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Autore: LonelyWriter    24/01/2014    0 recensioni
Serena si sveglia una mattina e si scopre completamente cambiata. Qualcosa di nuovo la accompagna. Lo aveva sempre desiderato, ed ora vorrebbe non averlo mai avuto. Una maledizione per un lato, un dono per l'altro. La difficile convivenza con il rischio di perdere se stessa e chi la circonda.
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Lo avevo ucciso. Mi piaceva e mi spaventava allo stesso tempo. Assaporai l'attimo. Poi mi colse il rimorso. Ma cos'ero diventata? Cosa avevo appena fatto? Scossi la testa e scappai per riflettere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I miei occhi erano cambiati. L’iride era completamente rossa. Non c’era più traccia dei miei naturali occhi verdi. Il colore era intenso e brillante. 
Sembravo travestita per Halloween, i capelli scompigliati e neri creavano una chioma spugnosa che coronava il mio viso reso innaturale da quegli 
occhi rosso fuoco. L’espressione di sgomento che ancora mantenevo mi faceva sembrare ancora più sciocca. Battei più volte le palpebre, incredula.

Corsi in camera prima che qualcun’altro entrasse per usare il bagno e mi vedesse in quello stato. Mi sdraiai sul letto senza sapere cosa pensare. 
Era ancora umido a causa della nottataccia passata. Passandoci una mano sopra mi convisi che avrei dovuto cambiare le lenzuola prima di sera.

 

Sussultai, udendo mia madre che mi chiamava dalla cucina.

 

-“Arrivo.”-

 

Mi vestii in fretta e furia, presi la cartella e ci ficcai dentro il necessario per le materie del giorno. Ripensandoci, sarebbe stato meglio temporeggiare. 
Mi bloccai davanti alla porta chiusa della mia stanza, fissando la maniglia come se la porta dovesse spalancarsi da un momento all’altro. Coprire gli occhi. 
Presi dal cassetto gli occhiali da sole. Sbirciai dalla porta-finestra che dava sul balcone. 
C’era sole, ma non sarebbe mai bastato a giustificare gli occhiali. La neve bianca, tuttavia rifletteva la luce e poteva 
essere fastidioso. Mentre mi dirigevo in cucina inforcando gli occhiali mi spremevo le meningi per trovare un idea migliore.

 

-“Serena, farai tardi.”-

 

-“Devo andare al bagno!”-

 

Scappai in bagno e vi rimasi per tutto il tempo che mi fu possibile. Quando lessi sul cellulare l’ora sufficentemente tarda corsi fuori verso l’uscita.

 

-“Sono in ritardo mamma mangio a scuola, ciao!”-

 

Scesi come una furia le scale del condominio, per nulla intenzionata a prendere il bus che avrei sicuramente perso. 
Passò proprio mentre giravo l’angolo. Per qualche attimo mi guardai attorno come una turista perduta. 
Ero scossa, e non riuscivo a pensare lucidamente. Mi sedetti su di un muretto e trassi lunghi respiri per calmarmi. 

 

-“Lenti a contatto, certo!”- Dissi a me stessa.

 

Corsi verso la via principale, dove sapevo avrei trovato un negozio di ottica. Fui costretta ad aspettare le otto prima che aprisse. 
Per fortuna apriva presto perchè i pensionati del mio borgo erano tutti mattinieri e facevano visite periodiche al negozio. Entrai impaziente, 
non appena la commessa ebbe terminato di accendere le luci. 

 

-“Salve.”-

 

-“Come posso aiutarla?”- Chiese un po’ infastidita dalla mia irruenza.

 

-“Mi servono delle lenti a contatto, colorate, occhi verdi.”-

 

Pregai perchè ne avesse. Si accigliò squadrando la studentessa spettinata e con gli occhiali da sole che sarebbe dovuta essere a lezione. 
Prese due scatole da una sezione dell’armadio dietro di lei e me le mostrò.

 

-“Che tonalità preferisci?”-

 

-“Queste qui, verde chiaro van bene.”- 

 

-“Si adattano ad occhi scuri. Se invece hai gli occhi azzurri ti conviene prendere quelle verde scuro.”-

 

Ripensai al rosso intenso che avevo visto quella mattina.

 

-“Meglio quelle scure allora.”-

 

-“Va bene, vuoi altro?”-

 

-“No.”- Dissi prendendo il portafogli. 

 

Non avevo nemmeno idea di quanti soldi avessi. Per un attimo temetti di non poter pagare, ma scoprii che i miei mi avevano infilato un po’ 
di euro per la merenda. Pagai il dovuto e tornai a casa. A quell’ora i miei genitori erano sicuramente andati via. In bagno, infilai le lenti a contatto, 
che coprirono il colore impossibile dei miei occhi, ma non ottenni un verde molto credibile, che somigliasse al precedente. 
Pazienza, sarebbe andato bene. Mi accorsi di un altra cosa strana, dopo aver messo le lenti. Sul polso c’era un numero. Sembrava scritto a matita, 
ma non riuscii a lavarlo via. Rimase impresso come un sottile tatuaggio ad inchiostro grigio sulla pelle. 
Fortunatamente i braccialetti coprivano decentemente il misterioso numero, motivo per cui non l’avevo visto prima. Mi scervellai su cosa fosse 
successo. Forse ancora sognavo, ma dato il realismo di quanto aveva fatto nell’ultima ora era da escludere. 
Dopo una notte strana si era trovata cogli occhi rossi e 366 tatuato sul polso, dalla parte del palmo della mano.

  
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