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Autore: OpheliaBlack    24/12/2013    2 recensioni
NUOVI CAPITOLI DOPO ANNI DI ASSENZA.
SPERIAMO BENE.
GRAZIE MILLE...
-Dal capitolo 4:
Quanti?”, chiese Kòre non appena riprese il controllo dei suoi pensieri.
“Non lo sappiamo. Non molti però, quello per fortuna è certo. A dire il vero, non crediamo che sia il caso di prendersi male, forse non riusciranno nemmeno a superare le difese della casa. Ma SuperSilente ha deciso di limitare al massimo i possibili danni. Quindi tu e Malfoyuccio sloggiate. Sai, io l’ho detto al Vecchio che due o tre Punitori non sono niente a confronto delle feste alla Tana, ma non mi ha preso molto sul serio.”[...]
-Dal capitolo 13:
“Senti, Voldemort non c’è più, nessuna nuova minaccia ammazza Mezzosangue sembra presentarsi all’orizzonte e questi sono solo sogni"[...]
-Dal capitolo 18:
"Per me si va ne la città' dolente,
per me si va ne l' etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.”
-Dal capitolo 19:
"Per loro è solo un libro, è fantasia. Un capolavoro di fantasia ad essere sinceri. Ci sono varie teorie su questa faccenda:c'è chi sostiene che Dante, l'autore del libro, rubò alcuni volumi di storia della magia e ne prese spunto per scrivere la sua verità.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Otherverse | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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NOTA DELL'AUTRICE: in questo capitolo c'è una parte un pochino...strong ecco. Non è proprio da definire come contenuti forti perché non descrivo nel dettaglio l'avvenimento ma è comunque intuibile.

Ringrazio chi segue questa storia da quasi un anno ormai e chi lascia traccia del proprio passaggio =) GRAZIE MILLE A TUTTI QUANTI! SEGUITE QUESTA STORIA ORMAI DA UN ANNO E SIETE SEMPRE DI PIU' =) BUON NATALE E BUON ANNO A TODO EL MUNDO=)


 


 


 


 

 Era il cinque Aprile. Come ci fossero arrivati ad Aprile senza impazzire, Fred Weasley non lo sapeva. Tutto il mondo si preparava ad una nuova guerra, la scuola era in allarme, gli Auror convocati da zio Harry in fretta e furia al Dipartimento, il Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, non era più in grado di mantenere la situazione sotto controllo e fu costretto ad affermare che i seguaci di Lord Voldemort erano tornati sotto la guida di Legacy Black e che di fatto, i Punitori, erano i nuovi Mangiamorte.

Gli studenti di Hogwarts non furono immuni dalle vicende esterne ma il Preside aveva assicurato il castello e molti genitori avevano deciso di lasciare che i figli continuassero a stare a scuola, considerandola il luogo più sicuro al momento.

Ed effettivamente, Hogwarts era sicura. Entro le mura del catello, era tutto ma se c'era una cosa che Fred aveva capito in quei suoi pochi anni di vita, era che i Potter-Weasley, al sicuro, non ci volevano stare.

Erano scappati attraverso i passaggi segreti che suo padre gli aveva rivelato, utilizzando il mantello dell' Invisibilità di Harry Potter a turno, nell'ordine: lui ed Albus, James e Scorpius, Alexander e Lysander. La meta, era la Foresta Proibita.

“Ci siamo tutti?”, chiese James, non appena vide sbucare Alexander e Lys.

Per essere una notte di aprile, faceva freddo e il cielo chiamava pioggia se non addirittura una tempesta bella grossa in arrivo.

“Dove sono Paciock e la Weasley?, chiese Alexander.

“Rose si rifiuta di parlarmi e di conseguenza non l'ho resa partecipe del piano...”, rispose Albus.

“E il nostro sarebbe un piano?!?! Beh, non so voi ma io ho una diversa concezione della parola piano! Un piano prevede dei ruoli, dei tempi e delle regole!”, sbottò Lysander in piena crisi di panico.

“Il luogo è questo, l'ora è tra l'adesso e il sorgere del sole e i ruoli sono semplici: tu stai zitto e noi pensiamo a come non morire di freddo e non farci ammazzare da qualche strana creatura.”, ripose Alexander, poco empatico come sempre.

“Frank?”, chiese James, anche lui sorpreso del fatto che l'amico non fosse presente.

“Rose potrà anche odiarci ma è pur sempre Rose Weasley. Sa che abbiamo qualcosa in mente, ci conosce e sono pronto a scommettere che arriverà a capire dove siamo prima di Auror e professori. Ho chiesto a Frank di tenerala sotto controllo.”, disse pratico Albus.

“Paciock? Il Grifondoro meno grifone che esista?”, disse ridendo Alexander, “La Weasley lo metterà alle strette nel giro di venti minuti.”

“Non sottovalutare Frank, ha sempre avuto un certo ascendente su Rose...lei si fida molto di lui.”, rispose Lysander.

Scorpius digrignò i denti. Non ne sapeva nulla di questo fantomatico rapporto tra i due, lei non gliene aveva mai parlato. Dopotutto, non la conosceva così bene come credeva.

Non era certo il momento di pensare a quella testa rossa che da giorni lo evitava.

Insieme agli altri, si mise a cercare della legna per accendere un fuoco, non troppo evidente ma abbastanza vivo da porteli scaldare per il tempo necessario. Lysander, tremando, ergeva delle barriere piuttosto inutili intorno a loro.

Ammassando la legna, Scorpius riportò la mente a quatto anni addietro, poco prima che prendesse il suo primo treno per Hogwarts.

Mi raccomando Scorpius, comportati bene, dai sempre il massimo e stai attento.” Fu ciò che gli disse sua madre poco prima di abbracciarlo teneramente, come solo una madre affettuosa e in ansia da mesi per la partenza del figlio saprebbe fare.

Non abbassare mai la testa e sii fiero di te stesso, nonostante tutto.”

Queste invece furono le parole di suo padre, pronunciate con il solito tono autoritario e severo che tanto lo spaventava in tenera età. Più avanti nel tempo, riuscì a intravedere sempre più umanità nei suoi comportamenti ed anche in questo caso, potè percepire il livello di preoccupazione di Draco Malfoy, ex Mangiamorte, risparmiato dalla caccia alle streghe venutasi a creare dopo la fine della seconda guerra magica e annessa caduta del Signor Oscuro.

Erano passati quasi quattro anni da quel giorno e, fino a quel momento, poteva affermare con sicurezza e soprattutto orgoglio che si, come si raccomandò suo padre non aveva abbassato mai la testa. Si era comportato bene come voleva sua madre, dando sempre il massimo.

Avrebbe voluto poter affermare con rinnovata certezza di aver adempiuto anche all’ultima raccomandazione di sua madre, forse la più importante: “Stai attento”.

Aveva sbagliato. Non aveva dato ascolto ad un ordine di sua madre per la prima volta in 14 anni. Anzi, a dire il vero, disobbedì al suo ordine durante il primo viaggio ad Hogwarts diventando il migliore amico di Albus Severus Potter. E quando si comincia a fare parte della famiglia Potter, in un modo o nell’altro, finisce sempre male.


 

FLASHBACK


 

Ti ascoltiamo Zabini”, disse James sedendosi.

Come già avrete intuito, siamo sull'orlo di una nuova guerra e chiunque cerchi di convincersi del contrario è un idiota visionario messo peggio della madre di Scamandro.”, cominciò Alexander.

Grazie tante...”, disse caustico Lysander.

Dicevo..siamo sull'orlo di un'altra dannata battaglia per non si sa quale motivo idiota di cui si è fatto portavoce il figlio illegittimo del padrino di vostro padre, Sirius Black.”, disse Alexander, rivolgendosi soprattutto ai fratelli Potter.

Legacy Black allora è davvero figlio di Sirius...fantastico! L'ennesimo parente sciroccato...”, disse amaramente sarcastico Scorpius.

Vai aventi Zabini...”, disse Albus poggiando una mano sulla spalla dell'amico.

Quello che gli Auror e il Ministero ancora non sanno è che questa situazione era già scritta, in una profezia simile a quella di Harry Potter. Non chiedetemi cosa ci sia scritto o perché Kòre Dolohov, Ebony Rookwood e Jocelyn Green ne siano partecipi ma è così...e mio padre, lo sapeva.”, spiegò il giovane Serpeverde. “Fin da quando ero piccolo, mio padre mi ha obbligato a leggere ed interpretare la Divina Commedia. All'inizio, credevo che fosse solo un altro modo per rendermi la vita uno schifo insopportabile o dimostrare per l'ennesima volta quanto poco valesse suo figlio ma sbagliavo: più passavano gli anni, più mio padre faceva strani riferimenti ad un futuro incerto per tutti, un futuro nel quale gli amici si sarebbero rivelati nostri nemici. Ammetto di non essermi mai interessato della cosa fino al giorno in cui la Rookwood è finita in infermeria per aver bevuto il veleno dalla borraccia di Gwen.”

E come ci sei finito a fare comunella con Ebony?”, chiese Fred.

Dopo la storia del veleno, avevo capito che ne lei ne Kòre la raccontavano giusta. Tuttavia, se c'era una cosa che avevo imparato da Blaise Zabini era mai immischiarsi troppo con i Mangiamorte e i loro eredi...decisi comunque di approfittarne; minacciai Ebony, facendole credere che sapessi molto più di quanto in realtà sapessi a quel tempo; le dissi che avrebbe dovuto rendere pubblica la sua storiella con Baston e lei lo fece.”

Che ti importava di lei ed Adam?”, chiese Frank.

Alexander si irrigidì leggermete sulla poltrona, quello non doveva essere il suo argomento preferito.

Gwen è una sognatrice...fin troppo romantica, tanto da rendersi ridicola a volte ma a al vostro Capitano lei non avrebbe rinunciato. Volevo che la realtà dei fatti le fosse ben chiara.”, disse con lieve ira negli occhi e nella voce.

Tu sì che sai come conquistare una donna..”, disse sarcastico Fred.

Sempre meglio di te Weasley! Battuto da Noah Green...”, rispose sorridendo vittorioso il Serpeverde.

Tu cosa ne sai di Noah Green?”, chiese James.

E di Jocelyn? Che ci sai dire?”, si aggiunse Albus.

Non avevo idea che Jocelyn fosse coinvolta fino al giorno in cui partecipò alla tua specie di ressurrezione Potter. Ero convinto stesse dalla stessa parte del fratello...”

Quale parte?”, chiese Scorpius.

La Resistenza.”, ripose Alexander.

Se qualcuno avesse potuto immortalare quel momento, di certo si sarebbe fatto quattro risate. Le facce dei ragazzi erano contratte in una smorfia di dubbio, incertezza, sconcerto, confusione.

La Resi-...che?”, disse finalmente Frank.

Legacy non è l'unico a conoscenza della Profezia, altri prima di lui si resero conto che non era ancora finita. Harry Potter e i grandi eroi della Seconda guerra erano troppo occupati a piangere le perdite e a gioire del successo per rendersene conto ma mio mio padre, Draco Malfoy ed altri avevano ben poco da fare.”

Quindi mi stai dicendo che mio padre, il tuo e Noah Green sono membri della Resistenza?”, chiese più confuso di prima Scorpius.

Non esattamente...tuo padre ne è un membro involontario ed incosapevole dal giorno in cui accolse la Dolohov in casa vostra. Il mio, era più che altro un collaboratore esterno, silenzioso e poco informato. Non so nemmeno io il perché lo facesse, si è sempre interessato solo di se stesso...”, disse amaramente Zabini, “Noah invece ne è un membro vero e proprio. Le sue fissazioni sui Mangiamorte erano dovute a quella Profezia. Devo dire che è un tipo strano e pure sbruffone, peggio di te Weasley!”, spiegò Alexander.

E mio padre non ha idea di che diavolo sia questa Resistenza! Dovremmo dirglielo!”, disse Albus alzandosi in piedi.

Cosa c'é tra te ed Ebony?”, chiese James non considerando minimamente il fratello.

Oh ti prego Potter, evita la scena da fidanzatino geloso! Mi sembra abbastanza chiaro che sono già impegnato.”, rispose sbuffando il ragazzo.

Gwen non la pensa così...”, intervenne sibillino Fred.

Dì ancora una parola Weasley e giuro sul mio nome che vi sbatto fuori e la nostra chiaccherata si chiude qui.”, rispose alterato Alexander.

Continua Alexander... per favore...”, disse Albus.

La notte dell'attacco alla scuola, Ebony mi venne incontro davanti al dormitorio. Mi disse che lei, la Green e la Dolohov erano in realtà membri effettivi di questa cavolo di Resistenza e che tutto quello che stava per accadere sarebbe stato per il nostro bene, il bene di tutti. Io, gli raccontai di mio padre e lei stessa ne rimase stupita, non aveva idea che Blaise Zabini collaborasse con la Resistenza...evidentemente, svolgeva bene il suo lavoro, di certo meglio di come svolgeva quello di padre.”, disse amaramente Alexander, creando un certo disagio tra i presenti. Poi, continuò: “Disse che doveva entrare somministrarti la pozione, Albus.”

Albus Potter di ridestò in posizione eretta, sguardo stupito e risoluto.

Allora è stata lei? Perchè?!”, chiese Albus deluso e amareggiato.

Tuo fratello ha ragione Al...Ebony ti ha iniettato la pozione con una siringa e dalla sua bacchetta è scaturito l'incantesimo che l'ha sigillata dentro di te. Finché Ebony ha la sua bacchetta, potrebbe riuscire ad avere accesso alla tua mente. Non a controllarla certo...ma per lo meno può vedere e sentire quello che Legacy ti fa.”, spiegò Alexander, assurdamente comprensivo nei confronti di Albus.

Il giovane Zabini, socializzava di rado, preferiva di gran lunga la solitudine e condivideva particolari della sua vita con pochi eletti, tra i quali vi era il giovane Potter. Quel ragazzo, nonostante fosse più piccolo di lui, lo aveva sempre incuriosito: così diverso dal resto della sua famiglia, così maturo rispetto ai suoi coetanei, così simile a lui sotto certi punti di vista.

Perché non me l'hai detto?”, chiese Albus.

La filosofia, fino a venti minuti fa, era meno il mondo ne sa meglio è. Che tu ci creda oppure no, l'abbiamo fatto per il tuo bene.”, rispose Zabini.

Il Serpeverde, parve aver finito il suo resoconto.

I presenti, si presero qualche minuto per razionalizzare ed elaborare il tutto. Fred Weasley, da sempre dotato di un' ottima capacità riassuntiva, cerco di mettere ordine nella sua testa: Ebony, Kòre e Jocelyn facevano parte della Resistenza, società segreta che si proponeva come scopo quello di proteggere il mondo magico dai Punitori e da Legacy Black. Per portare a termine questa missione, si sono infiltrate tra i suddetti Punitori rischiando praticamente la vita ogni singolo giorno. Ora, dovevano fingersi delle stronze malefiche e struprare la mente del povero Albus.

La situazione era piuttosto pesante e per un momento, Fred Weasley considerò l'idea di rivelare un altro segreto di Kòre: la sua guida Fred Weasley Senior. Se gli altri lo avessero saputo, si sarebbero del tutto convinti dell'innocenza della giovane Guardiana ma allo stesso modo, si sarebbero potuti spaventare e questo avrebbe creato solo molto più panico e l'ennesima storia stramba da sopportare.

Ora che sapete tutto, vi faccio i complimenti e benvenuti nella Resistenza.”, disse infine Alexander, alzandosi dalla poltrona e dirigendosi verso camera sua.

C-Cosa?! Zabini! Ehi!”, disse James stupito. “Che vuol dire benvenuti nella Resistenza?”

Che vi aspettavate Potter? Vi ho spiattellato tutta la verità, le scelte sono due: o vi uccido o vi buttate nella mischia...e sì, Paciock, sono serio quando dico che vi uccido.”, disse alquanto convincente il giovane Serpeverde notando il terrore negli occhi del povero Frank.

Vogliamo incontrare i tuoi capi..”, disse sicuro James.

Vogliamo!?!”, si intromise petulante Lysander che sapeva di essersi messo nell'ennesimo casino per colpa dei suoi amici.

I miei capi non li incontro nemmeno io...a breve dovrò incontrarmi con alcuni membri della Resistenza. Appena succederà, verrete con me.”, disse spiccio.

Alexander!”, lo richiamò Albus, “grazie.” Lo sguardo fiero e deciso di Albus, fece tentennare il cuore di pietra di Alexander Zabini. Sapeva bene di aver deluso quel ragazzo nascondendogli la verità ma Albus sembrava aver capito le sue ragioni.

Mantieni la tua parola, Malfoy...”, disse solamente Zabini, fingendo di non curarsi dei ringraziamenti di Albus.

Nella Sala comune Serpeverde, rimasero solo i ragazzi che si chiusero nuovamente in un silenzio assordante finché Frank Paciock, diede voce al pensiero che aleggiava nella mente di tutti quanti:

Se non moriamo prima, i nostri genitori ci uccidono.”

FINE FLASHBACK


 

Eccoli lì. Senza Paciock che nel frattempo faceva da balia alla Weasley, al freddo, illuminati dalle fiamme di un piccolo fuocherello e dalla luce della luna.

Alexander non aveva permesso ai Potter di informare il padre, almeno fino a quella notte, quando avrebbero incontrato qualcuno della Resistenza.

Albus, molto più razionale e ragionevole di James, aveva acconsentito alla cosa ma aveva messo bene in chiaro che dopo l'incontro, Harry Potter sarebbe stato informato di tutto, a costo di schiantare i suoi stessi famigliari. Il suo non era senso del dovere o rispetto nei confronti del padre; semplicemente, Albus giudicava tutto quello che stava succedendo troppo grande, troppo duro, troppo mortale per dei semplici ragazzini. Lui non aveva il coraggio di suo padre e non aveva problemi ad ammetterlo.

“Giusto per sapere...quanto tempo dobbiamo stare qui?!”, chiese spazientito Fred Weasley.

Alexander, gli rispose sbuffando ed alquanto infastidito che sarebbero stati lì il tempo necessario. Non gli erano state date molte istruzioni, solo il luogo nel quale si dovevano recare. Comunicare con i membri della Resistenza diventava ogni girno più difficile, visto che ora come ora erano due i fronti che dovevano gestire, i Punitori e gli stessi Auror che non erano ancora a conoscenza della loro esistenza.

James non sapeva quanto tempo era passato dal loro arrivo nella Foresta Proibita ma ad un certo punto, nel bel mezzo della notte, un fruscio tra i cespugli fece sussultare i ragazzi.

“Sono qui?!”, chiese Scorpius.

“Non lo so...state assolutamente fermi e zitti.”, rispose sussurrando Alexander.

Istintivamente, i ragazzi sfoderarono le bacchette e, con voce flebile, Lysander pronunciò un Lumus.

“Siete davvero dei geni!”

Una voce, sprezzante ed ironica, provenne dall'oscurità, seguita successivamente da due ombre che poco a poco si rivelarono due ragazzi. Le barriere del povero Lysander, vennero presto fatte cadere-

Nonostante la luce fosse debole e velata, i ragazzi poterono riconoscere Noah Green e un altro giovane uomo, forse più grande di loro di qualche anno.

“Lumos? Sul serio?”, disse quest'ultimo rivolto a Lysander.

“Noah...ma che piacere...”, disse sarcastico Fred Weasley.

“Sono tutti?”, chiese Noah senza curarsi di nessuno e rivolgendosi solo ad Alexander.

“Mancano Rose Weasley che non sa tutto e Frank Paciock che la tiene d'occhio.”, rispose Alexader.

“Spero che siate preparati più di quanto abbiate dimostrato stanotte, accendendo un fuoco e illuminandoci con un incantesimo. Cosa avreste fatto se fossimo stati dei Punitori? Credete forse che vi sareste messi tutti quanti intorno alla fiamma scoppiettante a raccontarvi storielle?!”

James stava per rispondere a tono a quel tizio che nemmeno si era presentato ma fortunatamente, suo fratello Albus, lo bloccò prima che la sua bocca parlasse a sproposito.

“Ci dispiace, non siamo molto pratici di trame segrete e appostamenti...io sono Albus Potter. Lui, è mio fratello maggiore James, mio cugino Fred Weasley, Scorpius Malfoy e Lysander Scamandro.”, disse indicando con il dito ognuno di essi.

“I figli di Harry Potter...beh, è un onore.”, disse senza ironia e con una parvenza di rispetto nei loro confronti, “Killian Knight, caposquadra. Lui è Noah Green ma a quanto ho capito, già lo conoscete.”

“Purtroppo sì...”, rispose tra i denti Fred.

“Allora...che si fa?”, chiese Scorpius Malfoy.

Prima che uno dei due potesse rispondere, un rumore secco, come quello di un lenzuolo strappato, fece voltare Killian e Noah alle loro spalle, bacchetta alla mano pronti a dar battaglia. I minuti passavano ma niente, nulla sembrava essere nascosto o in procinto di arrivare.

“Chi è là?!”, urlò infine Noah.

Niente.

“Esci fuori!”, ripetè il ragazzo.

Una piccola sagoma che sembrava strisciare a terra, si fece strada tra la folta boscaglia.

“N-...No-ah...”

La voce rauca e stanca di Jocelyn Green, fece scattare il fratello maggiore che subito illuminò quella zona: il corpo pieno di graffi e ferito della sorella, arrancava a carponi verso i ragazzi.

“Jo-Jo!!!”, urlò Albus, raggiungendo subito la compagna di Casa insieme a Noah.

“Jocelyn! Che è successo Jo!?”, chiese preoccupato quest'ultimo, reggendo la testa della povera sorellina.

“S-siamo...Kòre...non si controlla più...”, rispose usando tutte le forze che le restavano. Era disidratata, denutrita e malconcia.

“Dobbiamo portarla al Castello! Ha bisogno di cure!”, disse Lysander, preparandosi a correre il più velocemente possibile verso la scuola.

“Jocelyn, siete state scoperte?”, chiese Killian avvicinandosi.

“S-sì...io sono riuscita a scappare...”, rispose faticosamente e ansimando, “Ebony...l'hanno presa.”

All'udire quelle parole, il cuore di James Potter sembrò arrivargli in gola.

“Noah dobbiamo andarcene, ora.”, disse perentorio Killian.

“Io non lascio mia sorella in questo stato!”, rispose arrabbiato il ragazzo.

“Ci penseranno Alexander e i ragazzi, noi non possiao stare qui e dobbiamo avvisare gli altri! E' un ordine Green!!!”

“Noah!”, disse Albus, “ci pensiamo noi. Ha ragione Killian, voi dovete andarvene.”

Le parole del ragazzo, sembrarono rassicurare Noah che affidò a James Potter il corpo della sorella.

“Che diciamo ai professori? E agli Auror?”, chiese Alexander prima che i due potessero sparire nella Foresta.

Killin si voltò, scuro in volto. Con tono grave, rispose che c'era solo una possibilità arrivati a quel punto:

“La verità. Ditegli tutta la verità.”

***


 

L'avevano rinchiusa in una cella. Almeno, questo era ciò che aveva potuto constatare dalle sbarre che le stavano davanti e sopra la testa, quella piccola finestra da cui filtrava della luce.

Era abbastanza intensa come luce, molto tiepida e duratura. Aveva sentito un rumore, come di onde infrante su di uno scoglio. Forse, si trovava in mezzo al mare e questo avrebbe spiegato anche l'odore salmastro che di tanto in tanto il vento le portava.

Perdeva spesso i sensi. La fattura che le avevano scagliato giorni prima, si faceva ancora sentire. Inoltre, il cibo le arrivava una volta al giorno.

Assurdamente, era sempre in ordine e pulita. Ogni sera, uno dei Punitori le apriva la cella, la stordiva con un incantesimo (cosa del tutto inutile vista la sua perenne debolezza), la caricava sulle sue spalle e la portava in una specie di ambulatorio dove veniva curata, lavata, rimessa in sesto. C'erano una vasca molto grande, un wc, un lavandino, delle spazzole, asciugamani morbidi...tutto il contrario di quella che a quanto pare era la sua stanza ufficiale.

Dopo la scoperta del loro tradimento, Legacy doveva aver abbandonato il rifugio di New Castle ed Ebony era stata trasferita in quello strano luogo di cui conosceva solo la cella e l'ambulatorio.

Un rumore di passi pesanti, anticipava l'arrivo di Dominus che come ogni giorno l'avrebbe fatta uscire per la sua solita ora di tolettatura. Fino ad allora, era sempre stata troppo stanca e debole anche solo per pensare e fare il punto sulla sua situazione ma ora che aveva recuperato le forze, si rese conto che la stavano trattando esattamente come un cane.

Lentamente, l'uomo le aprì la cella con un incantesimo. In quel momento, Ebony si chiese che fine avesse fatto la sua bacchetta, sperava che non l'avessero distrutta.

“Rookwood...oggi stai meglio?”, chiese con un sorriso sadico.

“Come se ti interessasse, Dominus”, ripose fiera lei.

“Questo è vero ragazzina...a me, non interessa.”

“A chi interessa?”, chiese Ebony.

“Al Re. Stasera devi farti bella, hai un invito.”, disse schifato Domius.

Ebony venne malamente sollevata da terra e strattonata fuori dalla cella. Mentre camminava, cercò di capire in che luogo si trovasse, di memorizzare qualche particolare utile ma l'ambiente circostante non le forniva certo degli spunti interessanti: solo muri, rocce, scale, corridio stretti.

Arrivata nella solita stanza, si aspettava di seguire l'iter di sempre, si faceva un bagno, si rivestiva con i jeans e maglitta e maglione che venivano pulti, lavati e piegati dall'infermiera che dopo l'avrebbe visitata. Quella sera, venne visitata subito e la donna comunicò a Dominus che le sue condizioni erano buone. L'uomo uscì dalla stanza, lasciandole sole.

“Molto bene tesoro! Ora vai a darti una ripulita. Io vado a prenderti il vestito.”, disse con un tono acuto, frivolo e fastidioso.

“Che vestito?”, chiese dubbiosa Ebony.

“Non vorrai davvero presentarti dal Re in quello stato! Questi vestiti babbani...sono un insulto alla moda!”, le rispose lanciando i suddetti vestiti in una cesta.

“Il Re mi vuole pulita e profumata prima di uccidermi? Beh, gentile da parte sua...”, disse sarcastica e rassegnata al suo destino.

“Uccidere? Oh no cara...nessuno ti ucciderà.”

Ebony era piacevolmente stupita ma allo stesso tempo, si chiedeva cosa diavolo stesse tramando quello psicopatico. Cosa poteva volere da lei? Cosa sperava di ottenere? Informazioni sulla Resistenza, non le avrebbe avute anche se ormai Kòre doveva aver già spiattellato tutto. Ebony si sarebbe aspettata torture, dolore, lacrime, sangue e morte. Invece, si era ritrovata ad essere viva, in salute e pulita.

“Lui mi ucciderà.”, disse perentoria Ebony.

“Non essere sciocca Miss Rookwood. Se ti avesse voluto morta, lo saresti già.”

Un punto per la svampita.

“Fai con comodo cara!”, disse poi, chiudendo la porta del bagno alle spalle di Ebony.

La ragazza seguì alla lettera l'esortazione della donna. Se quelle dovevano essere le sue ultime ore, se le sarebbe godute.

Uscita dalla vasca e rientrata nella stanza principale, si trovò davanti una sedia su cui poggiava un abito nero di pizzo, molto lavorato. Accanto, un paio di scarpe nere dal tacco proibitivo ma molto eleganti e sofisticate.

“Devo mettermi quella roba!?”, chiese preoccupata Ebony.

“Bello vero? Roba babbana pure questa ma d'alta moda! Su su, devo ancora truccare e pettinare!”

“Trucc-cosa?! Ma sei seria!?”, chiese nervosa Ebony.

E seria, lo era davvero. Nel giro di venti minuti, Ebony Rookwood si ritrovò vestita, truccata e pettinata come mai era stata prima.

Dominus venne richiamato a prenderla. La squadrò per un secondo e con un grugnito disse che poteva andare bene.

Finalmente, una nuova strada le si parò davanti, portava a delle scale a chiocciola molto anguste. Una volta percorse, si ritrovò ad aprire una specie di porta che portava in quello che aveva tutta l'aria di essere il corridoio di un abitazione. E che abitazione! Pareva quasi un castello: quadri enormi sui muri, specchi ed arredamente pregiati. Era molto simile a villa Malfoy ma forse era una casa babbana, i dipinti non si muovevano.

Arrivarono davanti ad una porta scorrevole e lì, Dominus l'abbandonò.

“Dove vai!?”, lo richiamò la ragazza.

“Io non sono stato invitato.”, rispose acido.

Sarebbe potuta scappare ma senza bacchetta la sua fuga era inutile. Decise quindi di entrare.

Una grande tavolata apparecchiata per due, occupava la quasi totalità della stanza che era illuminata da luci soffuse e candele.

Fece pochi passi, quelli necessati per chiudere la porta alle sue spalle.

“Ti stavo aspettando...”

Quella voce, le impedì di andare oltre.

Il braccio di Legacy Black che reggeva un calice di vino, le fece capire che il Re si trovava ovviamente seduto a capo tavola. Si alzò e si girò verso di lei.

Ebony, da fiera Grifondoro, non si mosse dalla sua posizione e guardò fisso Legacy, sperando che non percepisse il suo terrore.

L'uomo avanzò lento verso Ebony, osservandola in ogni minimo particolare.

“L'attesa è valsa il risultato...da togliere il fiato.”, disse porgendole il braccio.

Ebony glielo avrebbe piacevolmente spezzato in due ma non si trovava nella posizione ideale per rifiutare le sue attenzioni.

Con tutta la sua forza di volontà, accettò quel gesto e Legacy la scortò al posto apparecchiato alla sua sinistra.

Ebony si sedette senza rivolgere nemmeno uno sguardo a Black.

“Ti senti meglio? L'infermiera Nora mi ha assicurato che ti sono state somministrate tutte le cure necessarie.”, chiese con un tono assurdamente pacato.

Ebony, non ripose.

“Spero ti piaccia la cucina italiana. Mi hanno informato che non hai mangiato molto in questi giorni.”, disse nuovamente l'uomo ma ancora nessun segno di risposta da parte della ragazza.

“Ebony, io sto cercando di essere un gentile, nonostante tu e le tue amiche mi abbiate preso in giro per tutto questo tempo. Fossi in te, non mi comporterei da perfetta Grifondoro proprio ora.”

Stavolta il suo tono era leggermente alterato ma ciò non smosse di un millimeto la posizione di assoluto silenzio della ragazza.

“Bene...proviamo in questo modo: vuoi sapere come stanno le tue amiche?”

Quel bastardo di Legacy, era riuscito a toccare l'unico argomento su cui Ebony non poteva fare finta di niente.

Mosse la testa in direzione del suo interlocutore e lo guardò negli occhi sperando di trasmettergli tutto l'odio che provava nei suoi confronti.

“A quanto pare sono riuscito ad attirare la tua attenzione. Quei caldi occhi marroni sanno essere così raggelanti.”, disse mellifluo.

“Dove sono.” Quella di Ebony, non voleva essere una domanda.

“Kòre è nella sua stanza. Tu, avendo passato le giornate in una cella non lo potevi sapere ma ci troviamo in una piccola isoletta poco al largo della Manica. Questo piccolo castello apparteneva alla famiglia Dolohov. Kòre ora si trova in quella che sarebbe dovuta essere casa sua da sempre. Sta bene.”

“Sì...bene...”, rispose sarcastica, “Jo-Jo?”

“Jo-Jo...”, ripetè ridendo Legacy, “è una ragazzina in gamba. I miei l'hanno cercata ed inseguita ma di lei non c'è più traccia da due giorni. Non so dirti se sia viva oppure no.”

Era viva. Jocelyn Green era una tosta e ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela.

“Cosa hai fatto a Kòre?”, chiese Ebony.

“Ti senti così a tuo agio da potermi dare del tu?”, disse con un sorriso sadico Legacy.

“Non devo più fingere rispetto nei tuoi confronti o stima o timore... non ti devo più niente Legacy.”, rispose fiera. Forse non era una mossa saggia trattarlo come il traditore, bastardo e mostro che era ma alla Ebony Autumn cresciuta nei sobborghi di Liverpool, era stato insegnato a non mentire.

Legacy Black ebbe un sussulto di rabbia ma fu subuto sostituito da un espressione che pareva di stima e di sfida.

“Orgogliosa fino alla morte.”, disse infine.

“Dato che si sta avvicinando, tanto vale morire con stile.”, rispose acida.

“Tu non morirai Ebony Rookwood...e per varie, validissime, ragioni.”, disse sorseggiando nuovamente il suo vino.

“Quali sarebbero queste valide ragioni?”, chiese la ragazza.

Legacy sorrise nuovamente. Ebony stava iniziando a stancarsi di tutti quei sorrisi che nascondevano chiaramente qualcosa di malvagio ed orribile.

“Prima ceniamo.”, rispose il Re, iniziando a mangiare ed invitando nuovamente Ebony a prendere la forchetta.

Nonostante odiasse quella situazione, il suo stomaco era vuoto e gli spaghetti troppo invitanti per non essere assaggiati.

La cena proseguì nell'assoluto silenzio, solo il rumore delle posate sui piatti e della bocche che si muovevano risuonava nella stanza. Un cameriere, portò i piatti seguenti, fino a che i due terminarono con un dolce.

“Allora?”, richiese imperterrita Ebony.

“Allora cosa, cara?”

“Per quale motivo sto ancora respirando?”

Legacy si alzò dalla sua sedia ed iniziò a girovagare per la stanza con l'ennessimo bicchiare di vino.

“La tua famiglia era importante, servì il Signore Oscuro sempre e comunque, fino alla fine. Erano fedeli e dediti alla causa di Voldemort. Verso di loro, si può dire che abbia una specie di debito d'onore, non posso uccidere la loro ultima erede.”

Ebony rise sommessamente attirando l'attenzione del Re.

“Se anche gli altri motivi seguono questa tua linea di pensiero, tanto vale che mi uccida: la mia famiglia non sono i Rookwood.”, disse fieramente Ebony.

Legacy incassò quelle parole con fin troppa disinvoltura.

“Sapevo che avresti detto qualcosa del genere...ti conosco meglio di quanto tu creda. Comunque, avrei risparmiato anche la vita di Jocelyn se avessero catturato lei invece che te quel giorno, nel caso Kòre avesse avuto bisogno di un aiuto con i nuovi poteri.”

“Hai Erin...lei ne sa molto più di noi.”, disse Ebony.

“Questo è vero ma nemmeno Erin saprebbe cosa fare se la situazione di Kòre sfuggisse di mano, ecco.”

Legacy Black non era certo uno sprovveduto. Sapeva che quello di Kòre era un equilibrio precario e che difficilmente Erin sarebbe stata in grado di gestire un suo crollo.

“Sai, quando i miei ragazzi sono tornati con il tuo corpicino in spalla, sono stato davvero felice...sarebbe stato uno spreco...”, disse avvicinandosi a lei sempre di più.

Ebony, indietreggiò d'istinto ma andò a sbattere contro il muro.

Legacy era a pochi centimetri dal suo viso.

“Sei bella, lo sai? Stento quasi a credere che tu abbia solo quindici anni.”, sussurrò l'uomo al suo orecchio sinistro, mentre giocava con un ciuffo di capelli tra le mani.

“Che hai intenzione di fare?”, chiese con voce tremante Ebony.

“A volte, mi sento solo. Ho bisogno di scaricare lo stress, ho bisogno di un corpo caldo che sollevi le mie pene...”, disse cercando di baciare la ragazza che si divincolò prontamente e lo schiaffeggiò.

“Tu sei un mostro!”

Legacy si tocco il volto, quella sberla era potente.

“Ah sì? Bene...lascia che ti dimostri quanto posso essere mostruso!”

Il Re afferrò entrambe le braccia di Ebony che cercò in tutti i modi di liberarsi dalla sua presa, urlando e scalciando. Legacy la strattonò sul tavolo, facendo cadere tutti i piatti e le posate.

Mise emtrabe le braccia di Ebony sopra la sua testa e le tenne ferme per i polsi con una sola mano, mentre l'altra si faceva largo tra le sue gambe.

“MI FAI SCHIFO! LASCIAMI STARE! HO DETTO LASCIAMI!”

“Urla fin che ti pare ragazzina! Nessuno, ti aiuterà.”

Legacy la baciò voracemente, con ira, tappandole la bocca per sempre.


 

***


 

“Ma che sta succedendo?”

Temperance Tudor, come ogni giorno, si era recata alla biblioteca pronta a cominciare il suo lavoro. Appena arrivata però, si ritrovò dinnanzi ad una miriade di persone che si abbracciavano e singhiozzavano sommessamente. C'erano il Preside, alcuni insegnanti, Harry Potter, Ron Weasley, i suoi colleghi Auror...ci saranno state una quarantina di persone, tra le quali si riconoscevano molti membri della famiglia Weasley.

Derek Gellant, le venne incontro con uno sguardo da cane bastonato che mai gli aveva visto in volto.

“Derek...che fanno tutti qui?”

“Hanno...hanno trovato Jocelyn Green nella Foresta Proibita. Sembrava che stesse scappando da Legacy Black.”

“O santo cielo! Ed è...ancora viva?”, chiese preoccupata, collegando l'immagine di poco prima a quello che gli aveva appena detto Derek.

“No, no, no...lei è viva. Messa male ma ce la farà...”

“Oh che sollievo...ma allora come mai tutte queste facce da funerale?”

“Kòre Dolohov.....”, disse faticosamente Derek ma prima che potesse dare alla ragazza questa notizia spaventosa, l'urlo strozzato di Teddy Lupin squarciò l'aria.

“NO!NONONONONO! VICTOIRE NO!”

Teddy era seduto a terra, con la testa fra le mani, in lacrime.

Temperance guardò spaesata prima lui e poi Derek che le rivelò quanto accaduto.

“Kòre Dolohov ha ucciso Victoire Weasley.”

Jocelyn Green, dopo essere stata curata e rimessa a nuovo, fu interrogata dagli Auror senza Veritaserum in quanto minorenne. Quando e se fossero riusciriti a contattare i genitori della ragazza, avrebbero chiesto loro l'autorizzazione a somministarle la pozione.

Jocelyn giurò di dire la verità e stando a quello che Derek raccontò a Temperance, sembrava davvero sincera.

Disse che Kòre avendo perso il controllo per volere di Legacy e di una certa Erin, Guardiana rinnegata, non fosse più in grado di rispondere delle sue azioni.

Lei è male allo stato puro ora.” Parole tutt'altro che accomodanti.

Raccontò che fin dall'inizio, lei, Ebony e Kòre, facevano parte di una società segreta, La Resistenza e che mai si erano trovate a condividere di loro spontanea iniziativa le atrocità e le idee dei Punitori.

Temperance non ci capì molto e nemmeno Derek ma i loro capi gli avevano assicurato che presto sarebbe stato tutti più chiaro.

“E che c'entrano i piccoli Potter-Weasley, Zabini, Scamandro e gli altri?”, chiese Temperance.

“Quelli in qualche modo c'entrano sempre. Per adesso, so solo che siamo stati convocati nella Sala Grande, riunione straordinaria degli Auror.”

“A che ora?”

“Mezzanotte...”

Temperance lasciò la biblioteca a passo svelto e con lo sguardo perso nel vuoto, tanto da non accorgersi che Derek Gellant la stava seguendo.

“Tudor! Dove te ne vai?”

“Devo stare sola Derek...ci vediamo stanotte.”, rispose con le lacrime agli occhi e la voce atona.

“Tem-...” , provò a richiamarla Derek ma la ragazza era già sparita.

Sapeva bene cosa le passava per la testa. Per anni, da quando era iniziato il loro addestramento Auror, aveva amato Teddy Lupin. Quella che era partita come una semplice cotta, si era trasformata con il tempo in un'attrazione forte, in un amore mai corrisposto e mai svelato. Teddy non aveva idea che quella ragazza avrebbe fatto qualsiasi cosa per attirare la sua attenzione. Temperance, osava solo sognare un futuro con Teddy perché mai e poi mai si sarebbe intromessa tra lui e Victoire, era troppo leale, definita dal Preside Silente l'emblema vivente della Casa Tassorosso.

Non si azzardava nemmeno a sfiorare l'idea che si potessero lasciare un giorno, sarebben stato un pensiero troppo orribile per lei, anche se segretamente, nel suo inconscio, forse aveva desiderato che Victoire Weasley non esistesse.

In quel momento, vanuta a sapere della sua morte, Temperance Tudor si era sentita terribilmente, schifosamente, colpevole.

La giovane Auror, non era l'unica a sentire un peso sulla coscienza. Draco Malfoy, si era rintanato in guferia, come erano soliti fare durante il suo settimo anno.

Era una dei loro posti. Lui ed Hermione avevano dovuto escogitare molti stratagemmi per non dare nell'occhio e si vedevano sempre di nascosto.

La loro relazione fu così, breve, intensa, fuggente, peccaminosa, clandestina, maledetta.

“Sapevo di trovarti qui...”

La voce di Hermione, non lo stupì più di tanto. La sua perfetta Prefetta non falliva mai, anche se gli anni passavano.

“Non è il momento adatto, Granger...”, ripose atono.

La donna, gli si avvicinò comunque. Erano in piedi, uno accanto all'altra, a scrutare l'orizzonte dalla piccole finistre.

“Continua a succedere...”, disse Draco dopo qualche minuto di silenzio. La sua voce era incrinata, nervosa, quasi arrabbiata.

Hermione gli rivolse uno sguardo interrogativo.

“Continua a succedere. In un modo o nell'altro, la mia famiglia riesce a distruggere la tua...io, ti distruggo.”, disse iracondo.

“Non è stata colpa tua Draco...così come non è colpa di Kòre.”, disse con voce spezzata Hermione. Victoire era sua nipote, una giovane e promettente Medimaga strappata alla vita troppo presto. Tuttavia, anche se il dolore per la sua famiglia era incalcolabile, non poteva dare la colpa ad una ragazzina. Il vero responsabile era Legacy Black, un mostro senza scrupoli che si avvaleva di una quindicenne per raggiungere i suoi scopi.

“Ho sbagliato tutto! Io dovevo proteggerla, non ho saputo fare nemmeno quello! E Legacy Black...degno di quella folle di zia Bellatrix!”, disse a voce alta, sbraitando ed agitandosi.

“Draco...”, provò Hermione.

“Cosa credevo di fare...di essere migliore di mio padre? Della mia intera famiglia? Io sono Draco Malfoy, ho quasi ucciso Albus Silente, ho quasi ucciso tuo marito, ti ho quasi sposato...sono l'uomo del quasi, Hermione! Un mezzo uomo, uno che ci è sempre arrivato vicino ma non ce l'ha mai fatta perché è un codardo, incompetente, buono a nulla e debole!”

“Immagina se fossi riuscito ad uccidere Silente o Ron! Questo non ti avrebbe reso un uomo ma un assassino! Credi davvero che ti avrei spostato dopo tutto questo?!”, rispose a voce alta Hermione sperando di farlo ragionare.

“Una cosa giusta, una sola...volevo crescere bene i miei figli, volevo che fossero migliori di me, ed ho fallito. Scorpius mi detesta e Kòre...”

“Scorpius è un ragazzo meraviglioso, Draco...guarda cosa è diventato! Il migliore amico di Albus Potter! E Kòre Dolohov era una povera orfana senza grandi speranze e tu l'hai trasformata in una giovane donna in gamba e indipendente. Senza di te, senza Astoria, Scorpius e Susan, la sua natura avrebbe preso il sopravvento ancor prima di oggi. E sono convinta che tornerà...tornerà quella di una volta perché lei non può averti dimenticato.”

Draco Malfoy prese dei profondi respiri. Le parole di Hermione sembravano averlo calmato.

“Dobbiamo...”

“Dobbiamo cosa?”

“Dobbiamo chiamare Susan Strongstone. Lei potrebbe saperne più di noi...”

“Perché dovrebbe saperne di più?”, chiese Hermione.

“Ho sempre sospettato che Kòre mi nascondesse qualcosa. Non in cattiva fede ma molti particolari della sua vita da Guardiana non mi erano chiari. Susan invece sembrava essere sempre a conoscenza di quello che le passava per la testa.”

“Ok...lo diremo alla riunione stanotte.”

Draco ed Hermione si guardorono negli occhi per un minuto.

“Sono addolorato...per Victoire.”, disse sinceramente costernato Draco.

“Lo siamo tutti...è come se Fred fosse morto di nuovo...sembra che per i Weasley non ci sia pace.”, disse guardando distrattamente fuori. Una lacrima, le rigò il volto. Hermione aveva deciso di smettere di piangere. Ne aveva versate troppe in gioventù per potersi permettere altro dolore.

Con un gesto delicato della mano, Draco le asciugò quell'unica goccia, provocando dei brividi ad Hermione. Il suo tocco, nonostante la mano fosse gelida, le aveva procurato come un bruciore dentro di sè.

“Io...”, iniziò titubante Draco, “vorrei abbracciarti. Posso?”

Negli occhi di Draco si poteva leggere una speranza ed un desiderio non misurabile. La semplice richiesta di un abbraccio, sembrava essere paragonabile a quella di un bicchiere d'acqua da parte di un uomo che non beveva da giorni.

Hermione sorrise flebile ed acconsentì a farsi cingere dalle braccia dell'uomo che un tempo amava.

Il suo corpo, si adattava a lui ancora perfettamente, come se fosse stato fatto apposta per essere lì. Per esserci sempre.


 

TO BE CONTINUED...


 

BUON NATALE!!!!!

Ce l'ho fatta! Un nuovo capitolo eccolo qui...non ho molto da dire...nel prossimo mi dedicherò meglio a Kòre qui lasciata un pò n disparte e vedremo le conseguenze dello stupro ad Ebony =(

Ringrazio ancora chi segue, preferisce, ricorda. =)=)

In questo capitolo c'è anche uno spunto per una piccola one-shot che scriverò a breve sempre Dramione.
Alla prossimaaaaa


 

  
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