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Autore: HIMsteRoxy    18/11/2013    0 recensioni
E se Ville Valo avesse una sorella minore?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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‘’ Kira! ‘’ gridai, mentre scendevo le scale. Mi ficcai in testa il berretto e la mia solita sciarpa. ‘’ Kira, aspetta! Almeno dimmi a che ora torni! ‘’ continuai a gridare, mentre con una mano mi appesi al corrimano della scala per evitare di cadere a terra per la fretta.
‘’ Non lo so, non ti preoccupare! ‘’ mi rispose urlando di rimando, svanendo nel buio della notte.
Mi ritrovai sul ciglio della strada, mentre intravedevo Kira correre e girare l’angolo. Rimasi per qualche secondo a fissare come uno scemo la strada, quando il gelo mi entrò fin dentro le ossa e rabbrividii. Non dovevo preoccuparmi? Era pur sempre mia sorella, diamine! La vedevo solo nelle festività, quando andavo a trovare la mia famiglia e in quelle stesse circostanze non mi ero mai preoccupato di lei e di quello che combinava. C’erano i miei genitori ad interessarsi di lei, non io. Io avevo la mia musica e quello era l’unico motivo per cui andavo avanti. Adesso però Kira era sotto la mia responsabilità.
Mi guardai attorno rassegnato. Il viaggio mi aveva stancato e volevo solo andare a dormire.
No, dovevo resistere!
Mi strinsi nel mio cappotto e mi avviai verso il mio bar preferito, il Tavastia. Girai prima a sinistra, poi a destra e di nuovo a sinistra e rimasi deluso nel vedere il bar chiuso. Era il giorno di chiusura ed io ero me ne ero totalmente dimenticato. Sospirai e alzai gli occhi al cielo. Dopo quella giornata avevo bisogno di una birra e di un po’ di relax. Così decisi di entrare nel primo bar che avrei trovato aperto e alla fine avrei cercato Kira.
Quest’ultima parte del piano però non mi convinceva molto. Come facevo a trovare un’adolescente a Helsinki la notte di Halloween? La città era piena di locali e altri posti dove si festeggiava tale festività.
Intravidi all’improvviso l’insegna di un locale ed entrai, dimenticando per il momento il problema. Mi avvicinai al bancone, facendomi spazio tra la moltitudine di gente che parlava, beveva e ballava. La musica era abbastanza alta e gesticolai nervosamente al barman di volere solo una birra.  La calca era insopportabile e sperai che arrivasse subito.
Evidentemente quello non era il mio giorno fortunato: prima il ritardo, poi la conversazione con il tassista, mia sorella, il mio bar preferito chiuso e infine tutta questa confusione che mi opprimeva.
Due ragazze, vestite per l’occasione con abiti succinti, scesero dal piano di sopra, dove evidentemente si stava svolgendo la vera festa, e mi fissarono ammiccando con malizia. Le guardai, aggrottando la fronte, quindi mi accorsi che il barman finalmente mi porgeva la mia birra. La presi e cominciai a sorseggiarla lentamente.
Le ragazze continuarono a fissarmi e ad ammiccare verso di me, mentre anche loro ordinavano un drink. Alzai la birra, assecondando i loro sorrisi. Era pur sempre una festa! Al diavolo la stanchezza e mia sorella, soprattutto!
Una terza ragazza si aggiunse alle sue, le quali le bisbigliarono qualcosa all’orecchio. Pensai che stessero parlando proprio di me, forse mi avevano riconosciuto. La nuova arrivata, vestita con un abito cortissimo, si voltò verso di me e sussultò improvvisamente, come se avesse appena visto un fantasma. Ammiccai allora verso di lei, la ragazza però si girò dall’altra parte e fece segno alle altre due di allontanarsi in fretta.
Restai un po’ deluso e terminai la mia birra, ma l’unica parte del mio cervello ancora non annebbiata dalla stanchezza e dall’effetto dell’alcool, mi riportò alla realtà. Avevo già visto la terza ragazza che si era aggiunta alle due; aveva infatti qualcosa di familiare. Cercai di intravederla tra la folla e quando la individuai, sussultai.
‘’ Kira! ‘’ esclamai, lasciando il bancone e cercando di raggiungerla. Lei fece finta di non sentirmi e affrettò il passo. Scostai allora bruscamente la gente che ballava attorno a me e finalmente la raggiunsi. ‘’ Kira! ‘’ ripetei, eloquente. Lei mi guardò contrariata, sbuffando.
‘’ Come sei vestita? ‘’ domandai, sconvolto. Non era mica uscita di casa in quelle condizioni!
‘’ È Halloween, Ville! ‘’ rispose, alzando le spalle.
‘’ Kira, lo conosci? ‘’ domandò curiosa una delle due ragazze.
‘’ Certo che lo conosco! Chi non conosce Ville Hermanni Valo? ‘’ 
‘’ Sono suo fratello. E tu ora torni a casa con me! ‘’ risposi, indignato, mentre la spingevo verso l’uscita. Percepii alle mie spalle le risate e i commenti inopportuni delle due ragazze. Forse avevo esagerato un po’.
‘’ Lasciami! ‘’ sbottò Kira, liberandosi dalla mia presa.
‘’ Se ti vedesse papà… ‘’ dissi, mentre la squadravo dall’alto verso il basso. Portava i tacchi e si era pure truccata in modo esagerato. Mi accesi allora una sigaretta per frenare la rabbia.
‘’ Non so più libera di fare ciò che voglio! Prima papà e adesso anche tu! Chi ti credi di essere? ‘’
‘’ No, c’è un limite a tutto! Sei ancora una ragazzina… e non puoi conciarti in questo modo. ‘’
‘’ Certo! Parla quello che invece di lavorare come la gente normale, ha deciso di girare il mondo insieme ad una stupida band, suonando una musica ancora più stupida! ‘’
‘’ Cosa c’entra adesso? ‘’
‘’ Non fai altro che bere e fumare solo per un tuo capriccio. Sei patetico e anche vecchio! Non riesci nemmeno a trovarti una ragazza. Sfigato! ‘’
Mi fermai all’improvviso e le mollai un ceffone, senza pensare. Kira si ritrasse e si massaggiò la guancia, ora arrossata. Poi cominciò a correre in direzione della torre, cercando di tenere a freno le lacrime. La vidi in lontananza entrare nel giardino e sospirai. Finii di fumare ed entrai anch’io.
Mi sentivo in colpa per averle dato uno schiaffo, ma lei mi aveva provocato. Cosa avrebbe fatto mio padre al mio posto? Oh, mio padre! Si era sbarazzato di Kira, mandandola a Munkkiniemi! Perché proprio io? Non ero altro che suo fratello, non potevo vivere in sua compagnia, avevo i miei impegni… No, invece! Avevo fatto benissimo a comportarmi in quel modo! Se l’era meritato!
Intravidi Kira seduta sul divano, mentre continuava a massaggiarsi la guancia. Appena mi vede si voltò dall’altra parte per evitare il mio sguardo.
Feci finta di niente e andai in camera da letto. Mi stesi sul tetto e fissai il soffitto. Ero ancora troppo nervoso per dormire. Ripensai così alle parole di Kira: mi aveva chiamato patetico, vecchio e sfidato. Ero davvero così? Eppure il tassista era anche lui convinto che avessi perso la fama di un tempo. Io avevo continuato a fare musica e non mi ero preoccupato delle dicerie, ma mio padre aveva ragione. Ero sempre solo, ma non era colpa mia se non avevo ancora trovato la ragazza giusta!
Mi alzai dal letto e mi diressi in soggiorno, dove osservai Kira dormire serenamente sul divano. Le adagiai sopra una coperta, presi una birra dal frigo e tornai a letto. Che giornata! L’indomani ne avrei riparlato con Kira. Non era stata mia intenzione litigare, ma lei aveva superato già il limite. Così non poteva proprio andare.
Finii la birra e mi addormentai, cercando di scacciare via i pensieri che mi opprimevano.

 

  
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