo mi ha aiutato a riflettere sui sentimenti dei due miei personaggi preferiti.
Il primo capitolo di Sekai-ichi hatsukoi sotto ai miei occhi
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Ritsu Onodera, Shouta Kisa, Yoshiyuki Hatori | Coppie: Takano/Onodera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cantuccio per me:
ok, sono riuscita ad aggiornare prima per chissà quale manna mandata dal cielo. Volevo metterlo sabato sera ma mi sono accorta che ci vuole un sacco di tempo per scrivere un capitolo, ci ho messo ben quattro giorni alternandolo allo studio per poterlo finire. Sono anche rimasta sconcertata perché ho scoperto che faranno una serie su Yokozawa, l’avevo sentito molto tempo fa ma pensavo fosse solo una voce di corridoio, e invece. Anche se probabilmente saranno degli ova (ova), l’importante è avere sempre qualcosa su cui mangiarsi le unghie mentre si aspettano i capitoli che porteranno il nostro ritsu a dire finalmente un “ti amo”; l’ultima volta non ricordo a quanti giorni eravamo, qualcosa più di 100 forse, se non sbaglio era 104, ma non vorrei dire uno scempio. Mi sono messa a parlare di cose senza senso e ho già perso un sacco di tempo, quindi direi di cominciare. Sono arrabbiata visto che non riesco a mettere le gif, non so come si faccia. se qualcuno lo sa fare mi potrebbe per favore mandare un messaggio, andrebbe anche bene inserirlo nella recensione. Sono disperata.
Bacioni e buona lettura.
 
Ci devo ritornare. Mi sa proprio di sì. Ma chi ha voglia di circondarsi di miriadi di fogli gettati a caso su scrivanie sporche, una puzza di chiuso che solo uno sgabuzzino della palestra di una scuola riuscirebbe a ottenere e persone mezze morte accasciate sulle sedie…
Mentre entro nell’ufficio mi coglie un colpo di sonno. Sono così stanco, forse leggere 100 shoujo manga non è stata una buona idea; e se penso che devo passare l’intera giornata in quella discarica di dipartimento, il mio stomaco comincia già a dolermi.
- Buon giorno-, saluto abbassando il capo.
- Buongiorno, Onodera-kun-, dicono in coro due persone del trio che mi si presenta davanti.
A sinistra si trova un uomo con i capelli lunghi e castani e un maglione di lana a girocollo color panna. Non mi ricordo di lui.
A destra uno che quasi scambio per un universitario, è giovane, ha un viso terribilmente fresco e androgino. No, non ricordo nemmeno lui.
In fondo intravedo quello che sembra il più maturo e anziano del gruppo, che mi guarda con fare serio.
Rimango a fissarli per un tempo che gli deve essere sembrato interminabile, finchè non mi giro, - scusate, devo aver sbagliato posto, il dipartimento Emerald…-.
Vengo trattenuto per il braccio dal giovane ragazzo dai capelli neri che ridacchia divertito, - ma cosa dici? È proprio qui-.
Mi giro e controllo l’ambiente: pupazzi, fate, bambole e il colore rosa, tanto, troppo rosa. Siamo sicuri che questo sia lo stesso posto di ieri? Voglio dire, io me lo ricordo decisamente più trasandato.
- Ti chiediamo scusa per ieri-, comincia il giovane, mentre l’uomo con il girocollo finisce la frase, - abbiamo finito i bozzetti, quindi ora è tutto ok. Ho sentito che questa è la tua prima volta con i manga, ma non preoccuparti-, alza il pollice con fare sicuro, - ti insegneremo i trucchi del mestiere-, concludono insieme i due.
Non so cosa ribattere, a dire il vero nemmeno cosa dovrei pensare, - scusate-, dico allora, - devo andare in bagno-.
Corro via e mentre mi dirigo verso i servizi prendo con me un ragazzo preso a caso tra la folla che si era creata lì intorno ad ascoltarci.
- Fermati! Io non faccio parte del team Emerald!-, grida disperato.
Una volta dentro lo lascio andare e mi accosto al suo orecchio, - lo so, scusami, ma devo assolutamente chiedertelo. Io  ci vedo bene, ma che diavolo era quello?-.
Lui comincia a sudare, facendo finta di non capire.
Allora continuo, - se ricordo bene, ieri quel posto era una discarica, ma oggi è pulita. Questa parte ancora va bene, ma non capisco come quegli zombie si possano essere trasformati in uomini vitali! Cosa diavolo è quello scintillante officio rosa?!-.
Lui indietreggia di qualche passo e si poggia con la schiena al muro, tirando un sospiro e guardando altrove, - ha quello è perché sono arrivati alla fine del ciclo-.
I miei occhi gli fanno capire benissimo che non capisco, - ciclo? Che cos’è?-.
Prende fiato e comincia, - lo sai dei venti giorni della rapa? Che se ne pianti un seme lo devi raccogliere dopo venti giorni? Loro sono così-.
Io continuo a non capire.
- Di solito creano un libro in venti giorni. Più o meno va così: all’inizio sono tutti energici e se la prendono con calma, ma quando arriva la scadenza dei venti giorni, perdono ogni energia e finiscono col diventare ciò che hai visto; e quando è tutto finito, ritornano ad essere perfetti-.
Ok, posso dire di aver capito, più o meno, a dire il vero poco, - e l’ufficio è rosa perché…?-, provo a chiedere.
Lui risponde prontamente, - sai come si dice, no? “Quando sei a Roma comportati come i romani”. Takano-san ha voluto così per potersi immedesimare di più nei pensieri femminili-.
Comincia a sudare di nuovo, ma questa volta in maniera incredibile, e per parlare deve schiarirsi la voce, - è un ottimo dipartimento, ben organizzato. Anche se ci sono delle leggende che circolano-.
- Leggende? Tipo?-, domando innocentemente.
Perde le staffe e si mette ad urlare con la faccia tra il paonazzo e il violaceo, - non farmelo dire!-. SI dirige verso l’uscita e prima di imboccarla si gira nuovamente verso di me, - dovresti comunque fare del tuo meglio, ma sappi solo che li chiamano il “dipartimento delle fanciulle”-, e detto ciò esce.
…“fanciulle”?
Lo sapevo.
- I testi devono essere messi così-, mi mostra Mino-san, uno dei miei colleghi, quello che per farla semplice ha il girocollo, facendomi vedere come dovrei svolgere il lavoro, - devi mettere la base della carta sul retro e tagliarla, quando ci sono ci sono delle parole da inserire sulle figure, usa una carta da ricalco prima di inserire il testo-.
Voglio andarmene.
- Anche se-, continua mentre proseguo in autonomia il lavoro, - i manoscritti digitali sono di uso comune al giorno d’oggi, questa è una delle cose che devi saper fare-, sta zitto per un po’ ma quando sto per sbagliare mi ferma subito, - stai attento lì alle linee-, mi ammonisce, - bravo, così-.
Kisa-san, l’altro collega trentenne che di trentenne a ben poco, sembra più giovane di me, s’inserisce nella conversazione mentre mi osserva dalla sua postazione affiancata alla mia, - si dice che “chi non sa rimanere tra le linee, ha un cuore che anch’esso rimane fuori da esse”-.
- Kisa-, lo interrompe Hatori-san, il terzo e ultimo editore dell’Emerald, - l’altro giorno sei uscito dalle righe-.
Lui si gira sconvolto, - cosa? Dove?! Davvero!?-.
Hatori-san alza un plico di fogli e lo sventola mentre si va a sedere, - articolo di questo mese, pagina 12, terza cornice. La prima vignetta era storta di almeno un millimetro verso destra-.
- Ma se te ne sei accorto prima perché non l’hai detto prima di andare a stampare?!-, lo riprende.
Io più che ascoltarli mi concentro sui fogli, c’è qualcosa che non mi convince in ciò che vedo, mi lascia perplesso…
- Qualcosa non va?-, mi chiede gentilmente Mino-san sporgendosi verso di me.
Io mi risveglio dai miei pensieri, - no, stavo solo pensando se l’autrice fosse di fretta o cosa…-.
- Perché?-, mi domanda.
Io indico il punto che stavo osservando poco prima, - le due pagine precedenti sono tutte bianche, e in questa cornice invece usa solo il toner con le parole scritte direttamente sopra, sembra quasi sia malfa…-.
Prima di poter finire la parola “malfatto”, mi arriva un righello dritto nella guancia destra con una potenza tale da farmi quasi perdere l’equilibrio sulla sedia.
- Idiota!-, sbotta Takano-san.
Io mi alzo tenendo la testa dolorante, - che stai facendo?!-.
- Quella è una scena da batticuore!-, mi rimprovera puntandomi un dito contro che sa tanto di accusa.
Rimando un tantino perplesso, - batticuore?-.
- Sì, guarda!-, mi intima indicando i fogli che prendo subito in mano, - questa è la scena dove la protagonista e il suo partner confessano ognuno i propri sentimenti dopo averlo evitato per tanto tempo, è facile per i lettori immedesimarsi nell’eroina se lei parla in prima persona, per questo è importante lasciare che il lettore sappia che “sta arrivando il momento” e lasciar anticipare la scena. Per esempio, possiamo allargare il testo dandogli maggior rilievo, e quando i lettori non riescono più nemmeno a stare nella loro sedia..sganci la bomba-, termina mentre io finisco di seguire le sue parole con le vignette che culminano con il “ti amo” della ragazza innamorata.
Kisa-san prende il foglio e lo alza con un sorriso compiaciuto, - lo capisci questo sentimento?-, mi domanda mentre anche Mino-san assume la sua stessa beata espressione.
Nemmeno un po’. Vorrei dirlo chiaro e tondo, ma no mi pare il caso. Insomma, capisco ciò che stanno dicendo, ma perché in questi tipi di scene abbiamo sempre lo sfondo bianco e perchè fanno sempre un uso abbondante del toner? Non capisco nemmeno perché debbano sempre far volare capelli e vestiti quando non c’è un filo di vento o perché debbano far splendere i personaggi così tanto. Perché mai i personaggi con i capelli neri se li ritrovano chiari? Non lo capisco proprio. Tra l’altro lo so che è solo un manga, ma com’è che i protagonisti ottengono la felicità così facilmente? Forse ciò avviene proprio perché è solo un manga. Forse vedo le cose da una prospettiva del genere perché non ho mai avuto una vera e propria relazione?
Ho sempre creduto nelle parole: “se fai del tuo meglio verrai sempre ricompensato” e “i tuoi sentimenti verranno ricambiati un giorno”.
Non dovrei essere felice di aver capito che questi sono solo detti o no?
Capire ciò vuol dire essere “adulto”? lo so che non è una cosa tanto brutta, eppure è davvero deprimente.
Oddio, non che io sia pessimista, vado solo avanti senza voltarmi indietro.
Mente penso a tutto ciò sento qualcosa passarmi tra i capelli, e ho appena il tempo per accorgermi che è la mano di qualcuno, che Takano-san fa voltare il mio volto verso il suo per guardarmi meglio, - lo sai, ho proprio l’impressione di averti già visto da qualche parte, ma non riesco a ricordare dove-.
Io mi libero dalla presa con la mano arrossendo un po’. Non toccarmi come se niente fosse.
- Viviamo nella stessa città e lavoriamo nello stesso ambiente, probabilmente ci siamo visti in giro, come potrebbe essere alla stamperia-, provo a dire, senza esserne nemmeno io tanto sicuro, sono sicurissimo di non averlo mai visto, nemmeno per caso.
Lui se ne esce con un semplice, - sì, probabilmente hai ragione-, e se ne va di nuovo verso la sua scrivania, voltandomi le spalle e scrollando pensieroso i capelli.
- Ricchan, cosa fai con la lista dei manga della compagnia?-, mi chiede Kisa-san allungando gli occhi sui fogli che ho in mano.
Io ci metto un po’ a rispondere, collegando con troppo ritardo la testa alla bocca, - visto che questa è la mia prima volta con i manga, pensavo di memorizzare i titoli dei manga che abbiamo pubblicato-.
Strabuzza gli occhi scioccato, scattando sulla sedia come punto da degli spilli, - davvero?!-, prorompe, - lo sai che la nostra compagnia ha pubblicato centinaia di libri, vero?-, domanda come se quello che dice fosse ovvio.
Io gli sorrido ingenuamente, - a dire il vero sto leggendo tutti i volumi, non sto solo memorizzando i titoli-.
- Oddio! Non c’è possibilità che io possa farlo-, afferma infine.
Mi scappa una lieve risata, - quando andavo a scuola ero solito leggere tutti i libri della biblioteca. Era il mio hobby-, dico giustificandomi.
A nemmeno metà frase Takano-san si blocca sul posto, come se si fosse congelato, e solo una volta terminato di parlare si gira verso di me con una faccia scioccata, come se mi vedesse per la prima volta in vita sua.
- Che c’è?-, gli chiedo senza capire.
Resta a fissarmi e solo dopo alcuni secondi distoglie del tutto lo sguardo, - niente-, dice semplicemente, incamminandosi verso la sua postazione.
Ma che cos’ha? Probabilmente pensa che sia una cosa normale memorizzare i titoli o qualcosa del genere. Non mi aspetto chissà quale elogio e non penso nemmeno di doverne avere uno.
Penso che sia un grande handicap per me fare da editore per manga quando io stesso non ne leggo e sono pienamente consapevole che devo sviluppare le mie capacità. Ma penso comunque che questo sia meglio che non fare nulla, non voglio che la gente pensi che sono inutile. Specialmente Takano-san.
E proprio mentre penso, quest’ultimo mi osserva attentamente, scandagliandomi come uno scanner.
 
- Cosa?-, sbotta Takano-san al telefono, - non hai ancora finito? Perché? Ieri hai detto che l’avresti consegnato stamattina presto! Quando lo finirai?-, una pausa, - non lo sai? Ma che diavolo! Hai la più pallida idea della fatica che abbiamo fatto per posticipare la scadenza?!-.
Sta parlando con un’autrice, di sicuro, e da come parla sembra proprio che sia nei guai con il manoscritto.
Mi guardo intorno con fare apatico: tutti sono distrutti, accasciati sulle scrivanie che non sono mai state più sporche. Per non parlare del tanfo insopportabile che aleggia nell’aria.
Capisco, quindi questo è il periodo.
Takano-san si alza dalla sedia e prende la sua valigetta, - Onodera, vieni con me. Stiamo andando in casa di quella stupida autrice-, dice incamminandosi verso l’uscita con grosse e pesanti falcate.
- Proprio ora?-, domando girandomi verso di lui.
Non mi ascolta nemmeno e continua a parlare, - prendi gli ultimi dodici fogli, faremo la fotocomposizione là. E porta un cutter, probabilmente finiremo là i toni-.
Io mi alzo in preda al panico, - cosa? Ma io no posso ancora!-.
- Tu sei l’unico libero adesso-, pronuncia uscendo definitivamente dallo studio, - occupatevi delle cose qui-, dice rivolto agli altri mentre io lo seguo a ruota.
Il suo telefono squilla e risponde a un numero che non riesco a vedere, - grazie per il vostro lavoro, sono Takano-san-.
Chissà perché è così di fretta.
Arriviamo all’appartamento e una volta dentro lo spettacolo è lo stesso dell’Emerald.
Perché tutte le persone che hanno a che fare con i manga sembra abbiano una vita così corta?
Una ragazza che sta lavorando in una scrivania separata dalle altre si gira verso di noi in lacrime, - Ta…Takano-san-, balbetta.
Lui le va incontro e una volta davanti a lei la prende letteralmente per i capelli con un’espressione omicida, - perché se ai tempo per piangere non hai rispettato la scadenza?!-, le grida contro.
Lei si arrabbia e gli risponde a tono, - ciò che non è finito no è finito!-, replica.
- Sono io quello che deve essere arrabbiato qui!-, la riprende, - vuoi che ti strangoli?-.
- Non si dovrebbe mai disegnare qualcosa come il tempio Nikko Toshogu per due pagine affiancate e poi presentarlo come il progetto definitivo-, dice prendendo il foglio sui cui stava disegnando e stampandoglielo in faccia.
Lei ricomincia a piangere, - è sempre meglio del Sonjuusan Gendo, no?!-.
A quel punto sono le assistenti a perdere la pazienza, - volete finirla voi due e tornare al lavoro?!-.
E io sono lì in mezzo come un idiota che non c’entra nulla.
- Lo so che sto causando un sacco di problemi-, borbotta allora lei in lacrime, - ma questa pagina è la più importante del capitolo e volevo farla bene, non posso pensare cose come “lo finirò una volta che uscirà il volume”-.
- Ma se non rispetti le scadenze non puoi permetterti di pensarla così-.
Oddio, l’autrice sta perdendo fiducia in sé stessa.
- Lo so benissimo-, sbotta lei ricominciando a lavorare.- Quante pagine ti mancano?-, gli chiede allora lei calmandosi un po’.
Lei tace per poi mormorare un, - cinque pagine-, che manda completamente in bestia Takano-san.
- Scherzi? Sei incredibile. Muoviti e inizia a disegnare-, le intima con severità.
- Lo so non devi continuare a ripetermelo!-.
La guardo bene mentre è tutta concentrata sul suo lavoro. Accidenti, si vede che non dorme da parecchio e sta anche tremando.
Ad un certo punto si blocca di colpo, - ma questo manga è interessante?-, domanda prendendosi la testa tra le mani, senza rivolgersi a nessuno in particolare, - posso ancora migliorarlo? non so nemmeno più se le cose che disegno son interessanti-.
Devo calmarla.
A parlare però è Takano-san, - è troppo tardi per preoccuparsene , stupida!-.
Ma che dici?! Sta diventando ancor più nervosa ora!
Sta letteralmente tremando.
- Penso di volerlo cambiare…-, cerca di dire.
Ma Takano-san la interrompe, - muoviti e basta-.
- Ma Takano, io…-.
- Non perdere energia facendo cose inutili!-.
Devo fare qualcosa. Takano-san, dovresti capire l’atmosfera, è disperata!
Non ne posso più, - scusa-, m’intrometto allora io, - ho comprato il tuo ultimo volume-.
Gli occhi si puntano su di me, tutti, e posso sentire quelli di Takano-san che mi trafiggono la schiena.
- Cosa?-, domanda l’autrice come se avessi detto che un panda sta volando sul soffitto.
- Volevo solo dire che sono appena stato assunto nel dipartimento dei manga e sto leggendo tutti quelli che ha pubblicato fin’ora, ma anche se sono un ragazzo penso che il tuo lavoro sia estremamente interessante. Ho sentito che il tuo ultimo libro è stato pubblicato questo mese e quindi l’ho comprato-.
- Non potevi fartelo dare dalla compagnia?-, mi chiede allora lei un po’ stranita.
Io ci metto un po’ a rispondere, - sì, in effetti, ma di solito compro i libri che mi piacciono per ricambiare il duro lavoro dell’autore.
Alle mie spalle Takano-san interviene nella discussione, - spendi i soldi che la Marukawa ti da per comprare prodotti della Marukawa? Come ti viene in mente?-.
Ci rimango un po’ di sasso. No ci ho mai pensato!
- Te ne accorgi solo ora?-, mi rimbecca lui continuando a mettere i toni.
Sono un idiota. Volevo tirarla su di morale e invece…
- No, volevo solo dire che il tuo manga è molto interessante e che dovresti impegnarti come hai fatto fin’ora-.
Io non me ne accorgo, ma l’autrice improvvisamente cambia la sua espressione. L’unico che non capisce l’atmosfera sono io.
Una mano mi si posa sulla spalla destra e mi giro trovandomi un Takano-san che sorride all’autrice, - anche il nuovo acquisto sa dire certe cose. Ho mai sbagliato quando ho detto che qualcosa è interessante?-.
L’autrice abbassa la testa, - no…-.
- Comunque ho già parlato con la stamperia e hanno posticipato la scadenza a domani mattina-.
Mi giro verso di lui incredulo.
Anche lei è un po’ confusa, - ma non avevi detto che era oggi pomeriggio?-.
- Lo sapevo che non ce l’avresti fatta-, le risponde lui, - no dimenticarti però che cose come questa rovinano la tua reputazione-.
Le si illuminano gli occhi, - lo so-.
Stava contrattando per questo prima al telefono? Quindi lui ha negoziato con la stamperia.
- Allora se lo sai torna al lavoro!-.
Lei salta sulla sedia, - signorsì-.
Anche se non l’avessi tirata su di morale, Takano-san aveva intenzione di farle finire il disegno con calma.
Non riuscirò mai a capacitarmi su quanto questa persona possa sorprendermi, voglio dire, ha un talento naturale.
E dopo che mi è stato chiesto di inserire i toni, che l’autrice abbia finito il tempio e che Takano-san abbia fatto una corsa in stamperia, ci ritroviamo io e lui alla Marukawa sul divanetto del salottino, completamente distrutti.
Non avrei mai pensato che la luce del sole fosse così terribile.
- Sono contento che ce l’abbiamo fatta in tempo-, riesco a dire mentre mi copro gli occhi rossi.
Lui si strofina la faccia, - hai davvero aiutato molto-.
Lo guardo confuso, - cosa?-.
- Solitamente lei non perde la bussola così, ma le cose si sono messe male questa volta ed è andata in confusione. Sembrava rinsavita dopo che l’hai tirata su di morale-.
Mi imbarazzo da morire e abbasso lo sguardo, - no, mi dispiace per quello. Avrei voluto essere più d’aiuto, ma ho finito per farfugliare qualsiasi cosa fosse nella mia testa senza pensarci-.
- Farfugliare, eh?-, si domanda tra sé e sé; prende una delle due lattine di caffè nero che ha preso precedentemente alle macchinette e me la porge, - ottimo lavoro-, mi sorride.
Il mio cuore perde un battito. Quindi anche lui può sorridere?
Un momento, intanto mentre mi sta battendo il cuore?
- Essere schietti è bello-, aggiunge accendendo una sigaretta-, penso che dire cose come “trovo il tuo manga molto interessante” sia stato molto d’aiuto-.
Mi scappa un sospiro, mentre mi accorgo che respirare diventa sempre più fastidioso, - se è così sono contento-.
Forse dovrei cambiare la mia opinione che ho di lui. Ha l’abilità di tirare fuori il potenziale dagli autori, creare qualcosa di bello con loro, e poi vendere i libri.
Lo guardo di sottecchi mentre aspira il fumo.
Lui sta facendo tutte le cose che io ho sempre sognato di fare.
Ed è pensando ciò che il mio cuore comincia a battere più forte, non più velocemente, solo più forte.
Si gira e i nostri sguardi s’incrociano, costringendomi ad abbassare il mio per lo spavento e la sorpresa di essere stato beccato mentre lo osservavo.
Sono un idiota? Perché il mio cuore batte così? È un uomo! Che sia uomo o donna ho giurato di non innamorarmi mai più.
- Sei sempre lo stesso-.
Mi blocco, e con il mio corpo lo fanno anche i mie pensieri. Rivolgo il mio sguardo a Takano-san, che mi sta fissando negli occhi.
- Cosa vuoi dire?-, chiedo dando voce alla mia mente.
Strabuzza un po’ gli occhi, ma si riprende subito, assottigliandoli, non ti ricordi di me?-, ma la sua domanda sembra più una constatazione.
- Hai già detto una cosa del genere, ma penso che tu mi abbia scambiato con qualcun altro-, affermo sicuro, - questa è la prima volta che ci incontriamo-.
Vedo la sua espressione agghiacciarsi, e prima che possa dire altro mi ritrovo spinto sul divanetto, completamente .
- Che stai facendo?-, domando.
I suoi occhi mi perforano, - forse se faccio così ricorderai-.
Provo a chiedere qualcosa, ma appena apro la bocca, Takano-san poggia la sua sulla mia. E ne so abbastanza per dire che questo è una bacio. Per i primi tre secondi riesco a sentire distintamente il suo profumo, mischiato a quell’aroma da tabacco che deve dargli la sigaretta. Già, e per poco non rimango immobile, come incanto, ma riesco a riprendermi e mi stacco, - Takano-san, cosa…?-, cerco di domandare, ma lui si riappropria delle mie labbra. Questa volta però non sono preso alla sprovvista e riesco a liberarmi e a scostarmi definitivamente dalle sue braccia, - basta! Ti prego, smettila di giocare, sono un uomo, lo sai?-.
Mi guarda immobile nella posizione in cui l’ho abbandonato, - giocare?-.
Abbassa lo sguardo con un sorriso che di divertito non ha proprio nulla, - sì, per te è solo un gioco, no?-, domanda.
Lo guardo scombussolato, - cosa?-.
- L’atmosfera che ti circonda è un po’ cambiata, ma in fondo sei schietto come sempre-.
Ma cosa sta dicendo? - Non so di cosa tu stia parlando-.
- Tu-, pronuncia quasi come se fosse una bestemmia, - hai detto che mi amavi, no?-, chiede mentre i suoi occhi indagatori mi mettono in soggezione.
Ok, questa volta non so proprio di cosa lui stia parlando, deve essere impazzito o cosa? Io amare qualcuno?
- Deve essere bello essere te. Mi hai mollato e ti sei pure dimenticato di me-.
Mentre si alza la mia testa comincia a scoppiare, - mollato?-.
- Vado in stamperia, tu intanto prova a ricordare-.
- Cosa stai dicendo, Takano-san?-.
Ormai dalla porta e con la mano sulla maniglia, apre la porta.
- I miei genitori hanno divorziato quando ero al liceo e ho cambiato cognome, il vecchio era-, si gira verso di me con sguardo passivo, - Saga Masamune-.
Ed esce. Lasciandomi lì pietrificato.
Saga…Masamune?
La mia mente si svuota completamente e tutto ciò che riesco a vedere è solo buio.
Saga Masamune.
Saga…
Una voce nella mia testa sussurra qualcosa: Senpai…
I ricordi riaffiorano con calma, come se volessero darmi il tempo di digerire il tutto.
Saga…
- Noi usciamo insieme, vero?-.
- Cosa?-.
- Perché, senpai, tu non dici mai nulla…-.
Saga senpai.
Lo vedo, vedo il me stesso di dieci anni fa. Giovane. Rosso per l’imbarazzo. Timido. Innamorato. Debole.
- Saga-senpai, tu mi ami?-.
E poi lo vedo. Vedo lui. Saga-senpai. Mentre si rimette la camicia. La mano gli corre alla bocca. E lo fa. Ride.
Ricordo cosa pensai a quel tempo: cosa?! Sta ridendo di me?! Perché?! È possibile che…stava solo giocando con me?!
Mi precipito fuori dal salottino e corro verso gli ascensori in un impeto di adrenalina che non credevo neanche avrei avuto in vita mia.
- Fermo lì, Saga! Anzi, Takano!-, urlo vedendolo fermo davanti ad essi.
Saga Masamune sarebbe Takano Masamune?
Il primo amore che ho cercato disperatamente di cancellare dalla mia mente?
Perché mai devo incontrarlo di nuovo qui?
E perché deve essere un mio superiore?
- Aspetta!-, gli intimo mentre si gira verso di me, - non dire quello che vuoi per poi correre via! Come puoi dirmi chi sei senza provare nemmeno un po’ di rimorso?! Dopo aver fatto quella  cosa orribile non hai intenzione di scusarti?!-.
Mi guarda stranito, - cosa orribile?-, ripete.
- Sì!-.
- Io a te?-.
- E chi altri? A causa tua io…-.
La sua espressione si corruccia, - non sei tu quello che ha fatto qualcosa di orribile?-.
- Cosa?-. Sta scherzando per caso? Ora la colpa sarebbe mia?
- Chi è dei due che mi ha colpito alle spalle ed è sparito senza dire una parola il giorno dopo?-, e questa volta mentre mi parla vedo benissimo che è tutt’altro che calmo.
- Colpito alle spalle?-, questa volta sono io a ripetere le sue parole con la sua stessa espressine stranita, - di cosa stai parlando? Sei tu quello che è sparito senza una parola-.
- Ma che hai? Hai convenzionalmente dimenticato tutto secondo i tuoi interessi? Sei proprio il peggiore-.
- Senti chi parla!-, sbotto riprendendo di colpo la mia sicurezza, - probabilmente era una sbandata giovanile, ma io ero davvero serio con te. Hai giocato con il mio cuore e poi lo hai gettato via!-.
Alza la voce anche lui, - quand’è che l’avrei fatto?-.
Il solo ricordo mi fa venire i brividi, - quando ti ho chiesto se mi amavi e tu hai riso sonoramente di me!-.
- Non so di cosa tu stia parlando-, è tutto ciò che riesce a dire, - anche se l’avessi fatto ero solo un ragazzino del liceo, probabilmente l’ho fatto per nascondere il mio imbarazzo, no?-.
Rimango senza parole, e allora è lui a parlare.
- Tu…possibile che tu abbia pensato che stessi giocando con te e per questo tu mi abbia lasciato e corso via? E hai continuato ad odiarmi per dieci anni?-.
Arrossisco di colpo. Perché so benissimo che ha centrato in pieno, e anche lui lo sa.
La sua espressione da arrabbiata si assottiglia, fino a diventare qualcosa che somiglia più a una dimostrazione di pietà, - ma sei un idiota?-.
Questo bastardo…
- Sei tu qui l’idiota!-, prorompo io, - io ho…!-.
- Il mistero è finalmente chiarito-, afferma interrompendomi, - in questo caso è ok se ci provo con te, no?-.
E anche questa volta le sue parole bloccano i miei pensieri completamente, senza lasciarmi la possibilità di ribattere.
- Non importa con chi io sia uscito, non sono mai riuscito a dimenticarmi di te-.
Cosa sta dicendo?
- Per questa ragione ti farò dire un’altra volta che mi ami, preparati-.
Sobbalzo visibilmente punto sul vivo.
- Non prenderti gioco di me!-, balbetto mentre le porte dell’ascensore si aprono e lui ci entra dentro, - aspetta! Per colpa tua io…!-, e prima di poter continuare, mi ritrovo la faccia completamente spiaccicata contro l’ascensore chiuso. Mi accascio a terra tenendomi la fronte tra le mani. Che botta.
Il mio respiro è affannato, sono agitato. Calmarmi, devo calmarmi. Che cosa vorrebbe dire? Sono stato io ad aver capito male? Non è possibile! Quella volta ho avuto un tale shock che ho completamente cambiato il mio modo di essere! Questo non è qualcosa che si può spiegare con una semplice scusa come il “ero imbarazzato”. Come ho potuto essere così sbadato dal non accorgermi che era il senpai sin dall’inizio? Il suo taglio di capelli è diverso e sono passati dieci anni, è normale non ricordarsi una persona. Se l’avessi capito me ne sarei andato via subito.
“Non sono mai riuscito a dimenticarmi di te”. Le sue parole mi rimbombano in testa come una campana la domenica mattina, e il mio cuore comincia a battere seguendo il ritmo di questa.
E se…e se quello che Takano-san ha detto fosse vero? E se avessi solo frainteso tutto?
Nella mia mente riaffiorano piano le immagini di un tempo, di quando eravamo insieme, in biblioteca.
 E se il senpai fosse davvero innamorato di me?
A questa immagine si sovrappone quella di Takano-san.
 E se mi amasse ancora adesso?
Se è così, non potrei innamorarmi di lui di nuovo? Sono stato io quello che lo ha amato per primo. Anche se comincia a sembrare sempre di più un manga, se gli dicessi che lo amo, tutto finirebbe con un lieto fine…
Sì, come no!
Anche se l’ha fatto per nascondere il suo imbarazzo non toglie che abbia fatto qualcosa di decisamente fuorviante! Mi odio per quanto queste piccole cose mi mettano sempre in confusione. Come se fossi così stupido da dire: “davvero? Capisco, è andata così?”, e perdonarlo!
No! Questo non è amore! Chi potrebbe innamorarsi di una persona come lui una seconda volta!? Vuole farmi dire che lo amo?!
Col cavolo che lo farò!
 
- Sei stato veloce, sei venuto a confessarti?-.
La mi testa si alza dalla serratura della porta del mio nuovo appartamento per posarsi sulla figura alla mia destra, appena uscita dall’appartamento di fianco al mio. Il numero 1201.
- Cosa stai dicendo?-, dico allora io, - questa è casa mia-. E il mio cuore vedendo Takano-san comincia automaticamente a battere. Perché diamine sta battendo?!
Cerca di resistere, dannazione!
Questo non è amore.
Questo non è amore.
Questo non è amore.
Questo non è amore…
 
Numero di giorni per innamorarsi: 364.
 
  
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