A Letizia,
che non potrebbe portare un nome più adatto a lei.
Disclaimer: I
personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto, che ovviamente si prende tutti i diritti del
loro uso.
Prologo
Un po' discosto dalle altre case, appena dietro il
Grande Emporio delle spezie e di fianco ai campi incolti, dove il sentiero
comincia a declinare nel dolce acquitrino delle
risaie, là si trova un piccolo, raffinato e grazioso caffè
all'occidentale.
Vedrete la facciata immacolata nonostante gli anni di usura,
la porticina tonda a lato, le finestre come grandi vetrate e tende di velluto
scuro a intrappolare i raggi crudeli di luce; annuserete nell'aria il profumo
penetrante ed esotico delle spezie del Grande Emporio miscelarsi con l'aroma
del cioccolato e del liquore, ed esso vi attirerà come il miele con l'ape.
Entrate, coraggio, non abbiate timore: la penombra è
accogliente, familiare, i tavolini tondi color caffè
sono trés chic, le piccole
lampade nere che pendono dal soffitto vi sembreranno gocce di pioggia, vorrete
sedervi e ordinare una bevanda dal nome stravagante e sofisticato,
chiacchierare di facezie con qualche buon amico, portando di tanto in tanto al
naso il bocciolo immacolato di calla stillante d'acqua che riposa nell'elegante
vaso dipinto a motivo mitologico.
Ma aspettate un momento.
Non avete letto il nome del locale.
Non potrete ricordarlo se non lo leggete!
Cercatelo, cercatelo da ogni parte: sulla facciata,
sul bancone, sui fazzoletti di carta, sulle tazze d'elegante porcellana disposte
accuratamente in cucina, nelle stanze vuote sul retro, nei vicoli del
villaggio, nei volti della gente.
Forse allora qualcuno vi dirà, con la voce incurante di chi pensa a tutt'altro:"...Ah, lassù
c'era il vecchio Narcissist Café."
Così tornerete verso le ultime case del villaggio contenti e rincuorati,
tranquillizzati dalla vostra fortunosa scoperta; magari azzarderete a
fischiettare un motivetto brioso durante il cammino e i vostri passi avranno
l'andatura danzante dettata dalla soddisfazione.
A cuor leggero supererete l'angolo del Grande Emporio e...
...una spianata d'erba verde sorge al posto del
grazioso caffè all'occidentale.
Scenes from the Narcissist
Café
Parodo
Le bambine sedevano attorno al tavolino, composte
ed eleganti negli orecchini e negli scialli sottratti alle madri, e
nascondevano timorose i visetti paffuti nelle tazze di cioccolata fumante.
Seduta al centro, la ragazzina bionda spostava gli occhi vivaci ora sull'una ora sull'altra, le labbra atteggiate a un sorriso furbo
che lasciava pochi dubbi sui suoi pensieri.
"Yukio-chan?"
La bimba interpellata arrossì e mugolò un flebile:"Sasuke-kun."
"Nana-chan?"
Ancora rossore e occhi sfuggenti, e una vocina ancora più lieve:"...ke-kun."
"Kyoko-chan?"
"Sasuke-kun" annuì sicura la bambina, gli
occhi scintillanti.
"Rei-chan?"
"...Sasuke-kun, Ino-chan"
sorrise civettuola quest'ultima.
"Sakura-chan?"
La ragazzina che portava quel nome arrossì vistosamente;
azzardò qualche parola e il suo balbettio suscitò le risate sfrenate delle
altre piccole signorine, richiamate poi all'ordine da un cenno perentorio di
Ino. Sakura, rincuorata, sussurrò timida:"Io... io veramente non lo so ancora, Ino-chan."
Ino passò oltre:"Mayuko-chan?"
"Sasuke-kun" ammise riluttante quella.
Infine Ino si volse all'ultima bambina, quella che sedeva alla sua destra:"E tu, Nami-chan?"
La piccola si mordicchiò meditabonda un'unghia, e borbottò cauta:"Io ve lo
dico, però... voi non ridete, vero?"
Ino la tranquillizzò con un sorriso di miele:"Non preoccuparti, Nami-chan, nessuna riderà, amenochè qualcuna di voi non voglia farsi tagliare i
capelli come quella Hyuuga."
Un fremito di terrore passò tra le bambine, che tacquero di botto, spaventate.
Allora Nami si guardò alle spalle, circospetta, poi
si chinò in avanti e con sguardo da cospiratrice sibilò:"...Shikamaru Nara."
Le risate delle bambine scoppiarono irrefrenabili come fuochi d'artificio.
"Ecco, lo sapevo, lo sapevo che non dovevo
dirvelo!" piagnucolava affranta Nami.
"Shikamaru Nara! No, dico, Shi-ka-ma-ru Na-ra! Il secchione più antipatico e sfigato del mondo intero!"
"Non è affatto vero, Ino-chan, lui è molto
intelligente, ecco!" aveva replicato Nami punta
sul vivo, ignorata dalle altre bambine.
"Il Re degli Sfigati, Shikamaru
NARA!!! Nami-chan, ma come diavolo fa a piacerti un
tizio del genere?!?"
La bambina, già pronta a ribattere, col viso in fiamme, i pugni stretti e gli
occhi lucidi, aveva preso fiato. Ma in quel momento
dalle cucine era sbucata Madam Mei
con un vassoio di pasticcini profumati, invitanti e splendenti nel velo
cristallino di glassa, dunque proprio sul più bello rubò le parole di bocca
alla piccola Nami.
La figura minuta di Madam Mei,
donna eterna d'età indefinibile, si era avvicinata al tavolo col magico
contrappunto dei tacchi delle scarpe rosso fuoco e, il viso dipinto dei colori
del belletto e della cipria, aveva puntato gli occhi neri come spilli proprio
su Ino-chan:"Per te
zenzero e cannella, Principessina di Piuma," le aveva dunque sorriso, e
Qualcosa aveva tremato nel sangue di Ino. Era come un
dejà-vu: la sensazione che una parte di lei, chissà
quale e quanto importante, conoscesse già l'arcano nascosto dietro quel
nomignolo e quelle spezie era così forte da farle agrottare
pensosa le sopracciglia bionde, ma tuttavia non da farla intimidire. Non si
tirò indietro, Ino, e compì il suo destino con una lucidità invidiabile, forse
quasi stuzzicata dall'ironia dell'eterno gioco. Profetizzò se stessa e, in
parte inconsapevole, accettò quei doni e il battezzo
di Madam Mei.
Sotto lo sguardo sbalordito delle bambine, Ino
sgranocchiò serafica i biscotti allo zenzero e cannella.
Davvero deliziosi.
Non sapeva che, buttato su una collina poco
distante, Shikamaru Nara, testè
insignito del titolo di Re degli Sfigati, a testa in
su si perdeva nelle giravolte delle nuvole bianche e a loro dava lo stesso nome
dei pasticcini di Madam Mei:
plumes.
I Stasimo
Madam Mei passava meticolosamente lo straccio umido sul bancone,
gli occhi bistrati di kajal nero fissi
sul proprio lavoro. Li alzò appena, indifferente, e tornò a riabbassarli:"Non è qui" pronunciò netta.
Shikamaru, sicuro che l'intrico della penombra
l'avrebbe nascosto a sufficienza, spalancò la bocca per lo stupore, poi con un
moto stizzito del capo tornò in sé e, ormai deciso a mantenere quel briciolo di
dignità che ancora possedeva, scivolò fuori dal suo
nascondiglio vicino all'ingresso e si addentrò nella selva di tavolini
vuoti:"Non stavo cercando Ino" ci tenne a specificare.
Madam Mei, senza alzare gli
occhi dal bancone, si concesse un intimo sorrisino:"Me
l'hai detto tu stesso."
"Eh? E quando?"
"Proprio ora."
Shikamaru arrossì; questa volta ci mise un istante di
più per riacquistare il suo indistruttibile autocontrollo. Ma rispose,
supponente:"Lei cosa ne sa di chi sto
cercando?!"
"Ino non viene più molto spesso, come faceva una volta. Non più," Madam Mei
lo fissò dritto negli occhi, e Shikamaru si sentì
nudo di fronte a una giuria:"da quando ha voi."
"Non sto cercando Yamanaka Ino. In che lingua
glielo devo dire? In cinese?" sbuffò il ragazzino, stranamente a disagio.
"Oh" Madam Mei
parve d'improvviso prenderlo sul serio, "Allora cosa sei venuto a fare
qui?"
Shikamaru ebbe l'istinto di arretrare d'un passo,
soverchiato da quell'assalto, ma il suo amor proprio
lo spronò a reagire con orgoglio e con quel pizzico di strafottenza che ormai
lo contraddistingueva, perciò, con sguardo di sufficienza, replicò:"...Non è un bar, questo? Vorrei bere qualcosa."
Un guizzo vivace brillò negli occhi della locandiera, che posò lo straccio e si
volse tutt'orecchi verso l'insperato cliente:"E cosa desideri,
dunque?"
Shikamaru Nara aveva dodici anni, un Quoziente
Intellettivo superiore a duecento e un amore sfrenato per le sfide, soprattutto
per quelle perse in partenza.
"Un... un caffè!" proclamò imperioso,
ricordandosi che suo padre lo beveva spesso -ma
non alle due e quindici di un afoso pomeriggio estivo e non una miscela arabica
purissima, che Madam Mei
gli servì senza indugi.
Portò la tazzina alle labbra con solennità, bevve tutto d'un
fiato e, oltre a scottarsi la lingua e a sacramentare fra sé e sé, gli venne
un'impellente voglia di vomitare.
Pagò, uscì dal locale con passo leggermente incerto e, appena svoltato l'angolo
con il Grande Emporio, svuotò lo stomaco in una siepe di alloro.
Ma tre giorni dopo l'aroma poroso e forte del caffè torno a solleticargli prepotente la lingua e, dopo
una lunga discussione con la sua coscienza, decise così, proprio perchè casualmente
quel giorno non aveva nulla da fare, non certo perchè avesse un qualche
interesse, di salire su al Narcissist Cafè.
Madam Mei questa volta gli
servì una brodaglia color biscotto e, alla sua
espressione orripilata, spiegò:"Questa volta ho
aggiunto il latte. Provalo. Oppure hai paura di non essere abbastanza uomo per reggerlo?"
Shikamaru e il latte non andavano molto d'accordo: lo
trovava insipido, privo di qualsivoglia sapore e pesante da digerire,
nonostante sua madre lo obbligasse a berne almeno un bicchiere al giorno
"per il calcio", diceva.
Ma con il caffè, forse...
Con uno sguardo di sfida inghiottì la bevanda, lasciando che il tepore tiepido
gli sciogliesse i muscoli tesi e i pensieri.
Dalla sala da thé udiva lo scoppiettare vivace delle
risate di Ino, che sedeva a un tavolo con le solite
amiche -ma senza la piccola Sakura-chan-, e a Shikamaru quasi sembrò che quelle risate fresche avessero
colore e consistenza, calore e profumo come quel suo caffè.
"Questa volta ti piace?" fece Madam
Mei.
Shikamaru annuì distratto, gli occhi persi sul
fondo lattiginoso della tazzina.
"Diventerai un cliente abituale?"
"Se lo sogni."
"Dimenticavo che tu vieni qua solo per lei."
"Chi, io? Figurarsi" commentò incurante Shikamaru,
prima di lasciar cadere sul bancone le monete con cui pagare il caffelatte.
"Ah, Nara Shikamaru, tu hai bisogno di qualcosa
di bello per poter vivere, e lei ha bisogno di essere quel
bello per lo stesso motivo. Vi inseguite, e non lo
sapete."
Stoccata finale.
Shikamaru udì i passi di Madam
Mei scivolare verso le cucine e il fruscio del suo
grembiule inamidato sparire verso l'interno del locale. Rimase immobile al suo
posto accanto al bancone, l'espressione congelata sul viso: non trovava nulla
con cui ribattere.
Che diavolo voleva dire quella vecchia pazza agghindata da gran dama?! Parlava come se sapesse, e l'arroganza era
qualcosa che Shikamaru non riusciva a tollerare.
Immediatamente le parole della locandiera rientrarono, nella mente di Shikamaru, nella categoria "Incomprensibili", ovvero di tutte le cose che per istinto non voleva sforzarsi
di comprendere e dunque potevano diventare soltanto una selva di inutili e
snervanti seccature. Da cancellare, quindi.
Però, chissà perchè poi -di sicuro perchè quel giorno
non aveva proprio nulla da fare ed era molto stanco a causa degli allenamenti
mattutini con Asuma-sensei-, decise di tornare a casa
solo dopo che anche Ino, sempre accerchiata dal crocchio vociante delle amiche,
aveva lasciato il caffé.
Ovviamente, senza averlo salutato.
(Ovviamente.)
I Episodio
Era piuttosto tardi, sicuramente a casa
sua in quel momento l'avrebbero dato per disperso. O forse
no, visto che aveva espresso la chiara volontà di 'levarsi dai coglioni per il resto della sua vita',
ovvero per il lasso di tempo più grande concepibile da
una mente umana. Non aveva voglia degli strepiti isterici di sua madre e dei
sermoni comprensivi di suo padre, non aveva voglia di recriminazioni o di
pacche sulle spalle, non aveva voglia di guardarsi allo specchio e darsi del
deficiente; non aveva voglia di niente, assolutamente niente.
Solo un caffè col latte, magari. Forse quello sì. Nero e bollente, capace di stordire lo stomaco e rendere i nervi
docili come burro.
Ma al Narcissist Café non c'era nessuna Madam Mei, quel giorno, bensì Ino, che come un cane da guardia
vigilava sul deserto vagamente folkloristico del
locale. Forse nemmeno lei smaniava dalla voglia di tornare a casa.
"Come sta Cho?" fu la prima cosa che gli
disse, senza neppure lasciargli il tempo di richiudere la porta d'ingresso.
Si sentì stanco, Shikamaru, sfinito.
"...Come vuoi che stia. Sta come stava tre ore
fa, come stava 'sta mattina, come stava ieri e come stava l'altro ieri."
Un silenzio nervoso si tese fra loro, rotto poi dall'amara rettifica di Ino, la voce acuta e mortificata:"Volevo solo essere
gentile."
(Il peggio era che Shikamaru
lo sapeva.)
"Sì, hai ragione, ecco, guarda lascia perdere" tentennò quindi,
frustrato.
Altri minuti interminabili di silenzio. Ino che giocherellava coi fregi colorati delle posate, con gli ingredienti
ordinatamente disposti sulle mensole, con i buffi utensili per la lavorazione
del cioccolato artigianale.
Shikamaru preferiva tenere gli occhi chiusi, poggiare
la testa sul bancone e dimenticarla lì, come un oggetto senza importanza.
Ino decise di rompere il ghiaccio ad ogni costo:"Chissà
dove sarà la vecchia..."
"La pazza, dici? Bah. Tanto qui non viene mai nessuno. Asuma-sensei
dice che questo posto sembra una bettola per
scambisti."
"Ehi. Io ci vengo. E anche tu."
E anche questo, pensò Shikamaru, era un bel rompicapo.
Ino non conosceva le parole giuste per consolare un tipo così, che sembrava
riconoscere e ridicolizzare una dopo l'altra tutte le sue maschere, come lo
specchio derisorio che le metteva davanti nient'altro che la patetica se stessa
che era, la ragazzina che non piangeva mai, schiena dritta e capelli ben
pettinati, la bambina che abbelliva la realtà per illudersi d'essere qualcosa.
Non avrebbe mai saputo consolare Shikamaru, mai. Però una cosa, quella, sì, poteva farla.
Il ragazzino udì i passi di Ino avviarsi verso il
retro del locale, poi percepì il suono di numerosi cassetti che venivano aperti
e svuotati e infine qualche imprecazione soffocata.
Finalmente Ino riapparve e posò a un centimetro dal
suo viso una... Una scacchiera per lo Shogi.
Come diavolo facesse ad averla, la vecchia, era un
mistero.
"Tu non sai giocare" le ricordò, prima di lanciarle uno sguardo
vuoto.
E Ino sentì l'impulso animale di stampargli uno
schiaffo in viso, così forse avrebbe mostrato una qualunque reazione umana. E
Ino gridò, furente per nessun motivo, gli occhi sull'orlo del pianto:"Non ho mai saputo giocare al tuo gioco, Shikamaru, eppure non mi sono tirata indietro! Una
battaglia si combatte a prescindere, altrimenti non è degna di essere chiamata
tale!"
Shikamaru non rispose.
La categoria "Incomprensibili" si stava ingrandendo
sempre di più, pensava.
"...Che cavolo stai dicendo?" mormorò infine, disinteressato.
Ino si precipitò come una furia verso l'uscita, con uno strattone spalancò la
porta:" Vaffanculo, Shikamaru,
davvero, vaffanculo!"
E visto che neppure le offese sortivano alcun effetto, Ino disse la cosa
terribile, quella che mai e poi mai si dovrebbe pronunciare, quella detta con
il preciso scopo di ferire:"E' soltanto colpa tua se Choji
è ridotto in quel modo! Sei un inetto, un incapace, un eterno indeciso, ti sei
fatto battere da una donna, hai quasi fatto ammazzare i tuoi compagni e fai
talmente schifo che non riesci neanche a reggerti sulle tue stesse gambe...!"
E Ino singhiozzava -chissà perchè poi.
"Sei talmente amorfo e inconcludente che ti sei già stufato di te stesso,
a tredici anni sei già un vecchio decrepito, non riesci neppure a sopportarti da tanto sei noioso e apatico, e non hai capito niente,
niente, niente!" Ino sbraitava contro le luci lontane del villaggio e
continuava a singhiozzare -chissà perchè, poi.
E Shikamaru non riusciva ad
arrabbiarsi -chissà perchè, poi.
"Lo pensi sul serio?" sibilò infine.
Fu Ino questa volta a non rispondere: continuava a singhiozzare,
ininterrottamente.
Si volse infine verso di lui, gli occhi scintillanti e il viso paonazzo:"Non ho voglia di andare a casa, Shikamaru,
né di parlare o fare qualunque altra cosa. Voglio solo incazzarmi in santa pace, è possibile secondo
te?" storse il viso tentando di sorridere, senza un briciolo d'allegria.
Shikamaru sospirò, sconsolato.
Quella sarebbe stata una notte molto lunga.
"Allora, l'obbiettivo di ogni partita di Shogi è quello di catturare il re dell'avversario: ciò
significa che la tua concentrazione dev'essere
costantemente applicata a questo fine, mossa dopo mossa, e non devi mai perdere
di vista quest'obbiettivo..."
II Stasimo
Ino aveva poche certezze nella sua vita, ma, per
quanto esiguo fosse il loro numero, la fiducia che lei
riponeva in esse poteva considerarsi assoluta.
Ino non concepiva il mutamento nelle cose: dopotutto il sole sorgeva ogni
mattina allo stesso modo, dunque perchè la sua vita doveva essere diversa dal
ciclo eterno degli astri? Lo trovava inconcepibile.
Al primo posto quindi c'era suo padre e il rapporto sereno che si sforzava di
mantenere con lui: proposito molto più facile a dirsi
che a farsi dato il carattere testardo e permaloso degli Yamanaka.
Le litigate erano ordinaria amministrazione, sebbene spesso si protraessero per
giorni e giorni. Ino, poi, non aveva conosciuto sua
madre; era morta in missione, quando Ino era ancora troppo
piccola per ricordare.
E la geniale idea che aveva avuto era stato
rinfacciarlo a suo padre in un momento di rabbia.
(A cui era seguito il silenzio, silenzio
deluso per settimane intere).
Al secondo posto c'era stato l'essere sempre circondata da amiche.
La prima ad andarsene però era stata Sakura, seguita
poi a poco a poco da tutte le altre, un po' perchè molte non si erano diplomate
Genin e mal sopportavano che
una come
Al terzo posto veniva la sua Squadra.
Squadra verso cui soffriva un irritante complesso
d'inferiorità. Diamine, il suo piccolo mondo di cotte, pettegolezzi e
bei vestiti terminava negli occhi di Shikamaru, nella pazienza di Choji,
nella saggezza di Asuma-sensei. Quello lì era tutto
un altro mondo, da cui Ino si sentiva cronicamente tagliata fuori, nonostante
l'amicizia con Choji e Shikamaru.
Nonostante una settimana prima fosse piombata in casa Nara saltellando e avesse
abbracciato Shikamaru fin quasi a soffocarlo,
gridandogli che gli voleva un mondo di bene (tutto perchè era appena tornato
dalla sua prima missione coi Chuunin
del villaggio). Nonostante avesse imparato a cucinare
il maiale in agrodolce, solo ed escluisivamente
quello, perchè sapeva che era il piatto preferito di Choji
e così poteva invitare a cena lui e Shikamaru, quando
Inoichi Yamanaka si trovava
in missione.
Al quarto posto invece c'era Madam Mei.
Ino non ricordava neppure perchè da bambina si fosse avvicinata al Narcissist Café e avesse deciso
di farne la sua seconda casa, né perchè la presenza di Madam
Mei le fosse così congeniale.
Era, semplicemente, il segno dell'eterno nella vita di Ino,
una cosa che c'era da sempre e sempre ci sarebbe stata.
Madam Mei le aveva insegnato la dignità, l'amore per se stessa, la scaltrezza.
Una donna è tale in qualunque situazione era un suo adagio, che Ino
aveva scrupolosamente adottato.
Però s'era stupita quando i tarocchi di Madam Mei le avevano rivelato
qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
L'Appeso.
Gli occhi di Madam Mei erano più scuri del carbone e quasi privi
di luce. La donna stava china sul tavolino, le carte che guizzavano come lingue
di fiamme tra le sue mani e le labbra strette dalla concentrazione, ma la
combinazione era sempre e soltanto quella.
L'Appeso.
L'Appeso.
Al terzo tentativo, la locandiera si arrese all'evidenza.
"Cosa significa, Madam Mei?" chiese Ino, gli occhi asciutti, sebbene sapesse
già tutto.
La donna fece un breve sospiro, riordinò le carte rimaste e tornò al bancone:"Che le cose cambieranno, Ino-chan."
Ino, dura, non battè ciglio:"Le cose non
cambiano mai, Madam. Sono sempre le stesse, per tutta
la vita, sempre"
Non capiva come mai quest'attacco
improvviso arrivasse proprio da lei, dal suo quarto e ultimo punto fermo. Non
lo accettava, Ino, era come una pugnalata alle spalle, che arrivava oltretutto
nel momento più inaspettato, quando si trovava indifesa.
"Mh. Puoi credere a quello che vuoi,
Principessina di Piuma, a quello che ti fa più comodo" ribattè
sarcastica la donna.
"Le cose non cambiano mai. Sono sempre le stesse, giorno
dopo giorno" ripetè incrollabile Ino,
ignorandola.
"Sempre le stesse. Non cambieranno
mai."
"Le cose non possono cambiare."
Ino, sempre più convinta, guardava fisso davanti a sé, la
mascelle serrate e l'alterigia di una regina, poichè
la sua era un'aperta sfida: all'Appeso, alla Morte, al Bagatto.
II Episodio
I pugni al cielo e la gola spiegata, Ino era balzata in piedi:"VITTORIA! Ino Yamanaka
è la numero uno anche allo Shogi! Evvai!!!"
Shikamaru aveva guardato il soffitto, poi si era
massaggiato meditabondo le mascelle e in infine si era lasciato sfuggire
un'esasperata esclamazione di fastidio:"Che seccatura!"
"La verità è che ti brucia, genietto dei miei
stivali, non è così?!? Per la seconda volta battuto,
ma che dico, stracciato da una donna! Ti brucia! Ti brucia! Ti
brucia!" canterellava euforica Ino.
Shikamaru non l'ascoltava già più, lo sguardo fisso
sulla scacchiera.
"Pe-ni-tenza! Pe-ni-tenza! Pe-ni-tenza! Vediamo, cosa potrei farmi
offrire? La cosa più costosa di tutte, certo! Madam, Madam Mei!" chiamò.
Shikamaru osservava le pedine, assorto. Pensava.
"Madam, due tazze di
cioccolata al Grand Marnier.
Mi raccomando i biscotti allo zenzero e cannella e... Oh, lo so che non siamo
ancora maggiorenni, ma suvvia, Madam, bisogna
festeggiare! E' la prima volta che vinco allo Shogi
contro Shikamaru!!!"
Shikamaru, dal canto suo, non obiettò alcunchè, ormai lontano anni luce dal Narcissist
Café.
Shikamaru non trovava il mondo un luogo granchè esaltante, anzi, il più delle volte era piuttosto
ordinario, governato dal desolante binomio di azione-reazione.
Però c'erano alcune cose che, doveva ammetterlo, erano
particolarmente belle, perciò degne della sua attenzione.
Le nuvole, ad esempio. Andavano così veloci che spesso Shikamaru
non riusciva ad afferrarle neanche col pensiero e poi erano così... buffe,
belle. Cambiavano continuamente, non annoiavano mai, e la cosa migliore era
sapere che, dovunque fosse andato, sarebbe bastato guardare verso l'alto e le avrebbe trovate lassù, al solito posto. Erano belle ed erano
irraggiungibili, erano i sogni che il pigro Shikamaru
non avrebbe mai avuto né la forza nè il coraggio di
inseguire. Gli bastava, in un certo senso, poterle guardare.
Ma da qualche tempo, ecco, il suo cielo era cambiato.
Il vento soffiava più forte nelle orecchie di Shikamaru
e ogni volta era più difficile rimanere fermo, raccontarsi le solite sciocchezze
su una vita tranquilla e monotona al villaggio, invecchiare accanto a una donna né bella nè brutta
-ancora da trovare, tra l'altro-, giocare a Shogi
fino a tarda notte e giorno per giorno fare le stesse identiche cose fino alla
tomba.
Non è da me impegnarmi più del dovuto. Non è da me desiderare qualcosa di
diverso.
Io non sono così. Io non sono qui, Shikamaru.
Lo distrasse il tramestio di Ino che tornava a
sedersi, la malizia raggiante che ancora non abbandonava il suo viso.
"Non ci credo, ho vinto contro di te! Contro di
TE, capisci?!?" trillò, battendo le mani. Shikamaru lo trovò quasi intollerabile.
"La fortuna del principiante" rispose, sprezzante.
"Certo, come no. Sono solo due anni che
mi hai insegnato a giocare a Shogi" replicò con
una spallucciata Ino.
"I veri maestri hanno imparato a giocare nella culla" le fece notare Shikamaru.
"Oh, ma crepa, sei un dannato
guastafeste!!!" Ino gli fece la linguaccia, "Questo dev'essere senz'altro un segno di buon'augurio
per l'Esame di domani!"
"Esame che dovresti preparare, appunto."
"Vecchio, vecchietto barbogio. Sono o non sono semplicemente
"Ti ricordo che il qui presente vecchio barbogio, unico del suo anno, li
ha passati al primo turno, gli Esami di Selezione dei Chuunin.
E adesso è un Esaminatore."
Ino sorrise angelica, dopodichè si allungò verso di lui e gli stampò un bacio
che, forse per caso o forse no, si fermò sull'angolo delle labbra del ragazzo:"Appunto per questo so che lo passerò, Shika."
Poi si risedette al suo posto, il sorriso capace di entrare
nel cuore tanto era luminoso.
Shikamaru brontolò qualcosa d'indistinto, poi roteò
gli occhi e seppe di avere le orecchie color rosso carminio:"Che
seccatura! Mi spieghi dove vuoi andare a parare?"
La risata argentina di Ino si frantumò in una vena di
tenerezza:"Ma sei proprio un'idiota, io l'ho detto. E
non capisci niente, niente! La fiducia, Shikamaru, la
fiducia: di chi diavolo vuoi che mi fidi a questo mondo, maledizione?! Niente, non capisci niente. Non capisci che è a te che
affido il mio corpo nel Shitenshin,
non capisci che ogni volta guardo te prima di attaccare, non capisci che so che
l'Esame andrà bene perchè non può succedermi nulla se sono con te?
E adesso non montarti la testa, stronzo"
concluse, regalandogli una teatrale smorfia disgustata.
Shikamaru sbuffò ancor più sonoramente. Però era
sicuro che, scarogna di tutte le scarogne, la piega delle labbra stava correndo sempre più in su, verso il sorriso, e non
poteva fare nulla per evitarlo. Che
seccatura!
Il vento poteva fermarsi, forse, se qualche volta Ino era con lui. Bastava
poco, davvero molto poco, ed Ino era pur sempre qualcosa.
Allora si accorse di essersi di nuovo soffermato a fissare i pezzi immobili
sulla scacchiera.
D'improvviso un dettaglio che prima non aveva considerato gli balzò lampante
davanti agli occhi, eloquente come un libro stampato, così macroscopico
da passare paradossalmente inosservato, almeno fino a poco prima.
"Ino."
"...Mh?"
"E' un Fu*, quello."
"Eh? Ma che dici?"
"E' un Fu, una pedina, non il mio Osho*."
"COSA?!?"
"Non vedi? Guarda l'ideogramma. Ti sei confusa coi
caratteri katakana."
"..."
"E' piuttosto frequente, sai, succede anche ai migliori. Una svista e puf: un errore madornale pregiudica tutta la
partita."
"..."
"Non hai ancora vinto contro di me, Ino. E il Grand Marnier questa volta lo
offri tu, del resto hai voluto decidere per forza la penitenza...
Allora? Riprendiamo a giocare?"
"Shikamaru?"
"Sì?"
"Sei uno stronzo."
"Anch'io ti voglio bene, Ino."
III Stasimo
L'insegna era stata staccata quasi del tutto: soltanto un alone appena
più scuro s'intravedeva là dove una volta si strotolavano
i corsivi eleganti e un po' pretenziosi della parola "Narcissist".
Sakura spinse la porta d'ingresso ed entrò; non udì
il familiare tintinnio del sonaglio appeso allo stipite, segno che anche questo
doveva essere stato tolto e gettato chissà dove.
La confortante penombra del locale era stata sostituita dalla luce elettrica
delle lampade al neon, e una delle due sale era già stata svuotata, ripulita e
riverniciata, cosicchè non recasse
traccia del passaggio del Narcissist Café.
Sakura raggiunse il bancone in silenzio, gli occhi
che vagavano alla ricerca delle ombre di vecchi ricordi, ed era quasi sicura di
scorgere a ogni passo il baluginio
della coda bionda di Ino, le risate delle ragazzine, il profumo di cioccolata
appena preparata e quello dei fiori freschi nei vasi, ma non sentiva alcun
odore, se non quello soffocante della polvere accompagnato dalla nota
plastificata della vernice appena stesa.
(Se ne sta andando via tutto quanto, Sakura).
Bussò appena con due nocche sul bancone, per richiamare l'attenzione della
proprietaria. Madam Mei si
fece attendere e, quando fece capolino dalle cucine, le puntò in viso due neri
occhi diffidenti:"Buonasera", salutò.
Sakura chinò appena il capo, le mani strette al
bancone, e ricambiò cortese il saluto.
"Sono venuta a dirle che è tutta colpa sua"
aggiunse poi, qualche istante dopo. Madam Mei si avvicinò al bancone, i passi felpati e il viso
imperturbabile di una statua. Non disse una parola e Sakura
interpretò il suo silenzio come un invito a proseguire:"Per
Ino, dico. E' tutta colpa sua."
Madam Mei replicò con un buffo suono derisorio della gola, come se si
sforzasse di trattenere le risate. Sakura si
spazientì e la linea della sua mascella si fece dura d'acciaio:"Non rida di me. Sa benissimo che è soltanto colpa sua
se le cose sono andate in questo modo. E' lei, lei sola la causa di tutto.
E adesso, adesso che il danno è stato fatto, lei
scappa con le sue cioccolate e i suoi tarocchi. Si vergogni" la voce di Sakura era andata man mano incrinandosi fino a divenire acuta.
Madam Mei rise, con quella
risata bassa e roca, una risata scura come la sua pelle bruciata dal sole.
"Non rida di me!!!" sibilò Sakura fra i denti, la mano stretta a pugno sul bancone,
"Non capisce? E' stata lei a creare Ino, lei. Di lei si fidava ciecamente,
da lei ha imparato a truccarsi, a indossare vestiti
eleganti, a comportarsi come una divetta da due
soldi. E' stata lei a fare di Ino ciò che è adesso, è
stata lei a... a rovinare ogni cosa!!!"
Allora Madam Mei decise di
risponderle, e quando parlò lo fece con un filo di voce morbido come zucchero
fuso. Con una mano carezzò l'unica lacrima che correva lungo la guancia di Sakura, poi le rispose:"Tu
cerchi un responsabile, Campo di Fiori, e non ti chiedi se non stia in voi
stesse."
Sakura tacque, il respiro quasi impercettibile e gli
occhi cristallizzati nell'amarezza della sorpresa.
Madam Mei proseguì:"Non esiste colpa, Campo di Fiori, esistono scelte,
quelle che tu non accetterai mai, perchè vorrebbe dire che loro non
hanno più bisogno di te. Ma tu vuoi che abbiano
bisogno di te, quanto tu hai bisogno di loro: è la maledizione di Solveig, che per anni e anni ha aspettato Peer Gynt, che tornò da lei solo
in punto di morte. Ma quegli anni, quegli anni
splendidi che lei ha consumato nell'attesa, non le sono parsi una gran cosa,
sai? Sono sbiaditi in un colpo non appena lei l'ha rivisto... e lì ha saputo,
Campo di Fiori, ha saputo che anche una vita come la
sua, sì, ache una vita del genere valeva qualcosa,
che aveva vissuto solo per rivedere il viso di Peer Gynt dopo un'intera esistenza trascorsa senza di lui, e le è
bastato, capisci? Quell'istante di pura gioia
celestiale l'ha salvata, le ha consegnato la
redenzione.
Ma tu cosa farai, Campo di Fiori, continuerai a cercare?"
"Sì" rispose Sakura, la voce fredda e
incolore:"Finchè avrò
vita. Non mi arrenderò mai. Continuerò a cercare ciò che ho perso."
"E se tu non dovessi trovarlo?"
"La bellezza di una ricerca sta appunto in questo."
"Sei libera di vivere come preferisci, Campo di Fiori."
Il viso di Sakura fu d'improvviso animato da un
impeto di sdegno:"La finisca di chiamarmi così, ho un nome, io. La finisca
di appestare le nostre vite. Se ne vada, sparisca e non torni
mai più, lei ha rovinato Ino e ogni cosa" la sua voce tuonava di nuovo,
adesso.
Madam Mei non le prestò
attenzione e dalla tasca del grembiule frusciarono come foglie nel vento tre
Arcani Maggiori. Sakura se li ritrovò davanti agli
occhi.
"L'Appeso.
Non vedi? Non vedi niente? Guarda l'Appeso e vedrai un maestro ucciso da un
criminale, vedrai la straziante agonia che l'ha sbalzato fra cielo e terra,
vedrai il grido del corpo offeso e straziato, vedrai l'istante eterno del
lamento.
Poi viene
Ma il Bagatto, il Bagatto? L'alchimista svogliato, il genio
che cerca la pietra filosofale o la quadratura del cerchio, il piccolo mago
ragazzino, il segno del mutamento nella vita umana.
Ancora non capisci? Ancora non hai capito cosa significano? Sono lo Stallo,
"Silenzio" il tono di Sakura
era arido, così come i suoi occhi:"L'ho capito. Crede che sia così stupida
da non arrivarci?!"
"Credo che ti serva trovare un colpevole, Campo di Fiori, anche quando non
c'è."
Sakura una volta aveva visto di sfuggita Hidan, il criminale che aveva ucciso Asuma
Sarutobi, ma in quel momento lo rivide sogghignare
macabro nell'illustrazione della carta, gli occhi freddi e immortali, l'ascia
tra le dita e il sorriso asimmetrico di spregio che prefigura
Hida
Madam Mei, tutto d'un
tratto, divenne seria e incolore:"Ino-chan lo sapeva. Sapeva che sarebbe stata questione di
tempo, niente più, e l'Appeso si sarebbe mutato in
Morte, per poi essere vendicato dal Bagatto.
La frana era sospesa sul suo capo, ma non ha voluto spostarsi di un solo millimetro
per evitarla."
Sakura, frustrata, diede un sonoro pugno sul bancone:"Per questo, dannazione, la colpa è solo sua! Lei
gliel'ha rivelato! Lei gli ha detto che Asuma sarebbe stato ucciso e che si sarebbe innamorata di Shikamaru, lei gliel'ha detto e l'ha condannata a vivere
questa storia riga per riga, fino alla fine!"
Lo sguardo di Madam Mei
divenne ancora più opaco:"E' stata Ino a voler sfidare la sorte. E' stata
lei a scegliere l'ostinazione, Campo di Fiori. Non voleva che le cose
cambiassero e invece grazie ai suoi sforzi è cambiato
tutto, irrimediabilmente."
Sakura ammutolì, il viso congelato dallo stupore e un
grumo di pianto che le premeva la gola; con un sussurro fioco
protestò:"Non è vero, non è così, lei è-"
"Ino-chan ha fatto esattamente ciò che non
voleva fare.
Ricomincerete a vivere, certo, ma non adesso: resta ancora l'Ultimo Atto, Campo
di Fiori..."
Il sorriso dolcissimo di Madam Mei
si allargava pian piano e aveva qualcosa di enigmatico
e profondamente agghiacciante insieme, come probabilmente doveva essere il
sorriso disumano di Atropo, colei che con un colpo di forbice recide il filo
della vita...
III Episodio
La prima volta che aveva messo piede lì dentro era stato colpito dalla penombra, dal profumo dolce
di cioccolata, dai piccoli tavolini rotondi e dalla grazia leziosa dello stile
occidentale che traspariva a ogni angolo.
Quei tavolini non c'erano più, ne rimanevano giusto un paio così usurati che
non era valsa la pena portarli via, e si poteva disegnare con le dita sulla
loro superficie grigia di polvere. Qualche vecchia sedia, l'antico bancone
scheggiato e rovinato: era tutto ciò che rimaneva.
"...Quando pensavi di dirmelo?" gli abbaiò contro Ino, squadrandolo con astio, prima di lasciarsi cadere su una vecchia seggiola
impolverata, il mento proteso a mo' di sfida e le sopracciglia che disegnavano
un arco.
"Allora?! Sto aspettando una risposta, genio. Quando
pensavi di dirmelo? Domani, forse? Capisco. Anzi no,
avresti aspettato il giorno del matrimonio, certo, così da lasciarmi la bella
sorpresa per ultima. Fottuto
bastardo," digrignò i denti, carica di disprezzo.
"Non me l'avresti neanche detto, non è vero? In
fondo che importa dirlo a me, cosa devi a me, solo anni di amicizia e infinite parate di culo
in missione, non merito certo di sapere che Shikamaru
Nara si sposa con Temari del Deserto, con cui
evidentemente scopa da mesi, dopotutto è una notizia così normale.
E levati di bocca quello schifo quando parli con me,
per favore."
Meccanicamente Shikamaru obbedì e spense la sigaretta
su quel pavimento di pietra levigata che mai più nessuno avrebbe calpestato.
Sostenne lo sguardo incendiario di Ino per un tempo
che gli parve incommensurabilmente lungo, ma non volle sforzarsi di rispondere.
Ino si morse le labbra con foga e parlò di nuovo, la voce troppo pacata per non essere artefatta:"Era... era solo una
seccatura in più, lo credo bene. Io sono solo una seccatura per te, lo sono
sempre stata, per questo è più facile scappar via con Temari,
via da tutto quello che è più complesso di una partita a Shogi.
Temi ogni cosa che esula dalla tua comprensione, dunque perchè dire a Ino che ti sposi? Perchè? Non hai voglia di lei, delle sue
domande, delle sue scenate... Tra qualche giorno e te ne andrai,
penserà il tempo a sistemare il resto. Tu non concedi neanche
il lusso di un'ultima parola."
"No, non è questo" si oppose Shikamaru,
un barlume di fermezza negli occhi scuri come l'ebano.
"E allora cos'è? Avanti, parla, sono qui" lo
esortò Ino sarcastica.
"E' che,"
ammise cautamente Shikamaru, "che se te l'avessi
detto, non sarei più riuscito a sposarla."
Una scarica elettrica attraversò il corpo di Ino, che per un istante credette
di essere morta.
Ma le sue ciglia batterono una, due, tre volte; la sua
cassa toracica si rilassò e contrasse una, due, tre volte al ritmo sempre
uguale del respiro; dunque era viva, tutto andava bene.
Ebbe voglia di scagliargli contro il tavolino impolverato, perciò rimanere
ferma le costò uno sforzo tremendo, quasi inumano.
"...Cosa stai dicendo?" chiese, la
voce pericolosamente fievole.
Shikamaru forzò un ghigno che sapeva di caffè amaro:"Quello che da
sempre rifiuti di vedere, da codarda quale sei."
"Sei TU in codardo, io-"
"Tu esci con Sai da quasi un anno. E c'è stato bisogno di Choji perchè io lo sapessi, dato che tu, oh tu non hai mai
pensato di dirmelo."
Ino fu costretta, suo malgrado, al silenzio, le gote
in fiamme e gli occhi in cui brillava una collera lucida.
"Tu dici che io scappo, Ino, e forse hai ragione:
ma tu, tu ti ostini a restare sempre uguale e sempre la stessa, tu non accetti
di cambiare e ti opponi con tutte le tue forze quando accade, tu non vuoi
crescere né mutare e pretendi che tutto ciò che è intorno a te resti
immobile!"
Ino lo guardò con occhi come lampi:"Tu non c'eri, Shikamaru."
Il ragazzo allora rise, quasi latrò selvaggiamente a quell'affermazione:"Certo,
come no. Tu invece dov'eri quando Sakura
si batteva per proteggere Sasuke e Naruto? Dov'eri quando Choji si è quasi fatto ammazzare per riportare indietro
quel fottuto Sasuke Uchiha, dov'eri quando i migliori Genin
di Konoha si sono ridotti in fin di vita per
recuperare il bel faccino che voi ragazze amavate tanto, dov'eri quando Asuma ha gridato in un modo da far gelare il sangue nelle
vene, dov'eri quando l'ho vendicato e ho deciso che questa vita faceva davvero
schifo?!?
Dov'eri, eh Ino, dove cazzo eri??!"
Adesso era a un passo da lei, le aveva gridato tutte quelle accuse sul viso.
Sempre il solito svogliato.
Non cambierà mai.
Ma appunto per questo io...
Ino alzò il capo, giusto per vedere la porta
sbattere e l'impressione fugace di Shikamaru che
andava via, via.
(...Via?)
Esodo
(Shikamaru si era allontanato di
qualche metro quando il Narcissist Café, semplicemente, era esploso in una colonna
vibrante di fuoco rosso)
Ma Ino, non appena si accorse che lui se n'era
andato, non riuscì più a trattenere le lacrime che tutte
insieme premevano contro i suoi occhi.
Crollò la testa sul tavolino e nascose il capo fra le braccia, scossa dai
singulti affannosi che le rompevano il respiro.
"Non puoi andare, tu... tu non puoi andartene,
non hai ancora capito che io..." Scosse la testa sul legno freddo e sentì
le lacrime impastarsi con la polvere:"Non ero
innamorata di Sai, ma lui poteva andar bene se così non avrei avuto..." cantilenò querula con un filo roco di voce. Come doveva
sembrare brutta in quel momento, una brutta, patetica donna che piange. Si sarebbe detestata se avesse
potuto vedersi, ma le sue lacrime continuavano a cadere una dopo
l'altra, non le concedevano tregua.
Gridò al niente, le unghie conficcate nel palmo e una smorfia animale di dolore
sul viso:"Io non dovevo volere TE, era assurdo,
privo di senso, folle! Non si è mai sentita un'eresia del genere, non c'è cosa
più sbagliata che noi due!
E invece volevo proprio te, solo te, ogni minuto, ogni secondo, ti correvo
incontro credendo di scappare..." lo ripeteva ancora, con la stessa voce acuta di bambina
allucinata, mentre sentiva il cuore implodere nel petto e il sangue impazzire
nelle vene, letteralmente impazzire.
"Non te l'ho mai detto, è vero" sussurrò piano, quasi temesse di
svegliare qualcuno, "Ma adesso l'ho fatto, adesso sono qui, perciò non
puoi andartene, ti prego, te lo ripeterò ogni giorno della mia vita fino alla
nausea, 'Ti amo, Shikamaru',
e ti ci abituerai talmente tanto che non potrai pensare a un risveglio senza
queste parole..."
Silenzio. C'era solo il rumore del suo respiro a risponderle, con una puntuale
precisione monotona.
E' troppo tardi, troppo tardi. Non è più qui.
Il tocco leggero sulla spalla la fece sussultare.
E in un attimo, un solo battito di ciglia, Ino fu tra le braccia di Shikamaru mentre
sconnessamente chiedeva perdono.
Ma, suo malgrado, percepì qualcosa di insolito in lui. Sentiva freddo, Ino, e la consistenza
impalpabile dell'aria: soprattutto, le narici cercavano l'odore acre del fumo e
non lo trovavano. Si irrigidì.
Lui se ne accorse, perchè lasciò che la ragazza
arretrasse molto lentamente, prima di parlare piano, la voce tranquilla e
pacata di chi spiega un teorema difficile a un bambino:"Ino, non sono Shikamaru."
(...E il mondo crolla)
"Tu vuoi vedermi così, dunque ho assunto questo aspetto. Ma il mio nome è Thanatos, eh" Shikamaru
abbozzò il sorrisino incolore che di solito Sai si
stampava sul viso; Ino rimase inerte come un pezzo di ghiaccio, gli occhi
sbarrati, eppure Thanatos proseguì senza
scomporsi:"Questo locale è appena saltato in aria. Non chiedermi il
perchè, guarda, non me lo dicono mai.
Solo che tu non sei morta, non tecnicamente almeno: pare che tu abbia più
fortuna di quanto credi."
Ino a poco a poco riuscì a percepire una luce sinistra in quel sorriso, un
baratro infinito negli occhi neri, la sensazione sfumata della pelle. Era come
trovarsi di fronte a un ricordo triste di Shikamaru, una fotografia scolorita dalla pioggia.
Perciò, disorientata, schiuse appena le
labbra:"...Eh?"
"Vuoi andartene o preferisci restare? Non hai molto tempo per decidere,
sai, lassù potrebbero anche spazientirsi."
Ino non rispose.
"Non mi sembravi molto felice poco fa, sicchè,
se decidessi di venire con me, smetteresti di piangere per questo tizio come facevi prima. Basta che tu mi segua e ce ne
andremo" con uno sbadiglio, Shikamaru
-che non era quello vero- indicò la porta del locale.
"...Morirò?" fece Ino, la voce infantile e titubante.
Shikamaru -che non era Shikamaru-
sospirò:"Beh, il termine tecnico è quello. Ma non sentirai alcun dolore, si tratta soltanto di passare
attraverso una porta."
Ino tacque; riflettè in silenzio per un interminabile
minuto, i grandi occhi spalancati e nessun respiro a danzarle nel petto. Poi
parlò piano, la voce ridotta a un
sussurro:"Se," chiese:"Se torno indietro, allora Shikamaru sarà di nuovo con me?" Non riuscì a
nascondere la lieve nota di supplica che si struggeva in quelle parole.
Il finto Shikamaru scrollò le spalle, ovviamente
incurante, e si schiarì la gola:"Sarà come prima.
Ino, questo posto è esploso, sarai ferita gravemente,
soffrirai. E' vero che lassù si sono sbagliati, ma comunque
di poco.
Se questo tizio starà con te o no dovrà deciderlo, non
ti pare? Non dipende affatto da me o da chiunque altro
non sia voi due."
Ino annuì molto lentamente. "Ho capito,"
disse.
E tese la mano verso Shikamaru
-sempre più leggero ed evanescente di quello reale- e seguì docilmente i suoi
passi.
La porta, quella l'attraversò da sola, in silenzio.
Ma, inaspettatamente, aprì gli occhi e vide luce, luce
e il viso di Shikamaru, quello vero
però.
Non ti lascio andare via. Non
ti lascio andare via. Non ti lascio andare via mai più.
Fin
Glossario
Shitenshin:
Fu: pedina.
Osho: Re Bianco. Shikamaru
ovviamente gioca coi Bianchi, e Ino coi Neri :).
Thanatos:
Arwen5786: La tua recensione mi ha
fatto davvero molto, molto piacere *O*! Credimi,
vedere che mi segui e recensisci le mie storie mi fa andare in brodo di
giuggiole, io ricordo la tua "Liebe...?" che mi ha tolto il fiato, e non vedo l'ora che tu
ti lanci nell'impresa di un'altra SasuSaku u.u (messaggio subliminale XD!).
A parte questo, hai scritto un'analisi attenta e corretta di Sasori, Kurenai e Deidara, hai colto perfettamente qual era
il senso della faccenda. Temevo che il parallelismo con la madre di Sasori non si capisse ç_ç in
fondo non sappiamo nemmeno come si chiami e l'abbiamo
vista viva solo in una puntata, per il resto è una marionetta.
Ma... Un'intera raccolta NejiHina O_O?! Argh! Ma
io muoio ç_ç! Mi son fatta
venire un esaurimento per quella sola one-shot,
davvero, avevo paurissima
che venisse male ._. e poi tutta la faccenda dell'incesto... eh... me un po'
moralista in questo caso. Ma soprattutto, ho una
piccola vena NaruHina che in fin dei conti mi
dispiace soffocare. Una raccolta no quindi, però non è escluso che, ispirazione
permettendo, rifaccia qualche incursione nel NejiHina
(è tutto merito -o colpa XD?- della Kaho u.u).
Tra l'altro, immagino tu non abbia letto questa storia
XDDD quindi perdonami, ma purtroppo da questo lato siamo inconciliabili ç_ç!
SPOILER E vedo che tra l'altro il
Helen Lance: Anch'io vedo bene le crack ItaKure (misà che tutte e due abbiamo letto la stessa storia di
Chiara/Artemisia XD!), però questa volta ho voluto lanciare a Kaho_chan una sfida che fosse crack al 100%, pescando a
caso due personaggi che non si sono mai neanche parlati. E così, Sasori e Kurenai XD!
Sono contenta che ti sia piaciuta; la scelta della seconda persona mi è
abbastanza congeniale, ti dirò, molto più della prima
e della terza, però tante volte non sono sicura di gestirla bene e sapere che
ci sono riuscita mi rende davvero felice *.* e grazie per gli apprezzamenti ai
personaggi (sono IC, menomale! Avevo il dubbio fino alla fine!), il rapporto
fra Sasori e Deidara è
penso uno dei più divertenti e piacevoli da leggere di tutto il manga, sinceramente mi è quasi venuto naturale scriverlo. E mi fa piacere che quel "Parla." finale ti piaccia, in fondo si è come scritto da solo :)
l'unico cedimento di Sasori non poteva che essere
misurato, quasi impercettibile.
Tra l'altro, grazie per aver recensito "Remedios
la bella". E, sì, quel libro è un'allucinazione, hai proprio ragione :).
E per quanto riguarda i ritardi, tranquilla^^!
L'importante è sapere che mi leggi, cosa che mi fa alquanto piacere, credimi!
Kokky: Io non ti ho ancora ringraziato
a dovere, Koks, per la recensione lunghissima e
analitica che tu hai scritto a "Remedios la
bella". Cioè, non era proprio analitica, era
emozionata, era scritta "di pancia" come direbbe il mio insegnante di
teatro, e per questo io ti ringrazio moltissimo, leggerla e rileggerla fa un
piacere immenso, dà davvero la forza di scrivere qualcosa e di tentare di
migliorarsi sempre di più ogni volta, perchè a ogni riga della mia storia tu
hai trovato un emozione e questo mi fa brillare gli occhi dalla gioia *O*!
Poi poi, vediamo. Allur, la
questione NejiHina. Beh, per esser carini son carini, è vero, però l'incesto in effetti
mi crea qualche problema. Sono cugini legalmente, ma sono figli di padri
gemelli omozigoti, dunque biologicamente sono quasi fratellastri -e non è
perchè sia reato, è proprio che non riesco a concepire una passione all'interno
di una famiglia. Però, nel senso, se un pairing piace
c'è poco da fare :) io non cambierò mai idea sul SasuSaku, neanche se Sasuke -come
sta facendo ora >.<- si dimostrasse un emerito cretino o neanche se il SasuSaku diventasse semplicemente irrealizzabile^^!
Ma sono contenta che alla fine da qualche parte un senso nella SasoKure ci sia XD putroppo era
una coppia davvero difficile, mi sono proprio andata a complicare la vita :)!
Muppello: Ti ringrazio del commento^^! Putroppo né Sasori nè il pairing erano semplici da
trattare, quindi mi fa piacere che i miei sforzi siano andati
a buon fine *O*!
StAkuro: Eh sì, "my fandom must
die", lo ripeterò fino allo sfinimento é.è! So che verrò seppellita dalla mole di storie anche
questa volta, sigh sigh,
non c'è verso di resistere all'Ondata. Peggio degli Spartani di 300! Ma comunque... Qua la mano compagna SasuSaku
*O*! Finalmente qualcuno con cui sproloquiare per ore
sulla bellezza estrema di questo pairing *_*! Anche
se Kishimoto ci distrugge lentamente speranza dopo
speranza, noi non molleremo u.u perchè il SasuSaku conquisterà il mondo, prima o
poi, dovessimo anche aspettare mille anni *O* (ma se si smuove prima,
magari...)!
Comunque, veniamo alla fanfiction. Guarda, condivido
il tuo stesso pensiero su Karin, perchè sinceramente Kishimoto l'ha dipinta come uno stereotipo che non fa per
niente onore alle donne, dunque mi sono imposta di scrivere qualcosa che la
riabiliti, diciamo. E hai ragione: il pensiero:"Ma che diavolo ci fa Karin
in mezzo al Team Hebi?!?" viene spontaneo e
naturale, in fin dei conti è venuto anche a me tentando di dipingerla come un
essere umano e non come una Fangirl Pervertita di Sasuke. Sono felice che ti sia piaciuta :)
Io sostengo le Karin Clever,
non le Karin Bitch u.u basta ragazze che sembrano mostri affamati di sesso è.é! E' stata una caduta di stile pazzesca creare un
personaggio così, senza un briciolo di spessore. Kishi-san
mi ha deluso u.u e speriamo di leggere presto qualche
bella storia su Karin, che le restituisca un briciolo
di umanità!
Per la faccenda SuiKa... Beh, questo è un mero gusto
personale, visto che li trovo assolutamente esilaranti insieme XXD e so che non
saranno
Karin con Orochi-sama...?! Mah, guarda che anche Orociok
gioca nell'altra squadra, per così dire XD! Poi, vabè,
a me sembra totalmente incapace di provare alcunchè
per un altro individuo, amenochè ovviamente non sia
di sesso maschile (vedasi Sasuke e soprattutto Kimimaro), poi io sono affezionata alle OroAnko,
ecco.
...Ma quando la scrivi una bella storia su Karin ;)?!?
...E, dulcis in fundo...
Tesoro, lo so che da oggi in poi mi odierai d'un odio feroce, dato che ti ho
detto apposta che non sarei riuscita a scriverti niente quando avevo tutto già
bello pronto in attesa del 1 Giugno XXDDD Ma spero d'averti fatto una sorpresa
che sia quantomeno piacevole e insperata.
La tentazione di farla finire male era fortissima, ma alla fine ha vinto la
parte buona e cucciolosa di me stessa: mi son detta che ogni tanto ci vuole un cielo azzurro anche
per Ino e Shikamaru, e per una volta poteva essere Temari quella che viene lasciata
all'altare, non ti pare ;p?! Poi in qualche modo dovevo ricordarti che White is Beautiful,
quindi non lasciare che questo mio appello cada nel vuoto ç_ç!
A parte gli scherzi, spero che quella cosa lassù ti sia piaciuta, come
vedi è un po' Nonsense un po' Sovrannaturale, c'è del
filosofico qua e là e dell'onirico un po' dovunque. C'è la divisione della
tragedia greca (che personalmente amo) dato che il titolo "Scenes" ispirava una serie di atti
teatrali.
Ci sono Shikamaru e Ino, perciò spero di averteli
avvicinati un po' :) e spero che questo sia un bel
regalo per i tuoi diciotto anni.
Anche perchè, alla fin fine, è solo un invito ad accogliere tutti i cambiamenti
che verranno, uno dopo l'altro, trattenendo per te la parte migliore di ognuno
di essi. E' così, dicono, che si cresce.
Dunque vivi splendidamente questi diciotto, che in fin dei conti sono solo un
numero, troppo piccolo per descrivere una persona :).
Con tutta la stima e l'affetto,
Ele