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Autore: Kitsune911    31/12/2013    1 recensioni
"Il dolore fisico mi distrae, mi fa stare bene per un attimo. Rilasso le mani, sfioro con le dita i segni rossi lasciati dalle unghie. I segni di un disagio che mi sta rendendo la vita un inferno…
Ogni giorno così, con il terrore di affrontare la giornata, le persone, la scuola…"
La depressione è una malattia e come ogni altra malattia va curata. Bisogna solo trovare il coraggio di chiedere aiuto... Io l'ho fatto, questa è la mia storia...
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché sono ancora qui, praticamente nel 2014? Non è l’anno in cui sto scrivendo l’importante, ma il fatto che io sia qui, a scrivere. Il motivo potrebbe essere che non mi piace lasciare le cose a metà.

O meglio, con la costanza penosa che mi ritrovo per me è normale piantare tutto a metà, ma non questo… non so se qualcuno stia leggendo, se a qualcuno interessi qualcosa di una sconosciuta che stava affrontando la depressione… ma in ogni caso…

Avevo lasciato la storia a metà, a quando prendevo farmaci e le cose iniziavano ad andare meglio. Come va ora, dopo un bel po’ di tempo? Un tempo che non saprei neanche quantificare, non so quando sia iniziato tutto, non è che ci sia un giorno preciso… mi ricordo bene la crisi che ho avuto quando dovevo essere interrogata sull’Inferno di Dante, ho saltato una settimana di scuola, il pensiero di uscire di casa era devastante… che poi ho anche preso 9 in quella benedetta interrogazione e io amo la Divina Commedia… Ma il punto non è questo, stavo cercando di collocare tutto in un tempo determinato. Ero in terza superiore, quindi me la prenderò con il 2012. L’anno della presunta fine del mondo, l’anno della fine della mia felicità.

Come sono andate le cose, mentre l’anno proseguiva? Sono andate meglio, e anche peggio. Sono andate peggio perché sono crollata ancora qualche volta, dopo aver smesso la cura. Ci sono stati momenti brutti in cui ho pensato che non ne sarei mai uscita e in quei momenti andavo in bagno, aprivo la scatola dei medicinali e prendevo di nuovo una pastiglia. Non faceva niente, ovviamente, sapevo che l’unico effetto che avrebbe avuto sarebbe stato quello di dilatarmi le pupille e farmi stare male, ma la prendevo lo stesso. Come gesto di rabbia, di sfida verso me stessa, come un modo per dirmi che io non ero dipendente da quella merda, ce la facevo anche senza.

Ho ancora quei medicinali. Un paio di scatole, una a metà, forse più di una mai aperte… le tiene mia mamma, per scaramanzia. Ogni tanto vado a prendere un Moment o qualcosa e le vedo. Mi viene da sorridere, mentre le guardo, e ogni volta penso “come cazzo ho fatto a finirci dentro?”

Non lo so come ho fatto, forse so ancora meno come ne sono uscita. Ma ne sono uscita, ne sono certa. Me ne accorgo quando la mattina la sveglia suona e il mio cuore non accelera più e non mi prende subito l’angoscia. Sorrido e mi stiracchio. Mi alzo e mentre mi vesto canticchio qualcosa, ogni singola mattina. Penso a cosa farò a scuola o magari già a quello che farò nel pomeriggio, ma senza ansia, senza pensieri ossessivi che mi spingono a tornare a letto e isolarmi dal mondo. Esco di casa che ancora sto canticchiando nella mia testa. Anche la scuola è diversa, è molto più facile. O meglio, è ancora fottutamente difficile, se fai un linguistico da 35 ore a settimana, ma lo spirito con cui affronto tutto è diverso! La cosa che quest’anno mi sta sorprendendo tantissimo è che quando so che il giorno dopo avrò una verifica o un’interrogazione vado a letto felice, pensando “finalmente me la tolgo e non ci penso più!”. Prima avrei passato una notte d’inferno piena di incubi.

Quando torno a casa se sto zitta è solo perché sono stanca, ma in ogni caso cerco di non isolarmi e di interagire, perché non voglio che i miei pensino che si stia ripetendo tutto, quando non è assolutamente così. Per questo racconto sempre qualcosa che è successo a scuola, anche una cazzata, solo per far vedere che ho ancora l’uso della parola e il sorriso. A mia mamma racconto molto di più: cagate sulle band che ascolto, quello che fanno, dove sono, trame di fanfiction che mi sono piaciute… penserà che sono tornata ad avere 14 anni! In realtà sono soltanto tornata ad essere io.

Tutto ha ripreso il giusto peso nella mia testa, non mi dispero più per cose che con me non hanno niente a che fare, non piango più per niente. Non so cosa fare all’università? Se prima ci avrei pianto una giornata, ora ci rido su. Ho tempo per scegliere e sto valutando l’idea di prendermi un anno libero per dare ripetizioni o fare la babysitter. E una volta che avrò 200 ore di esperienza con marmocchi potrò andare a fare l’au-pair all’estero, magari un mese, magari un anno negli USA… non c’è niente che mi fermi, non ho paura, adesso. Sono pronta a vivere la mia vita, a finire il liceo il meglio possibile e a buttarmi in qualcos’altro, senza starci a pensare troppo. Fino a qualche mese fa avevo in mente di fare un anno nell’esercito! Una di quelle idee folli che mi vengono e poi passano nel giro di una settimana, ma non è un male se penso che nel 2012 era una tragedia uscire di casa e l’idea folle più presente nella mia testa era “voglio morire”.

Mi sento meglio. Penso a quell’anno difficile con un sorriso amaro sulle labbra. Lo maledico per avermi fatto vivere un inferno, ma sono contenta che mi abbia reso più forte e mi abbia fatto capire che la vita è preziosa ed è nelle mie mani.

Sorrido. Sono felice. Ho tante idee e tanti sogni e sono sicura che prima o poi riuscirò a fare tutto quello che voglio! E se non dovessi farcela la prenderei con lo spirito giusto.

Non mi interessa cosa diventerò tra qualche anno, se avrò una laurea o sarò partita per l’America con l’intenzione di non tornare…

Mi interessa solo essere felice. E ci sto riuscendo.

  
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