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Autore: Ucha    29/12/2013    6 recensioni
Raccolta di One-shot/Flashfic/Drabble/quellochevorròio per la Jarida Week, dedicata alla coppia Jack Frost x Merida. (So che ha tipo una data precisa, ma siccome sono trasgry la faccio questa settimana).
Ogni giorno ha un tema preciso:
-Day One: Fire and Ice;
-Day Two: Rose;
-Day Three: Free;
-Day Four: Spirit;
-Day Five: Frostbite;
-Day Six: Discovery;
-Day Seven: Goodbye;
{Crossover Rise of the Guardians(Le cinque leggende)/Ribelle-The Brave}
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Jack Frost
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 3: Free
Raiting: Verde
Genere: Commedia; Parodia; Sentimentale;
Avvertenze: Frozen!AU; Movie!verse
Altri cross-over: Frozen, Cenerentola
 
 
 
 
 
 
-Così sei… assolutamente perfetta!-
La donna giunge le mani davanti alla bocca, come se volesse mascherare il sorrisino di soddisfazione che la porta addirittura a commuoversi. Ma non si metterà a piangere solo perché la sua primogenita è incantevole nel vestito blu notte che ha fatto confezionare solo per lei. Una donna come lei non si lascia suggestionare da frivolezze del genere. Eppure la regina Elinor sembra sul punto di piangere di felicità. E perché? Perché quella è una delle rare occasioni in cui può vedere sua figlia vestita come una signorina.
Perché la rampolla reale è tutto fuorché una principessa modello: preferisce le corse a cavallo alle chiacchiere con le altre nobili, salta abilmente le lezioni di pianoforte e danza per recarsi a quelle di tiro con l’arco e scherma. Sfida a braccio di ferro, sbuffa, mostra segni di insofferenza verso qualsiasi obbligo reale e una volta, ma era più piccola, e la madre cerca di giustificarla così, ha assalito un lord che le aveva dato della ‘rozza impertinente’. Il poveretto era tornato a casa con la giubba rovinata e un occhio gonfio.
 
Ma per quell’occasione la madre l’ha presa e messa sotto, costringendola ad obbedirle, almeno una volta in tutta la sua vita. L’ha costretta a pettinarsi e tirarsi a lucido, facendole indossare quel meraviglioso vestito che avvolge il corpo slanciato di sua figlia.
D’altro canto, la principessa Merida non sembra così soddisfatta. Il vestito è bello, niente da ridire, ma è davvero troppo. Il corpetto allacciato troppo stretto, l’acconciatura che prevede i ricci capelli rossi tirati su, decorati da fermagli brillanti e treccioline varie, ma le tirano la testa. La gonna è ampia, e lei non ci è abituata.
In sintesi, si sente una rigida bambolina di ceramica. O meglio, una martire, per come la pensa lei.
-Non respiro!- si lamenta con un gemito, cercando di prendere un respiro bello profondo, ma invano. Agita le braccia e fissa dolente la madre, per poi indicarsi con brevi moti convulsi.. tutta sé stessa. – È davvero necessario tutto… tutto questo!?-
La Regina Elinor raddrizza la schiena e guarda sbigottita la figlia, per poi annuire con autorità.
-Assolutamente.- la sua voce muta dall’essere soddisfatta all’essere regale e contenuta. – Domani sera ci sarà l’incoronazione della regina Elsa del regno di Arandelle, e noi siamo stati invitati.- Si avvicina alla rossa che continua a guardarla seccata e le poggia le mani sulle spalle.
-Capisci che anche quando noi non ci saremo più e tu diverrai regina di Dunbroch daranno una festa simile? Comprendi quanto l’incoronazione di una sovrana possa essere importante?- dalle sue parole traspare l’emozione. Merida sa quanto sua madre tenga alle tradizioni, costituiscono il fulcro della sua vita. Tutte le giornate della famiglia reale ruotano intorno a ciò che la tradizione impone. Ma lei… no, per lei è tutto così restrittivo! Non capisce come riesca sua madre a reggere questo stile di vita, per lei è oppressivo e inutile.
A chi importa se per una volta non ballo con uno dei nobili della festa? Non possono ballare da soli?!
Ah, Merida, è un ballo, non è la fine del mondo…!
Invece sì che lo è, per la principessa. Quanti gliene sono capitati in tutti quegli anni! Ha cominciato anche a segnarli su un quadernetto. Ci sono quelli che sudano dopo aver mosso un passo, quelli che non si lavano dal giorno della morte di Carlo Magno, quelli che durante il ballo parlano solo di sé o quelli che sputacchiano anche solo per respirare.
Merida rivolge alla madre uno sguardo che chiede pietà. Elinor incassa male quegli occhioni azzurri ereditati dal marito, ma scuote lievemente la testa e si ricompone.
-Quello che faccio, lo faccio solo per te, cara…!- dice, cercando nuovamente un cenno di comprensione da parte della ragazza. Si avvia verso la porta, ma prima di congedarsi si gira nuovamente verso Merida. – La nave parte stasera sul tardi, portati qualcosa. Staremo ad Arandelle per una settimana. –
 
 
-Jackson, potresti cortesemente mostrarti un minimo interessato a quello che stiamo facendo?- la futura regina di Arandelle, Elsa, è attualmente impegnata nelle prove per l’incoronazione del giorno successivo. Ha ricevuto la corona, lo scettro e il globo imperiale, ma manca il giuramento.
Ai lati, i fratelli minori, in ordine Anna e Jackson, devono mantenere una posizione eretta e reggere la prima il globo e il secondo lo scettro. Ma il ragazzo, palesemente scocciato, non fa che roteare l’arnese d’oro, come se fosse un semplice bastone da passeggio, deconcentrando così la sorella. Ma non ci può fare nulla: lui trova quelle cose noiose e inutili. Sa già che Elsa farà un figurone, si tratta solo di ripetere due fesserie che costituiscono il giuramento ed è fatta.
-Il tuo atteggiamento è deplorevole, Jackson.- gli aveva detto la sorella, di fronte alle sue critiche espresse in maniera poco elegante. – Non è solo per me, ma dovresti dimostrare più rispetto di fronte alla Corona.-
-Suvvia, Elsa, che vuoi che sia? È solo una sciocchezz…-
- È la MIA sciocchezza, Jackson. – aveva detto Elsa cambiando tattica. Se il fratello non si interessava delle tradizioni generali, si sarebbe interessato di lei. E infatti aveva fatto centro, perché Jackson aveva morso le labbra abbassando lo sguardo. –Quindi gradirei che tu ci prestassi un po’ più di interesse e rispetto. –
E quindi, eccolo lì. Ad annoiarsi, a roteare lo scettro sotto lo sguardo colmo di disappunto della sorella, quello imbarazzato di Anna e quello paziente del sacerdote della città.
C’è silenzio nella cattedrale, mentre il ragazzo maneggia quella reliquia sacra.
-Guarda te come luccica! Cos’è, un diamante questo? Ehi, Elsa, il tuo scettro ha un diamante grosso quanto un ratt… - si accorge di essere osservato in un silenzio pesante e si zittisce, osservando tutti perplesso. –Ehi, il gatto vi ha mangiato la lingua?-
Elsa è composta e si sa contenere, ma una furia esasperata lampeggia negli occhi azzurri tipici della famiglia reale. Con uno scatto brusco, la ragazza si gira verso il sacerdote e giungendo le mani in grembo, gli rivolge un breve inchino.
-Perdonatemi, Padre, ma le prove finiscono qui.- la sua voce trasuda cenni di nervosismo, e Anna svia lo sguardo dalla sorella rivolgendolo a Jackson, come per dirgli “chiedile scusa!”.
Ma il ragazzo non fa in tempo a recepire che Elsa gli strappa dalle mani lo scettro, per poi prenderlo per un braccio e trascinarlo dietro con sé.
 
La regina è alta, sì, ma non quanto il fratello, eppure lo scaraventa nella sua stanza con una forza formidabile. Anna fa capolino preoccupata, i suoi vivaci occhietti azzurri guizzano fra le due figure fraterne.
-Ne ho abbastanza di te, signorino.- sentenzia la futura regina dai capelli quasi candidi, fulminandolo con lo sguardo. – Si può sapere cosa hai intenzione di fare? Mettermi a ridicolo? Metterci a ridicolo?- indica anche Anna, che però invece di starsene buona si mette fra lei e il fratello, già pronto per dire la sua.
-Suvvia, calmiamoci!- esclama gioiosa, seppur fremi un po’ per la tensione presente nella camera reale. – Jack è solo stanco! Stiamo provando da questa mattina! E poi è solo una prova, non è la cerimonia ufficiale.-
La faccia di Elsa lascia intendere tutto: è sbalordita del comportamento della sorellina. Sa che lo fa per placare le acque, ma la quasi-regina deve attuare il suo rimprovero e nessuno potrà fermarla.
-Anna, per favore... Costui non ha un minimo di buon senso! Smettila di comportanti come un ragazzino, Jackson, hai diciassette anni, e non tollero comportamenti del genere!-
-Oh, ma sentitela, “Sua Maestà”! Tu non sei nostra madre. –ringhia, avvicinando minaccioso il viso a quello furente della sorella. – E non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa da te. Né di permetterti di potermi sfruttare per il tuo ridicolo teatrino di incoronazione. Io sono libero di fare quello che credo!-
Il ragazzo fa per andarsene, sotto gli occhi scioccati delle sorelle, ma si arresta di scatto e alza l’indice, cominciando ad agitarlo verso Elsa. – Per la cronaca, comunque, non ballerò con una di quelle oche giulive che inviti ai tuoi “party”, mia regina.-
E allora sì che esce, nervoso, sbattendo la porta.
Elsa non sa cosa fare, e nell’intimità che coinvolge lei ed Anna, può permettersi di scivolare a terra e mettersi le mani fra i capelli, esausta, mentre la ragazza al suo fianco le accarezza piano il capo.
Da quando il re e la regina di Arandelle, loro genitori, sono deceduti in una tempesta quattro anni fa, il ragazzo non è stato più lo stesso. Continuamente ribelle, continuamente contro tutto e tutti, sempre.. alla ricerca della sua libertà, così dice.
Siamo troppo diversi! Tu sei doveri e responsabilità… Io… divertimento e piaceri.
La sua esuberanza, il suo continuo sfuggire, non fa altro che rendere il rapporto fra lei e il fratello più complicato e contorto. Eppure sa che Jack le vuole bene, ma hanno bisogno di un punto di accordo.
Si rialza e Anna ne approfitta per abbracciarla stretta stretta, inebriandosi del profumo della sorella. Lei di questi problemi non ne ha: il suo rapporto è ottimo con i fratelli. La ragazza, infatti, riesce a essere una buona principessa ma anche una buona compagna di giochi.
Capisce i bisogni di entrambi e puntualmente non riesce ad assistere solamente come spettatrice, non con il suo caratterino. Cerca sempre di riappacificare quei due zucconi, arrivando anche a gridare più di loro.
Ma in quel caso non vuole dare altra benzina al fuoco. Piuttosto cerca di placarlo, accarezzando la schiena di Elsa, con la guancia poggiata sul suo petto che si alza e abbassa ritmicamente, causa stress.
Ma mano a mano il respiro della futura regina si regolarizza e le sue braccia cingono le spalle esili e puntellate di lentiggini della sorella minore. Il suo profumo di miele la tranquillizza definitivamente. Delicatamente si separa dal suo abbraccio e la guarda con una tenerezza infinita.
-Coraggio, è ora di muoverci. Sbaglio o tu ancora non hai trovato un vestito adatto per domani?-
Gli occhi azzurri di Anna s’illuminano.
 
 
 
È tutto così schifosamente pacchiano. Come tutti i ricevimenti reali, del resto, non che nel castello della regina Elsa ci sia qualcosa di particolare. Anzi, forse è addirittura il più sobrio che ha visto sino a quel momento.
Nella sala illuminata risplendono i colori sgargianti degli invitati. Vestiti di vari tipi e tonalità, che passano dal verde foresta al rosa pesca. Lei di certo non spicca diversamente. Con quel vestito blu e gli sfavillanti capelli rossi acconciati e decorati da fermagli di perle lei è perfettamente amalgamata fra la folla.
Sua madre fa il suo bel figurone nel vestito verde e insieme a suo padre parla con una coppia di conti. Lei si è sottratta a quel tipo di supplizio. Silenziosamente, è scivolata lungo il muro verso il tavolo del buffet, poggiandosi con un sospiro alla parete e incrociando le braccia, osservando sconcertata il tutto.
Quanto darebbe per poter prendere il cavallo e fare un giro per Arandelle, o perché no, galoppare per le foreste che la circondano. E invece no, è ben piazzata lì.
La noia le brucia le gambe.
-Milady.- una voce stridula e famigliare la riscuote. Merida si gira e riconosce il giovane McIntosh, rampollo dell’omonimo barone, un giovane alto e longilineo dal naso importante e un’intelligenza non proprio brillante. È fascinoso, per le signore, ma non particolarmente bello. E Merida in quella sera lo reputa proprio una disgrazia.
Impettito nel suo vestito porpora e blu cobalto, che la principessa reputa di cattivo gusto, sembra un lampadario, le porge la mano con un sorrisino malizioso. Forse tenta di essere affascinante ai suoi occhi.
-Vi prenoto già per il ballo.-
Merida sfoggia un’espressione che non è davvero un bel vedere e non nasconde il suo disgusto.
Ci mancava solo questa.
Il viso tondo cambia atteggiamento e un’espressione incerta la decora, mentre i suoi occhi chiarissimi guizzano ovunque cercando una via di fuga.
Gli passa sotto il braccio con il quale il giovane barone ha cercato di bloccarla al muro per non darle via di fuga e mette le mani guantate davanti, cominciando ad indietreggiare.
-Ehm, non credo proprio di poter, signorino McIntosh…-
-Chiamatemi Justin.-
-Justin, mh, va bene… Dicevo, non credo proprio di potere…-
-E perché?-
-Mh… perché…-
 
 
Dopo la presentazione della famiglia reale, Elsa e Anna si sono alzate per andare incontro agli ospiti, ma lui rimane sulla sedia ricoperta di velluto rosso, malamente poggiato e con un’espressione puramente annoiata.
Elsa ormai ha rinunciato, non le importa di come si comporti alla festa, purché non faccia danni gravi.
Ma il ragazzo ha a malapena la voglia di muoversi e lunghi e piccati sospiri carichi di noia, mentre osserva la gente presente nella sala enorme.
Fanciulle graziose ma intelligenti quanto una mosca che va a sbattere ripetutamente contro un vetro, giovanotti ben piazzati ma con il cervello grande quanto una mollica di pane. Dubita di riuscire a fare una conversazione decente con uno di quelli e francamente, ha persino paura di invitare una ragazza.
Un trio di ombre lo sovrasta e il ragazzo le guarda di soprassalto, per poi sentirsi morire dentro.
Lady Tremaine, nel suo abito color vino e la sua acconciatura che ricorda un nido di pettirosso, accompagnata dalle sue orrende figlie, Anastasia e Genoveffa, sgraziate come al solito.
La donna sfoggia un’espressione preoccupante, ma il giovane principe si alza e porta una mano sul petto, che porta in fuori. Ha già paura di cosa possono chiedere, per questo fa un mezzo giro e rivolge la schiena alla folla, pronto alla fuga.
-Vostra  Altezza.- sibila melliflua Lady Tremaine, con quel suo orribile modo di pronunciare la “s”. Era proprio necessario invitarla? Jack l’aveva sempre avuta sullo stomaco, insieme a quegli sgorbi che erano le sue primogenite. – Vi vedo solo. Si da il caso che anche le mie due figlie non abbiano un compagno per il ballo..-
-Oh, mi dispiace, ma non posso proprio…!- esclama sfacciato il principe con il suo sorriso convinto, ma Lady Tremaine non gli dà retta e fa cenno alle due ragazze di seguirla.
-E perché, se posso chiedere?-
-Mh, perché…. Perché…- improvvisamente va a sbattere contro una schiena. Immagina sia quella di una fanciulla, perché avverte sulle gambe la consistenza di una gonna. Forse ha trovato la sua via di salvezza. Probabilmente la ragazza in questione ha già un partner, ma lui ha bisogno di un maledetto escamotage per potersi liberare di quelle tre arpie. Afferra la mano della fanciulla e la fa volteggiare per poi stringerla a sé.
-Perché io ho già una compagna di ballo!-
Merida è troppo confusa per capire chi sia quel giovane tanto intraprendente da abbracciarla in quel modo, ma il suo sguardo va subito al giovane McIntosh. Forse può liberarsi davvero di quell’idiota asfissiante.
-Esatto! Era quello che cercavo di dirvi, Justin, sono già, mh, impegnata!- non è un asso nel fingere, ma è aggrappata allo sconosciuto e sa che nessuno può obiettare.
Jack esulta nel suo interno mentre osserva sorridendo sghembo la sua fune per la fuga che, a quanto pare, è nella sua stessa situazione. Il giovane McIntosh si allontana dopo una riverenza, mentre le sorelle Tremaine si sollevano un po’ le gonne con il naso per aria si allontanano come oche, mentre la madre le segue rivolgendo un’occhiataccia alla rossa riccioluta fra le braccia del principe.
I due rimangono stretti guardandosi intorno, a occhi spalancati, tesi e pronti a ricevere qualche altro pretendente indesiderato. La folla si fa più fitta intorno a loro e qualcuno lancia già dei commentino verso di loro, discreti e quasi inesistenti. Loro non li sentono nemmeno.
Jack si stacca lentamente dalla stretta e osserva la sua salvatrice, rimanendo piacevolmente sorpreso. Non è un fenomeno di bellezza, ma è carina ed ha un suo fascino particolare.
Le rivolge uno dei suoi sorrisi smaglianti alla vista dell’espressione che invece ha lei.
 
Ma quello è il principe di Arandelle! Merida si era avvinghiata a lui con il tentativo di disfarsi di McIntosh, totalmente ignara di chi fosse fino a quel momento. Boccheggia tenendo le iridi chiare dritte nei suoi occhi, per poi afferrare goffamente la gonna ed esordire un impacciato plies.
Si morde il labbro, dubbiosa. Ora le chiederà davvero di ballare con lui e quindi si fa subito venire in mente una scusa per poter piantare in asso anche lui e rintanarsi sotto il tavolo del buffet.
-Oh, grazie al cielo che siete arrivato! Già di per me non avevo voglia di ballare, francamente non ho nemmeno idea del perché sia qui, figuriamoci poi con McIntosh!-
Okay, forse si è lasciata andare un po’ troppo. Emette una risatina nervosa a intervalli irregolari e fissa dubbiosa il principe di Arandelle. Chissà cosa le farà ora. Sua madre la prenderà per capelli.
E invece a lui si illuminano gli occhi e lancia un sospiro, afflosciando appena il corpo slanciato rivestito di pantaloni e giubba bianco panna, la camicia oro divisa in due da una fascia rossa che indica il suo rango di appartenenza.
Fa un passo verso di lei, mentre il senso di solitudine sparisce, ora che ha trovato qualcuno che lo può capire.
-Esatto! Lo penso pure io!- esclama. A Merida sembra un bambino al quale fanno una sorpresa, ma non ne è schifata, anzi, gli rivolge un debole sorriso che mano a mano si estende, mentre lei annuisce, sentendosi compresa. –Stare qui, dove tutti sono perfezione e galateo, mentre io… beh, divertimento e caos.- continua Jack.
-Vorrei davvero potermene andare, ma non per vostra sorella, sia chiaro! Solo che… - Merida sbuffa, rivolgendo una breve occhiata alla sala. -… questo non è posto per me.-
Jack la osserva dubbioso, abbassando lo sguardo in cerca di una soluzione. Anche lui vuole scappare da lì, essere invisibile mentre tutti ballano il valzer, lontano da chiunque, a divertirsi. E ora che ha trovato “un’alleata”, qualcosa lo motiva maggiormente a varcare la porta del grande salone e andare via.
Prende la ragazza per mano, che incredula lo segue. Lui si fa spazio fra la folla, che gli rivolgono saluti e lui risponde con un cenno della mano. Mentre corrono via, le luci si abbassano, segno che stanno iniziando i balli.
Perfetto.
Raggiungono il portone e dopo un’occhiata da parte di entrambi ai nobili che cominciano le loro danze, i due si rivolgono un’espressione complice e sgusciano via dall’immenso portone verniciato di mogano.
 
La serata sta prendendo una svolta positiva. Finalmente! L’aria fresca è un balsamo per lei, che si sente finalmente libera da ogni vincolo, nonostante l’acconciatura stretta e l’abito che la fascia per bene. Maledetto corsetto! Ma non importa, alla fine non sta facendo chissà cosa. Giusto il respiro è un po’ affannato, mentre lei e il principe corrono per i corridoi del castello, fuggendo da tutti.
Lui si arresta all’improvviso e le rivolge un sorriso allegro.
-Ehi, che ne pensi di fare un giro fuori dal castello?- le propone incoraggiante. Le formalità sono andate. Nessuno lo ha chiesto o imposto, ma i ragazzi sanno che non hanno bisogno di darsi del “voi”, crea troppa distanza adesso che sono liberi dalle buone maniere e i balletti.
-Me lo chiedi? Fammi vedere Arandelle, principe Jack!- risponde lei facendo un inchino buffo e canzonatorio, per poi togliersi le scarpette e cominciare a correre per i corridoi, terminando in lunghe scivolate. Quale oltraggio se la vedessero sua madre e la regina Elsa, ma lei in quel momento non ci pensa e continua a pattinare sul pavimento perfettamente cerato!
Dopo pochi istanti la raggiunge anche Jack, anche lui reggendo in una mano gli stivaletti neri e lucidi, mentre scivola al fianco della principessa, più sorridente che mai.
Non ha mai conosciuto una ragazza, di buona famiglia, dedita allo svago senza freni e la cosa lo affascina e intriga.
Non risponde ai canoni classici della bellezza, come per esempio le sue sorelle o sua cugina Rapunzel, ma lui la trova bellissima nella sua risata che proviene dritta dal cuore.
Improvvisamente sente un rumore: le guardie che fanno la ronda. Afferra Merida per la mano e la trascina con uno slancio dietro una parete, nascondendoli da chi potrebbe rispedirli indietro.
L’adrenalina è nell’aria e i due sono appiattiti contro il muro, rivolgendosi dei sorrisetti divertiti mentre ridacchiano.
Merida poi si morde il labbro guardando il corridoio vuoto che si presenta alla sua sinistra e comincia a correre, indossando nuovamente le scarpe.
Jack, dopo un attimo di sorpresa, comincia a inseguirla, anche lui mettendo gli stivali. È difficile e rischia addirittura di cadere lungo steso a terra, ma si salva recuperando l’equilibrio e quindi andare a caccia della principessa scozzese che sta salendo le scale che la portano ad una delle torri.
 
Spalanca la porta vetrata, le cui luci amaranto, azzurro e giallino risplendono per la struttura reale, ma di Merida non c’è traccia.
Jack sfoggia un sorrisino divertito e si mette cautamente a circondare la torretta, mentre la ragazza, con le mani sulla bocca per non scoppiare in una fragorosa risata, cammina all’indietro, convinta di poterlo raggirare.
Ma delle mani la prendono per i fianchi e la fanno volteggiare in tondo, e lei lancia un urletto di sorpresa.
Il sapore della libertà e ineguagliabile. Giocano come se fossero due bambini, punzecchiandosi e facendosi dispetti, cosa che in pubblico darebbero via ad uno scandalo bello e buono.
Ma ora non c’è nessuno per giudicarli e loro si beano di questa situazione dove possono sfogarsi lontano dagli occhi indiscreti di tutti.
 
Accanto alla torre, c’è l’immensa fontana che si rigetta poi nel mare, intervallata da pietre lisce e bianche, che risplendono come perle sotto la luce della luna.
Anche Jack sembra una di quelle pietre, nelle suo aspetto candido. Sembra un angioletto. Ma solo all’apparenza, perché sale sulla balaustra per poi mettere piede su uno di quegli appigli levigati, prendendo per mani la ragazza e trascinandola verso sé.
Merida è un po’ dubbiosa e all’inizio non vuole avventurarsi verso la fontana-cascata che decora il palazzo reale. Ma poi… cede. Quando mai le ricapiterà più un’esperienza simile? Si fa coraggio e stringe le mani del ragazzo, mettendo con attenzione i piedi sulle pietre umide.
I due saltellano attraverso la fontana, dapprima poco convinti, aumentando ritmo e velocità sempre di più, fino a quando un piede messo male di Merida li porta a ruzzolare oltre la balaustra della seconda torre.
-Principessa, sei davvero un’impedita! E attenta al vestito, oppure si rovinerà!- fa le moine Jack, con Merida sopra.
-Lo faccia pure! Maledetto vestito, è strettissimo!- borbotta la rossa, per poi ridacchiare. Il busto ha fatto bene o male abitudine al corsetto. La cosa che realizza veramente tardi è di stare a cavalcioni e semi-stesa sopra il principe di Arandelle, conosciuto solo quella sera, nemmeno fosse suo amico d’infanzia.
Diventa rossa come la sua chioma che va scomponendosi e si rialza, inciampando nella gonna e cadendo sul sedere.
Jack si rialza, trovandola adorabilmente buffa. È una principessa di tutt’altro tipo, lei.
-Sembri una specie di civetta impedita!- la prende in giro lui, con finta aria di sufficienza. – Pff! Che modi!-
-Oi!- esclama la ragazza, lasciando libero sfogo alla sua cadenza scozzese. Si rialza tutta impettita e va a un soffio dal viso del ragazzo, puntellandogli il petto con un dito. – Almeno io non sembro il Duca di Weselton!-
Il sorriso sfacciato di Jack muore in un secondo e aggrotta le sopracciglia!
-Ehi! Bada a come parli!-
Ma Merida sta già scendendo dalla torre grazie ad una serie di rampicanti che vanno potati e come mette i piedi a terra scappa verso il ponte dell’immenso giardino.
-Va bene, Vostra Altezza!- grida provocatoria, salutandolo con una mano.
Il principe Jackson si lascia sfuggire uno sbuffo divertito.
 
 
La musica è ben udibile persino da lì, ma Merida non ci fa troppo caso, seduta sul ponte e lasciando ciondolare i piedi a fior d’acqua, l’acqua della grande fontana del castello, fissando distrattamente il suo riflesso.
Sulla pelle bianchissima risaltano le labbra e le guance rosse, infiammate dall’euforia e dallo sforzo. Quella libertà che il fratello minore della Regina Elsa le ha concesso è fantastica e non sa chi ringraziare per averglielo fatto conoscere. Sua madre perché l’ha portata lì? Il Signore? Oppure McIntosh? Sa soltanto che se non l’avesse conosciuto, ora sarebbe dentro al castello stretta al barone scozzese intenta a ballare con lui.
Storce il naso al pensiero. Stare con Jack è più divertente. Non è presuntuoso come gli altri, capisce le sue esigenze e non si permette di giudicarla perché lei non alza il mignolo e non sussurra quando parla. Non la guarda male perché lei è la spina anziché il petalo della rosa.
Pensa già di passare con lui il tempo, nei suoi giorni di permanenza ad Arandelle.
-Ora potrei buttarti in acqua per vendetta.- la sorprende una voce alle spalle e Merida si gira, vedendo Jack con le braccia incrociate e un’espressione maliziosa sul volto.
-E perché non lo fai?- lo provoca lei, ma in cuor suo spera non lo faccia, altrimenti chi la sente la regina Elinor?
-Solo perché non ho dei cambi da darti.- risponde sedendosi accanto a lei.
Rimangono un po’ così, senza dire nulla. A fare loro da sottofondo c’è la melodia di palazzo. Ma loro sono stanchi e felici, e stanno bene così.
Poi Merida poggia una mano sulla schiena di Jack, come se volesse accarezzarlo e il ragazzo la guarda intenerito.
-Sai Jack… Penso che tu altri vestiti li abbia, nel tuo palazzone.-
-Cos…-
E la ragazza gli assesta una bella spinta e il ragazzo cade nella fontana. Non è profonda, ma da in piedi l’acqua gli arriva alle ginocchia. Lui emerge completamente fradicio prendendo un respiro profondo, lisciandosi i capelli all’indietro e guardando sbalordito Merida, che ride a crepapelle e si prepara a fuggire, ma lui si da una bella spinta facendo forza sulle braccia e riesce ad afferrarle una gamba, trascinandola con lui in acqua.
Quando esce fuori ancora più sorpresa di lui, la sua capigliatura è totalmente andata. I capelli sono semi sciolti e ancora decorati dalle perle e i fermagli vari. A ornare ulteriormente la chioma rossa, c’è un’alga marina.
Sono totalmente sfatti entrambi. Sanno che dopo riceveranno i peggio rimproveri, ma in quel momento non importa a nessuno dei due.
Jack le sorride come non mai, e le sfila l’alga dai capelli.
-Sei ridotta malissimo.-
-Ti sei visto, Duca?-
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
LOVE IS AN OPEN DOOOOOOR!
Ebbene sì, se non si fosse capito (o per chi ancora non avesse visto Frozen) questa piccola, piccola un ciuffo, one-shot è ispirata tantissimissimo alla canzoncina “Love is an open door” o “La mia occasione”, che cantano Anna ed Hans quando s’incontrano-conoscono-quello che volete.
Adoro quel film. E adoro Elsa. Ho voluto inserirla perché davvero impazzisco per lei e penso che prima o poi scriverò qualcosa per lei!
Doveva essere per il terzo giorno e chiedo venia, ci ho messo un’eternità, sapete com’è, CHRISTMAS.
Ringrazio tutti quelli che seguono/recensiscono la mia fan fiction, perché mi fanno happy.
Non penso di mantenere la pubblicazione giornaliera, sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo e voglio sfornare roba più carina e non troppo frettolossssa.
Quindi buon anno e alla prossima!
Ucha.
   
 
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