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Autore: ReggyBastyOp    23/11/2013    1 recensioni
E' in pratica una rivisitazione del fatidico Jisbon moment che tutti noi non vedevamo l'ora di guardare.
ALERT SPOILER ovviamente 6x06/07. Non vi consiglio affatto di leggerla nel caso non abbiate ancora visto l'episodio.
Povera Lisbon.
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passato troppo tempo da quando l’aveva abbandonata sul ciglio della strada ma si sorprese d’essere arrivata in tempo. O almeno credeva d’esserlo.
Era contenta d’avere finalmente una macchina, ma anche se premeva il piede sull’acceleratore si sentiva ancora troppo lenta.
Arrivata, scese immediatamente dal mezzo e salì le scale che portavano all'ingresso della casa. Provò a forzare la maniglia inutilmente.
-JANE?!- urlò in preda al panico. Nessuna risposta. Controllò la casa ma non c’era alcuna luce accesa. Percorse il perimetro del pian terreno non capendo dove fossero. Finalmente le tornò in mente la depandance. Più veloce di prima corse sul sentiero tracciato da grandi pietre grigie e piatte, percependo l’aria gelida pungerle la gola. Si fermò pensando a cosa fare, ma prima ancora che le venisse in mente un’idea venne catapultata a terra dall’esplosione proveniente dal piccolo edificio. Si coprì per quanto poté mentre frammenti di legno e vetro le si scagliavano contro. Presa dall’agitazione si mise a sedere, guardando ciò che restava del luogo del ritrovo. Respirava a fatica non riuscendo a spostare lo sguardo dalla porta distrutta, sperando che una chioma bionda ne uscisse.
Le lacrime volevano sgorgare dalle minuscole cavità, ma Teresa fece di tutto pur di non lasciarsi prendere dal miscuglio di emozioni che stava provando. Si fece forza. Era sopravvissuto tante volte, perché non anche questa? Era già stato vittima di un’esplosione in fondo e, a parte qualche ‘piccola’ conseguenza temporanea come la cecità, tutto era stato superato tranquillamente.
Allora cos’era quella sensazione che l’attanagliava e le impediva di avere fede? Perché non voleva pensare che Jane ce l’avrebbe fatta? Solo perché le probabilità erano inferiori ciò non implicava che fosse impossibile. Appunto.
Un brusio di sottofondo si faceva sempre più rumoroso e riuscì a distinguerlo solo quando si avvicinò a pochi metri da lei. Le sirene dell’auto della polizia accompagnavano il ritmo ondeggiante delle fiamme ingorde, che bruciavano tutto ciò che si trovava sul loro cammino.
Si fece forza e si alzò, continuando ad osservare lo stesso punto. A fatica sbatteva gli occhi, ma fu per necessità quando si decise a farlo. Severa con se stessa si approssimò al veicolo che si era appena fermato e prese fiato.
-Chiamate pompieri ed ambulanze, informateli che c’è più di una vittima ed isolate la zona.- Non riusciva a capire come riuscisse a restare così calma mentre una delle poche persone più importanti della sua vita poteva non esserci più.
-Dammi la tua torcia. Io vado dentro.- Vide l’uomo porgergliela senza la minima intenzione di fermarla. Forse avrebbe dovuto almeno provarci, essendo l’edificio pericolante, ma sapeva che con il tono usato non avrebbe neanche provato a reagire.
Si fece coraggio non essendo nemmeno in grado d'immaginare cosa avrebbe potuto trovare. Entrò tesa, illuminandosi il percorso. Cominciò a guardarsi attorno, sentendo l’ansia e l’angoscia premere sempre di più sul suo petto.
-Jane?- Chiamò speranzosa, mentre la coscienza continuava a dirle di non farlo, di non desiderare. Le ripeteva che non c’era quasi alcuna possibilità. La mise a tacere.
-Jane?- Questa volta fu più un sussurro, non convinta di ciò che stava osservando. Le gambe si muovevano automaticamente. Si sorprese di non essersi ancora paralizzata.
Qualcosa le richiamò l’attenzione. Cos’era quella roba ai suoi piedi? Spostò velocemente la direzione della luce verso l’oggetto, che tanto oggetto poi non era.
Trattenne un gemito raccapricciato. Perché non si era preparata? Un piede esploso via dal resto del corpo le stava sotto il naso. L’odore che riempiva l’aria, non era ovviamente la prima volta che lo sentiva, somigliava così tanto a quello della carne alla brace che se non fosse stato per il lamento di Smith avrebbe vomitato. Ne era sicura.
Gli irraggiò il viso, iniziando a ricordare che fino a pochi minuti prima Red John si trovava esattamente in quel luogo.
-Agente Smith.- Il poliziotto era conciato abbastanza male, ma non sembrava avere ferite gravi. Riprese a parlare. –Agente Smith sono Teresa Lisbon. Sta bene?-
-Cos’è successo?- Chiese l’uomo mettendosi seduto, leggermente accecato dalla luce artificiale e acciaccato dalla botta presa.
-C’è stata un’esplosione, i soccorsi stanno arrivando. L’aiuteranno.-
L’agente si guardò attornò confuso, e mentre si girava verso destra permise a Lisbon di notare i tre punti tatuati sul braccio.
Allora era lui. Era Red John. L’adrenalina fece sì che reagisse nell’arco di un nanosecondo.
-NON MUOVERTI!- Gli puntò velocemente la pistola contro.
-Cosa?- Chiese Smith confuso.
-Mani in alto o ti sparo. Fallo!- Non capiva cosa stava provando. Rabbia? Delusione? Soddisfazione? Sconfitta? In fondo non era ancora fuori gioco, ma l’aveva in pugno.
-Okay senti, non so di cosa stai parlando. Stai chiaramente commettendo un grosso sbaglio.- E fu proprio in quel momento che, fortunatamente, si accorse della pistola che era riuscito a recuperare. Sparò senza esitazione prima di ripararsi per non essere colpita a sua volta. Lo vide allontanarsi e fece fuoco di nuovo, ma non lo centrò. Velocemente uscì dal ‘riparo’ e gli corse dietro, ma non riuscì a capire in quale direzione avviarsi.
-Dov’è andato Smith?- Si guardò attorno prima di notare un uomo familiare che cercava di parlare.
-Capo! Dobbiamo trovare Smith! E’ Red John!-
E tutto ciò che quest’ultimo gli disse fu –Vado a chiedere aiuto.-
Ma ormai lei già non se ne curava più. Red John aveva perso qualsiasi significato. Che importava se era riuscito a scappare? In quel momento non era più sua priorità.
S’inginocchiò a terra ringraziando Dio per essere sempre così caritatevole con lei, o almeno sembrava esserlo, indubbiamente, più di prima.
Steso a terra, a pancia in giù, giaceva il suo consulente incosciente, con il viso completamente sporco, cosa che non faceva altro che creare contrasto con il biondore dei suoi capelli. Delicatamente poggiò una mano sulla sua schiena cercando di svegliarlo.
-Jane?- Mormorò Lisbon, preoccupata per le sue condizioni –Riesci a sentirmi?- Continuò a premere la mano leggermente lungo le scapole.
–Jane? Forza!- Sentì la voce cederle notando che non accennava a dare alcun segno di vita.
La luce lunare schiariva il volto di Patrick completamente impiastricciato per non far credere a nessuno, soprattutto a Teresa, che egli avesse perso l’innocenza dell’anima. Fino alla fine, qualunque scelta avesse preso fino agli ultimi istanti di vita, era rimasto puro.


Ed era certo che, nel caso fosse morto, il suo spirito sarebbe risalito su per le sfere astrali, avrebbe superato le stelle fisse e avrebbe raggiunto l’Empireo, dove l’Altissimo Padre Creatore l’attendeva.



Parole: 5663
Note dell'autrice non ve le consiglio: Okay chi è arrivato fino a qui avrà capito che recentemente ho studiato Tasso quindi sì, suppongo sia plagio copiare la sua idea, anche se scritta in maniera un po' diversa. Quindi per non andare nei guai dirò semplicemente che ho "preso ispirazione".
Ovviamente Jane non è morto, ma le ultime frasi servono ad indicare come Patrick, nonostante il suo passato, non sia mai stato davvero una persona cattiva. Ha semplicemente agito (cosa che credo abbia fatto anche Angela) egoisticamente e un po' senza cuore, però è scontato dire che da quando ha subito la perdita della sua famiglia si sia espiato completamente.
Anche se sappiamo che alla fine ha cercato di uccidere ed ucciderà Red John, credo sia bella l'idea di un Dio che lo perdona comunque, nonostante non abbia fede. Inoltre c'è il contrasto tra Jane e Lisbon che crede profondamente, e allora perché non darle la certezza dell'esistenza di ciò che non è tangibile? Farle vedere Dio in Jane, praticamente. E lo stesso vale per Patrick, che non crede assolutamente ma quando morirà raggiungerà, così come Teresa, colui che l'ha creato, ritrovando così anche sua moglie e sua figlia.
Ho terminato il delirio
  
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