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Autore: elev    06/12/2013    5 recensioni
Un nuovo progetto, un insieme di sensazioni. Elly quel giorno un incontro del genere non se l'aspettava di certo. Come non si aspettava di dover aver a che fare con la sua reazione in quel momento. Elly odia le presentazioni formali e adora il caffè. Dave... ha gli occhi azzurri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Raise the hands and surrender

“A Natale, certo, ma in realtà vale in ogni momento dell'anno: quando si fa un pensiero, un presente, un regalo più o meno importante non bisogna dimenticare il bigliettino.
E già, perché se può “bastare un pensiero”, per non fare figuracce e passare per persone poco attente e interessate… bisogna che questo “pensiero” davvero ci sia: come da tradizione, con un biglietto scritto. Lo conferma il sondaggio effettuato da XY e a cui hanno partecipato 1240 persone (53% donne, 47% uomini).
Gli uomini non hanno scampo: solo il 2% delle donne, infatti, non gradisce e ritiene “superfluo” il biglietto di accompagnamento. Individuarle, quindi, è veramente difficile.
Può andare un po’ meglio alle donne: l’8% degli uomini si disinteressa a buste e bigliettini.
E se c’è un 3% (di uomini e donne) che ritiene importante il bigliettino ma.. quasi giusto per sapere che uno ci ha pensato, e quindi con “un contenuto essenziale, senza smancerie”… la maggioranza non ha dubbi: scrivere qualche parola dedicata è fondamentale. Senza, un regalo non sarebbe veramente un regalo. Il piacere della lettura precede o segue quello dell’apertura del pacco: ma è ugualmente importante.
Ma cosa scrivere?
Ecco le preferenze, da mettere davvero nero su bianco.
Gli uomini single apprezzano, al primo posto (32%) “un testo (anche una citazione) appassionato, sensuale... magari un po' audace”; opzione che non dispiace al 21% del mondo in rosa.
Le donne – romanticone - apprezzano, in primo luogo (37%) “una dichiarazione o riconferma d’amore”; parole che non vengono buttate via neanche dal 26% degli uomini.
E poi ci sono gli altri, a mezza via: quelli che sarebbero contenti di trovare, aperta la busta o il bigliettino, “una frase spiritosa, divertente... che motivi il dono” (il 31% degli uomini e il 36% delle donne).”
 
Ok, mi dissi chiudendo la pagina che stavo leggendo. Ora pure per i biglietti accompagnatori bisogna fare un sondaggio?
In quale categoria avrebbe mai potuto rientrare Dave? La categoria di “quelli che vorrebbero che il biglietto glielo leggessi direttamente tu così non devono fare fatica ad aprire la busta” se non c’era era assolutamente da aggiungere.
A quanto pare il sondaggio mi dava in minoranza. Anche se fondamentalmente non avevo nulla contro i bigliettini… anzi li trovavo pure divertenti. Comunque in caso di “difficoltà” o “blocco creativo” mi riservavo il diritto di by-passare la questione. In questo caso però avevo pensato che sarebbe stato utile per evitare mille discorsi e figuracce soprattutto. Quindi, in conclusione, ero stata tacitamente condannata da uno stramaledetto bigliettino.
Morsicai di nuovo la penna, stracciai l’ennesimo foglio di carta e decisi di scrivere direttamente al PC così almeno non sarei stata colpevole di deforestazione abusiva del pianeta.
Ero partita con l’idea che tanto non sarebbe stata una missione impossibile: infondo non doveva essere niente di che. Optare per una frase tra il cinico e il divertente senza essere banali o addirittura “strappamutande” mi avrebbe levato da tutto. 
*strappamutande = termine che Elly utilizza per classificare le cose (che siano film, canzoni, testi, persone, modi di fare…) che sono troppo mielose, talmente zuccherose da rasentare l’iperglicemia. Insomma che fanno cascare le braccia pure ad un romanticone incallito.

Detto questo il risultato fu che ci misi una giornata intera solo a pensarlo.
Il giorno dopo lo riscrissi altre tre volte e il tempo che avevo a disposizione per finire prima che Dave finisse il suo periodo di “lavoro” presso di noi si volatilizzava ogni giorno più velocemente.
Questa storia aveva il potere pure di “togliere il sonno ad un morto”.
Se di notte, perseguitata da un chiodo fisso “cosa avresti intenzione di dirgli per consegnare il malloppo Elly?”, il sonno notturno mi passò completamente mentre di giorno cominciai a “spaventare” quel povero disgraziato ignaro di ciò che l’aspettava con delle frasi tipo “vedrai…” oppure “la vendetta si avvicina…” lui, a metà tra il divertito e il “ma veramente è così tremenda? Cosa hai intenzione di fare?” sogghignava di nascosto e mi rispondeva che tanto non l’avrei mai impressionato.
Passarono alcuni giorni nei quali avrei voluto buttare tutto nella spazzatura e non fare nulla. Nessun regalo. Nessuna vendetta.
Ma poi tornavo a ripetermi che sarebbe stata una chance per non darla vinta alla mia voce interiore tanto coscienziosa e severa. Quella che non perdeva occasione per ripetermi “Elly sei la solita vigliacca…. Cento ne pensi e zero ne fai!. Sei inconcludente!” e questo malgrado lei non fosse assolutamente d’accordo con me dall’inizio.
Ormai il “regalo” era incartato e non potevo certo disfarmene.
Il testo del biglietto mi venne fuori in un batter di ciglia un mattino di buon’ora.
Per farla breve me la cavai con un
 
“Ciao “zio”
oggi finalmente ci liberiamo di te che sei tanto dedito al lavoro da lasciarci sempre disoccupati. EVVAIII !!!
Scherzi a parte: visto che di solito mi vendico dei torti subiti, ho trovato anch’io ciò che più ti rappresenta! (se ti fa schifo puoi sempre farci un fuocherello tossico).
Se dal punto di vista “resa sul posto di lavoro” avrei qualche serio dubbio e cosa non marginale TI ODIO perché mi molli qui con “mister bistecca e patatine”** ti salva il fatto che è stato un piacere conoscerti
e qualche sana risata me la sono pure fatta (probabilmente mi mancheranno anche) perciò ti ringrazio J
PS.
se non ti fai sentire ti uccido a timbrate (non scherzo) … in bocca al lupo per il tuo futuro di attore”
** ovvero il collega inzigone

Se odiavo le presentazioni formali, gli “addii”, se era possibile, li odiavo ancora di più!
Lucida, distaccata ma divertente (almeno credo). La soluzione di tutto.
Sicuramente appena voltato l’angolo avrebbe riso fragorosamente della mia figuraccia ma se ero arrivata fin qui dovevo finirla del tutto.
Toccare il fondo.
E stop.

Il giorno 28 arrivò.

Pur non essendo una cosa così terribile mi rifugiai in archivio per gran parte della mattina.
E fu nel tardo pomeriggio che lo vidi comparire: girava per il corridoio dubbioso, forse un pochettino gli saremmo mancati.
La buttai sul divertente e quando si affacciò sulla porta del mio ufficio la prima volta gli dissi “allora oggi finalmente te ne vai eh!”

Di pronta risposta con un sorrisetto ambiguo se la rideva aggiungendo “non vedo l’ora!”
Mi ripeterò: odio i “finali” mi dissi mentre riportavo l’ennesimo dato nel pc cercando di non lasciar trapelare una mia certa commozione. Lo sapevo. Tanto che mi conoscevo: se non mi fossi costretta ad essere minimamente seria mi sarei commossa in ogni caso.

Dave!
Afferrai il sacchettino con la vendetta e glielo misi in mano.
Così. Senza mille discorsi.

Rimase appoggiato alla parente vicino alla mia postazione e se ne uscì con un “Senti… qualunque cosa sia… grazie….” Riferendosi alla busta che teneva in mano.
“Ma figurati…” gli risposi tutto d’un fiato. In quel momento mi resi conto quanto fosse alto perché mi costrinse ad alzarmi sulle punte dei piedi (a me che non ero certo un “tappo”) per lasciargli tre amichevoli bacini sulle guance.
Rosso fuoco.
Ecco com’ero. Sicuramente.
Prima che se ne andasse aggiunsi: “ah… guardalo fuori di qui e gli insulti mandameli pure via facebook!” e abbassai lo sguardo.

Avete presente quando si mangia un boccone senza respirare? Non si sente nemmeno il sapore… o forse lo si sente ma non si è perfettamente coscienti di, effettivamente, averlo ingoiato. Era esattamente la mia situazione.
Più tardi Dave passò di nuovo per salutare altra gente e me lo trovai di nuovo davanti.
Con un cenno della mano gli dissi “ma alloraaaa hai finito??”
Sorridendo fece per battermi “un cinque” ma entrambi sbagliammo la mira.
“oddio che figura di merdachefiguradimerdachefiguradimerda..” mi ripetevo velocemente fissando la bucatrice sul tavolo della mia collega, che grazie al cielo, non c’era.

Passarono pochi secondi, che a me sembrarono un’eternità. Speravo che Dave se ne fosse andato nel frattempo ma con l’angolo dell’occhio notai che era ancora lì.
La mia lista di imprecazioni mentali fu interrotta dalla sua voce che diceva (riferito al cinque di prima) “ma questo è brutto…”

Aggiunsi, soridendo, e nascondendo malamente il mio imbarazzo “che sì era vero… come saluto faceva veramete pietà”…
Lo vidi muovere un braccio verso di me… della serie “vieni qui”.
Ecco il famoso boccone ingurgitato così, senza respirare. Fissando la parete dietro le sue spalle senza osare guardarlo in faccia mi avvicinai.

Senza nemmeno accorgermene le mie braccia stringevano forte le sue spalle, fissavo la parete e quasi persi l’equilibrio. Giurai per qualche secondo che qualcuno mi aveva tirato  a sé. Non ho mai scoperto se fosse vero perché quando si mangia senza respirare non ti accorgi di ciò che stai facendo e il sapore non lo senti.
La parete bianca.
Davvero interessante.
Stavo per smettere di respirare quando realizzai che ero ancora lì. Eravamo ancora lì. Senza dire una parola. Un abbraccio stretto.
Addio razionalità.

Un’eternità racchiusa in poco più di una trentina di secondi.
Un minuto al massimo.

Ballonzolando da una parte e dall’altra mollai la presa.
Mollò la presa.

Prima che potessi rendermi conto di qualunque cosa fosse successa, e con lo sguardo ancora fisso alla parete, mi sussurrò leggermente “Ciao Bella…”
“Oh… in bocca al lupo eh….” Risposi imbarazzata.
Ci allontanammo. Lo seguii con lo sguardo mentre se ne andava per altri saluti.
Mi chiusi in bagno appoggiata alla parete maledicendomi per non averlo almeno guardato in faccia, ancora incredula, mi lasciai andare in una risata isterica, respingendo una  lacrima di commozione.
Prima di andarsene si affacciò alla porta, sorridendo e mi disse “ciao ehh…”
Fissavo il monitor del mio PC e mi ero costretta a farlo altrimenti mi sarei trasformata in una versione veramente penosa di me stessa mi uscì un ciao flebile.
Avevo toccato il fondo.

La “riga di insulti” riguardo la mia vendetta mi arrivò puntuale qualche giorno dopo con un messaggio su fb: “troppo bella la t-shirt. Ho riso un sacco” .
Sorrisi soddisfatta di me stessa almeno per averne iniziata e finita una della mie.
Per una volta.

Fu in quel momento che per riordinare i miei pensieri presi in prestito alcuni versi di una canzone che avevo sentito per radio qualche ora prima.
E se fosse un´illusione
Tutta questa benedetta passione
Che per un istante mi ha portato via
E se fosse per nostalgia
Tutta questa malinconia che mi prende
Tutte le sere
E se fosse la gelosia
Che mi fa vedere cose
Che esistono soltanto nella mia mente
E se fossero emozioni
Tutte quelle sensazioni di fastidio e di paura che ho
Quando vedo i tuoi pensieri e
Capisco che da ieri
Tu te ne eri già andato via
E se fosse una canzone
fatta solo per ricordare
E se fosse per nostalgia
Tutta questa malinconia che mi prende
Tutte le sere ….. è esattamente così. Pensai. ****

Non sapevo se Dave ed io ci saremmo mai ri-incrociati da qualche parte… ma tant'è avrei ricordato questa "sbandata" ?! con immensa tenerezza. Ecco. Sarebbe stato così.
Questo è certo.


**** “benedetta passione” di L. Pausini.

  
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