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Autore: fravgolina    14/11/2013    1 recensioni
Tre amici e un GdR. Una scompaginata banda di carte e i loro utilizzatori.
. .
[Singolare Cross-over tra ‘Harry Potter’ e l’esilarante parodico ‘Munchkin’]
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grattastinchi, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PotterMunchkin
Questa legger storiella mia,
buona o pessima che sia,
a un assai speciale trio
la voglio dedicar.

Come dite?
Sì, è vero. Insieme fan magie.

Gryffindor? Harry? Hermione? E Ron?
No, no… lettori cari,
voi siete sotto l’effetto di un Confundus!

Ele,
Fabio,
Andrea,
di cuore,
ogni bene.

Disclaimer:
Questi personaggi non mi appartengono.
La storia è stata scritta per puro divertimento, senza scopo di lucro alcuno.

Attenzione!! Il testo non si dilunga nella spiegazione delle regole del gioco (Munchkin), la non conoscenza delle stesse potrebbe rendere ostica la  lettura e la comprensione della storia.



«Un Drago di Plutonio? Ma non esiste! I Babbani non capiscono un bel niente di draghi…» si lamentò il rosso, subito dopo aver pescato dal Dungeon.
«Ron, piantala! È solo un gioco» lo interruppe spazientita Hermione, meno male che era lei quella precisina…
«Sì, sei arrabbiato solo perché non lo puoi sconfiggere» pressò Harry seccato.
Ormai era più di un’ora che giocavano e la partita cominciava a tendere i nervi dei tre amici.

«Come sarebbe a dire che “non esiste”? Sciocco presuntuoso, adesso te lo faccio vedere io, chi sono!!» sbuffò infuriato il borioso Drago di Plutonio, preparandosi ad arrostire il Nano-Mago di Ron. “Grassoccio e succulento: sarà un ottimo spuntino” decise sicuro di sé – con il suo Livello 20, era il mostro più forte del mazzo: il ragazzo non aveva speranze.
La carta Razza cominciò a sudare freddo, lanciando mute suppliche all’impassibile Ladro di Harry e al, fino ad allora, più compassionevole Halfling-Guerriero di Hermione. Intanto, lì vicino, il Mago contava le carte nella mano del proprio padrone:
«Uno, due, tre… sei! Il rosso ha sei carte: se ne scarta tre la fuga è quasi assicurata».
«Povero vecchietto eccentrico» lo apostrofò sprezzante la Spada della Bastarda, che riposava pronta all’uso al suo fianco, insieme all’immancabile Baro. «Non l’hai ancora capito? Questo ragazzo è testardo come un mulo! Non rinuncerà volontariamente a metà della sua mano per salvare le chiappe a te e al tuo compare Nano; non se gli altri due lo stuzzicano, facendolo irritare.»
«Ha ragione lei» soggiunse il Massone – la voce strozzata dalla fatica: sulle spalle quel macigno, memore d’antica superbia, la stessa che ora brillava negli occhi dell’incantatore, pesava un bel po’. «Il rosso è intelligente, ma non possiede il sangue freddo degli avversari.»
Il Mago si raddrizzò il Cappello a Punta del Potere sul capo e finse di liquidare le loro parole come i commenti maligni di un paio di invidiosi destinati alla pila degli scarti, ma, in realtà, il dubbio aveva scalfito la sua corazza di egoistica certezza.


E, infatti, Ron non aveva nessuna intenzione di arrendersi: i due Livelli e i cinque Tesori sarebbero stati suoi.
«Vedremo. Che cosa mi dai se lo batto?» sbottò in direzione di Harry, provocandolo.
«Ron, Hermione non ti aiuterà questa volta…».
«Ha ragione» ammise la ragazza, sentendosi un po’ in colpa ma sapendo di non avere alternative: Ron era già a sei Livelli e se avesse sconfitto il Drago ne avrebbe conseguiti altri due; con dieci si vinceva, lei e Harry erano fermi a cinque.
«Non ho bisogno di lei!» esclamò il ragazzo, distogliendola dalle sue considerazioni. Quindi giocò la Pozione dell’Alitosi.
«E sei a diciassette» sottolineò Harry beffardo. Ron gli lanciò un’occhiataccia in tralice.
«Venti, con la Cozione della Ponfusione» ribatté poi, aspro.

Il Drago di Plutonio, vagamente stordito, cominciò a vedere stelle fluttuanti, mentre appetitosi passerotti gli svolazzavano intorno: smise di tener traccia dei bonus che Ron stava racimolando. Il Mago esultò euforico e il Nano, cauto, si concesse di rilassarsi leggermente, non ancora del tutto certo della salvezza: sembrava troppo bello per essere vero.
Intanto, poco discosta, la Spada Karaoke implorava la Motosega dello Squartamento Granguignolesco di mozzarle il naso: per quanto fosse una tipa tosta, anche la sua sopportazione aveva un limite e il putrido olezzo del Monnezzburger era veramente irrespirabile.


Hermione, candidamente inconsapevole del disagio del proprio Equipaggiamento, constatò in quel momento:
«Ron, non sei un Guerriero: non ti basta pareggiare…». Il ragazzo sfoderò un sorriso smagliante e sventolò beffardamente una carta davanti al viso di Harry, prima di gettare trionfante la Pozione del Coraggio Demente sul tavolo.
«Ventidue!»

«Lunga vita a padron Ron!» ululò selvaggiamente la Spada della Bastarda, mentre il Nano scivolava a terra dal sollievo e il Mago gongolava tronfio. Quanto al Drago di Plutonio ormai aveva perso tutta la sua imponenza e alterigia: canticchiava come un fattone ubriaco, come se si fosse scolato troppe Caipiranha, e sembrava non accorgersi nemmeno della Pozione del Coraggio Demente, che continuava a tempestarlo di pugni sul grugno.

«Ma che fortuna sfacc-» si lamentò Hermione, mentre in lei si faceva strada il sospetto che Ron stesse barando, ma venne interrotta da Harry, che, con studiata noncuranza, lasciò scivolare sul tavolo due carte:
«Ops... Ventidue».

Le Rane Volanti raccolsero il Mostro Errante sul ciglio della strada e vennero a dar manforte alla lucertola radioattiva, affossando nuovamente il morale del Nano-Mago e perfino del Massone, che per poco non si lasciò spiaccicare al suolo dal proprio fardello.

Ron sbuffò irritato, scompigliandosi la zazzera ramata.
«Miseriaccia! Speravo di farne a meno…» sospirò poi, mentre con gesti lenti e sofferti scartava l’ennesima carta, la terz’ultima della sua mano. «Uso la Lampada Magica sulle Rane Volanti

Gli anfibi sconfitti svolazzarono nella pila degli scarti, portandosi dietro il Mostro Errante e la casa del genio. Intanto, nell’ombra, il Ladro sghignazzò pregustando l’odore del sangue: era il suo momento, sfoderò la Daga del Voltagabbana.

Harry imprecò, ricordandosi improvvisamente della propria abilità speciale, se solo l’avesse usata prima… Scartò la Pozione dell’Invisibilità:
«Attacco Furtivo! Perdi due punti» disse, sollevando compiaciuto le sopracciglia.
Hermione cominciava a sentire il senso di colpa grattarle prepotentemente sullo sterno – o era forse altro a metterla in subbuglio davanti alla disfatta di Ron? – ma, prima che potesse offrirgli il proprio aiuto, quello scartò la propria mano.
«Incantesimo di Charme» biascicò di malavoglia, quindi si liberò del Drago e delle carte a Uso Singolo. Dopodiché si impossessò dei cinque tesori, lasciati incustoditi dal mostro.

La Spada della Bastarda protestò sonoramente contro quell’ingrato pel di carota fedifrago, mentre Ron la sostituiva con il Martello Sfondarotule. Il Nano, finalmente rasserenato, calzò gli Stivali del Calcinculo, imitato dal Mago, porpora per la vergogna e l’umiliazione – come aveva fatto a non pensare prima all’Incantesimo di Charme?
Poi l’intera squadra Weasley esultò, perché il rosso stava scartando un Avanzo di Livello.


«Io l’ho sempre detto che la Matematica è un’opinione» sghignazzò Ron, liberandosi di Vantaggioso Errore di Calcolo e raggiungendo quota 7 Livelli. «Hermione…» gesticolò, passando la mano.
La ragazza girò la prima carta Dungeon: il tempo di scoccare una rapida occhiata ad Harry ed erano entrambi piegati in due dalle risate. Il rosso cadde dalle nuvole: che diavolo c’era di tanto divertente? Guardò meglio il mostro pescato dall’amica: la carta ritraeva un animale grassoccio, con un minuscolo paio di ali. Livello 16: era forte, perché allora Hermione era così contenta? “Ippogrifo”. Ron riguardò l’immagine: quello non era un ippogrifo! Sconcertato alzò lo sguardo sui compagni di gioco.
I due si scambiarono un’occhiata, poi Harry disse:
«Non credo che l’abbia capita». Hermione sospirò, scuotendo la testa e assumendo il suo tono da maestrina:
«Ron, Ippo-grifo» scandì.
«Sì, grazie, non sono stupido! So benissimo che non è un ippogrif-» fece per ribattere, ma venne interrotto da uno scoppio d’ilarità di Potter.
«Guardalo, Ron: è un ippo-potamo. Ippo-grifo, capito?» spiegò lei paziente, lanciando un’occhiataccia ad Harry.

«Ippo-che?! Sono un Ippogrifo…» piagnucolò il mostro, vagamente offeso – per fortuna Ron non aveva commentato le sue rotondità ad alta voce…

«Ah, ecco… Beh, preparati a essere sgranocchiata e calpestata. Il tuo Titolo Davvero Impressionante sarà mio!» replicò lui tagliente, vergognandosi della figuraccia. Non era stupido, eppure quei due, pur senza volerlo, riuscivano sempre a farlo sentire uno sciocco – avrebbero dovuto giocare agli Scacchi dei Maghi, allora sì che avrebbe vinto lui, ma Hermione si rifiutava...
«Ehi! Il Titolo Davvero Impressionante lo voglio io» si lamentò l’amico.
«Harry!» esclamò Hermione indignata. «Credevo che mi avresti aiutata…»
«Mm… se vinci prendi due livelli e io mi devo già preoccupare di Ron.»
«Ti do un tesoro!» cercò di convincerlo lei.
«Uno? Tu sei pazza, se pensi di corromperlo con così poco: l’Ippogrifo ne ha ben quattro di tesori» puntualizzò il rosso, inarcando i sopraccigli.
«Tre?» propose Harry, avrebbe potuto ottenere molto di più ma preferiva evitare di irritare ulteriormente Hermione.
«No!» rispose però lei stizzita. «Posso cavarmela da sola, grazie.»

L’Ippogrifo, che aveva assistito in silenzio all’ultimo scambio di battute, si consolò un po’ al pensiero che, probabilmente, avrebbe vinto: era grande e grosso, ma anche lui aveva dei sentimenti (!) e quei ragazzi, mettendo in dubbio la sua identità e ignorandolo, avevano intaccato la sua autostima di mostro timido e irascibile. Era irritante non esser presi sul serio.
Scorse un balenio: il Ladro aveva sfoderato nuovamente la Daga del Voltagabbana
e sorrideva sadico, ma l'Ippogrifo non se ne preoccupò, sapeva che non sarebbe stato il suo sangue a imbrattare quella lama ed era troppo vigliacco per interessarsi agli altri.

Hermione stava calcolando la sua forza d’attacco:
«Dunque, cinque Livelli più Monnezzburger e Spada Karaoke: dieci; con la Motosega e il Titolo Davvero Impressionante siamo a sedici. Ma sono un Guerriero, quindi vinco anche se pareggio!» concluse raggiante.
«Attacco Furtivo» disse Harry scartando lo Scudo dell’Ubiquità, per lui era comunque inutile. Hermione lo guardò malissimo, poi mise in gioco la Bevanda Sportiva dal Gusto Terribile.
«Così torno in pari» puntualizzò con aria di sfida.

Il Monnezzburger fece l’occhiolino all’ultima arrivata, mentre l’Halfling si lamentava – possibile che dovesse disporre solo di provviste disgustose?
Intanto il Guerriero ammirava con nostalgia e desiderio il bellissimo Scudo che il ragazzo con la cicatrice aveva sacrificato senza battere ciglio.

Harry si liberò dei Sandali della Protezione, sperando di non pescare nessuna maledizione nei turni successivi, e dichiarò agguerrito:
«Furto! Ti rubo il Titolo», quindi si impossessò del dado e tentò la sorte. “Ti prego, ti prego! Non meno di quattro, ti prego!”

«Ma non poteva prendersi il Monnezzburger?!» protestò il Guerriero.
«Quello posso usarlo solo io…» gli ricordò l’Halfling svogliatamente. Il tramezzino puzzolente finse di non sentirli, ormai era abituato a quei commenti – pungenti come il suo olezzo.
Il Titolo Davvero Impressionante non fece una piega: lui era un figo, gli altri feccia, e questa era l’unica cosa che contasse ai suoi occhi di snob.


Il parallelepipedo dalle basi quadrate rotolò. E rotolò. Quindi si fermò sul… quattro.
«Nooo» gemette Hermione.
«Eh, vai! Sìì!!» esultò Harry e in quel momento la strega decise che l’amico avrebbe assaggiato la sua vendetta: la ragazza aveva altri assi nella manica, ma il suo obiettivo non era più vincere, quindi si dichiarò sconfitta dal mostro.

L’Ippogrifo si avventò su Hermione per sgranocchiarla.
L’Halfling-Guerriero scappò con la coda tra le gambe.
La Spada Karaoke gioì, finendo tra le mani di Ron – e, soprattutto, lontano dal Monnezzburger – ma il suo entusiasmo si spense non appena intravide il Topo Arrosto pendere da uno spiedo.
I Palloncini Tanto Carini sfuggirono alla presa di Hermione per volare nelle grinfie di Potter.


Soddisfatto, Harry scoprì la prima carta Dungeon del suo turno, trovandosi dinanzi al Sono un Vampiro Fichissimo!; con un Livello 12, il mostro era mediamente forte e il ragazzo si chiese se poteva sconfiggerlo.
«Allora, signor Vampiro, vediamo come ti straccio… Cinque, tre, tre, due: tredici» sorrise. «Troppo facile!»

Intelligente sfoderò gli artigli tra le mani di Hermione: era il suo momento, lo sentiva.

E infatti la ragazza lo mise in campo per dar manforte al Vampiro dall’ego voluminoso.
«Ora sei sotto di cinque, Harry» e questa volta fu lei a sorridere. Il ragazzo ebbe un moto di stizza e aggrottò la fronte, valutando le opzioni, dopodiché, accomodatosi gli occhiali sul naso, mise in gioco i Palloncini Tanto Carini. «Diciotto.»

Il succhiasangue cominciò a giocherellare con quei balocchi colorati – sembrava un bambino; non che fosse molto più alto… Nel frattempo, la Motosega dello Squartamento Granguignolesco sminuzzava il Monnezzburger, nella vana speranza di ridurne l’odore nauseabondo.
Il trambusto era tale che nessuno si accorse del lampo di luce levatosi tra le dita di Hermione.


La ragazza si aspettava quella mossa e lasciò che Potter assaporasse la vittoria, poi sorrise tremenda:
«Harry, questa è per te».

La Maledizione! Cambi Classe pugnalò il Ladro con la sua stessa Daga, che poi lasciò cadere a terra: ormai era inutilizzabile, e con lei il suo bonus +3.

Harry si avventò sulla pila degli scarti, ma sapeva che era inutile: avevano miscelato il mazzo un paio di turni prima e nessuno aveva scartato una Classe da allora, tantomeno un Ladro.

Il Vampiro Fichissimo cominciò a pregustare il sapore del sangue… sì, insomma, d’inchiostro ma il concetto era lo stesso.

Potter tentò di salvare il salvabile lanciando il dado:
«Fuga!», ma la faccia beffarda del cubetto mostrò un misero quattro.

Il Vampiro sprangò la porta del Dungeon e, avvicinato il povero Umano senza Classe, cominciò a raccontargli di come fosse complesso e drammatico il suo personaggio: lo salassò con la sua parlantina piatta e autoreferenziale.

Harry, esterrefatto, si ritrovò in mano un’unica carta, inutile, e un personaggio base, nullatenente, con solo 2 Livelli.
Ron pregustò la vittoria, mentre Hermione pasteggiava col dolce miele della vendetta.

Anche il Nano si fece baldanzoso, roteando a destra e a manca il Martello Sfondarotule.
Il Mago aveva perso ogni pudore, ormai, e sbeffeggiava apertamente il Ladro, i cui occhi, neri come l’odio che covava, scintillavano d’ira e furia cieca dalla pila degli scarti.
La Motosega rimpiangeva di non aver potuto prendere parte a quella disfatta e nel frattempo meditava di amputarsi il naso – a ben pensare, non aveva nemmeno un naso… ma, allora, come faceva a percepire l’olezzo immondo del Monnezzburger? Era un mistero, di quelli da 1000 Pezzi d’Oro.
La Spada Karaoke intonava euforica una marcia trionfale e l’Alabarda Svizzera sfilava impettita al suo fianco.
Il Titolo Davvero Impressionante era ormai ridotto a brandelli, perché la Spada dello Sporco Bastardo stava sfogando sulla sua simpaticissima persona la propria frustrazione.
L’Halfling e il Guerriero, il primo annoiato e il secondo ferito nell’orgoglio da una tale disonorevole vittoria, si erano coalizzati contro il Cappello a Punta del Potere e lo sfottevano per la sua fantasia fuori moda – in effetti, forse, l’onore non era poi così importante per il combattente…


«Ragazzi! La cena è quasi pronta, venite ad apparecchiare la tavola» tuonò autorevole la voce di Molly Weasley. La parola di quella donna alla Tana era legge – e guai a chi l’avesse infranta… – quindi i tre giovani abbandonarono prontamente la partita;  non l’avrebbero ammesso facilmente, ma in realtà era un sollievo: erano affamati e nervosi, una pausa era proprio quello di cui avevano bisogno. Poi… poi sarebbe stata battaglia all’ultimo sangue, perché nessuno aveva intenzione di arrendersi, e il migliore avrebbe portato a casa l’ambita vittoria.

Alcune carte erano seccate per l’interruzione, altre ne approfittarono per rilassarsi; qualcuna studiava piani d’azione, più o meno assurdi, con cui assicurarsi la vittoria una volta per tutte.

Senza preavviso alcuno, Grattastinchi saltò sul tavolo scompigliando la situazione.

Il Topo Arrosto volò per aria e all’Halfling si illuminarono gli occhi quando lo spiedo gli atterrò in braccio: “Si mangia!” pensò, grato di quel lauto banchetto.
Il Mago si rannicchiò piagnucolando sotto il macigno del Massone e quello, stufo del suo atteggiamento egoista ed egocentrico – ego-tutto? – sgravò finalmente le spalle di quel peso eccessivo, riducendo l’incantatore a una frittella sanguinolenta. Dalla cima degli scarti Dungeon il Vampiro Fichissimo cominciò a sbavare, improvvisamente preda di una sete incontrollabile.
La Spada dello Sporco Bastardo si imboscò, in un angolo buio della segreta, con quella della Bastarda, mentre la Daga del Voltagabbana diventava prima porpora per l’umiliazione e poi verde d’invidia: quel dongiovanni d’uno spadone l’aveva illusa che tra loro ci fosse più che un’alleanza temporanea... uomini!
Gli Stivali del Calcinculo meditarono, per qualche secondo appena, se avventarsi su quel che restava dell’antipatico Titolo non più tanto Impressionante, ma poi si arrampicarono sulla seconda pila degli scarti, dove gli ignari Palloncini Tanto Carini riposavano incustoditi. Pop-pop!
Il Baro, che era campione mondiale di acchiappa l’anfibio, impugnò il Martello Sfondarotule e cominciò a rincorrere qua e là le Rane Volanti, mentre Intelligente bersagliava lo Scudo dell’Ubiquità con i suoi rapidissimi e infallibili artigli shuriken.
Il Mostro Errante bevve inavvertitamente la Pozione del Coraggio Demente e ardì chiedere un passaggio al Drago di Plutonio; quello lo abbrustolì senza pensarci due volte: finalmente poteva mangiare, poi avrebbe ordinato una Caipiranha al pub del Dungeon – o due o tre… o, magari, qualcosa di più forte: ne aveva proprio bisogno dopo la sonora batosta di poco prima.
Il Ladro si impossessò della Motosega dello Squartamento Granguignolesco, era rumorosa per i suoi gusti ma sarebbe servita allo scopo: sgozzare quell’irritante Spada canterina.
Il Guerriero si pavoneggiò, esibendosi in evoluzioni con l’Alabarda Svizzera, ma nessuno si curò di lui; proprio come nessuno notò il Nano che indossava, con sacro timore reverenziale, il copricapo dei suoi sogni: il Cappello a Punta del Potere aveva finalmente trovato qualcuno che l’apprezzava per quello che era, così com’era.
E il Monnezzburger… beh, lui rimase solo soletto con la sua amata e inseparabile puzza.


Il mezzo Kneazle scese dal tavolo, aveva raggiunto il suo obiettivo: le carte si erano mischiate – altro che Cozione della Ponfusione! – era impossibile continuare la partita. Certo, gli umani avrebbero trovato altre sciocche scuse per litigare, ma, dopotutto, non lo facevano sempre?

fine



L’angolo di frav:

Dunque, che dire? Beh, innanzitutto e come al solito, quando mi trovo a lavorare su una fanfic la mia preoccupazione è per la caratterizzazione ^^ ho sempre paura di ciccare… Mi è sembrato che un Ron che si intestardisce, un’Hermione che “adeguatamente motivata” usa la sua astuzia e sagacia per rivalersi e una Grattastinchi leggermente (?) superiore e sprezzante nei confronti degli umani fossero abbastanza IC; forse è Harry quello leggermente OOC o magari no, non saprei… ai lettori l’ardua sentenza x)

Munchkin è un gioco di carte (maggiori info qui) e si presenta come una versione parodica dei classici GDR fantasy. Nello scrivere la storia, talvolta mi sono avvalsa delle regole e delle proprietà specifiche delle carte, mentre in altri casi mi sono ispirata alle illustrazioni di queste ultime. Per esempio: il Baro è realmente raffigurato con in mano un enorme martello; il Massone è un omino che regge un’enorme blocco di roccia; il Mostro Errante è immortalato mentre fa l’autostop per Toledo; la Pozione del Coraggio Demente è un ometto infuriato che mena fendenti sul naso di un gigantesco mostro; la Caipiranha è un cocktail velenoso in cui nuota un piranha… O ancora: l’Incantesimo di Charme è un’abilità della carta Mago; la Pozione dell’Alitosi conferisce temporaneamente un bonus +2; un ragazzo, un maschio, può utilizzare la Spada della Bastarda solo grazie al Baro; per fuggire da un mostro occorre fare cinque o più con il dado (quattro o più per portare a termine un furto con successo)…

Proprio sull’onda dell’impronta parodica di Munchkin, ho tentato di dare alle scene “del gioco” un andamento, a tratti, vagamente (?) demenziale, è qualcosa di abbastanza nuovo per me, spero di esserci riuscita.

Il macigno, memore d’antica superbia si rifà alla pena dei superbi del Purgatorio dantesco (canto XI), spero che tale alto riferimento non risulti troppo azzardato in un testo leggero come questo – l’analogia è sorta spontanea e ho voluto assecondarla.

Ringrazio per l’ispirazione “La Sfida dei Grandi Autori” della Triade di fa92, per cui questa storia è stata originariamente concepita.

Spero di avervi strappato almeno un sorriso! ;) frav

  
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