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Autore: Altaria_18    13/12/2013    3 recensioni
Shu e Jiro sono amici d'infanzia ed eterni rivali nell'atletica, che praticano da circa otto anni; Shu si è fidanzato da poco con Kluke, la sua migliore amica, scatenando la gelosia di Jiro, almeno fino a quando il giovane non incontrerà Bouquet...
Zola, giovane campionessa nazionale del lancio del giavellotto, sta insieme al suo ragazzo, Conrad, da due anni, ma l'arrivo del suo nuovo allenatore, Logi, complicherà la sua relazione.
Lo so, sembra la trama di "Beautiful", ma credetemi, non è così deprimete(almeno credo. XD). Spero comunque che possa piacervi, buona lettura! E fatemi sapere che ne pensate!
P.S. Mi è, finalmente, venuto in mente un titolo più carino e ho, inoltre, alzato il rating da giallo ad arancione sia perché mi sono resa conto di aver usato termini abbastanza pesantucci in alcuni punti sia perché andando avanti ci saranno delle scene in cui sarà necessario
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loghi, Un po' tutti, Zola
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Mentre fissava Logi con occhi sgranati, le tornarono in mente le parole che Delphinium le aveva detto quasi un anno fa a proposito di Conrad.
"Io ti conosco, e so che quell'impiastro non fa per te. Prima o poi combinerai una cazzata talmente grossa da farlo scappare a gambe levate. E a quel punto capirai che è meglio così"
A quel tempo non le aveva dato ascolto e aveva anche reagito male, ma al momento si rese conto che o Delphinium era un'indovina o la conosceva meglio di lei stessa.
Il suono del campanello la riportò alla realtà, e Zola sobbalzò, sbiancando. Logi si stiracchiò, mostrando alla ragazza di fronte a lui ogni minimo dettaglio del suo splendido corpo, azione che in quel momento non la aiutava affatto!
-Non vai a vedere chi è?-chiese tranquillamente, incurante del casino che si sarebbe andato a creare a breve se Zola non avesse trovato una soluzione. Logi la guardò attentamente, per poi alzarsi dal letto e avvicinarsi a lei poggiandole una mano sulla fronte. Zola sentì i brividi scorrerle lungo la schiena a quel contatto.
-Hai ancora la febbre, ma credo si sia abbassata rispetto a ieri sera-il campanello suonò di nuovo e Logi si voltò verso la porta-Non so se hai notato che è la terza volta che suonano..-
-Si tratta di Conrad-lo interruppe Zola. Logi sgranò gli occhi.
-Se mi trova qui dentro non sarà contento-con una calma invidiabile si voltò e iniziò a raccogliere i suoi vestiti-Allora, dove mi nascondo?-
-Eh?-chiese Zola che si era persa le ultime parole dette dall'uomo il quale, dopo essersi rivestito, parlò di nuovo.
-Se mi trova qui ci saranno delle conseguenze spiacevoli, ma non posso uscire dalla porta perché potrebbe vedermi e pensare chissà cosa. Quindi è meglio se mi nascondo da qualche parte in casa per poi uscire quando sarà andato via. Non abbiamo molte altre scelte, allora? Che ne dici, mi infilo nell'armadio?-
-Sì, è una buona idea-gli rispose Zola, ancora leggermente intontita. Logi le sorrise incoraggiante, aprì l'anta dell'armadio e si infilò tra vari cappotti invernali e giubbetti estivi.
-Chiudi bene l'anta-le ordinò con voce sommessa; Zola scosse la testa per cercare di riprendersi dallo shock e, dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, chiuse bene l'anta e andò al citofono, aprendo la porta per trovarsi pochi secondi dopo la faccia di Conrad a due centimetri dalla sua.
-Perché ci hai messo tanto?-le chiese, arrabbiato.
-Dormivo-rispose meccanicamente Zola. Il ragazzo la scrutò a lungo prima di entrare in casa e osservarsi intorno sospettoso.
-Cosa stai facendo?-disse la ragazza, cercando di mascherare l'ansia che l'attanagliava e chiudendo la porta.
-C'è una strana macchina parcheggiata qui sotto-Zola, a quell'affermazione, iniziò a sudare freddo.
-E allora?-
-Non l'avevo mai vista qui, sembra molto costosa-
-Apparterrà al figlio della signora Lenz, quel tipo è pieno di soldi-tentò di sviarlo lei, con scarso successo. Conrad si voltò a fissarla.
-Forse, ma non è la prima volta che vedo quella macchina. La nostra non è una grande città, automobili come quella sono più uniche che rare e se ne vedi una simile è difficile scordarla. Sai dove ne ho vista una identica prima?-
-N-no, dove?- balbettò Zola, vedendo lo sguardo del suo fidanzato infuocarsi.
-Nel parcheggio del tuo campo di allenamento-Conrad le era davanti osservandola dall'alto in basso, alla ricerca di un suo minimo cedimento-Mi spieghi come mai?-Zola capì subito cosa stava facendo:voleva farle fare un passo falso e smascherarla. Doveva calmarsi o avrebbe mandato tutto a rotoli.
-Tesoro, il fatto che tu abbia visto lo stesso modello di macchina in due posti diversi non significa che appartengano alla stessa persona. Il figlio della Lenz cambia macchina quasi ogni due mesi e lo sai, per quale motivo quella macchina non può essere sua e, se posso chiedere, di chi credi sia?-
-Del tuo presunto allenatore?!-sbottò subito Conrad con foga. Zola lo guardò con la stessa faccia indifferente che aveva usato con lui fino a quel momento.
-Tu sei ossessionato da lui, come devo dirtelo che non c'è niente? Questa situazione sta iniziando a stufarmi, Conrad. Stiamo insieme da due anni e tu ancora non ti fidi di me?-quelle parole...quanto le pesava dirle. Lui faceva bene a non fidarsi, e lei era solo un'infame, una traditrice della peggior specie. Questa storia non poteva andare avanti così, doveva darci un taglio il prima possibile.
-Zola...-la voce di Conrad la fece tornare alla realtà; lo guardò negli occhi e lui le restituì uno sguardo di scuse. E in quel momento Zola si sentì peggio di un verme.
-Ascolta, sono molto stanca e vorrei riposarmi. Ne parliamo meglio sta sera, ti spiace?-
-No va bene, sono di fretta anche io dopotutto-Conrad le sorrise, rincuorato-Riposati mi raccomando. Ci vediamo sta sera, ciao piccola-le diede un veloce bacio sulle lebbra e uscì chiudendo la porta. 
Dopo pochi secondi di silenzio, tutta la tensione che Zola aveva mascherato fino a quel momento uscì fuori all'improvviso e le gambe le cedettero. Finì in ginocchio con gli occhi fissi sul pavimento, milioni di pensieri le fluttuavano in testa.
"Perché devo fargli questo? Dopo tutti questo tempo passato insieme...io sono felice con lui, lo sono sempre stata. Perché ora sta succedendo tutto questo?"
Due nomi si alternavano nella sua testa, facendola impazzire.
Logi.
Conrad.
Logi.
Conrad
Chi voglio davvero al mio fianco?
Un paio di braccia la sollevarono senza sforzo da terra; Zola nemmeno se ne accorse, appoggiò solamente la testa su una comoda spalla e chiuse gli occhi, stordita.
Sentì la morbidezza del materasso accogliere il suo corpo e delle calde lenzuola coprirla.
-Fatti una bella dormita-disse una voce. Sembrava così lontana...ma non voleva che se ne andasse. Voleva che rimanesse lì con lei.
E glielo disse, e la voce rispose che sarebbe rimasta lì. Sapendo questo Zola si abbandonò ad un sonno tormentato a causa della febbre e dei suoi pensieri.

                                                                   ***
-Dottore, dov'è mio nonno?-chiese Shu impaziente. Suo nonno era uscito mezz'ora prima dalla sala operatoria e ancora nessuno gli aveva detto dove fosse. Stava iniziando a spazientirsi.
-Tuo nonno si trova in un'area non accessibile ai minorenni non accompagnati, mi spiace ragazzo ma non puoi entrare da solo-disse atono il dottore prima di allontanarsi velocemente. Shu ringhiò, trattenendo l'istinto di prendere a calci tutto quello che si trovava di fronte a lui.
-Dai non serve a niente rimanere qui. Andiamo a casa, puoi stare da me sta sera se non vuoi rimanere solo-propose Jiro, stringendogli il braccio per farlo calmare. Shu lo guardò, irritato, ma annuì comunque e i due ragazzi si avviarono verso l'uscita seguiti da Kluke e Bouquet.
-Jiro, io torno insieme a Bouquet col bus, tu prenditi cura di Shu-disse Kluke, per poi abbracciarlo forte, trattenendosi un pò a causa della presenza di una Bouquet già abbastanza irritata dietro di lei-Shu, mi raccomando fai il bravo. Ci vediamo domani-lo strinse forte e il moro ricambiò con lo stesso vigore, accennando un sorriso per poi essere stritolato da Bouquet che gli era arrivata di soppiatto alle spalle.
-Stammi bene Shu!-esclamò sorridendogli calorosamente; il moro arrossì.
-Certo-rispose ricambiando il sorriso.
-Allora ciao ciao!-disse Bouquet allontanandosi in fretta e ignorando completamente Jiro che rimase molto confuso. Ma al momento non aveva tempo da perdere, la priorità era Shu.
-Dai andiamo testone-borbottò trascinandosi dietro l'amico, che lo seguì senza fiatare.
Jiro riportò Shu a casa, ordinandogli di portarsi tutto ciò di cui aveva bisogno perché per almeno la prossima settimana sarebbe stato a casa sua, poi avrebbero pensato a cosa fare. Il ragazzo non oppose resistenza e, dopo aver preparato tutto, partirono di nuovo per la casa di Jiro. La madre del ragazzo accolse Shu calorosamente, lo aiutò a sistemare le sue cose e a preparare un lettino improvvisato. Il moro era rimasto molto silenzioso fino ad allora e Jiro non volle disturbarlo; alla fine, dopo che la madre di Jiro li lasciò soli nella stanza, Shu parlò.
-I dottori hanno detto che senza un adulto che mi accompagni non posso entrare-
-Vero...-
.E io so chi può accompagnarmi-Jiro lo fissò confuso.
-A chi hai intenzione di chiedere? Il padre di Kluke non c'è mai e anche mia madre ha qualche problema-
-Non avevo pensato a loro infatti-
-Chi intendi dunque?-Jiro non riusciva a capire dove volesse andare a parare. Shu si voltò a guardarlo.
-Semplice, chiederò a Zola-
                                                                  ***
La prima cosa che Zola riuscì a cogliere attraverso i suoi cinque sensi fu l'odore di riso allo zafferano accanto a lei. La seconda cosa fu la voce di Logi che, seduto su una sedia vicino al letto, la chiamava. Notò che aveva vestiti diversi rispetto a quella mattina. doveva essere tornato a casa a prendere il cambio ma era certa che si era fatto la doccia lì (i suoi capelli erano ancora leggermente umidi).
-Fame?-le chiese; Zola si sedette a fatica sul letto, la testa le pulsava ancora ma, fortunatamente, meno di quella mattina.
-Che ore sono?-chiese con voce stanca.
-Le tre del pomeriggio, hai dormito per un bel pò-le porse il piatto e Zola cominciò a mangiare. Si rese conto solo in quel momento di quanto fosse affamata. Dopo che finì il suo piatto di riso Logi provò anche a farle mangiare della carne, ma non riuscì ad arrivare neppure alla metà.
-Direi che può bastare- Logi si allontanò, portando i due piatti in cucina e tornando con un bicchiere d'acqua effervescente-Coraggio, bevi-Zola ubbidì, per poi sdraiarsi tra i cuscini, sospirando.
-Grazie di tutto-disse la ragazza, guardando l'uomo che le concesse un dolce sorriso.
-Figurati, come ti senti?-
-Meglio-
-Mi fa piacere, ascolta Zola...penso che noi due dovremmo parlare- Zola sentì il cuore salirle in gola e per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Voleva parlare di...beh, quello  che era successo. Ma proprio ora? Maledizione, non poteva aspettare un altro paio di giorni? Non si sentiva pronta, doveva ancora capire molte cose. Sospirò e si prese qualche minuto prima di rispondere.
-D'accordo, parla-
-Non sono io quello che deve parlare. Perché l'hai fatto? Solo perché avevi bevuto più del solito? Oppure per un altro motivo?-Logi era serissimo, come le prime volte in cui si allenavano insieme, dove sembrava che lui nemmeno si ricordasse il suo nome. Zola lo fissò leggermente in soggezione.
-Ecco...io non lo so davvero-disse osservando le coperte, incapace di sostenere quello sguardo- Tra me e Conrad non ci sono mai stati problemi. Eravamo una bella coppia, non litigavamo mai ed andavamo molto d'accordo. Ho sempre pensato che era lui l'uomo della mia vita, almeno...-si bloccò, diventando completamente rossa.
-Almeno?-la incitò gentilmente Logi a continuare. Zola lo accontentò, non aveva più senso tacere ormai.
-...fino a quando non sei arrivato tu. Non so cosa mi sia preso ma, all'improvviso, tutto ciò che ho sempre provato per Conrad ha iniziato a scemare. Certo, ammetto che negli ultimi mesi non siamo stati molto insieme, sia a causa degli allenamenti per le nazionali sia a causa del suo nuovo lavoro. Per di più, anche se frequentiamo la stessa facoltà universitaria, le lezioni sono poche e io spesso sono costretta a saltarle. E lui è così geloso, molto spesso mi sento privata del mio spazio vitale. Avevamo qualche piccolo problema, ma non avrei mai pensato che dopo due meravigliosi anni per me sia stato così facile mandare tutto a gambe all'aria-
-Non lo ami più?-
-Non lo so-dopo questo scambio di battute il silenzio cadde tra loro, e Zola non aveva nemmeno il coraggio di alzare la testa. Era troppo imbarazzata, ancora non riusciva a crederci; aveva confessato i suoi sentimenti a Logi, quei sentimenti che l'avevano tormentata da quando l'aveva conosciuto, due mesi fa. Eppure sentiva un grande peso togliersi dalle spalle, era riuscita ad ammettere cosa le stava succedendo, sia alla persona che aveva scatenato il tutto che a se stessa. All'improvviso le dita di Logi le alzarono delicatamente il mento, e lei non riuscì a non perdersi in quegli occhi azzurri come il mare.
-Zola, devi riflettere bene su cosa vuoi davvero e mettere in chiaro la situazione prima che diventi insostenibile-lo guardò tristemente e annuì. Poi successe l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettata: Logi si sporse in avanti e premette le labbra sulle sue. Fu così inaspettata come azione che Zola rimase immobile e con gli occhi sgranati, incapace di agire o pensare qualcosa di sensato, ma le bellissime sensazioni che aveva provato la notte prima tornarono a farsi sentire prepotentemente e, ignorando le solite critiche del suo cervello su quanto fosse sbagliato tutto questo, si ritrovò a ricambiare il bacio con foga, attirando Logi verso di se.
Quando si separarono per riprendere aria l'uomo la fissò, e Zola lesse nei suoi occhi la stessa cosa che Logi vedeva nei suoi. Lo voleva. Non importava quanto tentasse di negarlo, i segni c'erano ed erano maturati in tutto il tempo passato insieme. Erano due cariche opposte di una calamita: non importa quanto ci provassero, non sarebbero mai riusciti a stare lontani l'uno dall'altra. Si avvicinò di nuovo alle sue labbra per poter sentire la loro incredibile morbidezza e il suo dolce sapore, ma Logi la fermò.
-Aspetta-sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Cosa?-bisbigliò di rimando Zola, tirandolo verso di sè e impossessandosi di nuovo delle sue labbra. Lo senti mugugnare qualcosa e così si staccò, guardandolo e aspettando che parlasse.
-Devi pensare prima di scegliere, non è giusto che io mi comporti così-le disse allontanandosi da lei e alzandosi dal letto. Zola non potè far altro che fissarlo, delusa.
-Ci vediamo fra qualche giorno all'allenamento, ma per favore Zola pensaci bene d'accordo? Io aspetterò quanto servirà-le schioccò un bacio sulla fronte per poi bisbigliarle-Credo che è mio dovere dirti che queste tue stesse sensazioni le provo anche io, da un pò-ed uscì di casa prima che lei potesse dire qualcosa. Zola rimase a fissare la porta per non si sa quanto tempo prima di ricadere sul letto, cervello e cuore che lavoravano all'unisono e partorendo, per la prima volta, lo stesso nome.
Logi.

 
  
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