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Autore: Akiko chan    01/01/2014    2 recensioni
Qualcosa interruppe bruscamente il profondo sonno di Benji. Un urlo straziante, proveniente da chissà dove, lo fece saltare a sedere sul grande letto della sua stanza. Benji sbatté gli occhi più volte, cercando di allontanare quel senso di confusione e angoscia che l’aveva colto. Lentamente fece vagare lo sguardo attraverso la stanza, rincuorandosi man mano che identificava tutti gli oggetti familiari.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~~CAPITOLO 27. RITROVARSI

Buon ANNO a tutti!!! Salute, gioia, divertimento, fortuna e fantasia…non voglio proprio poco da questo 2014!!!!

Per aspera ad astra.

Akiko chan

 

La ragazza uscì solitaria dall’afosa aula del quinto piano del complesso universitario di Yokohama. Attraversò il cortile stringendo pensosamente tra le braccia un paio di grossi libri, mentre l’aria frizzante di quel tardo pomeriggio d’inizio autunno, le scompigliava dolcemente i lucenti capelli corvini.

Fece alcuni passi, osservando assorta le foglie secche che si accumulavano a terra lungo il ciglio del vialetto d’accesso. Una coppia di ragazze, matricole del primo anno, la superarono con indifferenza, lasciando dietro di loro una scia di allegre risate. Patty sospirò tristemente.

Era passato un altro mese e di Tsunami nessuna traccia.

-Ciao Amore, che fai qui sola soletta?- chiese il bel ragazzo moro, apparso all’improvviso alle sue spalle.
-Tom…ciao…-
-Che c’è? Perché sei così triste? Sempre lo stesso motivo?-
-Sì …sono passati ormai quattro mesi e Tsunami non si fa viva. Non chiama, non scrive…la stampa, dopo il putiferio iniziale, non la nomina neanche più…-
-Beh questo è un bene …-
-Sì ma….Tom che fai…dai sciocco- protestò Patty con disappunto, dibattendosi inutilmente per scostare le mani del ragazzo che si erano poggiate sui suoi occhi impedendole di vedere.

-Ti sembra il momento di scherzare? Insomma ti sto parlando seriamente…- continuò adirata cercando di divincolarsi, ma era tutto inutile, Tom l’aveva stretta a sé bloccandola contro il suo petto e la sua presa era potente come una morsa d’acciaio.

-Patricia ti amo troppo…per me ogni tuo desiderio è un ordine e quindi….Clarice ti ordino di apparire perché il mio dolce amore lo desidera ed io non la voglio vedere infelice!- disse con una buffa intonazione che irritò oltre ogni dire il carattere facilmente infiammabile di Patty.

-Tom sei uno stupido! Io sono seria e sto male e…. non è possibile!-

Non poteva credere ai suoi occhi!

-Clarice!- urlò Patty gettando all’aria i libri che sino ad un istante prima stringeva con cura  al petto e gettandosi con foga tra le braccia dell’amica.
-Ahi!- Clarice sbiancò vacillando impercettibilmente, stretta in quell’abbraccio impetuoso.
-Che c’è? La spalla…oddio sono una sciocca!-
-No, non è niente …ora sto molto meglio, ma me la sono vista brutta…era più grave di quel che sembrava …- spiegò Clarice massaggiandosi la parte offesa e sorridendo timidamente per rincuorare l’amica che la osservava desolata.

-Perché non mi hai chiamata? In silenzio per quattro mesi… non sapevo…non sapevamo più cosa pensare…- blaterò Patty stropicciandosi comicamente gli occhi colmi di lacrime non più trattenute.
-Perdonami, ma tra la convalescenza, l’operazione e un po’ di…”cosette” da sistemare, non ho avuto tempo…-
-Tsunami non si fa così…ma sono così felice di rivederti! Manterrai la promessa che mi hai fatto? Ti sei già iscritta l’università?-
-Si certo stamattina…Tom mi ha aiutata con le pratiche- disse rivolgendo un caldo sorriso all’amico che le osservava serafico.
-Tom!? Perché non mi hai detto niente! Ma guarda che fidanzato imbroglione mi sono trovata!- sbuffò Patty mettendo il broncio ed incrociando le braccia al petto.
-Oh no, ti assicuro che è il migliore in circolazione. Gli ho chiesto io di stare zitto, per farti una sorpresa-
-E ci sei riuscita, eccome! Ma dimmi a cosa ti sei iscritta?-
-Medicina-
-Uao, ottima scelta! E la facoltà è proprio accanto alla mia…-
-Sì l’ho scelta per quello…-
-Non prendermi in giro stupida…-
-E dai, non fare la permalosa Anego-
-Tsunami io non sono permalosa, sei tu che sei indisponente-
-Ah e così ti indispongo?-
-Calma, ragazze calma…- intervenne Tom accigliandosi, intuendo che la faccenda stava prendendo una piega pericolosa.
-Taci!- lo zittirono all’unisono le due ragazze con tono concitato.
-Non osare rivolgerti così al mio fidanzato- sbottò Patty attaccando Clarice.
-Ma che fidanzato! Se non era per me, te ne accorgevi chissà quando-
-Ma come osi? Tu non hai saputo far altro che limonare con il mio Tom alla cascata…-
-Anego ora basta! Come al solito non conosci limiti…-
-A botte Clarice? Ma la tua spalla reggerà lo scontro?-
-Tu non ti preoccupare…-
-Ehm ragazze io …non credo sia il caso di litigare già dal primo giorno….ohi ohi che anni duri si prospettano all’orizzonte…-
-Perché tu che c’entri?- chiese Clarice divertita dall’espressione tragicomica del ragazzo.
-Anche Tom studia all’università- disse Patty con fierezza, ben disposta a cambiare argomento. L’ultima cosa che realmente desiderava, era fare a botte con la sua migliore amica appena ritrovata. E poi non in quelle condizioni precarie, non era leale…ne avrebbe avute di occasioni per azzuffarsi con Tsunami …Dio che felicità!

-Ah sì? E a cosa sei iscritto?- chiese Clarice, accantonando definitivamente lo scontro con Patty.
-Medicina- rispose il ragazzo.
-Tom perché non me lo hai detto?- chiese incredula.
-Eh… le sorprese non le puoi fare solo tu…-
-Che bello! Allora studieremo insieme!-
-Sì-
-Ma e la tua carriera agonistica? Medicina richiede una frequenza assidua…
-Continuo ad allenarmi, ma il calcio non è la sola cosa che mi appassiona nella vita. E poi sono giovane, qualche anno di studio me lo posso ancora concedere, prima di decidere se gettarmi anima e corpo nel calcio…-
-Già, questo è vero- convenne Clarice, guardando compiaciuta l’amico.
-Comunque questa scelta non l’ho fatta solo io…-
-Davvero? E chi altri si è iscritto all’università?- chiese Clarice curiosa.
-Lui per esempio- intervenne Patty indicando con la mano una persona alle spalle di Clarice.

Clarice si voltò ed il suo cuore si arrestò mentre metteva a fuoco la figura imponente del ragazzo che stava attraversando il cortile con passo spedito.

-Tom, Patty.…- balbettò Clarice guardando gli amici in cerca di conforto.
-Dai vai da lui, avete una marea di cose da chiarire, ti conviene iniziare subito…- le consigliò Patty dandole una spintina d’incoraggiamento.
-E se non volesse più saperne di me? In fondo l’ho deluso profondamente…-
-Io non credo, comunque se non glielo chiedi, non saprai mai che cosa pensa realmente di te. Ma non ti preoccupare, ho la netta sensazione che lui Antlia non sappia nemmeno chi sia…- aggiunse Tom facendole un occhiolino d’intesa che rincuorò solo in parte Clarice.
-Ho paura…- piagnucolò nella speranza che i due amici avessero pietà di lei e la nascondessero da qualche parte. Era certa di non avere la forza necessaria per affrontarlo, non era preparata ad un incontro così immediato, aveva sperato di procrastinare quel momento sino a che non avesse deciso nei minimi dettagli che cosa dirgli e come comportarsi.
-Troppo tardi, ti ha vista…a presto Tsunami- disse Patty allontanandosi velocemente con Tom.

Clarice rimase imbambolata sotto il platano quasi spoglio, tra le foglie ingiallite che continuavano a scendere ondeggiando tranquillamente in balia del tenue vento autunnale. Quella pace irreale era in stridente contrasto con la bufera di emozioni che si dibattevano nel suo cuore mentre guardava quasi con angoscia il ragazzo che si avvicinava…

Quanto l’aveva aspettata e finalmente era tornata…per lui?

Una sola occhiata servì a Clarice per comprendere che le sue paure erano infondate, non vi era odio né rimprovero sul suo volto, solo sorpresa e…gioia!

-E così sei tornata finalmente!-
-Sì…- mormorò lei abbassando la testa.
-Guardami in faccia mentre mi dici come stanno le cose e non far finta di non capire…- disse lui mettendole un dito sotto il mento e costringendola ad incrociare i suoi occhi color pece -…aspetto delle risposte…oh Clarice…sapessi quanto mi sei mancata- ammise svelando con semplicità il sentimento che aveva celato con cura nel cuore.
-Anche tu mi sei mancato tanto…- rispose con altrettanta sincerità.
-Ma?-
-Ma…ci sono molte cose da chiarire ed io non so da che parte cominciare…-
-Dubito che esista un inizio… forse non riusciremo mai a capire cosa sia realmente successo tra di noi. Sai- esitò un istante frapponendo un passo di distanza tra di loro, come se l’eccessiva vicinanza di lei gli impedisse di esprimere ciò che per tanto tempo avevano subito passivamente, senza porsi troppe domande. Era estremamente imbarazzante, per una persona rude e concreta come lui, parlare di una cosa così….romantica? Surreale? Fantastica? Ma sentiva la necessità di dare un senso a tutto quello che era accaduto…magari parlandone insieme avrebbero compreso….o forse semplicemente non c’era nulla da comprendere…- …. a volte era come se una forza sovrannaturale mi spingesse a proteggerti e mi permettesse di capire quando avevi bisogno di me. Non mi era mai capitato con nessuna…non so dare un nome al sentimento che ci lega, ma forse non è così importante dargliene uno…non so…probabilmente non ha niente a che fare con quello che noi chiamiamo amore, forse è qualcosa di ancora più grande, o forse il semplice frutto della nostra fantasia. Comunque, qualsiasi sia la verità spero, di averti aiutata a conquistare la vita che vuoi…-

Clarice afferrò la mano abbronzata del ragazzo e la portò alle labbra con reverenza, esprimendo con quel dolcissimo gesto tutta la sua gratitudine -Non so spiegare neanch’io cosa sia accaduto, ma se tu non ci fossi stato, io non ce l’avrei mai fatta ... è soprattutto grazie a te, alla forza che mi hai dato, che ho vinto la mia battaglia e ora ….sì sono pronta a vivere la mia vita-
-Sono felice di sentirti parlare così. E sono contento di aver avuto un ruolo così importante, ma ora è giusto che ognuno prenda il suo posto senza ambiguità- sorrise dolcemente ritraendo con riluttanza la mano. La osservò un attimo, prima di ficcarla in tasca con eccessiva veemenza.
-Tu sei importante per me…- proseguì Clarice turbata da quel gesto.
-Lascia stare non spiegare a parole ciò che è stato, lo sminuiresti. Ricordati una cosa però…se avrai ancora bisogno di me, chiamami ed io verrò….E comunque non sono certo che scegliendo Price tu faccia la scelta migliore…- disse Mark Lenders voltandole le spalle e cominciando ad allontanandosi lentamente.

Era troppo, troppo anche per la Tigre…

-Forse non sarà la migliore, ma è l’unica che posso fare. Il mio destino è Benjiamin…lo è sempre stato sin dall’inizio…-
-Allora muoviti, altrimenti dovrai volare sino in Germania per dirglielo-
-Cosa!?-
-Non lo sai? Partirà per Amburgo domani mattina…ha accettato la proposta dei tedeschi-
-E perché Tom non me lo ha detto? Accidenti!-
-Forse loro credevano che tu fossi tornata per me…- replicò arrestandosi e voltandosi un’ultima volta verso di lei.
-Ma…anche tu lo credevi?-
-Lo speravo, ma in realtà l’ho sempre saputo che nel tuo cuore c’é sempre stato solo Benji…il perché mi sfugge, ma comunque mi era chiaro. E tutto sommato mi va bene così: una donna che preferisce Price a me, non mi merita!- concluse ridendo con le labbra ma non con il cuore.
-Come sei presuntuoso-
-E tu come sei sciocca a star qui a perder tempo, lo vuoi vedere sì o no il tuo amato? Sappi però che lo troverai molto arrabbiato con tutta la confusione che hai fatto!-
-A presto Tigre!- gli urlò Clarice felice, sparendo in un lampo oltre le siepi del campus universitario.

Non sempre si riesce a capire quanto male facciamo a chi ci ama…

-Addio amore mio, non lo saprai mai quanto ti ho amata ma è meglio così…conoscendoti ti saresti tormentata per tutta la vita ed invece voglio che tu sia felice, completamente, totalmente felice- mormorò Mark disgustato dalla lacrima amara che sentì scendere lungo la guancia. L’asciugò con rabbia, inferocito da quella puerile debolezza….ma giurò solennemente che era la prima e l’ultima…Clarice apparteneva già al suo passato…doveva appartenere al passato…

-Signorino c’è una visita per lei- annunciò il maggiordomo socchiudendo incerto la porta della camera da letto del suo padrone.
-Insomma Gorge, come te lo devo dire! Non voglio vedere nessuno!- sbraitò il ragazzo sdraiato sul grande letto al centro della stanza in penombra.
-Sì…ma la signorina dice che non se ne andrà sino a che non l’avrà vista …- insistette esitante il domestico, intimorito dal pessimo umore che da qualche mese faceva scoppiare il giovane padrone in esagerati ed ingiustificati scoppi d’ira alla minima contrarietà.
-La signorina?- chiese Benji sprezzante sollevandosi su un gomito- Chi è? Quella testarda di Patty?-
-No Benjiamin sono io- disse Clarice, materializzandosi alle spalle del maggiordomo.
-Tu….Va bene George puoi andare- ordinò congedando il domestico con un distratto gesto della mano, mentre, con sguardo incredulo, squadrava l’esile figura che si stagliava contro il chiaro rettangolo della porta.
 
Il maggiordomo si ritirò in silenzio chiudendo la porta alle spalle della ragazza. Benji scese dal letto con estrema lentezza come se quel semplice gesto gli costasse una fatica immane. Si fissarono a lungo, tesi ed imbarazzati, i volti di entrambi, appena rischiarati dagli ultimi, deboli raggi del tramonto, esprimevano mille contrastanti sentimenti.

Lui, pervaso da una rabbia cieca mescolata a dolore, frustrazione, sofferenza, rancore, odio, amore, non aveva la più pallida idea di come affrontare quella valanga di emozioni ingarbugliate. Con l’impeto che la contraddistingueva, Tsunami aveva annientato le sue barriere e con esse anche la sua anima ed i suoi sentimenti. L’impassibile SSGK si era ridotto ad un semplice uomo innamorato e tradito, incapace di pensare ed agire coerentemente. Era contenta ora? Era fiera di averlo gettato in quello stato? No, era inutile bleffare…sapeva benissimo che Clarice non aveva mai avuto intenzione di fargli del male…il problema era che gliene aveva fatto…e tanto…

Lei, tremava come una foglia inchiodata da quegli occhi spietati che la accusavano delle più atroci nefandezze. Ogni sua parola, ogni suo gesto non avrebbe fatto altro che aumentare l’ira che divampava in Benjiamin, sapeva che era sufficiente un suo minimo, impercettibile movimento per  farlo esplodere. Eppure non poteva evitare l’ineluttabile confronto, era consapevole che toccava a lei porre fine a quell’imbarazzante situazione.

Respirò a fondo, concentrandosi per dare alla sua voce almeno una parvenza di normalità- Come stai?-

-Uhm…cambia domanda…- rispose secco, voltandole le spalle.

-Ehm…non mi rendi le cose facili-

Ed il suo sfogo giunse. Diretto, tagliente, crudele, implacabile…

-E te le dovrei anche rendere facili? Mi hai mentito, ingannato, abbandonato, tradito…e tu mi vieni a dire che dovrei renderti le cose facili? Ipocrita!-

Doveva difendersi? Sì doveva farlo, anche se non era certa di averne la forza…

-Io….e va bene hai ragione, hai stramaledettamente ragione e non ti biasimo se non ne vuoi più sapere niente di me, ma ascoltami: ti amo Benjiamin, ti amo con tutta l’anima e ti chiedo perdono per tutto ciò che ho fatto. Ti supplico di darmi una seconda possibilità, ti prom…-

Le parole le morirono in gola, raggelate dalla risata sprezzante di Benji che la colpì crudelmente, facendole più paura di qualsiasi possibile reazione di rabbia. Benji si voltò guardandola con occhi resi cupi dall’odio -Ma che bel discorsetto! E ora che dovrei fare? Prenderti tra le braccia e dirti “oh amore non ti preoccupare ho già dimenticato che mi hai abbandonato per mesi lasciandomi come unica spiegazione una stupida lettera in cui dicevi di amare un altro!” che facciamo Clarice? Ci amiamo sino a che non rivedrai Lenders? E poi ricomincerai a dividerti tra noi due? No cara, non ci sto! Ciò che è mio non sono disposto a dividerlo con nessuno, tanto meno con Mark Lenders! Cos’è non rispondi? Ho colto nel segno?-

Ma stavano veramente così le cose? Era solo questo che turbava Benji? Ma chi era quel ragazzo che le stava di fronte? Non il suo Benjiamin.

-Non posso credere che tu sia così cieco! Ho attraversato l’inferno negli ultimi cinque mesi! Il mondo intero mi è crollato addosso… e l’unico tuo tormento è stato che io amassi un altro?! Non posso crederci!-

-Eh no cara, non mi farai passare dalla parte del torto! So benissimo cosa hai passato ma so anche che se tu mi avessi detto tutto dall’inizio, le cose sarebbero andate molto diversamente…-

-Non era possibile- disse improvvisamente calma. Un sentimento di piatta irrealtà si fece inaspettatamente strada nel suo cuore, anestetizzando ogni altro sentimento.

-Cosa non era possibile?- chiese perplesso, percependo con apprensione il repentino cambiamento che avveniva in Clarice.

La stava perdendo…sino a quel momento era sempre stata con lui…ma ora se ne stava andando…

-Non potevo lasciare che il mio passato mi schiacciasse e non potevo neppure permettere che tu fossi coinvolto…no Benjiamin, ciò che ho fatto è stata la scelta più giusta…- concluse sorridendo senza allegria.

L’uragano è impossibile da arginare una volta esploso.

-E allora non dovevi tornare! Non dovevi venire a letto con me, non dovevi coinvolgermi per poi mettermi da parte come un pupazzo!-

L’aveva perduta. Ora e per sempre. Il suo smisurato orgoglio aveva vinto ancora una volta, non era in grado di fidarsi di un altro essere se non riusciva a fidarsi neanche di se stesso. Decisamente era più semplice convincersi che fosse lei ad averlo tradito e non che fosse lui a tradire entrambi…

-Eppure Mark ha capito…perché tu non ci riesci? …Benjiamin… che ci sta succedendo?-

Freddo, freddo, tanto freddo…

-È finita qua…Benjiamin?-

Addio…

-Non è mai iniziata…è stato tutto un incubo…tu non sei mai riapparsa nella mia vita, io non ti ho mai amata…non è mai successo nulla…-

Addio…

-Sei un vigliacco Benjiamin! Non sono stata in grado di arrivare al tuo cuore e dubito che ci sia persona al mondo in grado di farlo…non può esserci sino a che tu non accetterai di avere un cuore e di poter amare come tutti gli altri! Sei tu l’ipocrita, accusi la tua famiglia di essere la causa della tua incapacità di affidarti agli altri ma non è così…mia madre mi ha fatto molto più male della tua, eppure io amo!- gli urlò Clarice fuggendo via tra le lacrime.

Addio amore…è scesa la notte nel mio cuore…

Non poteva cedere alla disperazione, aveva una vita da costruire davanti a sé. Una vita che avrebbe vissuto anche senza di lui…una via tracciata con tanta fatica aveva il diritto di essere percorsa…

Ma poteva concedersi ancora un attimo di pausa, ancora pochi minuti per ricomporre tassello per tassello la sua storia.

Molti avvenimenti sarebbero potuti andare diversamente, ma il destino aveva tessuto quella trama e lei l’aveva accettata… dapprima con incertezza, con la morte nella mente e la paura nel cuore… ma l’amicizia e l’amore l’avevano soccorsa. Erano sbocciati in lei, dandole la forza di sfidare e annientare i fantasmi del suo passato.

Recuperò un frammento di vita, il frammento che l’aveva salvata….Quel campo…un campo verde in un mare nero…

Senza rendersene conto, cullata dai suoi pensieri, Clarice era giunta al campo della Nankatzu, dove qualche mese prima, aveva ricongiunto la sua vita a quella dei suoi amici…i suoi unici veri amici…

Calpestò l’erba profumata di rugiada notturna, stupendosi di quanto fosse morbida. Percorse lentamente l’intero perimetro del campo, seguendo la linea bianca che sembrava risplendere di luce propria nel buio della notte.

E quindi la consapevolezza di non essere sola.

Non c’era sorpresa nei loro volti, semplicemente sapevano che sarebbe successo. Clarice avanzò sicura, arrestandosi solo ad un passo da lui, tanto vicini che il calore dei loro corpi si confondeva.

Non vi erano più confini, uniti in un’unica magica aurea.
 
Lei aprì la bocca per parlare ma poi scosse il capo, ripensandoci: che dire? C’era veramente qualcosa da dire?

-Domani parto per Amburgo…-

-Non verrò con te…-

-Lo so, ma mi aspetterai?-

Afferrò la mano nerboruta di Benji stringendola forte tra le sue … non vi era una risposta sensata a quella domanda, lei lo avrebbe aspettato ma non erano ancora sicuri che il loro acerbo amore sarebbe sopravvissuto alla lontananza. Si erano ritrovati dopo tanti anni e non avevano davvero avuto tempo per conoscere la donna e l’uomo che erano diventati. Decisamente non sarebbe stato semplice concedere a quel sentimento confuso di crescere e rafforzarsi con migliaia di chilometri a separarli. 

Abbassarono lo sguardo: passato, presente, futuro erano magicamente racchiusi nell’intreccio delle loro dita. Il destino avrebbe deciso ancora una volta per loro? O erano ormai sufficientemente maturi per tracciare con sicurezza la direzione delle loro vite?

Se si ama
nessuno sbaglio è imperdonabile
nessun dolore è infinito
nessuna offesa è insuperabile
nessuna lontananza è incolmabile

Ma solo se si ama
per sempre.

(THE END)

  
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