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Autore: Lights    03/05/2008    4 recensioni
Il nostro amore è come il vento: non lo vedo ma lo sento
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CASA RABB

Ecco ci siamo… ultimo capitolo… è un po’ lunghino, ma non potevo dividerlo altrimenti era la volta buona che qualcuno mi faceva fuori XD

 

Buona lettura…

 

Light

 

 

 

CASA RABB

8 ANNI DOPO

Ore 20.23

 

- Papà mi racconti la storia?- Chiese la bambina sotto le coperte, quando il papà finì di sistemargliele.

- Va bene Catherine, quale vuoi che ti leggo?- Le chiese Harm dolcemente anche se ormai conosceva già la risposta.

- Nessuna, raccontami le avventure di te e la mamma.-

L’uomo sorrise. Non c’era sera che la bimba non gli chiedesse sempre e solo quella storia.

- Quale vuoi che ti racconti?- Le chiese ormai rassegnato.

- Quando tu e la mamma vi siete incontrati e lei ti ha dato un bel quattro di picche!- Rise la bimba divertita.

- Non è vero!- Si finse risentito – chi ti ha detto questo?- Le chiese divertito.

- E’ stata Cloe, mi ha detto che è stata proprio la mamma a raccontarglielo tanti anni fa.-

“Dovrò fare un discorsetto a quella bambina!” pensò tra sé, fermandosi un attimo “si una volta era una bambina, ora è una giovane donna” sorrise pensando a quanto tempo era passato.

Harm iniziò a raccontare rituffandosi in quei bellissimi ricordi. La piccola si addormentò quasi alla fine della storia. L’uomo le sistemò le coperte, la baciò in fronte e spense la luce dell’abatjour.

Si fermò un attimo sulla soglia a guardare la sua piccola, poi come faceva ogni sera, andò nell’altra stanza.

- Ehi giovanotto che ci fai ancora sveglio?- Gli chiese a David entrando nella camera.

- Niente stavo guardando delle foto.- Gli mostrò l’album. – Guarda in questa foto come è buffa la mamma.- David rise indicandogliela al padre.

- Già hai ragione.- Gli sorrise. – Su ora basta che domani devi andare a scuola e il sottoscritto ha un’importante riunione.- Rimboccò le coperte anche a lui.

- Papà quando la finirai di trattarmi come un bambino… ho quasi 11 anni ormai!- Gli disse infastidito da quelle attenzioni, divincolandosi dalle coperte.

- Giusto sei quasi un uomo.- Ironizzò Harm.

- Esatto!- Confermò David fiero della sua età.

- Ora dormi!- Gli disse passandogli la mano tra i capelli.

Gli prese l’album dalle mani, spense la luce e lo lasciò da solo.

Come ormai ogni sera, da 8 anni, Harm si sedeva nella sua poltrona, si versava il solito bicchiere di wisky, che puntualmente neanche toccava e si tuffava nei ricordi che prontamente lo assalivano, immerso nel buio silenzioso della sua casa.

Solo e sempre quell’immagine fissa nella sua mente lo riportò indietro prepotentemente.

Bud l’aveva chiamato avvertendolo che Mac era stata ricoverata in ospedale. Aveva corso come un pazzo per la strada per raggiungerla il prima possibile.

I medici l’avevano subito fatta entrare in sala operatoria e fatto il cesario.

La bimba era in ottima salute ma lei no.

Aveva aspettato per ore fuori, nella sala d’aspetto, camminando avanti e indietro, in attesa che qualcuno gli venisse a dire qualcosa, dimenticandosi di tutto e di tutti.

Si era lasciato andare su una delle sedie, con gli occhi pieni di lacrime.

Il tocco di una manina l’aveva fatto ritornare alla realtà. Guardò il bambino, gli sorrise, lo prese in braccio e lo abbracciò forte a sé.

In quel momento era entrata l’infermiera che portava in braccio avvolta in una copertina rosa un piccolo batuffolo. Harm l’aveva presa in braccio e si era sentito l’uomo più felice del mondo.

 

Sorrise, riprovando la sensazione di quel giorno, l’aver preso per la prima volta in braccio la sua piccolina

 

Si era abbassato e aveva fatto vedere la piccina al piccolo David.

- David di ciao a tua sorella Catherine.-

Il piccolo le aveva preso delicatamente la manina e le aveva detto un tenero “Ciao Cat

 

Strinse forte nella mano il bicchiere di vetro

 

Il viso di quel dottore, la sua espressione triste e addolorata.

- Mi dispiace Ammiraglio Rabb.-

Harm si era alzato in piedi a guardarlo negli occhi.

- Il Generale Mackenzie...è in coma.-

Il dottore gli appoggiò una mano sulla spalla per fargli forza.

 

Scoppiò un tuono, vicinissimo a loro, e pochi attimi dopo iniziò a piovere.

 

Harm si alzò dalla poltrona e si diresse verso la camera per andare a controllare che tutto fosse tranquillo. Si fermò sentendo dei piccoli passi. Era David. Lo seguì silenziosamente.

Lo vide avvicinarsi alla sorella.

- Dai Cat non fare così era solo un tuono. Ci sono io qui con te. Non ti preoccupare, io mi prenderò sempre cura di te.- Le accarezzò il nasino – la mamma me l’ha sempre detto da quando tu eri ancora nella sua pancia.-

- Cosa ti diceva?- Gli chiese la bimba a bassa voce.

- Devi prenderti sempre cura di Cat!- Le disse serio – Ora dormi, resto io qui con te.-

Si mise anche lui sotto le coperte e abbracciò la sorellina.

Harm rimase nell’oscurità a guardare i suoi figli. Sorrise. Non l’avrebbe mai creduto all’inizio di farcela. Gli sembrava un’impresa impossibile. Combattere contro il dolore che portava dentro e non perdere il controllo della sua vita.

Si andò a sedere immergendosi nei ricordi.

 

Mac era in coma da un mese, non aveva miglioramenti. Le sue condizioni erano stazionare. Harm aveva portato la piccola Catherine a casa dopo una settimana.

Erano stati giorni difficili anche perché aveva rifiutato l’aiuto di chiunque.

 

Strinse il bicchiere forte nella sua mano

 

- Harm ma non senti che Cat sta piangendo!- Gli disse Mattie entrando in casa e correndo dalla piccola.

La ragazza riuscì a calmare la bambina e la appoggiò nella sua culla.

- Vattene, non ho bisogno del tuo aiuto!- L’aggredì quando la vide entrare in salotto.

Mattie rimase a fissarlo. Non lo riconosceva più. Non era lo stesso uomo, sicuro e consapevole che l’aveva presa tra le sue braccia e l’aveva dato una nuova vita.

Si avvicinò a lui e lo schiaffeggiò.

- Ora basta! Devi reagire!- Gli disse dura.

Come se quello schiaffò lo avesse portato duramente alla realtà Harm sentì il cuore infrangersi nel dolore.

Si lasciò cadere a terra in ginocchio e iniziò a piangere.

Mattie l’abbracciò forte a lei.

- Così va meglio, piangi pure, non tenerti tutto dentro.- Gli disse cullandolo.

Non sapeva esattamente per quanto tempo erano rimasti in quella posizione, l’unica cosa certa che sapeva che gli aveva fatto bene.

 

Allentò la presa del bicchiere e fece scivolare la mano sul poggiolo.

 

La mente vaga nei ricordi e di nuovo prepotentemente un’immagine si presenta nitida trai i suoi ricordi.

Sono al parco, la prima uscita dopo molto tempo. Lui spinge la carrozzina mentre il piccolo David è impegnato a giocare con gli altri amici del parco.

Si ferma su un pontile. La piccola Catherine dorme beatamente cullata dal dolce rumore della natura.

Harm si appoggia alla staccionata e lascia la sua mente libera. Il vento lo accarezza dolcemente, come se potesse sentire la sua mano.

Chiude gli occhi per un attimo e la vede. Gli sorride. La sua Sarah come è bella.

Sorride.

- Harm tutto bene?- Gli chiede Mattie avvicinandosi a lui. Tiene nella mano il piccolo David ed entrambi lo guardano interdetti.

- Si tesoro tutto bene.- Le sorride.

- Hai sentito ancora la mamma?- Gli chiede David.

Harm si sorprende dalla perspicacia del piccolo. Si inginocchia davanti a lui.

- Si.- Gli dice in un soffio.

- Anche io voglio sentire la mamma?- Gli chiede felice.

Harm gli prende la mano e gliela alza in aria.

- Lo senti? È il vento.-

- Il nostro amore è come il vento: non lo vedo ma lo sento.- Recitò Mattie guardando verso l’infinito.

- Hai proprio ragione, piccola mia.- Le disse Harm alzandosi in piedi prendendo in braccio David. – Ora torniamo a casa che si è fatto tardi.

 

Harm apre gli occhi. Si lascia avvolgere dal buio e dal silenzio della notte.

 

Sente il respiro dei suoi bambini, che dormono tranquillamente nel lettino di Catherine. Si alza dalla poltrona e si avvicina alla finestra. Fuori sta diluviando. Appoggia la mano sul vetro. È freddo ma non la ritira. È la sera giusta, i ricordi non lo lasciano in pace, e ancora un’altra volta viene avvolto dai suoi pensieri.

 

Sarah era da più di un mese in coma. Come ogni sera, Harm metteva i bambini a letto, li affidava a Mattie e poi andava da lei.

Rimase quella sera più del dovuto. Non la voleva lasciare. Il suo viso pallido, senza vita, la sua mano fredda stretta in quella di lui.

Harm se la portò vicino alla bocca, la baciò.

- Ti prego Sarah, torna da me, dai bambini, abbiamo bisogno di te.-

Glielo diceva sempre. Non sapeva più quante volte glielo chiedeva pregandola di tornare da lui. Si portava la sua mano sulla guancia con la speranza di ricevere calore e invece era sempre la stessa sensazione: il freddo del vuoto della sua anima.

Una mano si appoggiò sulla sua spalla. Harm si voltò spaventato.

- Mi dispiace Ammiraglio Rabb di averla fatto paura.-

- Non si preoccupi cappellano Turner.- Gli disse sforzandosi di sorridere.

- Ci sono novità?- Gli chiese premuroso.

- Nessuna.- Gli rispose Harm sconsolato, perdendo fiducia nel futuro.

- Non si abbatta Ammiraglio, continui sempre a sperare e avere fede nel vostro amore. Si concentri con tutto se stesso sul vostro Amore. Non lo lasci andare… sta scritto: Qualunque sia la domanda, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la sofferenza o la malattia, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la perdita, l’Amore è la risposta;Qualunque sia la paura, l’Amore è la risposta.-

- Non lo dimenticherò… grazie.- Gli appoggiò la mano sulla sua e gli sorrise.

Il cappellano Turner lo lasciò di nuovo solo con lei.

- Hai sentito Mac?- Le chiese accarezzandole il viso – l’Amore è la risposta!-

- Perché non mi lasci andare Harm?- Gli chiese.

Harm rimase pietrificato vedendo l’immagine della donna seduta sul letto a fianco.

- Sarah…- Riuscì a dire a stento.

- Lasciami andare Harm?- Gli richiese.

- Torna da me Sarah?- Le chiese lui a sua volta.

Mac gli sorrise, sempre il solito, mai una risposta se non fosse un domanda.

Lo lasciò lì, con il ricordo del suo sorriso, solo.

 

Si riscosse dai suoi ricordi, la porta di casa si era aperta.

 

- Oohhh che tempaccio! Sono tutta fradicia.-

Harm si voltò a guardare la donna. Era sempre bella.

- Ehi che ci fai al buio?- Gli chiese sorpresa quando si accorse della sua presenza vicino alla finestra.

- Niente ti stavo aspettando.- Mentì.

- I bambini?- Chiese iniziando a togliersi il paltò-…Ma guarda te se doveva piovere così all’improvviso.-

Harm la guardava e non perdeva di vista ogni suo minimo movimento.

- Lo sa Generale Mackenzie che anche se è bagnata come un pulcino è ancora…- iniziò a camminare verso di lei – così …- continuò guardandola tutta – tremendamente sexy.- Si avvicinò a lei, la prese tra le braccia e la baciò.

- Ben tornata da me.- Le disse a fior di labbra.

- Come non potrei tornare da te…non mi hai lasciato andare.- Gli sorrise abbracciandolo forte. – L’amore è la risposta vero?- Gli chiese staccandosi un attimo da lui e guardandolo dritto negli occhi.

- Si… sempre.- Rispose Harm baciandola con tutta l’amore che aveva dentro.

 

 

 

Semper Fidelis

 

 

 

Light                                                                                                  Fine… Sabato 3 maggio 2008

 

 

 

Direi che ci siamo… è finita … un finale indeciso, sofferto, fino all’ultimo, non sapevo che fare, vivere o morire. Sono stata parecchio combattuta tra il dolce e l’amaro, ma che ci volete fare, si vede che non sono portata per il “non lieto fine”, il mio essere positivo me lo impedisce XD

 

Grazie a tutti voi che mi avete seguito.

Grazie in particolare a Thia, questa FF c’è perché mi hai aiutata tu a portarla avanti.

   
 
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