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Autore: Lady Atena    23/12/2013    1 recensioni
Nel 2015 Erik e Charles sono andati a prendere Logan alla stazione per avvisarlo di una grave minaccia che incombe sui mutanti, un'arma che le Tarks Industries stanno mettendo a punto per iniziare una guerra.
I poteri di Kitty a breve permetteranno un viaggio nel tempo, ma adesso non sono ancora pronti così come non lo sono i mutanti. Charles cerca di guadagnare tempo nell'unico modo possibile; mandando Logan dall'unico essere umano che potrebbe giocare con lo spazio-tempo e uscirne indenne: Tony Stark.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossover.'
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Tony si passò la mano destra sul mento sfregando il palmo contro l'accenno di barba, chiuse gli occhi strofinando il pollice e l'indice contro le palpebre; aggrottò la fronte espirando aria dal naso e abbassò la mano destra toccando con l'unghia dell'indice il tetto di una stanza olografica.
“Signore, le ricordo che lavora al prototipo da centoventi ore e che non ha ancora avvisato la signorina Potts dei nuovi ospiti” disse Jarvis.
Tony ondeggiò la mano sinistra in aria, tracciò un cerchio con l'indice sinistro sul tetto della stanza e sollevò la porzione di tetto.
“Sì, no, non importa. Ho fatto almeno centoquindici pause, tra andare a prendere Lupo Lucio e assicurarmi fosse ancora qui. Pepper, giusto, quando torna Pepper? Era a Dubai, a Dublino, a Dallas, a ...”.
“A Damasca, signore, in Siria” rispose Jarvis.
Tony roteò gli occhi, annuì e guardò il cerchio olografico.
“Fai in modo sia composto da due strati di vibranio intervallati da uno di bronzo, in modo da condurre l'energia in egual modo per tutta la struttura” disse.
Il cerchio si sdoppiò, tra i due si creò un reticolati di fili intrecciati. Tony spostò il cerchio nel cestino, afferrò un reattore ARC olografico e lo posizionò nel foro. Sollevò il tetto, guardò il reticolato di bronzo e lo collegò ai bordi del reattore olografico; disegnò con le dita una serie di fili facendoli andare dal reattore fino al pavimento della stanza, dove disegnò un secondo foro. Vi infilò un altro reattore ARC, lo agganciò ai fili e ripristinò sia il soffitto che il pavimento.
“Controllo della pressione e della stabilizzazione dell'energia” ordinò.
La stanza olografica ruotò su se stessa, brillò d'azzurro più intenso.
“I livelli sono stabili e l'energia è distribuita equamente in tutta la stanza, signore” disse Jarvis.
Tony fece ingigantire la stanza, che occupò un terzo del laboratorio. Salì sulla pedana, entrò all'interno della stanza e guardò il reattore sul pavimento; alzò il capo osservando quello sul soffitto con le iridi castane socchiuse.
“Serve una parete di contenimento al lato sinistro del reattore. Dobbiamo ottenere un portale, non una stanza della morte” disse.
Schioccò le dita, mosse la mano verso sinistra e una parete apparve davanti a lui oltre il reattore.
“Falla in adamantio” ordinò.
“L'adamantio non è nella lista dei possibili materiali, signore” rispose Jarvis.
Tony roteò gli occhi sbuffando sonoramente, rese la parete spessa tre dita.
“Non ti ho fatto una domanda, J” disse.
La parete olografica brillò, Tony fece tre passi indietro e si spostò di lato.
“Simula un azionamento di entrambi i reattori. Energia al 10%” ordinò.
I due reattori olografici brillarono, uno schermo si aprì davanti a Tony e lui osservò il raggio d'energia.
“La parete sembra reggere l'urto, signore” disse Jarvis.
Tony guardò la parete nello schermo, il raggio d'energia dei due reattori la ricopriva totalmente rimbalzando verso l'altro lato.
“In mancanza di una condensazione della potenza l'unica cosa che si crea è una spinta in grado di far muovere uno stato” mormorò Tony.
Spostò lo schermo di lato, avanzò e guardò al centro tra i due reattori. Sporse la mano di lato, fece allungare la parete di adamantio fino a formare un ripiano orizzontale con al centro un foro circondato da un cilindro in vibranio.
“Inserisci un prisma all'interno del cilindro, calibrazione a 107°. Dovrebbe consentire una difrazione dell'energia senza la perdita della potenza, permettendo l'apertura del passaggio dimensionale. Tutto chiaro?” domandò.
Il prisma apparve all'interno del cilindro, brillando di luce più chiara in modo da essere visibile tramite le pareti olografiche. Tony indietreggiò raggiungendo lo schermo, guardò i dati scorrere davanti a sé.
“Simulazione eseguita con successo, signore” disse Jarvis.
Tony annuì, fece ridurre la stanza che tornò ad occupare metà della pedana e strinse le labbra osservando lo schermo.
“Bene. Ora bisogna solo ...”.
Ci fu un tonfo, i vetri esplosero e Tony spalancò gli occhi; venne sbalzato all'indietro rotolando sulla scrivania, una serie di macchinari caddero a terra insieme a dei fogli e lui rotolò in ginocchio. Allungò il braccio dietro di sé, i bracciali metallici ai suoi polsi brillarono di rosso e l'armatura gli si montò addosso. Si rizzò tendendo la mano destra con il reattore sul palmo che brillava, la punta di una serie di missili uscì dalle spalle; inarcò un sopracciglio castano scuro osservando Logan al di là dei vetri esplosi. Logan ritirò gli artigli, scavalcò l'entrata.
“Non rispondevi” disse.
Tony espirò, sollevò il casco dell'armatura scoprendo il volto e abbassò le mani facendo rientrare la serie di armi.
“Non sarebbe stato divertente spararti al secondo giorno di convivenza” si lamentò.
Logan strinse le labbra, guardò la stanza olografica brillare sulla piattaforma; abbassò il capo verso la serie di fogli e pezzi di metallo in terra osservando FerroVecchio sollevare un braccio meccanico privo della mano. Logan si leccò le labbra, si spostò di lato facendo passare Dita di Burro che raccolse la serie di fogli. Logan scosse il capo, guardò l'armatura aggrottando le sopracciglia verso l'alto.
“Quella sarebbe la cosa che di te interessa al professore?” domandò.
Tony sogghignò, fece aprire l'armatura e ne uscì. Si ticchettò con l'indice a lato del capo, fece l'occhiolino.
“In realtà è questa” disse.
Raggiunse la scrivania, raccolse una serie di componenti metallici mettendoli sul tavolo e FerroVecchio emise una serie di bip veloci. Tony roteò gli occhi, gli indicò il lato del laboratorio con la mano sventolandola.
“Vai a prepararci il caffè, asinello” disse.
FerroVecchio si allontanò dirigendosi verso la zona bar, Dita di Burro mise i fogli sopra la scrivania e si allontanò raggiungendo l'altro robot. Tony sogghignò, si sedette a gambe allargate e aprì le braccia.
“Non tutti hanno super-poteri divini o mutazioni genetiche. Io me la cavo con l'ingegno”.
Logan aggrottò le sopracciglia, sgranò un occhio socchiudendo l'altro e si sporse in avanti con il busto; la manica della camicia bianca gli scivolò sulla spalla muscolosa fino a metà del braccio villoso.
“Sei umano”.
Tony ghignò, gli fece l'occhiolino e si voltò verso l'angolo bar. Osservò Dita di Burro afferrare una tazzina del caffè e FerroVecchio prendere una tazza da latte, i due robot lo raggiungero e FerroVecchio mise la tazzina davanti a lui mentre Dita di Burro la porse a Logan. Logan guardò il robot con il labbro arricciato, afferrò il manico della tazzina e osservò Dita di Burro allontanarsi seguito dall'altro. Tony bevve due sorsi dalla tazza, sogghignò rizzandosi e poggiò la tazza sullo spigolo della scrivania.
“E la tua guardia del corpo ha meno di trent'anni”.
Logan poggiò la tazza dietro di sé, la guardò, batté le palpebre e si voltò scuotendo il capo.
“Lei è una ninja” disse.
Tony scrollò le spalle allargando le braccia.
“Io un genio”.
Logan mosse le dita delle mani sentendo gli artigli premere contro gli spazi tra le nocche.
“Pensavo che gli allievi del professore fossero tutti mutanti”.
Tony ghignò, fece l'occhiolino e camminò fino all'armatura. Schioccò due volte la lingua; facendola richiudere in una valigetta, la sollevò e la portò alla scrivania.
“Forse non esiste ancora una mutazione genetica adatta al sottoscritto. O magari gli alunni della MIT sono esclusi” disse.
Logan fece tre passi indietro mettendosi di lato al tavolino, batté il tallone contro la pedana metallica e si voltò sfoderando gli artigli. Aggrottò le sopracciglia osservando la stanza olografica ruotare su se stessa sospesa in aria, ritirò gli artigli.
“È così che dovrà essere la macchina?” domandò.
Tony afferrò la tazza, bevve fino a finire il caffè e batté le palpebre scuotendo il capo. Si avvicinò a Logan e ingigantì la stanza facendogli occupare tutto lo spazio sulla pedana.
“Quello è solo il progetto per il prototipo, Bad Wolf. Bisogna ancora sperimentare se i fenomeni riprodotti nella seconda metà della stanza riescono a influenzare l'apertura del portale, in modo da dirigerlo dove vogliamo noi”.
Logan aggrottò le sopracciglia, si voltò abbassando il capo e strinse le labbra ingrossando le narici.
“Pensavo tu non volessi più farlo”.
Tony ghignò, gli fece l'occhiolino e girò attorno alla pedana. Vi salì sopra, entrò nella stanza e toccò uno schermo facendo attivare i due reattori olografici, che produssero un raggio azzurrino. Il raggio colpì il cilindro olografico con dentro il prisma, uscì verso destra aprendo un portale olografico che oscillò su se stesso.
“Infatti questo è in linea puramente teorica”.
Logan guardò il portale olografico, osservò lo schermo davanti a Tony guardando una serie di onde verdine ondeggiare ritmiche.
“Possono riprodurlo?”.
Tony roteò gli occhi, scosse il capo e batté le mani facendo sparire gli ologrammi. Avanzò sulla piattaforma, Logan fece due passi indietro e Tony scese.
“Se potessero farlo da soli, non avrebbero chiesto a me” disse.
Allargò le braccia, le richiuse e alzò il capo socchiudendo gli occhi castano scuro.
“Il tuo professore sa chi sono. Io servo l'America unicamente a mio piacere”.
Incrociò le braccia al petto, sporse il capo con le labbra strette.
“Se ha chiesto proprio a me vuol dire che non ha nessun'altra scelta”.
Logan chinò il capo in avanti, le iridi nere brillarono e scoprì i denti arricciando il naso con la fronte corrugata.
“Hai intenzione di tenere un progetto di una macchina del tempo nella convinzione che nessun altro possa riprodurlo?” ringhiò.
Tony sogghignò, si voltò e schioccò le dita facendo apparire la stanza olografica della grandezza di due pugni. La prese in mano, la portò all'altezza del mento di Logan e socchiuse le iridi castano scuro.
“Ho intenzione di tenere nel server della mia Mark il progetto di una macchina del tempo sapendo con sicurezza che nessuno potrà decifrarlo, copiarlo e tanto meno riprodurlo”.
Mosse la mano a semicerchio, l'ologramma sparì. Tony passò accanto a Logan, gli diede due pacche sul gomito e avanzò.
“Se qualcosa andrà storto ...” iniziò.
Raggiunse la scrivania, vi andò dietro e si sedette. Fece l'occhiolino e sogghignò.
“... Questo sarà il nostro deterrente nucleare”.

  
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