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Autore: Yandeelumpy    07/01/2014    4 recensioni
Ispirata alla creepypasta di Jeff the killer. Perché non continuare la storia della sua vita ora che è diventato uno spietato assassino ricercato in America? No, la sua famiglia non è stata la sua unica banda di vittime. Conterà corpi come pecore, a ritmo dei tamburi di guerra.
Genere: Introspettivo, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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« Dannazione, si è buttato! »
…Non potevo credere a ciò che avevo appena visto: Quel pazzo si era buttato davvero. Si era buttato nel vuoto pur di non farsi riprendere. Ero come spiazzata, io, che mantenevo la calma anche nelle situazioni peggiori…e solo quel maledetto riusciva a farlo. Qualunque cosa faceva o diceva, riusciva a sconvolgermi e a scuotermi completamente.
Di una cosa ero certa: Non ho mai conosciuto nessuno come Jeff the killer, io non conoscerò mai più nessuno come lui...


*

Bolle. Uscivano dalla mia bocca lacerata, le osservavo mentre salivano verso quella che doveva essere la superficie. Sembrava così lontana da me, solo la luce fioca della luna riusciva a darmi la certezza che se fossi riuscito a risalire, avrei superato la pressione dell’acqua che mi spingeva giù. Giù, sempre più giù.

Perché mi sono buttato, in realtà? Per vivere, o morire? Se vivrò, cosa farò? Se morirò, dove andrò? All’inferno? No…io sono già all’inferno. Io sono morto, e poi sono rinato. Non avrò un’altra occasione, non di nuovo. Io ora vivo come voglio.


Sputo l’acqua che mi è entrata in bocca, tirando una bracciata verso l’alto. Poi un’altra, e un’altra ancora. Muovo le gambe, prima una e poi l’altra, sempre più forte, e alla fine…la raggiungo. La superficie. Sono fuori, sono uscito da quest’altra gabbia, esattamente come la prima. Sono fuori per tornare a vivere.

Tossisco, sputando l’acqua che mi è rimasta in gola, ma mi sento stanco…dannatamente stanco. Alzo lo sguardo, e solo a quel punto mi rendo conto di quello che ho fatto. Sono sopravvissuto per miracolo ad un volo assurdo. Ho sfiorato la morte con un dito.
…Ma cosa sto dicendo, io sono la morte.
Mi muovo fiaccamente e con il bruciore dell’acqua negli occhi, ma deciso a raggiungere un possibile nascondiglio. Mi muovo e mi guardo intorno, respiro e poi tossisco, bagnato fradicio.
Una folata di vento mi fa rabbrividire, e con spiacevole sorpresa noto che le nuvole scure si stanno accavallando una dopo l’altra, capendo istintivamente che di lì a poco sarebbe scoppiato un temporale.
Fa freddo, fa dannatamente freddo, così tanto che questo mi costringe a stringermi la felpa all’altezza del petto, in un pugno. Non ho nessun’arma con me, sono praticamente senza difese, in caso di pericolo dovrò usare il mio corpo. Ora che ci penso, in carcere, mi avevano definito una “macchina da guerra”, o una cosa del genere. Forse era “sanguinaria”, ma ora come ora non mi va di ricordare, stranamente, proprio io, non ne ho la forza. Non ho la forza di fare niente. Odio questo mio essere ancora… fisicamente umano, per metà.
Riesco miracolosamente a trascinarmi nel bosco, poco distante da quel lago, dove riesco a sentire solo il canto dei lupi e il fruscio di qualcosa tra i cespugli ogni tanto. Non ho paura, il buio è mio amico, l’unico problema è che i predatori non lo sono. Odio essere la preda, io NON POSSO essere la preda. Io sono sempre stato il predatore, l’assassino, e MAI la vittima.
Ringhio di rabbia quando il mio pantalone che si incastra chissà dove, probabilmente tra i rami di qualche cespuglio o qualche radice troppo cresciuta, mentre cerco insistentemente di liberarmi. L’acqua, per la seconda volta, comincia a bagnarmi i capelli, poi la fronte, le guance, le spalle…sta piovendo, e non ho tempo. Devo muovermi. Imitando il gesto di tirare un calcio, mi libero, sentendo la stoffa del pantalone stracciarsi all’altezza del polpaccio.
Una casa, una vecchia casa in mezzo al bosco. Il cielo invaso dalle luci e l’aria dai rimbombi, la pioggia che scendeva fitta e rumorosa, e quella casa che aveva un che di… utile, in quella situazione.
 
*

Jeff non poteva chiedere di meglio, anche se non era di certo uno scenario allegro: Una nebbia fitta contornava la casa interamente fatta di legno, vecchio di chissà quanti anni, tanto che ormai si era scurito e spaccato in alcuni punti. Le finestre rotte, che sbattevano violentemente per le continue folate di vento, per non parlare del tetto, bucato in chissà quanti numerosi punti.
Il killer aprì la porta, seguito da un cigolio lungo e intenso, fissando da lontano ogni singolo angolo di quella baracca. Puzzava di legno bagnato, ed inoltre l’arredamento lasciava letteralmente a desiderare. Era scarso, il tavolo ribaltato e segnato da grosse zampate rosse, le sedie ribaltate qua e là, e parti del pavimento in legno completamente rialzato, spaccato e tracciato da segni in vari punti, anch’esso decorato con schizzi dell’ennesimo colore.
Se fosse stato qualcun altro, per certo sarebbe scappato via urlando, ad uno scenario del genere. Il ragazzo richiuse la porta alle sue spalle, accompagnato da un secondo cigolio, poi proseguì a passo lento, e stavolta erano gli scricchiolii del legno ad accompagnarlo.
Più avanzava, più l’odore cambiava, e diventava quasi…ferreo, e pungeva. Conosceva quell’odore inebriante meglio di sé stesso, non ne dubitava: L’odore del sangue.
La fonte di quell’odore perfetto, proveniva dal retro di quel divano dalla stoffa verdognola lacerata, ribaltato anch’esso.
Sembravano due cadaveri ormai in decomposizione, forse una donna e un uomo, a giudicare dalle due diverse corporature, anche se non perfettamente riconoscibili. La loro pelle era quasi verde, in alcuni punti consumata a tal punto da riuscire ad intravedere le ossa. In alcune zone del corpo, la carne mancava addirittura, probabilmente un animale selvatico ci aveva banchettato sopra allegramente.
Il killer si avvicinò di più a quello scenario nauseante, tastando la gamba di colui che doveva essere l’uomo con la punta del coltello. Un rivolo di sangue percorse la pelle del cadavere, quindi non dovevano essere morti da molto, anche se sembrava che fossero passati mesi.
Spostò lo sguardo verso l’angolo, dietro il camino, riuscendo ad individuare due borse. Un sacco ed uno zaino a tracolla, dovevano appartenere certamente alle vittime.
Raggiunse gli oggetti e si chinò davanti a loro, fruganci  all’interno, alla ricerca di qualcosa di commestibile o di utile. Una bevanda energetica, un panino mezzo divorato, probabilmente con del salame, e due barrette di cioccolato. Nello zaino invece, una torcia, una piccola valigetta contenente materiale per il pronto soccorso, e due impermeabili.
Non era male, ma non c’era nulla che potesse tornargli utile come arma. Posò per un attimo lo sguardo sui due cadaveri, sedendosi subito dopo a terra, accanto ai due zaini, cominciando a divorare con poca grazia il panino rimasto. Poi fu il turno della bevanda energetica, sapeva di limone ma era schifosamente calda. Meglio di niente.

Passò lì la notte, fino a quando la tempesta decise di calmarsi. A giudicare dall’altezza del sole, dovevano essere le sei del mattino circa.
Si allontanò dalla finestra, caricandosi addosso la borsa a tracolla, contenente l’impermeabile, la torcia e le due barrette di cioccolato. Inoltre, nel sacco, aveva trovato dei vestiti di ricambio. Un semplice jeans scuro e un maglione nero con cappuccio, che aveva indossato di malavoglia per necessità, sostituendoli con il pantalone strappato e la felpa sporca di sangue, che ora aveva riposto nel sacco.

*

Riuscivo a sentire il clacson delle automobili non molto lontano da lì, il che mi fa pensare che poco più avanti ci sia…un centro abitato? Il bosco affacciava proprio su un grande parco, e vagando con lo sguardo, più avanti, potevo vedere la gente che correva avanti e indietro come una mandria di bufali impazziti. Lo sfondo, era la città illuminata dai primi raggi del sole.
Avrei dovuto nascondermi come meglio potevo, visto il casino che c’era. Così, mi tirai su il cappuccio del maglione ed avanzai verso il parco, tirando completamente dritto, con la testa bassa, tra mille voci diverse ed i commenti della gente.






Salve gente! Auguri a tutti per questo nuovo anno! -In ritardo, ma meglio di niente- xD
Eccomi con il terzo capitolo, non ho avuto molto tempo a disposizione per scrivere tra le feste e tutto il resto, però sto cercando di trovare del tempo per scrivere almeno qualche pezzo al giorno per il prossimo. Spero sia di vostro gradimento, al prossimo capitolo! 
  
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