Ecco ci siamo… ultimo capitolo… è un po’ lunghino, ma non potevo dividerlo altrimenti era la volta
buona che qualcuno mi faceva fuori XD
Buona lettura…
Light
CASA RABB
8 ANNI DOPO
Ore 20.23
- Papà mi racconti
la storia?- Chiese la bambina sotto le coperte, quando il papà finì di
sistemargliele.
- Va bene Catherine, quale vuoi che ti
leggo?- Le chiese Harm dolcemente anche se ormai conosceva già la risposta.
- Nessuna, raccontami le avventure di te e
la mamma.-
L’uomo sorrise. Non c’era sera che la bimba non gli chiedesse sempre e solo quella storia.
- Quale vuoi che ti racconti?- Le chiese
ormai rassegnato.
- Quando tu e la mamma vi siete
incontrati e lei ti ha dato un bel quattro di picche!- Rise la bimba divertita.
- Non è vero!- Si finse risentito – chi ti
ha detto questo?- Le chiese divertito.
- E’ stata Cloe, mi ha detto che è stata proprio la mamma a raccontarglielo tanti anni fa.-
“Dovrò fare un discorsetto a quella
bambina!” pensò tra sé, fermandosi un attimo “si una
volta era una bambina, ora è una giovane donna” sorrise pensando a quanto tempo
era passato.
Harm iniziò a raccontare rituffandosi in
quei bellissimi ricordi. La piccola si addormentò quasi alla fine della storia.
L’uomo le sistemò le coperte, la baciò in fronte e spense la luce dell’abatjour.
Si fermò un attimo sulla soglia a guardare
la sua piccola, poi come faceva ogni sera, andò nell’altra stanza.
- Ehi giovanotto che ci fai
ancora sveglio?- Gli chiese a David entrando nella camera.
- Niente stavo
guardando delle foto.- Gli mostrò l’album. – Guarda in questa foto come è buffa la mamma.- David rise indicandogliela al padre.
- Già hai ragione.- Gli
sorrise. – Su ora basta che domani devi andare a scuola e il
sottoscritto ha un’importante riunione.- Rimboccò le
coperte anche a lui.
- Papà quando la finirai
di trattarmi come un bambino… ho quasi 11 anni ormai!- Gli disse infastidito da
quelle attenzioni, divincolandosi dalle coperte.
- Giusto sei quasi un uomo.- Ironizzò Harm.
- Esatto!- Confermò David fiero della sua
età.
- Ora dormi!- Gli disse passandogli la mano
tra i capelli.
Gli prese l’album dalle mani, spense la luce
e lo lasciò da solo.
Come ormai ogni sera, da 8 anni, Harm si
sedeva nella sua poltrona, si versava il solito bicchiere di wisky, che puntualmente neanche toccava e si tuffava nei
ricordi che prontamente lo assalivano, immerso nel buio silenzioso della sua
casa.
Solo e sempre quell’immagine
fissa nella sua mente lo riportò indietro prepotentemente.
Bud l’aveva chiamato avvertendolo che Mac
era stata ricoverata in ospedale. Aveva corso come un pazzo per la strada per
raggiungerla il prima possibile.
I medici l’avevano subito fatta entrare in
sala operatoria e fatto il cesario.
La bimba era in ottima salute ma lei no.
Aveva aspettato per ore fuori, nella sala
d’aspetto, camminando avanti e indietro, in attesa che
qualcuno gli venisse a dire qualcosa, dimenticandosi di tutto e di tutti.
Si era lasciato andare su una delle sedie,
con gli occhi pieni di lacrime.
Il tocco di una manina l’aveva fatto
ritornare alla realtà. Guardò il bambino, gli sorrise,
lo prese in braccio e lo abbracciò forte a sé.
In quel momento era entrata l’infermiera che
portava in braccio avvolta in una copertina rosa un
piccolo batuffolo. Harm l’aveva presa in braccio e si era sentito l’uomo più
felice del mondo.
Sorrise,
riprovando la sensazione di quel giorno, l’aver preso per la prima volta in
braccio la sua piccolina
Si era abbassato e aveva fatto vedere la
piccina al piccolo David.
- David di ciao a tua sorella Catherine.-
Il piccolo le aveva preso
delicatamente la manina e le aveva detto un tenero “Ciao Cat”
Strinse
forte nella mano il bicchiere di vetro
Il viso di quel dottore, la sua espressione
triste e addolorata.
- Mi dispiace Ammiraglio Rabb.-
Harm si era alzato in piedi a guardarlo negli
occhi.
- Il Generale Mackenzie...è in coma.-
Il dottore gli appoggiò una mano sulla
spalla per fargli forza.
Scoppiò
un tuono, vicinissimo a loro, e pochi attimi dopo iniziò a piovere.
Harm si alzò dalla poltrona e si diresse
verso la camera per andare a controllare che tutto fosse tranquillo. Si fermò
sentendo dei piccoli passi. Era David. Lo seguì silenziosamente.
Lo vide avvicinarsi alla sorella.
- Dai Cat non fare
così era solo un tuono. Ci sono io qui con te. Non ti preoccupare, io mi
prenderò sempre cura di te.- Le accarezzò il nasino – la mamma me l’ha sempre
detto da quando tu eri ancora nella sua pancia.-
- Cosa ti diceva?-
Gli chiese la bimba a bassa voce.
- Devi prenderti sempre cura di Cat!- Le disse serio – Ora dormi,
resto io qui con te.-
Si mise anche lui sotto le coperte e
abbracciò la sorellina.
Harm rimase nell’oscurità a guardare i suoi
figli. Sorrise. Non l’avrebbe mai creduto all’inizio di farcela. Gli sembrava
un’impresa impossibile. Combattere contro il dolore che portava dentro e non
perdere il controllo della sua vita.
Si andò a sedere immergendosi nei ricordi.
Mac era in coma da un
mese, non aveva miglioramenti. Le sue condizioni erano stazionare. Harm aveva portato la piccola Catherine a casa
dopo una settimana.
Erano stati giorni difficili anche perché
aveva rifiutato l’aiuto di chiunque.
Strinse
il bicchiere forte nella sua mano
- Harm ma non senti che Cat
sta piangendo!- Gli disse Mattie entrando in casa e correndo dalla piccola.
La ragazza riuscì a calmare la bambina e la
appoggiò nella sua culla.
- Vattene, non ho
bisogno del tuo aiuto!- L’aggredì quando la vide entrare in salotto.
Mattie rimase a fissarlo. Non lo riconosceva
più. Non era lo stesso uomo, sicuro e consapevole che l’aveva presa tra le sue
braccia e l’aveva dato una nuova vita.
Si avvicinò a lui e lo schiaffeggiò.
- Ora basta! Devi
reagire!- Gli disse dura.
Come se quello schiaffò lo avesse portato
duramente alla realtà Harm sentì il cuore infrangersi
nel dolore.
Si lasciò cadere a terra in ginocchio e
iniziò a piangere.
Mattie l’abbracciò forte a lei.
- Così va meglio, piangi
pure, non tenerti tutto dentro.- Gli disse cullandolo.
Non sapeva esattamente per quanto tempo
erano rimasti in quella posizione, l’unica cosa certa che sapeva che gli aveva
fatto bene.
Allentò
la presa del bicchiere e fece scivolare la mano sul poggiolo.
La mente vaga nei ricordi
e di nuovo prepotentemente un’immagine si presenta nitida trai i suoi
ricordi.
Sono al parco, la prima uscita dopo molto
tempo. Lui spinge la carrozzina mentre il piccolo David è impegnato a giocare
con gli altri amici del parco.
Si ferma su un pontile. La piccola Catherine
dorme beatamente cullata dal dolce rumore della natura.
Harm si appoggia alla staccionata e lascia
la sua mente libera. Il vento lo accarezza dolcemente, come se potesse sentire
la sua mano.
Chiude gli occhi per un attimo e la vede.
Gli sorride. La sua Sarah come è bella.
Sorride.
- Harm tutto bene?- Gli chiede Mattie
avvicinandosi a lui. Tiene nella mano il piccolo David ed entrambi lo guardano interdetti.
- Si tesoro tutto
bene.- Le sorride.
- Hai sentito ancora la mamma?- Gli chiede
David.
Harm si sorprende dalla perspicacia del
piccolo. Si inginocchia davanti a lui.
- Si.- Gli dice in
un soffio.
- Anche io voglio
sentire la mamma?- Gli chiede felice.
Harm gli prende la mano e gliela alza in
aria.
- Lo senti? È il vento.-
- Il
nostro amore è come il vento: non lo vedo ma lo sento.- Recitò Mattie guardando verso l’infinito.
- Hai proprio
ragione, piccola mia.- Le disse Harm alzandosi in piedi prendendo in braccio
David. – Ora torniamo a casa che si è fatto tardi.
Harm apre gli occhi. Si lascia avvolgere dal
buio e dal silenzio della notte.
Sente il respiro
dei suoi bambini, che dormono tranquillamente nel
lettino di Catherine. Si alza dalla poltrona e si avvicina alla finestra. Fuori
sta diluviando. Appoggia la mano sul vetro. È freddo ma non la ritira. È la
sera giusta, i ricordi non lo lasciano in pace, e ancora un’altra volta viene avvolto dai suoi pensieri.
Sarah era da più
di un mese in coma. Come ogni sera, Harm metteva i bambini a letto, li affidava
a Mattie e poi andava da lei.
Rimase quella sera
più del dovuto. Non la voleva lasciare. Il suo viso pallido,
senza vita, la sua mano fredda stretta in quella di lui.
Harm se la portò vicino alla bocca, la baciò.
- Ti prego Sarah,
torna da me, dai bambini, abbiamo bisogno di te.-
Glielo diceva
sempre. Non sapeva più quante volte glielo chiedeva
pregandola di tornare da lui. Si portava la sua mano sulla guancia con la
speranza di ricevere calore e invece era sempre la stessa sensazione: il freddo
del vuoto della sua anima.
Una mano si
appoggiò sulla sua spalla. Harm si voltò spaventato.
- Mi dispiace
Ammiraglio Rabb di averla fatto paura.-
- Non si preoccupi
cappellano Turner.- Gli disse sforzandosi di sorridere.
- Ci sono novità?-
Gli chiese premuroso.
- Nessuna.- Gli
rispose Harm sconsolato, perdendo fiducia nel futuro.
- Non si abbatta Ammiraglio, continui sempre a sperare e avere fede nel vostro amore. Si concentri con tutto se stesso sul vostro Amore. Non lo lasci andare… sta scritto: Qualunque sia la domanda, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la sofferenza o la malattia, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la perdita, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la paura, l’Amore è la risposta.-
- Non lo dimenticherò… grazie.- Gli appoggiò la mano sulla
sua e gli sorrise.
Il cappellano Turner lo lasciò di nuovo solo
con lei.
- Hai sentito Mac?- Le chiese accarezzandole
il viso – l’Amore è la risposta!-
- Perché non mi
lasci andare Harm?- Gli chiese.
Harm rimase pietrificato vedendo l’immagine
della donna seduta sul letto a fianco.
- Sarah…- Riuscì a dire a stento.
- Lasciami andare Harm?- Gli richiese.
- Torna da me Sarah?- Le chiese lui a sua
volta.
Mac gli sorrise,
sempre il solito, mai una risposta se non fosse un domanda.
Lo lasciò lì, con il ricordo del suo
sorriso, solo.
Si
riscosse dai suoi ricordi, la porta di casa si era
aperta.
- Oohhh che
tempaccio! Sono tutta fradicia.-
Harm si voltò a guardare la donna. Era
sempre bella.
- Ehi che ci fai al buio?- Gli chiese
sorpresa quando si accorse della sua presenza vicino alla finestra.
- Niente ti stavo aspettando.- Mentì.
- I bambini?- Chiese iniziando a togliersi
il paltò-…Ma guarda te se doveva piovere così all’improvviso.-
Harm la guardava e non perdeva di vista ogni
suo minimo movimento.
- Lo sa Generale Mackenzie che anche se è bagnata come un pulcino è ancora…- iniziò a camminare
verso di lei – così …- continuò guardandola tutta – tremendamente sexy.- Si
avvicinò a lei, la prese tra le braccia e la baciò.
- Ben tornata da me.- Le disse a fior di
labbra.
- Come non potrei
tornare da te…non mi hai lasciato andare.- Gli sorrise abbracciandolo forte. –
L’amore è la risposta vero?- Gli chiese staccandosi un
attimo da lui e guardandolo dritto negli occhi.
- Si… sempre.- Rispose Harm baciandola con tutta l’amore che aveva dentro.
Semper
Fidelis
Light Fine…
Sabato 3 maggio 2008
Direi che ci siamo… è finita … un finale indeciso, sofferto, fino all’ultimo, non sapevo che fare, vivere o morire. Sono stata parecchio combattuta tra il dolce e l’amaro, ma che ci volete fare, si vede che non sono portata per il “non lieto fine”, il mio essere positivo me lo impedisce XD
Grazie a tutti voi che mi avete seguito.
Grazie in particolare a Thia, questa FF c’è perché mi hai aiutata tu a portarla avanti.