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Autore: Hipatya    01/06/2008    10 recensioni
[Cinquantadue one-shots basate sui temi della LJcommunity 52flavours.]
20. Dancing in the moonlight: "Dimmi" proseguì Minato interrompendo il flusso disordinato dei suoi pensieri, "Che avevi scritto nel tuo tanzaku?"
Kushina ricordò allora che l'aveva ancora nella manica destra del kimono, appallottolato in una tasca segreta, e che s'era dimenticata di buttarlo nel fiume insieme con gli altri:"Cose che non ti riguardano. E poi non credo a queste sciocchezze, io."
"Sarà" borbottò l'altro, lo sguardo al cielo.
"Colgo un lieve segno d'incredulità da parte tua" gli fece notare Kushina con particolare ironia.
"L'ho già detto che sei perspicace?"
"Sì. Ti ripeti, sei noioso."
[MinatoKushina - Auguri Lè!]
21. Less remain in one place: Si accorse che la luna era definitivamente caduta: era l'alba.
Temari si stropicciò gli occhi appiccicati dal sonno, si sporse all'indietro, afferrò il collo della bottiglia di sakè e la poggiò accanto a sé sul parapetto.
La sua prima, fottutissima e stramaledetta notte da ventenne si era appena conclusa. E lei era sopravvissuta, più che altro.
Ma allora 'fanculo a tutto il resto.
[Temari Tribute - Coming Back ]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A Letizia,

A Letizia,
che non potrebbe portare un nome più adatto a lei.

 

 

Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto, che ovviamente si prende tutti i diritti del loro uso.

 

 

 

 

Prologo

 

Un po' discosto dalle altre case, appena dietro il Grande Emporio delle spezie e di fianco ai campi incolti, dove il sentiero comincia a declinare nel dolce acquitrino delle risaie, là si trova un piccolo, raffinato e grazioso caffè all'occidentale.
Vedrete la facciata immacolata nonostante gli anni di usura, la porticina tonda a lato, le finestre come grandi vetrate e tende di velluto scuro a intrappolare i raggi crudeli di luce; annuserete nell'aria il profumo penetrante ed esotico delle spezie del Grande Emporio miscelarsi con l'aroma del cioccolato e del liquore, ed esso vi attirerà come il miele con l'ape.
Entrate, coraggio, non abbiate timore: la penombra è accogliente, familiare, i tavolini tondi color caffè sono
trés chic, le piccole lampade nere che pendono dal soffitto vi sembreranno gocce di pioggia, vorrete sedervi e ordinare una bevanda dal nome stravagante e sofisticato, chiacchierare di facezie con qualche buon amico, portando di tanto in tanto al naso il bocciolo immacolato di calla stillante d'acqua che riposa nell'elegante vaso dipinto a motivo mitologico.
Ma aspettate un momento.
Non avete letto il nome del locale.
Non potrete ricordarlo se non lo leggete!
Cercatelo, cercatelo da ogni parte: sulla facciata, sul bancone, sui fazzoletti di carta, sulle tazze d'elegante porcellana disposte accuratamente in cucina, nelle stanze vuote sul retro, nei vicoli del villaggio, nei volti della gente.
Forse allora qualcuno vi dirà, con la voce incurante di chi pensa a tutt'altro:"...Ah, lassù c'era il vecchio Narcissist Café."
Così tornerete verso le ultime case del villaggio contenti e rincuorati, tranquillizzati dalla vostra fortunosa scoperta; magari azzarderete a fischiettare un motivetto brioso durante il cammino e i vostri passi avranno l'andatura danzante dettata dalla soddisfazione.
A cuor leggero supererete l'angolo del Grande Emporio e...

...una spianata d'erba verde sorge al posto del grazioso caffè all'occidentale.

 

 

 

Scenes from the Narcissist Café

 

 

Parodo

 

Le bambine sedevano attorno al tavolino, composte ed eleganti negli orecchini e negli scialli sottratti alle madri, e nascondevano timorose i visetti paffuti nelle tazze di cioccolata fumante.
Seduta al centro, la ragazzina bionda spostava gli occhi vivaci ora sull'una ora sull'altra, le labbra atteggiate a un sorriso furbo che lasciava pochi dubbi sui suoi pensieri.
"Yukio-chan?"
La bimba interpellata arrossì e mugolò un flebile:"Sasuke-kun."
"Nana-chan?"
Ancora rossore e occhi sfuggenti, e una vocina ancora più lieve:"...ke-kun."
"Kyoko-chan?"
"Sasuke-kun" annuì sicura la bambina, gli occhi scintillanti.
"Rei-chan?"
"...Sasuke-kun, Ino-chan" sorrise civettuola quest'ultima.
"Sakura-chan?"
La ragazzina che portava quel nome arrossì vistosamente; azzardò qualche parola e il suo balbettio suscitò le risate sfrenate delle altre piccole signorine, richiamate poi all'ordine da un cenno perentorio di Ino. Sakura, rincuorata, sussurrò timida:"Io... io veramente non lo so ancora, Ino-chan."
Ino passò oltre:"Mayuko-chan?"
"Sasuke-kun" ammise riluttante quella.
Infine Ino si volse all'ultima bambina, quella che sedeva alla sua destra:"E tu, Nami-chan?"
La piccola si mordicchiò meditabonda un'unghia, e borbottò cauta:"Io ve lo dico, però... voi non ridete, vero?"
Ino la tranquillizzò con un sorriso di miele:"Non preoccuparti, Nami-chan, nessuna riderà, amenochè qualcuna di voi non voglia farsi tagliare i capelli come quella Hyuuga."
Un fremito di terrore passò tra le bambine, che tacquero di botto, spaventate.
Allora Nami si guardò alle spalle, circospetta, poi si chinò in avanti e con sguardo da cospiratrice sibilò:"...Shikamaru Nara."
Le risate delle bambine scoppiarono irrefrenabili come fuochi d'artificio.
"Ecco, lo sapevo, lo sapevo che non dovevo dirvelo!" piagnucolava affranta Nami.
"Shikamaru Nara! No, dico, Shi-ka-ma-ru Na-ra! Il secchione più antipatico e sfigato del mondo intero!"
"Non è affatto vero, Ino-chan, lui è molto intelligente, ecco!" aveva replicato Nami punta sul vivo, ignorata dalle altre bambine.
"Il Re degli Sfigati, Shikamaru NARA!!! Nami-chan, ma come diavolo fa a piacerti un tizio del genere?!?"
La bambina, già pronta a ribattere, col viso in fiamme, i pugni stretti e gli occhi lucidi, aveva preso fiato. Ma in quel momento dalle cucine era sbucata Madam Mei con un vassoio di pasticcini profumati, invitanti e splendenti nel velo cristallino di glassa, dunque proprio sul più bello rubò le parole di bocca alla piccola Nami.
La figura minuta di Madam Mei, donna eterna d'età indefinibile, si era avvicinata al tavolo col magico contrappunto dei tacchi delle scarpe rosso fuoco e, il viso dipinto dei colori del belletto e della cipria, aveva puntato gli occhi neri come spilli proprio su Ino-chan:"Per te zenzero e cannella, Principessina di Piuma," le aveva dunque sorriso, e la Madre Gea aveva brillato nell'arco di quei denti rovinati dalla nicotina.
Qualcosa aveva tremato nel sangue di Ino. Era come un dejà-vu: la sensazione che una parte di lei, chissà quale e quanto importante, conoscesse già l'arcano nascosto dietro quel nomignolo e quelle spezie era così forte da farle agrottare pensosa le sopracciglia bionde, ma tuttavia non da farla intimidire. Non si tirò indietro, Ino, e compì il suo destino con una lucidità invidiabile, forse quasi stuzzicata dall'ironia dell'eterno gioco. Profetizzò se stessa e, in parte inconsapevole, accettò quei doni e il battezzo di Madam Mei.

Sotto lo sguardo sbalordito delle bambine, Ino sgranocchiò serafica i biscotti allo zenzero e cannella.
Davvero deliziosi.


Non sapeva che, buttato su una collina poco distante, Shikamaru Nara, testè insignito del titolo di Re degli Sfigati, a testa in su si perdeva nelle giravolte delle nuvole bianche e a loro dava lo stesso nome dei pasticcini di Madam Mei: plumes.

 

 

 

 

I Stasimo

Madam Mei passava meticolosamente lo straccio umido sul bancone, gli occhi bistrati di kajal nero fissi sul proprio lavoro. Li alzò appena, indifferente, e tornò a riabbassarli:"Non è qui" pronunciò netta.
Shikamaru, sicuro che l'intrico della penombra l'avrebbe nascosto a sufficienza, spalancò la bocca per lo stupore, poi con un moto stizzito del capo tornò in sé e, ormai deciso a mantenere quel briciolo di dignità che ancora possedeva, scivolò fuori dal suo nascondiglio vicino all'ingresso e si addentrò nella selva di tavolini vuoti:"Non stavo cercando Ino" ci tenne a specificare.
Madam Mei, senza alzare gli occhi dal bancone, si concesse un intimo sorrisino:"Me l'hai detto tu stesso."
"Eh? E quando?"
"Proprio ora."
Shikamaru arrossì; questa volta ci mise un istante di più per riacquistare il suo indistruttibile autocontrollo. Ma rispose, supponente:"Lei cosa ne sa di chi sto cercando?!"
"Ino non viene più molto spesso, come faceva una volta. Non più," Madam Mei lo fissò dritto negli occhi, e Shikamaru si sentì nudo di fronte a una giuria:"da quando ha voi."
"Non sto cercando Yamanaka Ino. In che lingua glielo devo dire? In cinese?" sbuffò il ragazzino, stranamente a disagio.
"Oh" Madam Mei parve d'improvviso prenderlo sul serio, "Allora cosa sei venuto a fare qui?"
Shikamaru ebbe l'istinto di arretrare d'un passo, soverchiato da quell'assalto, ma il suo amor proprio lo spronò a reagire con orgoglio e con quel pizzico di strafottenza che ormai lo contraddistingueva, perciò, con sguardo di sufficienza, replicò:"...Non è un bar, questo? Vorrei bere qualcosa."
Un guizzo vivace brillò negli occhi della locandiera, che posò lo straccio e si volse tutt'orecchi verso l'insperato cliente:"E cosa desideri, dunque?"
Shikamaru Nara aveva dodici anni, un Quoziente Intellettivo superiore a duecento e un amore sfrenato per le sfide, soprattutto per quelle perse in partenza.
"Un... un caffè!" proclamò imperioso, ricordandosi che suo padre lo beveva spesso -ma non alle due e quindici di un afoso pomeriggio estivo e non una miscela arabica purissima, che Madam Mei gli servì senza indugi.
Portò la tazzina alle labbra con solennità, bevve tutto d'un fiato e, oltre a scottarsi la lingua e a sacramentare fra sé e sé, gli venne un'impellente voglia di vomitare.
Pagò, uscì dal locale con passo leggermente incerto e, appena svoltato l'angolo con il Grande Emporio, svuotò lo stomaco in una siepe di alloro.
Ma tre giorni dopo l'aroma poroso e forte del caffè torno a solleticargli prepotente la lingua e, dopo una lunga discussione con la sua coscienza, decise così, proprio perchè casualmente quel giorno non aveva nulla da fare, non certo perchè avesse un qualche interesse, di salire su al Narcissist Cafè.
Madam Mei questa volta gli servì una brodaglia color biscotto e, alla sua espressione orripilata, spiegò:"Questa volta ho aggiunto il latte. Provalo. Oppure hai paura di non essere abbastanza uomo per reggerlo?"
Shikamaru e il latte non andavano molto d'accordo: lo trovava insipido, privo di qualsivoglia sapore e pesante da digerire, nonostante sua madre lo obbligasse a berne almeno un bicchiere al giorno "per il calcio", diceva.
Ma con il caffè, forse...
Con uno sguardo di sfida inghiottì la bevanda, lasciando che il tepore tiepido gli sciogliesse i muscoli tesi e i pensieri
.
Dalla sala da thé udiva lo scoppiettare vivace delle risate di Ino, che sedeva a un tavolo con le solite amiche -ma senza la piccola Sakura-chan-, e a Shikamaru quasi sembrò che quelle risate fresche avessero colore e consistenza, calore e profumo come quel suo caffè.
"Questa volta ti piace?" fece Madam Mei.
Shikamaru annuì
distratto, gli occhi persi sul fondo lattiginoso della tazzina.
"Diventerai un cliente abituale?"
"Se lo sogni."
"Dimenticavo che tu vieni qua solo per lei."
"Chi, io? Figurarsi" commentò incurante Shikamaru, prima di lasciar cadere sul bancone le monete con cui pagare il caffelatte.
"Ah, Nara Shikamaru, tu hai bisogno di qualcosa di bello per poter vivere, e lei ha bisogno di essere quel bello per lo stesso motivo. Vi inseguite, e non lo sapete."
Stoccata finale.
Shikamaru udì i passi di Madam Mei scivolare verso le cucine e il fruscio del suo grembiule inamidato sparire verso l'interno del locale. Rimase immobile al suo posto accanto al bancone, l'espressione congelata sul viso: non trovava nulla con cui ribattere.
Che diavolo voleva dire quella vecchia pazza agghindata da gran dama?! Parlava come se sapesse, e l'arroganza era qualcosa che Shikamaru non riusciva a tollerare.
Immediatamente le parole della locandiera rientrarono, nella mente di Shikamaru, nella categoria "Incomprensibili", ovvero di tutte le cose che per istinto non voleva sforzarsi di comprendere e dunque potevano diventare soltanto una selva di inutili e snervanti seccature. Da cancellare, quindi.
Però, chissà perchè poi -di sicuro perchè quel giorno non aveva proprio nulla da fare ed era molto stanco a causa degli allenamenti mattutini con Asuma-sensei-, decise di tornare a casa solo dopo che anche Ino, sempre accerchiata dal crocchio vociante delle amiche, aveva lasciato il caffé.
Ovviamente, senza averlo salutato.
(Ovviamente.)

 

 

 

I Episodio

 

Era piuttosto tardi, sicuramente a casa sua in quel momento l'avrebbero dato per disperso. O forse no, visto che aveva espresso la chiara volontà di 'levarsi dai coglioni per il resto della sua vita', ovvero per il lasso di tempo più grande concepibile da una mente umana. Non aveva voglia degli strepiti isterici di sua madre e dei sermoni comprensivi di suo padre, non aveva voglia di recriminazioni o di pacche sulle spalle, non aveva voglia di guardarsi allo specchio e darsi del deficiente; non aveva voglia di niente, assolutamente niente.
Solo un caffè col latte, magari. Forse quello sì. Nero e bollente, capace di stordire lo stomaco e rendere i nervi docili come burro.
Ma al Narcissist Café non c'era nessuna Madam Mei, quel giorno, bensì Ino, che come un cane da guardia vigilava sul deserto vagamente folkloristico del locale. Forse nemmeno lei smaniava dalla voglia di tornare a casa.
"Come sta Cho?" fu la prima cosa che gli disse, senza neppure lasciargli il tempo di richiudere la porta d'ingresso.
Si sentì stanco, Shikamaru, sfinito.
"...Come vuoi che stia. Sta come stava tre ore fa, come stava 'sta mattina, come stava ieri e come stava l'altro ieri."
Un silenzio nervoso si tese fra loro, rotto poi dall'amara rettifica di Ino, la voce acuta e mortificata:"Volevo solo essere gentile."
(Il peggio era che Shikamaru lo sapeva.)
"Sì, hai ragione, ecco, guarda lascia perdere" tentennò quindi, frustrato.
Altri minuti interminabili di silenzio. Ino che giocherellava coi fregi colorati delle posate, con gli ingredienti ordinatamente disposti sulle mensole, con i buffi utensili per la lavorazione del cioccolato artigianale.
Shikamaru preferiva tenere gli occhi chiusi, poggiare la testa sul bancone e dimenticarla lì, come un oggetto senza importanza.
Ino decise di rompere il ghiaccio ad ogni costo:"Chissà dove sarà la vecchia..."
"La pazza, dici? Bah. Tanto qui non viene mai nessuno. Asuma-sensei dice che questo posto sembra una bettola per scambisti."
"Ehi. Io ci vengo. E anche tu."
E anche questo, pensò Shikamaru, era un bel rompicapo.
Ino non conosceva le parole giuste per consolare un tipo così, che sembrava riconoscere e ridicolizzare una dopo l'altra tutte le sue maschere, come lo specchio derisorio che le metteva davanti nient'altro che la patetica se stessa che era, la ragazzina che non piangeva mai, schiena dritta e capelli ben pettinati, la bambina che abbelliva la realtà per illudersi d'essere qualcosa.
Non avrebbe mai saputo consolare Shikamaru, mai. Però una cosa, quella, sì, poteva farla.
Il ragazzino udì i passi di Ino avviarsi verso il retro del locale, poi percepì il suono di numerosi cassetti che venivano aperti e svuotati e infine qualche imprecazione soffocata.
Finalmente Ino riapparve e posò a un centimetro dal suo viso una... Una scacchiera per lo Shogi.
Come diavolo facesse ad averla, la vecchia, era un mistero.
"Tu non sai giocare" le ricordò, prima di lanciarle uno sguardo vuoto.
E Ino sentì l'impulso animale di stampargli uno schiaffo in viso, così forse avrebbe mostrato una qualunque reazione umana. E Ino gridò, furente per nessun motivo, gli occhi sull'orlo del pianto:"Non ho mai saputo giocare al tuo gioco, Shikamaru, eppure non mi sono tirata indietro! Una battaglia si combatte a prescindere, altrimenti non è degna di essere chiamata tale!"
Shikamaru non rispose.
La categoria "Incomprensibili" si stava ingrandendo sempre di più, pensava.
"...Che cavolo stai dicendo?" mormorò
infine, disinteressato.
Ino si precipitò come una furia verso l'uscita, con uno strattone spalancò la porta:" Vaffanculo, Shikamaru, davvero, vaffanculo!"
E visto che neppure le offese sortivano alcun effetto, Ino disse la cosa terribile, quella che mai e poi mai si dovrebbe pronunciare, quella detta con il preciso scopo di ferire:"E' soltanto colpa tua se Choji è ridotto in quel modo! Sei un inetto, un incapace, un eterno indeciso, ti sei fatto battere da una donna, hai quasi fatto ammazzare i tuoi compagni e fai talmente schifo che non riesci neanche a reggerti sulle tue stesse gambe...!"
E Ino singhiozzava -chissà perchè poi.
"Sei talmente amorfo e inconcludente che ti sei già stufato di te stesso, a tredici anni sei già un vecchio decrepito, non riesci neppure a sopportarti da tanto sei noioso e apatico, e non hai capito niente, niente, niente!" Ino sbraitava contro le luci lontane del villaggio e continuava a singhiozzare -chissà perchè, poi.
E Shikamaru non riusciva ad arrabbiarsi -chissà perchè, poi.
"Lo pensi sul serio?" sibilò infine.
Fu Ino questa volta a non rispondere: continuava a singhiozzare, ininterrottamente.
Si volse infine verso di lui, gli occhi scintillanti e il viso paonazzo:"Non ho voglia di andare a casa, Shikamaru, né di parlare o fare qualunque altra cosa. Voglio solo incazzarmi in santa pace, è possibile secondo te?" storse il viso tentando di sorridere, senza un briciolo d'allegria.
Shikamaru sospirò, sconsolato.
Quella sarebbe stata una notte molto lunga.
"Allora, l'obbiettivo di ogni partita di Shogi è quello di catturare il re dell'avversario: ciò significa che la tua concentrazione dev'essere costantemente applicata a questo fine, mossa dopo mossa, e non devi mai perdere di vista quest'obbiettivo..."

 

 

 

II Stasimo

 

Ino aveva poche certezze nella sua vita, ma, per quanto esiguo fosse il loro numero, la fiducia che lei riponeva in esse poteva considerarsi assoluta.
Ino non concepiva il mutamento nelle cose: dopotutto il sole sorgeva ogni mattina allo stesso modo, dunque perchè la sua vita doveva essere diversa dal ciclo eterno degli astri? Lo trovava inconcepibile.
Al primo posto quindi c'era suo padre e il rapporto sereno che si sforzava di mantenere con lui: proposito molto più facile a dirsi che a farsi dato il carattere testardo e permaloso degli Yamanaka. Le litigate erano ordinaria amministrazione, sebbene spesso si protraessero per giorni e giorni. Ino, poi, non aveva conosciuto sua madre; era morta in missione, quando Ino era ancora troppo piccola per ricordare.
E la geniale idea che aveva avuto era stato rinfacciarlo a suo padre in un momento di rabbia.
(A cui era seguito il silenzio, silenzio deluso per settimane intere).
Al secondo posto c'era stato l'essere sempre circondata da amiche.
La prima ad andarsene però era stata Sakura, seguita poi a poco a poco da tutte le altre, un po' perchè molte non si erano diplomate Genin e mal sopportavano che una come la Yamanaka fosse addirittura più brava di loro, oltre che più bella; un po' per screzi, litigi e gelosie che, pur essendo infantili, avevano finito per rovinare ogni cosa. I rapporti si erano incrinati, tesi, sfilacciati, e Ino non aveva più alcuna voglia di riannodarli. Sapeva solo che, dove una volta c'era una folla vociante di visi allegri, adesso vedeva solo il vuoto.
Al terzo posto veniva la sua Squadra.
Squadra verso cui soffriva un irritante complesso d'inferiorità. Diamine, il suo piccolo mondo di cotte, pettegolezzi e bei vestiti terminava negli occhi di Shikamaru, nella pazienza di Choji, nella saggezza di Asuma-sensei. Quello lì era tutto un altro mondo, da cui Ino si sentiva cronicamente tagliata fuori, nonostante l'amicizia con Choji e Shikamaru. Nonostante una settimana prima fosse piombata in casa Nara saltellando e avesse abbracciato Shikamaru fin quasi a soffocarlo, gridandogli che gli voleva un mondo di bene (tutto perchè era appena tornato dalla sua prima missione coi Chuunin del villaggio). Nonostante avesse imparato a cucinare il maiale in agrodolce, solo ed escluisivamente quello, perchè sapeva che era il piatto preferito di Choji e così poteva invitare a cena lui e Shikamaru, quando Inoichi Yamanaka si trovava in missione.
Al quarto posto invece c'era Madam Mei. 
Ino non ricordava neppure perchè da bambina si fosse avvicinata al Narcissist Café e avesse deciso di farne la sua seconda casa, né perchè la presenza di Madam Mei le fosse così congeniale.
Era, semplicemente, il segno dell'eterno nella vita di Ino, una cosa che c'era da sempre e sempre ci sarebbe stata.
Madam Mei le aveva insegnato la dignità, l'amore per se stessa, la scaltrezza.
Una donna è tale in qualunque situazione era un suo adagio, che Ino aveva scrupolosamente adottato.
Però s'era stupita quando i tarocchi di Madam Mei le avevano rivelato qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.

L'Appeso. La Morte. Il Bagatto.

 

Gli occhi di Madam Mei erano più scuri del carbone e quasi privi di luce. La donna stava china sul tavolino, le carte che guizzavano come lingue di fiamme tra le sue mani e le labbra strette dalla concentrazione, ma la combinazione era sempre e soltanto quella.
L'Appeso. La Morte. Il Bagatto.
L'Appeso. La Morte. Il Bagatto.
Al terzo tentativo, la locandiera si arrese all'evidenza.
"Cosa significa, Madam Mei?" chiese Ino, gli occhi asciutti, sebbene sapesse già tutto.
La donna fece un breve sospiro, riordinò le carte rimaste e tornò al bancone:"Che le cose cambieranno, Ino-chan."
Ino, dura, non battè ciglio:"Le cose non cambiano mai, Madam. Sono sempre le stesse, per tutta la vita, sempre"
Non capiva come mai quest'attacco improvviso arrivasse proprio da lei, dal suo quarto e ultimo punto fermo. Non lo accettava, Ino, era come una pugnalata alle spalle, che arrivava oltretutto nel momento più inaspettato, quando si trovava indifesa.
"Mh. Puoi credere a quello che vuoi, Principessina di Piuma, a quello che ti fa più comodo" ribattè sarcastica la donna.
"Le cose non cambiano mai. Sono sempre le stesse, giorno dopo giorno" ripetè incrollabile Ino, ignorandola.

"Sempre le stesse. Non cambieranno mai."
"Le cose non possono cambiare."
Ino, sempre più convinta, guardava fisso davanti a sé, la mascelle serrate e l'alterigia di una regina, poichè la sua era un'aperta sfida: all'Appeso, alla Morte, al Bagatto.

 

 

 

 

II Episodio

I pugni al cielo e la gola spiegata, Ino era balzata in piedi:"VITTORIA! Ino Yamanaka è la numero uno anche allo Shogi! Evvai!!!"
Shikamaru aveva guardato il soffitto, poi si era massaggiato meditabondo le mascelle e in infine si era lasciato sfuggire un'esasperata esclamazione di fastidio:"Che seccatura!"
"La verità è che ti brucia, genietto dei miei stivali, non è così?!? Per la seconda volta battuto, ma che dico, stracciato da una donna! Ti brucia! Ti brucia! Ti brucia!" canterellava euforica Ino.
Shikamaru non l'ascoltava già più, lo sguardo fisso sulla scacchiera.
"Pe-ni-tenza! Pe-ni-tenza! Pe-ni-tenza! Vediamo, cosa potrei farmi offrire? La cosa più costosa di tutte, certo! Madam, Madam Mei!" chiamò.
Shikamaru osservava le pedine, assorto. Pensava.
"Madam, due tazze di cioccolata al Grand Marnier. Mi raccomando i biscotti allo zenzero e cannella e... Oh, lo so che non siamo ancora maggiorenni, ma suvvia, Madam, bisogna festeggiare! E' la prima volta che vinco allo Shogi contro Shikamaru!!!"
Shikamaru, dal canto suo, non obiettò alcunchè, ormai lontano anni luce dal Narcissist Café.
Shikamaru non trovava il mondo un luogo granchè esaltante, anzi, il più delle volte era piuttosto ordinario, governato dal desolante binomio di azione-reazione.
Però c'erano alcune cose che, doveva ammetterlo, erano particolarmente belle, perciò degne della sua attenzione.
Le nuvole, ad esempio. Andavano così veloci che spesso Shikamaru non riusciva ad afferrarle neanche col pensiero e poi erano così... buffe, belle. Cambiavano continuamente, non annoiavano mai, e la cosa migliore era sapere che, dovunque fosse andato, sarebbe bastato guardare verso l'alto e le avrebbe trovate lassù, al solito posto. Erano belle ed erano irraggiungibili, erano i sogni che il pigro Shikamaru non avrebbe mai avuto né la forza il coraggio di inseguire. Gli bastava, in un certo senso, poterle guardare.
Ma da qualche tempo, ecco, il suo cielo era cambiato.
Il vento soffiava più forte nelle orecchie di Shikamaru e ogni volta era più difficile rimanere fermo, raccontarsi le solite sciocchezze su una vita tranquilla e monotona al villaggio, invecchiare accanto a una donna né bella brutta -ancora da trovare, tra l'altro-, giocare a Shogi fino a tarda notte e giorno per giorno fare le stesse identiche cose fino alla tomba.
Non è da me impegnarmi più del dovuto. Non è da me desiderare qualcosa di diverso.
Io non sono così. Io non sono qui, Shikamaru.
Lo distrasse il tramestio di Ino che tornava a sedersi, la malizia raggiante che ancora non abbandonava il suo viso.
"Non ci credo, ho vinto contro di te! Contro di TE, capisci?!?" trillò, battendo le mani. Shikamaru lo trovò quasi intollerabile.
"La fortuna del principiante" rispose, sprezzante.
"Certo, come no. Sono solo due anni che mi hai insegnato a giocare a Shogi" replicò con una spallucciata Ino.
"I veri maestri hanno imparato a giocare nella culla" le fece notare Shikamaru.
"Oh, ma crepa, sei un dannato guastafeste!!!" Ino gli fece la linguaccia, "Questo dev'essere senz'altro un segno di buon'augurio per l'Esame di domani!"
"Esame che dovresti preparare, appunto."
"Vecchio, vecchietto barbogio. Sono o non sono semplicemente la Numero Uno?!" Ino sbattè languida le lunghe ciglia.
"Ti ricordo che il qui presente vecchio barbogio, unico del suo anno, li ha passati al primo turno, gli Esami di Selezione dei Chuunin. E adesso è un Esaminatore."
Ino sorrise angelica, dopodichè si allungò verso di lui e gli stampò un bacio che, forse per caso o forse no, si fermò sull'angolo delle labbra del ragazzo:"Appunto per questo so che lo passerò, Shika."
Poi si risedette al suo posto, il sorriso capace di entrare nel cuore tanto era luminoso.
Shikamaru brontolò qualcosa d'indistinto, poi roteò gli occhi e seppe di avere le orecchie color rosso carminio:"Che seccatura! Mi spieghi dove vuoi andare a parare?"
La risata argentina di Ino si frantumò in una vena di tenerezza:"Ma sei proprio un'idiota, io l'ho detto. E non capisci niente, niente! La fiducia, Shikamaru, la fiducia: di chi diavolo vuoi che mi fidi a questo mondo, maledizione?! Niente, non capisci niente. Non capisci che è a te che affido il mio corpo nel Shitenshin, non capisci che ogni volta guardo te prima di attaccare, non capisci che so che l'Esame andrà bene perchè non può succedermi nulla se sono con te?
E adesso non montarti la testa, stronzo" concluse, regalandogli una teatrale smorfia disgustata.
Shikamaru sbuffò ancor più sonoramente. Però era sicuro che, scarogna di tutte le scarogne, la piega delle labbra stava correndo sempre più in su, verso il sorriso, e non poteva fare nulla per evitarlo. Che seccatura!
Il vento poteva fermarsi, forse, se qualche volta Ino era con lui. Bastava poco, davvero molto poco, ed Ino era pur sempre qualcosa. 
Allora si accorse di essersi di nuovo soffermato a fissare i pezzi immobili sulla scacchiera.
D'improvviso un dettaglio che prima non aveva considerato gli balzò lampante davanti agli occhi, eloquente come un libro stampato, così macroscopico da passare paradossalmente inosservato, almeno fino a poco prima.

"Ino."
"...Mh?"

"E' un Fu*, quello."
"Eh? Ma che dici?"
"E' un Fu, una pedina, non il mio Osho*."
"COSA?!?"
"Non vedi? Guarda l'ideogramma. Ti sei confusa coi caratteri katakana."
"..."
"E' piuttosto frequente, sai, succede anche ai migliori. Una svista e puf: un errore madornale pregiudica tutta la partita."
"..."
"Non hai ancora vinto contro di me, Ino. E il Grand Marnier questa volta lo offri tu, del resto hai voluto decidere per forza la penitenza...
Allora? Riprendiamo a giocare?"

 

"Shikamaru?"
"Sì?"
"Sei uno stronzo."
"Anch'io ti voglio bene, Ino."

 

 

 

 

III Stasimo

L'insegna era stata staccata quasi del tutto: soltanto un alone appena più scuro s'intravedeva là dove una volta si strotolavano i corsivi eleganti e un po' pretenziosi della parola "Narcissist".
Sakura spinse la porta d'ingresso ed entrò; non udì il familiare tintinnio del sonaglio appeso allo stipite, segno che anche questo doveva essere stato tolto e gettato chissà dove.
La confortante penombra del locale era stata sostituita dalla luce elettrica delle lampade al neon, e una delle due sale era già stata svuotata, ripulita e riverniciata, cosicchè non recasse traccia del passaggio del Narcissist Café.
Sakura raggiunse il bancone in silenzio, gli occhi che vagavano alla ricerca delle ombre di vecchi ricordi, ed era quasi sicura di scorgere a ogni passo il baluginio della coda bionda di Ino, le risate delle ragazzine, il profumo di cioccolata appena preparata e quello dei fiori freschi nei vasi, ma non sentiva alcun odore, se non quello soffocante della polvere accompagnato dalla nota plastificata della vernice appena stesa.
(Se ne sta andando via tutto quanto, Sakura).
Bussò appena con due nocche sul bancone, per richiamare l'attenzione della proprietaria. Madam Mei si fece attendere e, quando fece capolino dalle cucine, le puntò in viso due neri occhi diffidenti:"Buonasera", salutò.
Sakura chinò appena il capo, le mani strette al bancone, e ricambiò cortese il saluto.
"Sono venuta a dirle che è tutta colpa sua" aggiunse poi, qualche istante dopo. Madam Mei si avvicinò al bancone, i passi felpati e il viso imperturbabile di una statua. Non disse una parola e Sakura interpretò il suo silenzio come un invito a proseguire:"Per Ino, dico. E' tutta colpa sua."
Madam Mei replicò con un buffo suono derisorio della gola, come se si sforzasse di trattenere le risate. Sakura si spazientì e la linea della sua mascella si fece dura d'acciaio:"Non rida di me. Sa benissimo che è soltanto colpa sua se le cose sono andate in questo modo. E' lei, lei sola la causa di tutto.
E adesso, adesso che il danno è stato fatto, lei scappa con le sue cioccolate e i suoi tarocchi. Si vergogni" la voce di Sakura era andata man mano incrinandosi fino a divenire acuta.
Madam Mei rise, con quella risata bassa e roca, una risata scura come la sua pelle bruciata dal sole.
"Non rida di me!!!" sibilò Sakura fra i denti, la mano stretta a pugno sul bancone, "Non capisce? E' stata lei a creare Ino, lei. Di lei si fidava ciecamente, da lei ha imparato a truccarsi, a indossare vestiti eleganti, a comportarsi come una divetta da due soldi. E' stata lei a fare di Ino ciò che è adesso, è stata lei a... a rovinare ogni cosa!!!"
Allora Madam Mei decise di risponderle, e quando parlò lo fece con un filo di voce morbido come zucchero fuso. Con una mano carezzò l'unica lacrima che correva lungo la guancia di Sakura, poi le rispose:"Tu cerchi un responsabile, Campo di Fiori, e non ti chiedi se non stia in voi stesse."
Sakura tacque, il respiro quasi impercettibile e gli occhi cristallizzati nell'amarezza della sorpresa.
Madam Mei proseguì:"Non esiste colpa, Campo di Fiori, esistono scelte, quelle che tu non accetterai mai, perchè vorrebbe dire che loro non hanno più bisogno di te. Ma tu vuoi che abbiano bisogno di te, quanto tu hai bisogno di loro: è la maledizione di Solveig, che per anni e anni ha aspettato Peer Gynt, che tornò da lei solo in punto di morte. Ma quegli anni, quegli anni splendidi che lei ha consumato nell'attesa, non le sono parsi una gran cosa, sai? Sono sbiaditi in un colpo non appena lei l'ha rivisto... e lì ha saputo, Campo di Fiori, ha saputo che anche una vita come la sua, sì, ache una vita del genere valeva qualcosa, che aveva vissuto solo per rivedere il viso di Peer Gynt dopo un'intera esistenza trascorsa senza di lui, e le è bastato, capisci? Quell'istante di pura gioia celestiale l'ha salvata, le ha consegnato la redenzione.
Ma tu cosa farai, Campo di Fiori, continuerai a cercare?"
"Sì" rispose Sakura, la voce fredda e incolore:"Finchè avrò vita. Non mi arrenderò mai. Continuerò a cercare ciò che ho perso."
"E se tu non dovessi trovarlo?"
"La bellezza di una ricerca sta appunto in questo."
"Sei libera di vivere come preferisci, Campo di Fiori."
Il viso di Sakura fu d'improvviso animato da un impeto di sdegno:"La finisca di chiamarmi così, ho un nome, io. La finisca di appestare le nostre vite. Se ne vada, sparisca e non torni mai più, lei ha rovinato Ino e ogni cosa" la sua voce tuonava di nuovo, adesso.
Madam Mei non le prestò attenzione e dalla tasca del grembiule frusciarono come foglie nel vento tre Arcani Maggiori. Sakura se li ritrovò davanti agli occhi.
"L'Appeso. La Morte. Il Bagatto.
Non vedi? Non vedi niente? Guarda l'Appeso e vedrai un maestro ucciso da un criminale, vedrai la straziante agonia che l'ha sbalzato fra cielo e terra, vedrai il grido del corpo offeso e straziato, vedrai l'istante eterno del lamento.
Poi viene la Morte con una falce orlata di sangue, i capelli bianchi e gli occhi di luna gelida, e calerà la sua arma infinite e infinite volte, cercherà la fine negli occhi di chi può averla, mentre lei, immortale, avrà tutta un'eternità per invidiare il termine della vita e il silenzio quieto dell'anima.
Ma il Bagatto, il Bagatto? L'alchimista svogliato, il genio che cerca la pietra filosofale o la quadratura del cerchio, il piccolo mago ragazzino, il segno del mutamento nella vita umana.
Ancora non capisci? Ancora non hai capito cosa significano? Sono lo Stallo, la Fine e il Nuovo Inizio."
"Silenzio" il tono di Sakura era arido, così come i suoi occhi:"L'ho capito. Crede che sia così stupida da non arrivarci?!"
"Credo che ti serva trovare un colpevole, Campo di Fiori, anche quando non c'è."
Sakura una volta aveva visto di sfuggita Hidan, il criminale che aveva ucciso Asuma Sarutobi, ma in quel momento lo rivide sogghignare macabro nell'illustrazione della carta, gli occhi freddi e immortali, l'ascia tra le dita e il sorriso asimmetrico di spregio che prefigura la Fine.
Hida
n, ironia della sorte, combatteva davvero con un'ascia.
Madam Mei, tutto d'un tratto, divenne seria e incolore:"Ino-chan lo sapeva. Sapeva che sarebbe stata questione di tempo, niente più, e l'Appeso si sarebbe mutato in Morte, per poi essere vendicato dal Bagatto.
La frana era sospesa sul suo capo, ma non ha voluto spostarsi di un solo millimetro per evitarla."
Sakura, frustrata, diede un sonoro pugno sul bancone:"Per questo, dannazione, la colpa è solo sua! Lei gliel'ha rivelato! Lei gli ha detto che Asuma sarebbe stato ucciso e che si sarebbe innamorata di Shikamaru, lei gliel'ha detto e l'ha condannata a vivere questa storia riga per riga, fino alla fine!"
Lo sguardo di Madam Mei divenne ancora più opaco:"E' stata Ino a voler sfidare la sorte. E' stata lei a scegliere l'ostinazione, Campo di Fiori. Non voleva che le cose cambiassero e invece grazie ai suoi sforzi è cambiato tutto, irrimediabilmente."
Sakura ammutolì, il viso congelato dallo stupore e un grumo di pianto che le premeva la gola; con un sussurro fioco protestò:"Non è vero, non è così, lei è-"
"Ino-chan ha fatto esattamente ciò che non voleva fare.
Ricomincerete a vivere, certo, ma non adesso: resta ancora l'Ultimo Atto, Campo di Fiori..."
Il sorriso dolcissimo di Madam Mei si allargava pian piano e aveva qualcosa di enigmatico e profondamente agghiacciante insieme, come probabilmente doveva essere il sorriso disumano di Atropo, colei che con un colpo di forbice recide il filo della vita...




 

III Episodio

 

La prima volta che aveva messo piede lì dentro era stato colpito dalla penombra, dal profumo dolce di cioccolata, dai piccoli tavolini rotondi e dalla grazia leziosa dello stile occidentale che traspariva a ogni angolo.
Quei tavolini non c'erano più, ne rimanevano giusto un paio così usurati che non era valsa la pena portarli via, e si poteva disegnare con le dita sulla loro superficie grigia di polvere. Qualche vecchia sedia, l'antico bancone scheggiato e rovinato: era tutto ciò che rimaneva.
"...Quando pensavi di dirmelo?" gli abbaiò contro Ino, squadrandolo con astio, prima di lasciarsi cadere su una vecchia seggiola impolverata, il mento proteso a mo' di sfida e le sopracciglia che disegnavano un arco.
"Allora?! Sto aspettando una risposta, genio. Quando pensavi di dirmelo? Domani, forse? Capisco. Anzi no, avresti aspettato il giorno del matrimonio, certo, così da lasciarmi la bella sorpresa per ultima. Fottuto bastardo," digrignò i denti, carica di disprezzo.
"Non me l'avresti neanche detto, non è vero? In fondo che importa dirlo a me, cosa devi a me, solo anni di amicizia e infinite parate di culo in missione, non merito certo di sapere che Shikamaru Nara si sposa con Temari del Deserto, con cui evidentemente scopa da mesi, dopotutto è una notizia così normale.
E levati di bocca quello schifo quando parli con me, per favore."
Meccanicamente Shikamaru obbedì e spense la sigaretta su quel pavimento di pietra levigata che mai più nessuno avrebbe calpestato.
Sostenne lo sguardo incendiario di Ino per un tempo che gli parve incommensurabilmente lungo, ma non volle sforzarsi di rispondere.
Ino si morse le labbra con foga e parlò di nuovo, la voce troppo pacata per non essere artefatta:"Era... era solo una seccatura in più, lo credo bene. Io sono solo una seccatura per te, lo sono sempre stata, per questo è più facile scappar via con Temari, via da tutto quello che è più complesso di una partita a Shogi.
Temi ogni cosa che esula dalla tua comprensione, dunque perchè dire a Ino che ti sposi? Perchè? Non hai voglia di lei, delle sue domande, delle sue scenate... Tra qualche giorno e te ne andrai, penserà il tempo a sistemare il resto. Tu non concedi neanche il lusso di un'ultima parola."
"No, non è
questo" si oppose Shikamaru, un barlume di fermezza negli occhi scuri come l'ebano.
"E allora cos'è? Avanti, parla, sono qui" lo esortò Ino sarcastica.

"E' che," ammise cautamente Shikamaru, "che se te l'avessi detto, non sarei più riuscito a sposarla."

 

Una scarica elettrica attraversò il corpo di Ino, che per un istante credette di essere morta.
Ma le sue ciglia batterono una, due, tre volte; la sua cassa toracica si rilassò e contrasse una, due, tre volte al ritmo sempre uguale del respiro; dunque era viva, tutto andava bene.
Ebbe voglia di scagliargli contro il tavolino impolverato, perciò rimanere ferma le costò uno sforzo tremendo, quasi inumano.
"...Cosa stai dicendo?" chiese, la voce pericolosamente fievole.
Shikamaru forzò un ghigno che sapeva di caffè amaro:"Quello che da sempre rifiuti di vedere, da codarda quale sei."
"Sei TU in codardo, io-"
"Tu esci con Sai da quasi un anno. E c'è stato bisogno di Choji perchè io lo sapessi, dato che tu, oh tu non hai mai pensato di dirmelo."
Ino fu costretta, suo malgrado, al silenzio, le gote in fiamme e gli occhi in cui brillava una collera lucida.
"Tu dici che io scappo, Ino, e forse hai ragione: ma tu, tu ti ostini a restare sempre uguale e sempre la stessa, tu non accetti di cambiare e ti opponi con tutte le tue forze quando accade, tu non vuoi crescere né mutare e pretendi che tutto ciò che è intorno a te resti immobile!"
Ino lo guardò con occhi come lampi:"Tu non c'eri, Shikamaru."
Il ragazzo allora rise, quasi latrò selvaggiamente a quell'affermazione:"Certo, come no. Tu invece dov'eri quando Sakura si batteva per proteggere Sasuke e Naruto? Dov'eri quando Choji si è quasi fatto ammazzare per riportare indietro quel fottuto Sasuke Uchiha, dov'eri quando i migliori Genin di Konoha si sono ridotti in fin di vita per recuperare il bel faccino che voi ragazze amavate tanto, dov'eri quando Asuma ha gridato in un modo da far gelare il sangue nelle vene, dov'eri quando l'ho vendicato e ho deciso che questa vita faceva davvero schifo?!?
Dov'eri, eh Ino, dove cazzo eri??!"
Adesso era a un passo da lei, le aveva gridato tutte quelle accuse sul viso. La Yamanaka, vinta, aveva abbassato il capo seppellendolo nel petto e, le mani pallide strette sulle ginocchia, fissava in silenzio la piega stazzonata dei pantaloni di Shikamaru.
Sempre il solito svogliato.
Non cambierà mai.
Ma appunto per questo io...

 

Ino alzò il capo, giusto per vedere la porta sbattere e l'impressione fugace di Shikamaru che andava via, via.
(...Via?)

 

 

 

 

 

 

Esodo

 

(Shikamaru si era allontanato di qualche metro quando il Narcissist Café, semplicemente, era esploso in una colonna vibrante di fuoco rosso)

 

 

Ma Ino, non appena si accorse che lui se n'era andato, non riuscì più a trattenere le lacrime che tutte insieme premevano contro i suoi occhi.
Crollò la testa sul tavolino e nascose il capo fra le braccia, scossa dai singulti affannosi che le rompevano il respiro.
"Non puoi andare, tu... tu non puoi andartene, non hai ancora capito che io..." Scosse la testa sul legno freddo e sentì le lacrime impastarsi con la polvere:"Non ero innamorata di Sai, ma lui poteva andar bene se così non avrei avuto..." cantilenò querula con un filo roco di voce. Come doveva sembrare brutta in quel momento, una brutta, patetica donna che piange. Si sarebbe detestata se avesse potuto vedersi, ma le sue lacrime continuavano a cadere una dopo l'altra, non le concedevano tregua.
Gridò al niente, le unghie conficcate nel palmo e una smorfia animale di dolore sul viso:"Io non dovevo volere TE, era assurdo, privo di senso, folle! Non si è mai sentita un'eresia del genere, non c'è cosa più sbagliata che noi due!
E invece volevo proprio te, solo te, ogni minuto, ogni secondo, ti correvo incontro credendo di scappare..." lo ripeteva ancora, con la stessa voce acuta di bambina allucinata, mentre sentiva il cuore implodere nel petto e il sangue impazzire nelle vene, letteralmente impazzire.
"Non te l'ho mai detto, è vero" sussurrò piano, quasi temesse di svegliare qualcuno, "Ma adesso l'ho fatto, adesso sono qui, perciò non puoi andartene, ti prego, te lo ripeterò ogni giorno della mia vita fino alla nausea, 'Ti amo, Shikamaru', e ti ci abituerai talmente tanto che non potrai pensare a un risveglio senza queste parole..."

Silenzio. C'era solo il rumore del suo respiro a risponderle, con una puntuale precisione monotona.
E' troppo tardi, troppo tardi. Non è più qui.

 

Il tocco leggero sulla spalla la fece sussultare.
E in un attimo, un solo battito di ciglia, Ino fu tra le braccia di Shikamaru mentre sconnessamente chiedeva perdono.

Ma, suo malgrado, percepì qualcosa di insolito in lui. Sentiva freddo, Ino, e la consistenza impalpabile dell'aria: soprattutto, le narici cercavano l'odore acre del fumo e non lo trovavano. Si irrigidì.
Lui se ne accorse, perchè lasciò che la ragazza arretrasse molto lentamente, prima di parlare piano, la voce tranquilla e pacata di chi spiega un teorema difficile a un bambino:"Ino, non sono Shikamaru."
(...E il mondo crolla)
"Tu vuoi vedermi così, dunque ho assunto questo aspetto. Ma il mio nome è Thanatos, eh" Shikamaru abbozzò il sorrisino incolore che di solito Sai si stampava sul viso; Ino rimase inerte come un pezzo di ghiaccio, gli occhi sbarrati, eppure Thanatos proseguì senza scomporsi:"Questo locale è appena saltato in aria. Non chiedermi il perchè, guarda, non me lo dicono mai.
Solo che tu non sei morta, non tecnicamente almeno: pare che tu abbia più fortuna di quanto credi."
Ino a poco a poco riuscì a percepire una luce sinistra in quel sorriso, un baratro infinito negli occhi neri, la sensazione sfumata della pelle. Era come trovarsi di fronte a un ricordo triste di Shikamaru, una fotografia scolorita dalla pioggia.
Perciò, disorientata, schiuse appena le labbra:"...Eh?"
"Vuoi andartene o preferisci restare? Non hai molto tempo per decidere, sai, lassù potrebbero anche spazientirsi."
Ino non rispose.
"Non mi sembravi molto felice poco fa, sicchè, se decidessi di venire con me, smetteresti di piangere per questo tizio come facevi prima. Basta che tu mi segua e ce ne andremo" con uno sbadiglio, Shikamaru -che non era quello vero- indicò la porta del locale.
"...Morirò?" fece Ino, la voce infantile e titubante.
Shikamaru -che non era Shikamaru- sospirò:"Beh, il termine tecnico è quello. Ma non sentirai alcun dolore, si tratta soltanto di passare attraverso una porta."
Ino tacque; riflettè in silenzio per un interminabile minuto, i grandi occhi spalancati e nessun respiro a danzarle nel petto. Poi parlò piano, la voce ridotta a un sussurro:"Se," chiese:"Se torno indietro, allora Shikamaru sarà di nuovo con me?" Non riuscì a nascondere la lieve nota di supplica che si struggeva in quelle parole.
Il finto Shikamaru scrollò le spalle, ovviamente incurante, e si schiarì la gola:"Sarà come prima.
Ino, questo posto è esploso, sarai ferita gravemente, soffrirai. E' vero che lassù si sono sbagliati, ma comunque di poco.
Se questo tizio starà con te o no dovrà deciderlo, non ti pare? Non dipende affatto da me o da chiunque altro non sia voi due."
Ino annuì molto lentamente. "Ho capito," disse.
E tese la mano verso Shikamaru -sempre più leggero ed evanescente di quello reale- e seguì docilmente i suoi passi.
La porta, quella l'attraversò da sola, in silenzio.

 

 





Ma, inaspettatamente, aprì gli occhi e vide luce, luce
e il viso di Shikamaru, quello vero però.

 

 

 

Non ti lascio andare via. Non ti lascio andare via. Non ti lascio andare via mai più.

 

 

 

 

 

Fin    

 




 

 

Glossario
Shitenshin:
la Tecnica del Capovolgimento Spirituale della nostra Ino-chan.
Fu:
pedina.
Osho:
Re Bianco. Shikamaru ovviamente gioca coi Bianchi, e Ino coi Neri :).
Thanatos: La Morte, signori miei.

 

 

 

Arwen5786: La tua recensione mi ha fatto davvero molto, molto piacere *O*! Credimi, vedere che mi segui e recensisci le mie storie mi fa andare in brodo di giuggiole, io ricordo la tua "Liebe...?" che mi ha tolto il fiato, e non vedo l'ora che tu ti lanci nell'impresa di un'altra SasuSaku u.u (messaggio subliminale XD!).
A parte questo, hai scritto un'analisi attenta e corretta di Sasori, Kurenai e Deidara, hai colto perfettamente qual era il senso della faccenda. Temevo che il parallelismo con la madre di Sasori non si capisse ç_ç in fondo non sappiamo nemmeno come si chiami e l'abbiamo vista viva solo in una puntata, per il resto è una marionetta.
Ma... Un'intera raccolta NejiHina O_O?! Argh! Ma io muoio ç_ç! Mi son fatta venire un esaurimento per quella sola one-shot, davvero, avevo paurissima che venisse male ._. e poi tutta la faccenda dell'incesto... eh... me un po' moralista in questo caso. Ma soprattutto, ho una piccola vena NaruHina che in fin dei conti mi dispiace soffocare. Una raccolta no quindi, però non è escluso che, ispirazione permettendo, rifaccia qualche incursione nel NejiHina (è tutto merito -o colpa XD?- della Kaho u.u).
Tra l'altro, immagino tu non abbia letto questa storia XDDD quindi perdonami, ma purtroppo da questo lato siamo inconciliabili ç_ç!
SPOILER E vedo che tra l'altro il 402 ha commosso anche te... Io sono stata male tutta la sera, guarda. Non so davvero più che pensare né di Itachi di Sasuke, e soprattutto quest'ultimo ormai non ha più vie d'uscita. Io speravo che facesse la scelta giusta, che capisse che così facendo sta buttando al vento tutto ciò per cui Itachi ha vissuto e invece... invece. Che amarezza, cara Arw -o cara Cami?-, che amarezza ç_ç! Piangiamo insieme! FINE SPOILER
Helen Lance: Anch'io vedo bene le crack ItaKure (misà che tutte e due abbiamo letto la stessa storia di Chiara/Artemisia XD!), però questa volta ho voluto lanciare a Kaho_chan una sfida che fosse crack al 100%, pescando a caso due personaggi che non si sono mai neanche parlati. E così, Sasori e Kurenai XD!
Sono contenta che ti sia piaciuta; la scelta della seconda persona mi è abbastanza congeniale, ti dirò, molto più della prima e della terza, però tante volte non sono sicura di gestirla bene e sapere che ci sono riuscita mi rende davvero felice *.* e grazie per gli apprezzamenti ai personaggi (sono IC, menomale! Avevo il dubbio fino alla fine!), il rapporto fra Sasori e Deidara è penso uno dei più divertenti e piacevoli da leggere di tutto il manga, sinceramente mi è quasi venuto naturale scriverlo. E mi fa piacere che quel "Parla." finale ti piaccia, in fondo si è come scritto da solo :) l'unico cedimento di Sasori non poteva che essere misurato, quasi impercettibile.
Tra l'altro, grazie per aver recensito "Remedios la bella". E, sì, quel libro è un'allucinazione, hai proprio ragione :).
E per quanto riguarda i ritardi, tranquilla^^! L'importante è sapere che mi leggi, cosa che mi fa alquanto piacere, credimi!
Kokky: Io non ti ho ancora ringraziato a dovere, Koks, per la recensione lunghissima e analitica che tu hai scritto a "Remedios la bella". Cioè, non era proprio analitica, era emozionata, era scritta "di pancia" come direbbe il mio insegnante di teatro, e per questo io ti ringrazio moltissimo, leggerla e rileggerla fa un piacere immenso, dà davvero la forza di scrivere qualcosa e di tentare di migliorarsi sempre di più ogni volta, perchè a ogni riga della mia storia tu hai trovato un emozione e questo mi fa brillare gli occhi dalla gioia *O*!
Poi poi, vediamo. Allur, la questione NejiHina. Beh, per esser carini son carini, è vero, però l'incesto in effetti mi crea qualche problema. Sono cugini legalmente, ma sono figli di padri gemelli omozigoti, dunque biologicamente sono quasi fratellastri -e non è perchè sia reato, è proprio che non riesco a concepire una passione all'interno di una famiglia. Però, nel senso, se un pairing piace c'è poco da fare :) io non cambierò mai idea sul SasuSaku, neanche se Sasuke -come sta facendo ora >.<- si dimostrasse un emerito cretino o neanche se il SasuSaku diventasse semplicemente irrealizzabile^^!
Ma sono contenta che alla fine da qualche parte un senso nella SasoKure ci sia XD putroppo era una coppia davvero difficile, mi sono proprio andata a complicare la vita :)!
Muppello: Ti ringrazio del commento^^! PutroppoSasori il pairing erano semplici da trattare, quindi mi fa piacere che i miei sforzi siano andati a buon fine *O*!
StAkuro: Eh sì, "my fandom must die", lo ripeterò fino allo sfinimento é.è! So che verrò seppellita dalla mole di storie anche questa volta, sigh sigh, non c'è verso di resistere all'Ondata. Peggio degli Spartani di 300! Ma comunque... Qua la mano compagna SasuSaku *O*! Finalmente qualcuno con cui sproloquiare per ore sulla bellezza estrema di questo pairing *_*! Anche se Kishimoto ci distrugge lentamente speranza dopo speranza, noi non molleremo u.u perchè il SasuSaku conquisterà il mondo, prima o poi, dovessimo anche aspettare mille anni *O* (ma se si smuove prima, magari...)!
Comunque, veniamo alla fanfiction. Guarda, condivido il tuo stesso pensiero su Karin, perchè sinceramente Kishimoto l'ha dipinta come uno stereotipo che non fa per niente onore alle donne, dunque mi sono imposta di scrivere qualcosa che la riabiliti, diciamo. E hai ragione: il pensiero:"Ma che diavolo ci fa Karin in mezzo al Team Hebi?!?" viene spontaneo e naturale, in fin dei conti è venuto anche a me tentando di dipingerla come un essere umano e non come una Fangirl Pervertita di Sasuke. Sono felice che ti sia piaciuta :) Io sostengo le Karin Clever, non le Karin Bitch u.u basta ragazze che sembrano mostri affamati di sesso è! E' stata una caduta di stile pazzesca creare un personaggio così, senza un briciolo di spessore. Kishi-san mi ha deluso u.u e speriamo di leggere presto qualche bella storia su Karin, che le restituisca un briciolo di umanità!
Per la faccenda SuiKa... Beh, questo è un mero gusto personale, visto che li trovo assolutamente esilaranti insieme XXD e so che non saranno mai Canon, appunto perchè Suigetsu...ehm, hai detto tu. Solitamente le relazioni amore/odio non mi piacciono, ma con loro faccio un'eccezione. Sono così isterici, folli e sadici che li trovo fantastici. Scrivere una SuiKa seria sarà durissima, tra l'altro ç_ç!
Karin con Orochi-sama...?! Mah, guarda che anche Orociok gioca nell'altra squadra, per così dire XD! Poi, vabè, a me sembra totalmente incapace di provare alcunchè per un altro individuo, amenochè ovviamente non sia di sesso maschile (vedasi Sasuke e soprattutto Kimimaro), poi io sono affezionata alle OroAnko, ecco.
...Ma quando la scrivi una bella storia su Karin ;)?!?

 

...E, dulcis in fundo...

La Chaòs: ...Pesce d'Aprile! Anzi, Pesce di Giugno XXD!!!
Tesoro, lo so che da oggi in poi mi odierai d'un odio feroce, dato che ti ho detto apposta che non sarei riuscita a scriverti niente quando avevo tutto già bello pronto in attesa del 1 Giugno XXDDD Ma spero d'averti fatto una sorpresa che sia quantomeno piacevole e insperata.
La tentazione di farla finire male era fortissima, ma alla fine ha vinto la parte buona e cucciolosa di me stessa: mi son detta che ogni tanto ci vuole un cielo azzurro anche per Ino e Shikamaru, e per una volta poteva essere Temari quella che viene lasciata all'altare, non ti pare ;p?! Poi in qualche modo dovevo ricordarti che White is Beautiful, quindi non lasciare che questo mio appello cada nel vuoto ç_ç!
A parte gli scherzi, spero che quella cosa lassù ti sia piaciuta, come vedi è un po' Nonsense un po' Sovrannaturale, c'è del filosofico qua e là e dell'onirico un po' dovunque. C'è la divisione della tragedia greca (che personalmente amo) dato che il titolo "Scenes" ispirava una serie di atti teatrali.
Ci sono Shikamaru e Ino, perciò spero di averteli avvicinati un po' :) e spero che questo sia un bel regalo per i tuoi diciotto anni.
Anche perchè, alla fin fine, è solo un invito ad accogliere tutti i cambiamenti che verranno, uno dopo l'altro, trattenendo per te la parte migliore di ognuno di essi. E' così, dicono, che si cresce.
Dunque vivi splendidamente questi diciotto, che in fin dei conti sono solo un numero, troppo piccolo per descrivere una persona :).

Con tutta la stima e l'affetto,
Ele
 

 

 

 

  
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