2.
CAPITOLO
-
Devo parlarti. Possiamo salire sulla mia
nave?-
Sollevò
di poco lo sguardo a quelle parole, fissandola dritto negli occhi.
Era
stupito da quell’insolita richiesta, ma rimase serio e
impassibile, impedendo a
qualsiasi emozione di scalfire il suo volto.
Perché
quella donna, che mai in tutti quegli anni gli aveva rivolto la parola,
ora gli
stava addirittura chiedendo di salire a bordo della sua nave, destinata
alle
sole donne?
-
A cosa devo questa richiesta?-
proferì, il tono di voce calmo e al tempo stesso profondo,
tanto da mettere
sull’attenti chiunque.
Vide
il suo volto teso, chiaro segno di quanto fosse nervosa.
Dov’era
finita la sua spavalderia?
Deglutì
a vuoto, cercando di calmarsi.
Perché
quell’uomo riusciva a renderla inerme con un solo sguardo?
La
sua domanda non fece altro che aumentare il senso di ansia che
già
l’attanagliava.
Cosa
poteva rispondergli?
Non
riusciva lei stessa ad ammettere che il suo era puro e semplice
interesse nei
suoi confronti.
Un
interesse che sino a quel momento aveva provato solo per Rufy.
-
Vorrei parlarti della riunione di due
giorni fa-
Cercò
di sembrare il più naturale possibile, mentre pronunciava
quelle parole, ma il
tono tremolante della sua voce la tradiva.
Teneva
la testa alta, il corpo perfettamente eretto, come a fargli capire che
non
aveva paura di lui.
-
Onestamente, la questione non mi
interessa- rispose freddamente.
Che
sciocca!
Come
aveva anche solo potuto pensare che Occhi di Falco si interessasse alle
questioni riguardanti la Flotta dei Sette?
Averlo
visto prendere parte alla battaglia di Marineford poteva essere
considerato un
vero miracolo.
-
Già, figuriamoci!- lo
snobbò,
incrociando le braccia.
Perché
provava un così forte interesse per un uomo del genere?
Monotono,
scorbutico, insensibile.
Eppure…così
attraente…
-
Perché tanto interesse?-
domandò a
bruciapelo, cogliendola alla sprovvista.
-
C’è una cosa che mi sta a
cuore-
mentì.
In
tutta onestà, nemmeno a lei importava nulla di quella
stupida riunione.
Cercava
solo un pretesto per parlare con lui.
-
Parla allora-
-
Non qui…non voglio che qualcuno ci
senta-
-
Non c’è nessuno.
È un luogo isolato-
-
Preferisco non correre rischi. Non voglio
che qualche impiccione rubi informazioni. Potremmo pagarne le
conseguenze…-
Convincerlo
si stava rivelando più difficile del previsto.
Il
silenzio era nuovamente calato fra loro.
L’attesa
divenne imbarazzo, e l’imbarazzo nervosismo.
Fino
a quando l’uomo dagli Occhi di Falco si alzò in
piedi, tornando a calarsi il
cappello sugli occhi.
Lentamente,
s’incamminò verso l’imponente veliero
rosso.
Lo
studiò, quasi incredula di averlo convinto, per poi avviarsi
dietro a lui.
Giunti
sul ponte, gli fece cenno di entrare all’interno.
La
regola era stata violata.
Scrutava
ogni angolo della stanza, che doveva essere quella in cui
l’Imperatrice
Serpente riposava durante i viaggi.
Adornata
con arazzi barocchi, ricoperta di ninnoli d’oro e pietre
preziose.
Troppo
vezzo, troppo lusso.
Rispecchiava
perfettamente la sua personalità egocentrica.
Si
appoggiò con la schiena alla parete, incrociando le braccia.
-
Allora? Cosa dovevi dirmi di così
urgente?- la incitò.
Non
ricevette nessuna risposta.
L’Imperatrice
se ne stava ferma al centro della stanza, torturandosi nervosamente le
mani,
con lo sguardo basso.
Un
comportamento piuttosto sospetto, per una donna altezzosa come lei.
Ma
lui non era di certo uno di quelli che perdeva tempo a chiedersi il
perché o il
percome di certi atteggiamenti.
Non
ne aveva il minimo interesse.
Odiava
chi gli faceva perdere tempo.
E
lei lo stava facendo.
-
Se non hai nulla da dire, allora posso
anche andarmene. Non sopporto chi mi fa sprecare tempo a questo modo-
proferì spietato, muovendo i primi passi verso la porta.
-
Aspetta!- avanzò di un
passo,
protendendo in avanti una mano.
-
Ti decidi a parlare?!- si
voltò
iracondo verso di lei.
La
vide sussultare al tono duro della sua voce, portandosi le mani al
petto e
stringendole.
-
Io…-
Di
nuovo restò in silenzio, mordendosi il labbro inferiore.
Era
come se volesse dire qualcosa che non poteva essere rivelato.
Ma
a lui non interessavano i segreti, e quella situazione stava iniziando
a dargli
sui nervi.
Ormai
al limite della sopportazione, riprese a camminare, per andarsene al
più presto
da quella stanza.
E
lo avrebbe fatto, se non avesse sentito dei passi veloci (quasi una
corsa)
dietro alle sue spalle, avanzare verso di lui.
Difficile
non notare il ticchettio di scarpe col tacco sulle assi di legno di una
nave.
Poi,
una lieve presa sulla sua spalla destra.
Girò
di poco la testa, giusto in tempo per vedere la mano della principessa
posarsi
sulla sua spalla.
Un
istinto incontrollabile si era impossessato di lei.
Il
suo corpo, irrigidito dalla tensione e dal timore che lo spadaccino le
incuteva, si era sbloccato quando lo aveva visto andarsene.
Non
voleva che lasciasse quella stanza.
Dentro
di lei, un turbine di emozioni e sentimenti continuava a vorticare
incessantemente, confondendola.
Perché
era così attratta da lui?
Cos’era
quella sensazione che provava alla bocca dello stomaco ogni volta che
lui la
guardava?
Perché
cercava con tutte le sue forze di pensare a Rufy, ma l’unica
immagine che la
sua mente proiettava era quella di Mihawk?
Non
trovava risposta a quelle domande.
Sapeva
solo che voleva che restasse.
Quando
vide i suoi occhi gialli voltarsi lentamente verso di lei, ritrasse la
mano,
temendo di averlo infastidito.
Con
sua grande sorpresa, si girò completamente verso di lei,
restando a fissarla.
Ipnotizzata
da quello sguardo, senza accorgersene, fece scorrere la mano sul suo
petto
vigoroso, puntando i suoi occhi azzurri in quelli di lui.
E
in un istante, le loro labbra si incontrarono.
Un
bacio delicato, uno sfioramento di labbra.
Dischiuse
le sue, morbide e rosee, per approfondirlo.
Ma
quelle dello spadaccino rimasero serrate, fredde, proprio come lui.
Accorgendosi
di quella resistenza, si discostò, sentendosi in colpa per
il suo gesto
avventato.
Avrebbe
potuto ucciderla per una cosa simile.
Arretrò
di qualche passo, abbassando lo sguardo e stringendosi nuovamente le
mani al
petto.
Si
vergognava del suo stesso atteggiamento.
Lei,
Boa Hancock, che da sempre sottometteva ogni uomo con la sua disarmante
bellezza e il suo carisma, se ne stava lì come un cucciolo
smarrito, di fronte
a quell’uomo che aveva il potere di renderla inerme.
Sussultò,
quando sentì la mano di lui afferrarle con forza il polso,
tirando verso di sé.
Non
c’era grazia in quel gesto, ma solo dimostrazione di potenza.
Il
suo florido petto sbatté con violenza contro quello marmoreo
di lui, mentre i
loro occhi non smettevano per un attimo di scrutarsi.
E
quel bacio che prima non era stato ricambiato, si trasformò
in una passionale
ricerca delle labbra dell’altro.
Le
loro lingue si intrecciavano, le labbra si divoravano mai sazie.
Stesi
sul letto, avvinghiati, sudati e ansanti.
Le
mani ripercorrevano il corpo nudo dell’amante, soffermandosi
sulle zone
sensibili.
Lui
le palpava rudemente i seni, facendola gemere di piacere.
Lei
si aggrappava alle sue spalle possenti, discendendo di tanto in tanto
lungo la
sua schiena scultorea.
Lui
spingeva con violenza in lei.
Lei
stringeva le gambe intorno al bacino di lui, assecondandolo.
Lui
in lei, lei in lui.
Il
falco e il serpente.
Ad
ogni spinta, il piacere aumentava, impossessandosi delle loro membra.
Il
serpente sentiva di non avere più timore del falco.
E
il sangue che si ghiacciava nelle vene, ora scorreva come un torrente
in piena,
bruciando il suo corpo.
E
il respiro che si mozzava, ora si era affannato.
E
gli arti immobilizzati, ora si muovevano frenetici.
Quegli
occhi gialli e freddi, erano diventati improvvisamente caldi.
Quello
sguardo che non riusciva a sostenere, ora poteva ricambiarlo con tutta
se
stessa.
Aveva
violato la regola più importante di Amazon Lily, ma in quel
momento l’unica
cosa a cui riusciva a pensare era il piacere che il corpo del migliore
spadaccino al mondo le stava dando.
Il
corpo di un uomo maturo, che nonostante avesse superato la giovinezza,
non
aveva nulla da invidiare a quello di un ragazzo nel fiore degli anni.
Capovolse
le posizioni, trovandosi sopra di lui.
Si
chinò a baciare quel torace possente, mentre continuava a
muovere la sua
femminilità contro l’asta del suo membro, seguendo
quel ritmo frenetico.
Lei
in lui, lui in lei.
Il
serpente e il falco.
La
passione consumava i loro corpi, dando sfogo al loro lato selvaggio.
Il
falco cacciatore aveva fatto sua la preda.
Quel
serpente che non gli faceva né caldo né freddo,
ora infiammava il suo corpo,
portando alla luce una parte di lui nascosta nell’ombra.
Continuava
a tenere gli occhi fissi nei suoi, azzurri e glaciali, che lo
imploravano di
continuare.
Si
era tolta la maschera della principessa intoccabile, lasciandosi andare
completamente a lui.
La
vittima si era consegnata al suo carnefice.
Le
strinse forte i glutei, mentre accompagnava i suoi movimenti,
costringendola ad
accelerare il ritmo.
I
gemiti, sempre più sonori, aumentarono.
E
insieme raggiunsero l’apice, toccando la vetta di quel
vortice di passione.
Stremata,
si accasciò sul suo petto, ansando pesantemente.
Poteva
sentire i loro cuori scalpitare.
Anche
il respiro di Mihawk era ancora affannato.
La
sua mente era combattuta fra le sensazioni appena provate e i sensi di
colpa.
Aveva
tradito il codice dell’isola delle donne, aveva tradito i
suoi sentimenti per
Rufy.
Ma
il ricordo delle mani dello spadaccino sul suo corpo, la faceva sentire
viva come
non mai.
Non
sapeva ancora dare un nome a quello che provava per lui, era difficile
descriverlo.
Tuttavia,
non aveva importanza.
Non
le era concesso avere rapporti con gli uomini.
Interruppe
i suoi pensieri, quando Occhi di Falco scostò il suo corpo,
per potersi alzare.
Lo
guardò rivestirsi in silenzio, un velo di tristezza negli
occhi.
Sapeva
che non sarebbe rimasto, ma non voleva vederlo andare via.
Si
chiedeva se avrebbero mai più avuto incontri di quel genere,
e se fra loro
qualcosa sarebbe cambiato.
Quando
lo vide avviarsi verso l’uscita, senza dire una parola, si
voltò dalla parte
opposta, stringendo forte le lenzuola.
Si
sentiva ancora il profumo dolciastro di lei addosso.
Un
odore che prima lo avrebbe nauseato, ma che ora gli ricordava
quell’atto di
passione che avevano appena consumato.
Salì
sulla sua imbarcazione, pronto a salpare.
Guardò
un’ultima volta la grande nave dell’Imperatrice,
prima di prendere nuovamente
il mare.
Forse,
tutto sommato, non era stata una perdita di tempo andare a quella
riunione.
Da
quel giorno in avanti, ci sarebbe andato più spesso.
ANGOLO
DELL’AUTRICE
Eccomi
in ritardo come al solito! Allora, vi è piaciuto questo
esperimento? Una coppia
strana, ma per me ci stanno bene insieme! Devo assolutamente
ringraziare colei
che mi ha “convertito” a questa coppia, ovvero la
mitica Rolochan! A lei dedico
questo esperimento! E grazie a tutti voi che avete letto, recensito,
seguito e
messo fra i preferiti questa storia!
Bacioni
Place