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Autore: Querthe    10/06/2008    3 recensioni
Le quattro Inner (senza Usagi) sono ormai abituate ai loro poteri e alla perdita dei loro Soldiers, credono di poter vivere una vita tranquilla, ma una persona che le conosce bene trama vendetta per sè e per altre.
E questo provocherà grossi guai, oltre a metterle di fronte a una versione distorta di loro stesse.
E' il seguito della storia "Per amore, solo per amore". Consiglio caldamente di leggere l'altra fanfiction, o ci capirete poco o nulla.
Prossimo capitolo 04/01/2016.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ami/Amy, Makoto/Morea, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sailor soldiers'
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Rei e Makoto erano troppo occupate a combattere, proteggendosi a vicenda, tentando di evitare lo Yoma, se così si poteva chiamare quell’essere, che aveva tra le zampe il laser sperimentale, per accorgersi di quanto stava succedendo fuori, e le quattro non avevano ancora la dimestichezza di usare in automatico il sistema di radio neutriniche che prima aveva utilizzato Ami. Altrimenti avrebbero sentito le urla di orrore delle loro due amiche.
- Attenta! – gridò Succubus, spintonando l’amica per toglierla dalla traiettoria di un essere a quattro braccia che l’avrebbe di certo bloccata per poi permettere al laser di colpire a fondo e precisamente.
- Grazie. Sono fastidiosi, ma stiamo iniziando ad avere la meglio. Se solo riuscissimo a beccare quel maledetto con il neon violetto.
- Già. Spero che presto ci possano raggiungere anche le altre. Nonostante tutto, mi piace l’idea che anche Minako sia della partita. Il suo gattino è portentoso…
All’esterno, il Nightmare stava lentamente indietreggiando, a protezione di Ami, ancora incapace di reagire di fronte a quello che Setsuna aveva creato. Le fruste si muovevano lente, all’altezza del garrese, come intimorite, riflettendo i sentimenti della loro padrona.
- Non ci credo… - bisbigliò, disgustata.
- Credici, credici, è tutto vero. – le rispose ridacchiando la voce di Setsuna, proveniente da un piccolo altoparlante posizionato su quella che si poteva definire la spalla destra dell’essere davanti a loro. – Hai visto cosa posso già fare, se mi metto di impegno, vero?
Ami ricercò nella sua banca dati locale una preghiera e in una frazione di millisecondo ringraziò l’assenza all’interno del suo corpo di uno stomaco, altrimenti avrebbe vomitato. Di fronte a lei si ergeva un essere alto circa tre metri, composto quasi totalmente da parti organiche tenute assieme da pochi elementi meccanici e sicuramente da varie strutture micronitiche dove le sezioni appartenenti ad individui diversi si congiungevano. La struttura principale era quella di un bue, o di una mucca, massiccia e tozza, con quattro zampe dai grossi zoccoli rese ancora più resistenti dagli innesti cibernetici che entravano ed uscivano in vari punti dagli arti, una versione distorta di muscoli, lucida e stridente ogni qualvolta una delle zampe si muoveva. La testa era stata rimossa, una lunga cicatrice suturata in maniera quasi grezza a sottolinearne la mancanza. Alcuni tubi in cui circolava un liquido scuro, quasi marrone, fuoriuscivano dal collo, correndo ai lati del tronco per poi infilarsi all’altezza delle reni del busto vagamente femminile che era stato come incollato sulla schiena dell’animale. In quel punto erano visibili i segni di varie operazioni chirurgiche, alcune ancora relativamente fresche, sebbene in via di guarigione grazie sicuramente ai microniti addetti alla riparazione dei tessuti. Una piccola porzione dell’intestino tenue era visibile sotto una placca di plastica trasparente che aveva sostituito gli addominali, e sebbene potesse sembrare solo un’impressione, quel budello corrugato pareva muoversi con un ritmo che riprendeva quello con cui il liquido marrone nei tubi scorreva viscoso e pesante, oltre che caldo, a giudicare dai dati dei sensori del Gorgon e del Nightmare. Le costole di destra e parte di quelle di sinistra del busto umanoide erano state rimosse, per permettere ad almeno sei braccia di essere attaccate in vario modo. Solo un seno, bluastro e quasi sull’orlo dell’imputridimento, rimaneva ad indicare, oltre a quanto restava del volto, che una volta quel busto apparteneva ad una donna.
- Fisionomia non sconosciuta. Ricerca nel database. - disse Ami, senza distogliere lo sguardo dall’essere.
- E’ orripilante…
- Non che tu sia meglio, Minako. - gracchiò l’altoparlante, mentre la bocca del mostro, sottile e in qualche modo ancora aggraziata nonostante i vari cavi elettrici che entravano ed uscivano da essa, iniziava ad aprirsi, della bava biancastra e densa a colare ai lati.
Sopra gli occhi chiusi la fronte era tagliata di sbieco, eliminando l’orecchio sinistro per dare spazio a quello che pareva un grappolo di lobi di cervello umano. Parte di quello della testa era visibile, con due grossi cavi che curvavano e sparivano dietro al collo, mentre altri, apparentemente decine, erano uniti tra di loro da una rete di scuro metallo lucido e semifluido, certamente di natura micronitica, oltre che da un tubo in cui scorreva un fluido azzurrognolo, quasi trasparente, con alcune bolle di gas all’interno. Le varie braccia munite di mani, servivano a sostenere l’enorme massa di materia cerebrale, e con orrore le ragazze si accorsero che altre mani erano state impiantate sulla schiena di quella che Ami riconobbe finalmente come Luna.
- La tua assistente è servita anche da morta, sembrerebbe… - disse Gorgon, vibrando la coda come per manifestare un sentimento di rabbia o di dolore.
- Da morta? No. non lo è. Grazie ai miei studi, sono riuscita a tenerla ancora in vita, anche se leggermente modificata nell’aspetto. E’ lei che controlla i vari Neumani.
- Neumani? - sibilò Minako.
Alle loro spalle due porte si chiusero, mentre i rumori di lotta nella stanza dove stavano combattendo Rei e Makoto si affievolirono a causa dello spessore della parete scorrevole che era scivolata sull’entrata.
- Siete separate, ora. - Rise. - Sì, Neumani, gli esseri che ho creato, e che sono solo le prime tappe per una prossima generazione di esseri che sono oltre che umani, sono migliori, più forti e praticamente immortali. Se non sei esattamente quello che si dice vivo, non puoi morire del tutto, no?
- Tu sei pazza!
- Forse, gattina, forse, ma per adesso sono io quella che ha le carte migliori. Io sono sulla Terra, voi no. Io sono al caldo e con della buona aria, voi no. Io non ho nemici davanti a me, voi sì. E… - la sua voce rimase sospesa nell’aria per qualche secondo. - Io sono in compagnia di quattro carissime persone che una di voi ben conosce, voi no.
- Che cosa stai dicendo?
- Credevate davvero che non mi sarei accorta di voi in questi anni? Ho solo atteso il momento giusto. La nostra cara Ami sarà felice di scoprire che è rimasta sola. Nessuna base, nessuna copia di sicurezza. Una bomba ben piazzata appena voi siete atterrate sul nostro satellite ha fatto quanto doveva. - Uno dei cervelli sembrò pulsare leggermente, e una smorfia di dolore comparve per un istante sul volto tumefatto di Luna. - Ah, dai dati che ho davanti a me direi che le vostre amiche hanno appena disattivato totalmente il mio fido cuccioletto con il laser. Ha retto tanto, per essere il prototipo. Ottimo. Gli altri che sto costruendo in serie, qui sulla Terra dove materia organica ne ho quanta ne voglio, saranno decisamente più resistenti.
- Non credo che riuscirai nei tuoi intenti, pazza scatenata. Ci saremo sempre noi a contrastarti!
- Belle parole, gattina, ma che contano sono i fatti. Ora comunque vi lascio, ho due stupendi bambini e un maschietto aitante a cui attendere. Dite a Mako che a sua suocera ho pensato io. Non si dovrà più preoccupare di lei! E che non mi ringrazi, l’ho seviziata con immensa gioia. – rise, quindi ci fu una scarica statica nell’altoparlante ad indicare che il collegamento si era interrotto.
Da Luna provenne un rumore sordo, come un cupo brontolio proveniente dalle labbra violacee. Gli occhi chiusi si aprirono lentamente, mostrando due pupille biancastre e spente, lattiginose. La bocca si mosse in una sorta di muto urlo, a mostrare il moncherino scuro che una volta era la base della lingua, quindi l’orripilante creatura iniziò a muoversi verso di loro, mentre i cervelli ballonzolavano tenuti dalle mani che sembravano avere spasmi leggeri, come se non rispondessero totalmente ai nervi. Le due si spostarono agevolmente, evitandola, ma lei immediatamente si voltò e ricominciò a caricarle, mentre alle sue spalle la porta che si era chiusa, e da cui erano entrate le quattro, si aprì, facendo entrare una moltitudine di esseri simili in tutto e per tutto ai mostri che avevano già combattuto nella piana poco prima.
- Situazione. Esseri in numero potenzialmente pericoloso. Esigui danni tramite attacco dei singoli soggetti, probabilità di terminazione delle unità Desideri in caso di attacco in massa uguale al novantadue e quindici percento. Si consiglia fuga o rimozione dell’unità di controllo principale, identificata in soggetto Luna.
- Facile a dirsi. L’hanno circondata e la stanno difendendo con rabbia, anche se provo solo a far avvicinare un mio tentacolo… - brontolò Nightmare, schiacciando con una zampata uno degli esseri che si era avventurato verso di lei. – Non sarà una passeggiata ucciderla. Considerando che un po’ mi dispiace. Non ha certo voluto lei diventare così…
- Capisco i tuoi sentimenti, Minako, ma dobbiamo farlo. Lei è ciò che ci impedisce di uscire dalla base, e da quello che ha detto Setsuna, dobbiamo tornare sulla Terra al più presto.
Un rumore sordo e un tonfo che sollevò una piccola nuvola di polvere fece voltare le due donne, pronte a dover affrontare un nuovo nemico, trovandosi invece ad osservare Rei e Makoto, le loro armature leggermente rovinate, ma in via di riparazione. La donna dai capelli neri aveva un profondo taglio nel braccio sinistro, che si teneva con la mano, una smorfia di dolore sul volto grottesco.
- Sei ferita gravemente? - chiese la bionda.
- Nulla che non possa essere rimarginato nel giro di poco. Quel laser brucia come l’inferno, ma mi ha preso solo di striscio.
- Non dire cazzate, Rei! – Muggì quasi l’altra. – Ti ha passato il braccio da parte a parte, lasciandoci un bel buco prima che tu ti spostassi. Minako, dacci un’occhiata.
- Dopo. Credo che abbiamo un problema molto più urgente della mia ferita. Quella chi è?
- Luna, o ciò che rimane delle sue spoglie organiche. – rispose Ami. – E’ lei che controlla quelli che chiamiamo Yoma, ma che Setsuna ha ribattezzato Neumani.
- Siano quello che siano, sono schifezze. Se non altro, se c’è Luna, siamo vicine anche a Setsuna. La sua assistente non andava nemmeno di corpo se non glielo diceva la sua capa.
- Errato. Abbiamo avuto una comunicazione con Setsuna pochi minuti fa. E’ sulla Terra, e da quello che ha detto ha creato e creerà non pochi danni. – la corresse Ami trapassando con la sua coda uno dei Neumani. Un altro dei cervelli sembrò pulsare, per poi afflosciarsi come un palloncino scoppiato.
- Ha la tua famiglia, Makoto!
- Cosa? – esclamò sconcertata la donna, Era visibilmente sconvolta, anche arrabbiata, ma si contenne nel giro di un secondo. – Stai scherzando, vero Minako?
Lei non parlò, rispondendo alla sua domanda. Soldier Minotaur si portò le mani al volto come a coprire delle lacrime, quindi caricò come una furia inarrestabile i vari mostri che le si paravano davanti, cercando di arrivare a colpire Luna, o ciò che ne rimaneva. La quantità di Neumani che le si aggrapparono alle gambe e alle braccia fu tale da fermarla e farla cadere a terra, costringendo Rei a darle una mano, mentre uno dei tentacoli riuscì finalmente a colpire il fianco del corpo taurino di Luna, lasciando un profondo segno scuro e fumante, come se la pelle avesse toccato dell’acido bollente. Luna aprì di nuovo la bocca tentando di urlare, ma non si mosse. Il liquido che scorreva nei tubi si fece più veloce, le bolle a turbinare cozzando contro le pareti trasparenti, entrando ed uscendo dai vari cervelli. I vari mostri rimasti sembrarono diventare più cattivi, più veloci e precisi nel loro tentativo di colpire le quattro.
- Sembra che si sia incazzata.
- Sai cosa me ne frega, Rei… - rispose Minako. – L’unico problema è che di nuovo non riesco ad arrivare a lei.
- Bisogna eliminare i vari cervelli.
- Facile, Ami. Come? Chiedendoglielo?
La donna rimase in silenzio, come inebetita, mentre in realtà tutti i sensori di cui disponeva erano in azione cercando un punto debole e la sua capacità di elaborazione era impegnata a cercare una strategia.
- Necessitiamo di eliminare il fluido all’interno dei tubi. I cervelli non saranno ossigenati e moriranno. Problema. Non possiamo toccare i tubi, o il fluido distruggerà quello che toccherà.
- Come mai? – Chiese Rei, sputando un braccio tumefatto che aveva strappato con un morso e pulendosi la bocca con il braccio. – Schifo di sapore…
- Acido perfluorico. Ottimo ossigenatore per tessuti organici in assenza di aria.
- Ma non esiste! Sarebbe la cosa più vicina all’antimateria!
- Errato, Minako. Teorizzato alcuni anni prima del primo reattore ad antimateria ad uso industriale, è stato realizzato in piccole quantità e conservato tramite campo statico.
- E i tubi?
- Sintoceramica trasparente. Totalmente apolare, quindi inattaccabile dagli acidi o dagli ioni in generale.
- Quindi se tagliamo il tubo quello che c’è dentro ci distruggerà?
- Affermativo, Rei. Possibile soluzione. Necessito trecento secondi per recupero strumento a fotoni accelerati in grado di tagliare i tubi senza provocare danni primari o secondari alle nostre unità Desideri.
- Eh?
- Va a prendere il laser che è rimasto nella stanza e lo userà contro di lei.
- E parlasse come mangia… - borbottò Rei. – Ah, già, non mangia, quella. – La sua zampa afferrò un Neumano e lo lanciò contro il muro rinforzato, provocando un rumore secco e una macchia di sangue scuro. – Trecento secondi, eh? Conta, Ami, che il tempo passa. Dai!
Le tre fecero quanto era in loro potere per lasciare campo libero al Soldier Gorgon, che tremolò leggermente e scomparve, attivando la sua mimesi. Piccoli segni sul muro e poi sul soffitto indicarono il suo tragitto.
Tutto sembrò non finire mai. I mostri parevano infiniti, la loro capacità di riparazione e la loro tenacia nel difendere Luna erano quasi commoventi e sicuramente fastidiosi, mentre la stanchezza iniziava a farsi sentire nelle membra di Rei e di Makoto. I tentacoli di Minako avevano perso un po’ della loro brillantezza, e sicuramente molta della loro precisione. Ci fu un crepitio, una sorta di scarica statica che si diffuse in tutta la stanza, quindi un raggio violaceo squarciò l’aria, trapassando alcuni mostri per poi finire su uno dei tubi, che si arroventò e poi fuse, lasciando fuoriuscire il liquido azzurrognolo che a contatto con l’aria evaporò immediatamente, creando delle piccole bolle di fiamme biancastre che si espansero velocemente.
- Copritevi gli occhi e mettetevi al riparo! – gridò Ami, riparandosi nuovamente nella stanza da cui era uscita, mentre le altre due Soldier si chinarono e vennero protette dalla pesante corazza di Makoto.
Il fluido bruciò ogni cosa, dai mostri all’aria, risucchiandola, riscaldandola, sparendo in una serie di piccole esplosioni che si fecero una più forte dell’altra finché non raggiunsero il culmine e poi scemarono.
- E’ finito? – chiese Rei – Che cazzo è successo?
- Non lo so, ma fa male… Metà della mia corazza è sparita, e l’altra metà di certo non sta meglio. Ami?
- Presente e operativa. L’acido ha eliminato tutti i nemici, sebbene la fonte sia ancora viva. Apparentemente per poco… Calcolo tempo residuo in corso…
Il Minotaur si raddrizzò con un urlo soffocato, la schiena totalmente corrosa a mostrare una sorta di muscoli sfrigolanti e alcuni tratti di ossa scure e fumanti. I tentacoli del Nightmare si mossero leggeri, teneri verso le ferite profonde e ancora calde, iniziando a ripararle, rimuovendo i rimasugli dell’acido perfluorico ormai trasformato in vari sali dell’acido fluoridrico, meno pericoloso ma comunque aggressivo verso i tessuti e le strutture ossee di Makoto.
- Luna è ancora viva? – chiese Rei, ritirando le ali e ritornando alla sua forma umana, come aveva fatto Ami dopo aver assorbito nella coda il laser sperimentale, ormai parte integrante della sua serie di armamenti.
- Guarda tu stessa.
Ciò che rimaneva di Luna era ormai immobile, solo un piccolo movimento scosse una volta il cervello principale, quello che ancora riposava all’interno della scatola cranica scoperta. Di lei rimaneva il volto, parte della cassa toracica e un moncherino del braccio destro, il resto sparito, evaporato a causa dell’acido che l’aveva colpita.
- E’ viva?
- No. L’acido ha eliminato totalmente l’aria necessaria alla sua sopravvivenza, oltre ad aver bloccato tutti i sistemi di sopravvivenza. Sebbene noi non ne risentiamo, la temperatura e le condizioni di questo blocco di base sono ora simili a quelle della superficie lunare. In modo grossolano posso dire che è ibernata. Non viva, ma nemmeno morta.
- Non se lo meritava… Mi spiace.
- Concordo, Makoto.
- Cosa ne facciamo di lei? La sotterriamo?
- Negativo. Priorità è tornare sulla Terra. Necessito un controllo delle affermazioni di Setsuna.
- I miei figli…
- Li salveremo, Mako, li salveremo.
- Setsuna però è mia…
- No Rei. – rispose dura la donna abbandonando la sua forma taurina. – E’ mia. Morirà lentamente, molto lentamente…
   
 
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