Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    28/12/2013    2 recensioni
Post primo oav. I ragazzi hanno appena salvato Seiji dalla prigionia a New York, ma questa avventura ha provocato la morte di una ragazzina. I ragazzi non riescono a darsi pace, la generale angoscia sembra rischiare di mettere in discussione persino il loro consolidato rapporto. Ne verranno a capo?
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Threesome
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La porta di casa si aprì, lasciando che il chiarore del sole illuminasse un poco la penombra dell'interno; le figure di due ragazzi scivolarono dentro con fare un poco furtivo, guardandosi intorno, simili a due bimbi curiosi.
"Secondo te dove sarà Shin?" Chiese il primo.
"Forse... nella nostra camera" rispose il secondo.
Il ragazzino più piccolo e robusto storse il naso:
"La vostra, vorrai dire".
"Avanti, Shu, non ti metterai a fare il geloso".
"Certo che lo sono, lo sono eccome, di tutti e due!".
Il compagno gli si piazzò davanti, mani sui fianchi e naso arricciato:
"Lo sai benissimo come sono andate le cose, ti eri arrabbiato ed eri scappato, ancor prima che potessimo decidere di dormire tutti insieme!".
"Ma perché tu..." iniziò Shu, infervorandosi man mano, ma poi si bloccò e si arruffò i capelli con le mani. "Oh, accidenti! Stiamo ricominciando!"
"E allora smettiamola subito e andiamo a vedere se Shin é in camera".
Ci fu uno scambio di sguardi, labbra in fuori e naso arricciato, le mani di entrambi sui fianchi, passò così qualche istante di immobilità, poi entrambi annuirono e si diressero a passo sicuro verso le scale, ma quando le imboccarono si ostacolarono a vicenda. Da entrambi si levò un'esclamazione di disappunto:
"E sta attento!"
Shu fece un passo indietro e tese una mano ad indicare il piano di sopra, quindi levò il naso per aria:
"L'onore al grande capo".
I pugni di Ryo si strinsero lungo i fianchi, il viso si mutò in una smorfia quasi scandalizzata:
"Ma perché devi essere così scemo?"
Gli diede le spalle e salì le scale con espressione impettita, mentre Shu gli saltellava dietro ridacchiando.
"Chi apre?" domandò Ryo, fermandosi davanti alla porta della stanza, "sempre il grande capo?".
"Mai mandare avanti il capo davanti ad una porta chiusa" sentenziò Shu, "non si sa mai quali pericoli potrebbero nascondersi al di là".
Nel frattempo posò la mano sulla maniglia e fece per abbassarla, ma la mano di Ryo si posò sulla sua:
"Non sarà meglio bussare?".
"Ma voglio fargli una sorpresa!".
Senza attendere ulteriori commenti, abbassò la maniglia e aprì, ma lentamente, scoprendo così, a piccoli tratti, la figura addormentata sul letto, raccolta su un fianco, il viso rivolto nella loro direzione e le mani sollevate accanto ad esso.
Deglutirono nel medesimo istante mentre avanzavano di qualche passo.
"Quanto mi è mancato" sussurrò Shu, "e neanche me ne rendevo conto...".
"Avevo... un tale bisogno di lui... e non lo capivo..." gli fece eco Ryo.
Si mossero all'unisono, simili ad un reciproco riflesso di uno specchio, a piccoli passi, fino ad accovacciarsi entrambi ai piedi del letto, le espressioni così rapite da lasciar credere che stessero contemplando un'immagine sacra.
Rimasero assorti nei propri pensieri per un po', prima che un nuovo sussurro di Ryo si facesse udire:
"È tanto carino, vero?".
"È un pesciolino adorabile...".
"Sai una cosa, Shu?"
"Che cosa, Ryo?"
"Io credo che... sembriamo un po ' scemi".
Il dialogo si svolse senza che i due ragazzi mutassero l'espressione dei loro volti, ancora calamitati da quello che era, per entrambi, un magnete.
Il bacino di Ryo oscillò in avanti, tutta la sua figura si tese verso il bell'addormentato e finì per posargli un bacio sulla punta dal naso che si arricciò, mentre le labbra si schiusero e vennero lambite inconsapevolmente dalla lingua, appena spuntata. Lì accanto, Shu assistette ad ogni frammento di quelle reazioni di Shin e la sua testa prese a vorticare in preda ad una strana euforia.
Disturbato nel suo sonno, il fanciullo dell'acqua si mosse, stirò le proprie membra e si ritrovò in posizione supina, le braccia sollevate e le mani accanto al viso, i dorsi poggiati sul cuscino, un ginocchio appena ripiegato ed il volto morbidamente reclinato su una spalla. Gli sfuggì anche un sussurro, non comprensibile, forse non un'autentica parola, ma un semplice, piccolo lamento; tuttavia non si svegliò.
Un unanime sospiro scosse le spalle dei due ragazzi in contemplazione e, questa volta, il loro coro di innamorati penetrò i sogni della comune fonte di desideri, scosse i suoi sensi, spingendo le sue palpebre a tremolare un poco, fino a schiudersi. E la prima immagine che colpì la vista di Shin furono i due sorrisi estatici, le due paia di occhi brillanti ed incantati.
Lo sguardo di Shin si riempì di incertezza e smarrimento, evidentemente credeva di trovarsi ancora immerso in un sogno, non si era reso conto del proprio risveglio; aprì le labbra, uscì un flebile suono, ma non prese un senso compiuto. Eppure quell'espressione, quel lieve suono, segnarono per Ryo l'incapacità di resistere ancora. I suoi occhi si inumidirono, nella gola si formò un nodo che incrinò la parola cui le sue labbra diedero vita:
"Perdonami...".
Gli occhi di Shin si sgranarono, un altro gemito gli sfuggì, ma venne coperto dall'impeto di Shu:
"Perdona anche me, pesciolino!"
Il suono successivo fu il fruscio del lenzuolo, quando Shin tornò su un fianco e, appoggiandosi sulle mani, si sollevò un poco; era chiaro come l'emozione fosse sua padrona, le sue iridi di smeraldo erano ancora velate di confusione, paura persino... Paura di cosa? Di continuare ad illudersi?
Sollevò una mano a stropicciarsi gli occhi e, in quel momentaneo stato di cecità, si trovò assalito da quattro braccia che lo avvolsero, il suo viso venne bagnato dalle loro lacrime; ancora preda della propria inconsapevolezza, mosso dall'istinto, non potè fare altro che rispondere all'abbraccio, stranito, conscio unicamente del pulsare impazzito del cuore, del bruciore delle sue stesse lacrime che, però, non uscirono, rimasero sull'orlo delle palpebre, prevalse l'impulso che per il ragazzo di Hagi era sempre il più urgente: le sue mani presero a carezzare, la sua voce a sussurrare parole semplici che recavano conforto.
E nel balsamo lenitivo di quelle attenzioni affettuose, i singhiozzi dei due ragazzi finirono per placarsi, così ci furono istanti di silenzio, durante i quali Shu si accoccolò a terra, le braccia incrociate sul letto, il mento su esse, a contemplare Shin dal basso verso l'alto, l'espressione di un cucciolo adorante che supplicava continue attenzioni. Ryo invece si arrampicò sul letto, si mise carponi, tese il viso verso quello di Shin:
"Ci... perdoni?"
Le mani di Suiko raggiunsero le guance di Rekka, sulle sue labbra tornò il sorriso, il più spontaneo regalo e dimostrazione d'amore che sapeva rivolgere agli altri, ma ancora non aveva del tutto deposto la confusione, il timore che quelle due figure non fossero realmente lì, accanto a lui:
"Non... c'è niente che io debba perdonarvi, io... mi sentivo male perché... non sapevo come... come starvi vicino, come... esservi d'aiuto..."
Di riflesso, la mano di Ryo sfiorò la guancia di Shin:
"Siamo noi che non abbiamo saputo accettare il tuo aiuto... e non so perché. Forse... paura di noi stessi... e dei nostri animi confusi".
"E io ti ho anche trattato male!" piagnucolò Shu.
"Ma anche io l'ho trattato male" protestò Ryo.
"Di sicuro non quanto me! " ribattè Shu.
"Sicuramente anche di più" si impuntò Ryo, ergendosi in ginocchio sul letto, le mani sui fianchi. Stava diventando una questione di principio.
Shin non poteva crederci, si mettevano a litigare anche su chi si era comportato peggio con lui. I suoi occhi perplessi corsero un po' di volte dall'uno all'altro, poi si sollevò all'altezza di Ryo, con una risata mise una mano dietro al suo collo e l'altra dietro al collo di Shu e, imprimendo una forza invidiabile alle proprie manine, li tirò verso di sè, finché i loro volti affondarono nel suo grembo. Seguirono istanti di immobile silenzio, i due visi appena visibili divennero di fuoco, così come quello di Shin... quella posizione non aiutava certo l'autocontrollo e Shin non si era reso conto di essere...
"Eccitato?" fu il roco sussurro di Ryo, che però proseguì con curiosa sicurezza, "ti sei eccitato, pesciolino?"
Gli rispose un gridolino scandalizzato, mentre Suiko si copriva il volto con le mani.
"Ma che dici?" gnaulò in un sottile pigolio.
A questo punto, Rekka non trattenne una risatina:
"Dico quello che ho sentito".
Mentre Shin piagnucolava ancora, Shu si ritrasse, imbarazzato quasi quanto lui, borbottando qualcosa con occhi che vagavano ovunque.
L'imbarazzo di Ryo, invece, era svanito quasi subito, sostituito dalla prospettiva di un divertimento intrigante ed allettante; risultò bizzarramente simile a un gatto mentre strisciava in avanti, fino a trovarsi, pericoloso e sensuale, del tutto appiccicato a Shin, dal canto suo talmente terrorizzato da quelle inattese avances che arretrò fino ad appiattirsi contro il muro alle sue spalle. Purtroppo per lui, più indietro di così non poteva andare e Ryo lo serrò, senza via di scampo, tra se stesso e la parete; ciò che mise maggiormente in crisi Shin fu il suo strofinarglisi addosso. Ryo era un piccolo delinquente, sapeva benissimo quanta fatica facesse l'amico a resistere a certi approcci e, soprattutto, quanto gli fosse impossibile non rispondere; per questo, pochi istanti dopo, Shu assistette agli eccitanti movimenti del bacino di Shin che si strusciava contro quello di Ryo, mentre un disperato fanciullo dell'acqua gemeva sussurrando al fanciullo del fuoco di smetterla.
"Ma io voglio farmi perdonare" ansimò Ryo, mentre con il viso cercava di costringere l'altro a sollevare il proprio e riuscendo, infine, a mettere in contatto i loro nasi.
"Non c'è nulla di cui devi farti perdonare" piagnucolò Shin, i pugnetti sollevati davanti alla bocca, gli occhi serrati perché in momenti come quello non osava guardare in faccia chi lo circondava... e in qualche modo si illudeva di perdere di vista persino se stesso.
"Ma io...devo dimostrarti che ti amo...".
La voce di Ryo si era addolcita, non era malizia la sua, solo la più spontanea sincerità.
"Io lo so che mi ami...".
Certo che lo sapeva, solo aveva creduto che un certo tipo di amore fosse finito, aveva temuto...
L'impulso del momento si era placato, di fronte al sopraggiungere della complessa realtà nella quale si trovavano immersi; le mani di Shin ricaddero in grembo e, con un sospiro, il ragazzo prese a fissarsele, mesto.
Anche Ryo aveva abbassato lo sguardo, quella città lo stava opprimendo, sentiva il bisogno di tornare in Giappone, alla realtà cui apparteneva e che conosceva, anche se non avrebbe potuto non portarsi dietro i ricordi.
D'altronde, dimenticare tutto avrebbe significato dimenticare Luna e certo non era quello che avrebbe voluto.
" Dovremo... prenderci cura di Seiji, da questo momento in poi...".
Shu sembrava avergli letto nel pensiero. Certo, Seiji era la priorità e Ryo aveva tutta l'intenzione, adesso che era tornato in sé, di dedicare ogni energia a dare il proprio contributo, perché il suo compagno si lasciasse alle spalle la tragedia e i sensi di colpa. Ma come si poteva pretendere che una persona come Korin non si sentisse responsabile per tutte quelle morti causate dalla sua yoroi?
Shin scambiò uno sguardo triste con Shu ed annuì.
"Purtroppo... è così evidente che non sta bene... " mormorò, abbassando di nuovo gli occhi, "anche se cerca di fare finta di nulla, ma... se lo si conosce é impossibile non rendersene conto...".
Un sussulto lo scosse quando la mano di Ryo si posò sulla sua:
"Tu e Touma non sarete più da soli a prendervi cura di lui" .
La mano di Shu raggiunse quella del compagno:
"Saremo insieme... e scusaci pesciolino, scusaci ancora tanto...".
Shin riuscì solo a scuotere il capo, perché sapeva che, se avesse provato a rispondere, non sarebbe riuscito a frenare il pianto.
Ryo, invece, neanche ci provò, le lacrime sfuggirono copiose al suo controllo e si passò l'avambraccio sugli occhi, sfregandoli con una tale energia da irritarli.
Di fronte a quel nuovo crollo del loro leader, neanche Shu poté trattenersi oltre ed una nuova ondata di pianto gli fece, dapprima, tremare solo le spalle, per poi riversarsi all'esterno, i singhiozzi soffocati sulle cosce di Shin che, intanto, accarezzava i suoi capelli e trascinava Ryo al suo fianco. Così, i visi di Ryo e di Shu si trovarono di nuovo vicini, sulle gambe di Shin e lui continuò ad accarezzarli, imponendosi di non piangere lui stesso, perché l'importante era che i suoi nakama ricevessero tutto il conforto di cui avevano bisogno; li aveva ritrovati, erano lì con lui e per lui era questo l' essenziale.
Le sue dita tra i loro capelli, l'intimità così speciale finalmente ritrovata, lenirono, lentamente, i tormenti ed il pianto si trasformò in dolce abbandono; dai loro respiri regolari e profondi, Shin intuì che erano piombati nel sonno. Sorrise, rassegnato alla prospettiva di dover restare, per un bel po', in quella posizione non troppo comoda e prevedendo che quando avrebbe potuto muoversi le sue gambe sarebbero state anchilosate; eppure, non avrebbe mutato quella condizione per niente al mondo.
Continuando a sorridere chiuse gli occhi e gettò indietro la testa, imponendo a se stesso di concentrarsi unicamente sulla sensazione di benessere che derivava dal contatto con i loro corpi.
E ci sarebbe riuscito se la porta non si fosse aperta con un'energia ben poco contenuta, non tanta da strappare al sonno i due ragazzi, ma abbastanza da far sobbalzare Shin, il cui sguardo si incrociò, subito dopo, con quello di un Touma sorridente come non lo vedeva da giorni.
Le iridi cobalto di Tenku corsero da lui ai due addormentati e, dopo l'attimo di stupore, il sorriso si accentuò, assumendo i connotati, così da lui, di un ghigno dispettoso:
“La mammina ha cullato i suoi due cuccioli e magari ha anche cantato una ninna nanna? Come siete carini!”
Il “baka” ferocemente sussurrato per non svegliare i 'cuccioli' ed il cuscino che attraversò la stanza furono pressoché contemporanei; Touma fu abbastanza lesto da fare dietro front e chiudere la porta dietro di sé, cosicché il cuscino sbatté contro la superficie di legno, lasciando incolume il bersaglio predestinato.
Passò solo qualche istante di sospensione e la porta si riaprì, mettendo l'uno di fronte all'altro, un visetto imbronciato ed un altro, che faceva capolino, dispettoso e provocante:
“E comunque, il signorino Date ha espresso il desiderio di tornare a casa!”
Shin tirò su le spalle e sbatté le palpebre, il broncio si trasformò in stupore, poi in sorriso gioioso.
Tornare a casa... che bel suono avevano quelle poche parole, era il messaggio di speranza, la consapevolezza che tutto sarebbe andato bene, se solo l'avessero voluto.
Ombre, paure... c'erano, ci sarebbero sempre state, ma non voleva pensarci, ora c'era Seiji, c'era da guarire l'anima di un amico e l'avrebbero fatto insieme.
Annuì, non vi era altro da aggiungere, se non trovare, nelle proprie stesse parole, la conferma che la luce sarebbe tornata a splendere:
“Va bene... torniamo a casa...”.











 
   
 
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