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Autore: Ucha    22/12/2013    5 recensioni
Raccolta di One-shot/Flashfic/Drabble/quellochevorròio per la Jarida Week, dedicata alla coppia Jack Frost x Merida. (So che ha tipo una data precisa, ma siccome sono trasgry la faccio questa settimana).
Ogni giorno ha un tema preciso:
-Day One: Fire and Ice;
-Day Two: Rose;
-Day Three: Free;
-Day Four: Spirit;
-Day Five: Frostbite;
-Day Six: Discovery;
-Day Seven: Goodbye;
{Crossover Rise of the Guardians(Le cinque leggende)/Ribelle-The Brave}
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Jack Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 1: Fire & Ice
Raiting: Verde
Genere: Introspettivo
{AU} {Slice of life} {Het-Jack/Merida} {Fluff(?)}


 
Sua sorella lo spinge lievemente verso gli altri bambini, ma non ne ha bisogno, perché lui è già pronto a fare nuove conoscenze. Un piccolo dubbio però s’insinua nella sua delicata mente di bimbo di sei anni.
-Elsa, e se poi chiedono…?- mormora, perplesso verso sua sorella, che in cambio gli fa una carezza al viso.
-Tu rispondi che sei un folletto della neve.-
Il bambino riprende a sorridere ed entra in classe, mentre i suoi nuovi compagni di scuola hanno già cominciato a socializzare e all’inizio non sembrano accorgersi di lui.
Poi un bambino tozzo e con la faccia da maialino lo nota e lo indica.
-Hai i capelli bianchi!- esclama, la sua voce sembra il grugnito di un porco. –Sei vecchio! Qua c’è la seconda B, non una sala per vecchietti!-
Tutti i buoni propositi del bambino si sbriciolano come un biscotto tenuto troppo tempo dentro il caffelatte. Lui abbassa gli occhi azzurri e guarda a terra. Ma non piange. Lui è forte, e ci è abituato.
E allora perché si sente così? Come se qualcosa gli stia schiacciando il fragile corpicino? Probabilmente è la delusione. Le sue aspettative di poter legarsi agli altri senza essere prima guardato male per i suoi capelli candidi fuggono via, tirate dal vento. D’altronde non è nemmeno colpa sua. In famiglia sono tutti abbastanza chiari di carnagione, ma lui ha avuto la condanna di nascere con quella strana caratteristica che gli impedisce di essere… colorato?
Fra le risatine e le voci che insistono con la storia del “vecchio”, lui va a sedersi imbronciato in un banco appartato, in prima fila, dove nessuno è voluto andare.
Andrà tutto come al solito.
 
In quel vociare rumoroso c’è una bambina che non ride. Il suo nome è Merida e i suoi capelli sono come il fuoco che brucia d’inverno nei camini.
Lei osserva con i suoi curiosi il nuovo arrivato e non capisce perché i suoi compagnia stiano ridendo. Per il colore di capelli? Lei non capisce. Esistono tante tonalità di capelli (ha visto anche dei ragazzi con i capelli azzurri!) e le dispiace vedere quel bimbo solo e deriso.
Vuole andare da lui e dirgli che non è importante, ma entra la maestra e lei rimane lì dov’è.
 
 
Jack! Jack non andare sotto al sole!
Ma mamma, io voglio giocare!
Jack, rimani qui. È più sicuro.
 
Osserva sempre più frustrato i bambini giocare in giardino durante l’ora di ricreazione. È un’anima libera, lui, e sentirsi costretto dalla sua malattia genetica a rimanere sotto il porticato, all’ombra, gli da fastidio. E non poco. Lui immaginava il giorno di scuola grandioso e divertente, e invece non vede l’ora di tornare a casa e rinchiudersi nella sua camera priva di finestre. Ritornare nel buio, dove dovrebbe essere. Dov’è adesso.
Raccoglie le ginocchia più vicine al petto e poggia il mento sulle rotule, mentre con le manine si stringe i jeans. Anche lui vuole avere un colore di capelli normali, magari di un bel castano come quelli della mamma. Anche lui vuole la pelle rosea come quella della sorellina Anna, e anche lui vuole uscire a giocare come tutti gli altri bambini. Ma non può. Si morde il labbro, reprimendo la voglia di piangere. Lui non piange.
Improvvisamente una palla gli arriva in testa e la sensazione è quella di un secchio d’acqua fredda in faccia. Fredda come il suo aspetto.
-Ahia!- esclama infastidito, massaggiandosi la testa.
A recuperare la palla è una bambina dai lunghi e ricci capelli rossi, che il bambino rimane imbambolato a fissare. Che bel colore! Così caldo!
È così perso nella contemplazione di quel colore insolito e bello, che non nota che la ragazzina è ferma davanti a lui con la palla in mano. Il suo sguardo e curioso, ma non c’è alcuna traccia di scherno nelle iridi acquamarina.
Anche lei ha gli occhi chiari. Pensa il bambino. È diverso, ma lui si sente meno solo. Lo sguardo indagatore della bambina dai capelli rossi però lo mette in soggezione. Anche lei scherzerà sulla capigliatura candida? Anche lei gli chiederà perché suo nonno gli assomiglia tanto?
-Come ti chiami?-
La domanda lo lascia del tutto spiazzato. Strabuzza gli occhi e non sa cosa rispondere, non abituato. È davvero quello che gli ha chiesto? Un sorrisino di felicità gli decora il viso bianco, un sorriso che poi si estende.
-Jack..!- dice, quasi euforico. – Jack Frost!-
La bambina gli sorride, scoprendo la dentatura e l’incisivo mancante.
-Io sono Merida. Perché non vieni a giocare con noi?- gli chiede nuovamente e il bambino si rabbuia ancora. Merida capisce che non sono domande da fare e sobbalza lievemente, abbassando lo sguardo. Poi le viene un lampo di genio e fruga nelle tasche del grembiule, tirando fuori una manciata di tanti gessetti colorati. –Non importa! Ti va di giocare a Campana? Ma giochiamo qui, che sull’erba i gessetti non funzionano.-
Jack alza nuovamente lo sguardo, illuminato di gratitudine. Non se lo aspettava, detto in sincerità. Lui si era già arreso, nella sua rabbia esistenziale, a passare l’eternità in solitudine, deriso o, peggio, invisibile al mondo.
Ma quella bambina gli fa capire che niente è perduto. Lei nel frattempo ha lanciato la palla ai suoi amici e tende una mano a Jack, che lui prontamente afferra.
È calda.
Già. È caldissima. È calda come i suoi capelli, come l’estate, è calda come la cioccolata, è calda come il suo stomaco quando i suoi famigliari gli fanno una sorpresa.
Lui invece è freddo. Tristemente freddo. Sa di fare paura, di essere strano, e un po’ ha timore che lei lo lasci lì e torni dai suoi amici.
Ma non lo fa. Merida lo tira su e gli da un gessetto arancione, mentre lei comincia a disegnare i quadratini con uno azzurro.
Jack è euforico, felice, incredulo.
Finalmente il ghiaccio può assaporare il calore del fuoco.
 



 
Angolo dell’autrice:
Sì, esiste anche l’angolo dell’autrice. (e quindi?)
Niente, ho deciso di iniziare una piccola raccolta di una settimana su questa splendida coppia perché io sono follemente innamorata di loro.
Sono due creature bisognose di libertà e comprensione e per questo ce li vedo perfetti insieme. Perché non sono solo due teste dure che vanno a sbattere contro la montagna, ma due adolescenti capaci anche di dialogare e appoggiarsi nel momento del bisogno.
All’inizio ero partita che volevo fare qualcosa su loro già adolescenti, ma mentre scrivevo un flashback dove erano bambini ho cambiato idea e mi sono focalizzata solo su quello.
E buh, spero vi piaccia! <3
Ucha
 
   
 
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