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Autore: Fay_8    02/02/2014    7 recensioni
Erano passati solo tre giorni, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Again

L’uomo si incamminò verso di lui, quando fu a qualche passo da Tommy si fermò, continuando a guardarlo, quegli occhi gli dissero di avvicinarsi e lo fece. Appena furono a pochi centimetri di distanza l’uomo gli afferrò il viso e lo spinse contro di se per baciarlo, Tommy appoggiò le mani sui suoi fianchi e si spinse ancora di più contro di lui. La musica era assordante, le persone continuavano a ballare ma a loro sembrava di essere in una campana di vetro, che venne frantumata quando, dopo interminabili minuti, l’altro si staccò da lui.
«Hai avuto quello per cui sei venuto adesso torna a casa, domani devi andare a scuola» senza neanche dare a Tommy il tempo di controbattere si voltò, non per tornare al bar, ma per uscire fuori dal locale. Tommy rimase fermo, iniziava ad odiare quel tipo, ma con ancora il sapore di quel bacio sulle sue labbra non riuscì ad evitare di pensare che ne voleva ancora.

Corse fuori dal locale, la strada era piena di persone, ma non vedeva colui che stava cercando.
«Nessuno ti ha insegnato a lasciar perdere» disse qualcuno alle sue spalle, conosceva quella voce da un giorno, ma non l’avrebbe confusa con nessun’altra. Si voltò verso di lui.
«Mi hanno insegnato a lottare per ciò che voglio» si avvicinò verso quegli occhi che sembravano richiamarlo, come il canto delle sirene richiama i marinai.
«Non sempre si ottiene ciò che si vuole e di certo tu non avrai me» Tommy rise a quella affermazione, gli prese la mano e lo trascinò in un vicolo della strada principale.
Lo spinse contro il muro, proprio come la sera precedente, posò le mani sul suo petto e prima di farle scorrere tra i suoi capelli, guardò le sue labbra che formarono un mezzo sorriso, poi alzò lo sguardo sui suoi occhi e sorrise anche lui, ciò che stava accadendo piaceva ad entrambi. Non importava se un attimo prima quell'uomo gli aveva detto che non sarebbe stato suo, perché in quel momento, il suo sguardo gli diceva il contrario. Lo baciò. Riavere quelle labbra sulle sue fu incredibile, lo fece sentire bene come se fosse esattamente nel posto in cui doveva essere. In pace. Felice. Avvenne tutto in modo così naturale, le mani avvolsero quelle ciocche nere e quelle dell’altro si posarono sui suoi fianchi ed in quel momento si rese conto che gli erano mancate, non poteva più farne a meno. Avrebbe lottato per non lasciarle andare.
Tommy fu il primo a staccarsi da quel bacio, ma non staccò le mani dal collo dell’altro e neanche le mani sui suoi fianchi si allontanarono.
«Qual è il tuo nome?»
«prova ad indovinare»
«e poi sarei io il ragazzino?»
«beh sei venuto fin qui solo per me, solo un ragazzino innamorato lo farebbe»
«non sono un ragazzino e non sono innamorato, volevo solo sapere il tuo nome, non posso continuare a chiamarti “occhi azzurri”» fu troppo tardi quando si rese conto di ciò che aveva detto e la risata dell’altro non tardò ad arrivare «come mi hai chiamato?»
Cercò di allontanarsi da lui, ma due braccia gli cinsero il busto.

«È interessante come cerchi di scappare per poi ritornare da me o dai miei occhi azzurri» disse sottolineando “occhi azzurri.”
«È interessante come tu mi trattenga anche se dici di non volermi»
«non ho mai detto di non volerti o solo detto che non mi avrai» disse carezzandogli una guancia e Tommy non riuscì ad evitare di andare incontro a quella mano come un gatto che fa le fusa.
«Mi chiamo Adam  -lo baciò- piacere»
«Tommy -lo baciò- piacere tutto mio» sorrisero, uno di quei sorrisi sinceri che si impossessano delle tue labbra senza che tu te ne renda conto.
Adam lasciò la presa su di lui e si allontanò, ma Tommy subito gli afferrò il polso con una mano e con sua grande sorpresa, l’altro si liberò da quella presa per poi stringergli la mano e intrecciare le dita con le sue. Osservò le loro mani e arrossì «mi hai trascinato in un vicolo buio, spinto contro un muro e adesso ti imbarazza questo» disse alzando le loro mani per mostrargliele. Non rispose, posò solo la fronte sulla sua spalla, non voleva parlare, voleva solo perdersi nelle sensazioni che provava quando gli era vicino.
Adam alzò il suo volto e gli diede un altro bacio, prima di voltarsi e scomparire tra la folla. Tommy non provò a fermarlo, sapeva che quando sarebbe ritornato in quel locale l’avrebbe rivisto. Sapeva che questo era solo l’inizio.

Ritornò verso il locale.

«Hey» qualcuno gli posò una mano sulla spalla, si girò «Isaac» 
«dove eri finito? ti ho cercato dappertutto e perchè hai quel sorrisino sulla faccia, mi hai fatto preoccupare»
«Adam» disse semplicemente
«Adam?»
«già, Adam -posò un braccio sulle spalle del suo amico- è il suo nome» sospirò
«sembri proprio una ragazzina innamorata»
«forse, perché lo sono» si staccarono da quella specie di abbraccio, che usavano tra di loro, e salirono in auto.

Sulla strada verso casa Isaac accese la radio e partì I Need Your Love Tonight di Elvis, Tommy iniziò a cantare, nonostante fosse stonato, non smettendo mai di sorridere. Isaac si unì a lui, contento di vederlo così felice e spensierato.

Arrivarono a casa di Tommy e si salutarono.

Aprì la porta e andò verso le scale per arrivare nella sua camera
«Tommy, si può sapere dove sei stato tutto il giorno!?» chiese suo padre piuttosto arrabbiato,
«da Isaac, sono stanco, vado a letto -salì qualche gradino prima di voltarsi di nuovo verso il padre- non mi sono reso conto del tempo che passava, scusa»
«la prossima volta avvertimi quando rientri tardi, lo sai che mi preoccupo» Tommy ritornò a salire le scale, mentre rispondeva «non preoccuparti sto bene, benissimo -si corresse- adesso vado a dormire» ma ciò che fece una volta nella sua stanza non fu dormire.
Si tolse le scarpe e senza neanche svestirsi, si sdraiò sul letto. Portò una mano a sfiorarsi le labbra e sospiro, proprio come una ragazzina innamorata, pensò, rise all’idea di essersi appena dato della ragazzina innamorata, ma era la verità.
«Adam» rise ancora, era così bello poter dire quel nome, gli sembrava fatto apposta per essere pronunciato da lui. Adam, il nome migliore del mondo, almeno adesso era così.
Il giorno dopo si sarebbe dovuto svegliare presto per andare a scuola, ma dormire era l’ultimo dei suoi pensieri. L’unica cosa a cui pensava era “occhi azzurri” e al momento in cui l’avrebbe rivisto.

Giorno seguente

Correva per i corridoi della scuola, era in ritardo, come sempre solo che stavolta aveva un buon motivo. La sera precedente aveva passato tutto il tempo a pensare ad Adam e adesso si ritrovava a correre tra i corridoi deserti, sperava soltanto che il professore non lo notasse mentre cercava di entrare e sedersi senza fare il minimo rumore, poteva fingere di essere stato sempre lì, o almeno così credeva «Tommy Joe Ratliff se crede che non l’abbia notata si sbaglia di grosso -si voltò nella sua direzione- la ringrazio per avermi beato della sua presenza -disse con tono palesemente ironico- la prego si sieda e cerchi di prestare attenzione».
Si sedette ma non prestò di certo attenzione, era già tanto che si fosse svegliato, prestare attenzione era impossibile soprattutto perché la sua mente continuava a pesare ad altro e questo di certo non lo aiutava. Si alzò il cappuccio della felpa e posò la testa sul banco.

La prima ora era terminata. Uscì dalla classe e si diresse verso il suo armadietto.
Posò i libri e quando chiuse lo sportello si ritrovo Isaac davanti «dormito bene? no aspetta so già la risposta, si» Tommy sorrise, ormai sembrava che non potesse farne a meno.
Insieme si diressero verso la classe dell’ora successiva.
«Stasera usciamo?»
«Tommy Joe che mi chiede di uscire, sarebbero tre sere consecutive, oggi nevicherà!»
«ah ah, allora?»
«tutto ciò che vuoi se il risultato e vederti sorridere in continuazione, anche se, sei quasi irritante»
«allora stasera si esce» lo abbracciò «sei l’amico migliore del mondo»
«non dimenticarlo mai» disse Isaac, «mai» confermò Tommy.

Entrarono in classe e come l'ora precedente, Tommy non prestò molta attenzione. Un solo pensiero gli occupava la mente, Adam.

Quello sera l'avrebbe rivisto e non sarebbe stata l'ultima. L'avrebbe rivisto ancora e ancora, di questo ne era sicuro. Adam era appena entrato a far parete della sua vita, non sapeva se ci sarebbe rimasto, ma per il momento sarebbe andato in quel locale, inoltre, gli aveva detto solo il suo nome, doveva sapere anche il suo cognome e molte altre cose, e Tommy non vedeva l'ora di scoprirle.

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Angolino di Fay :
Ho continuato questa specie di ff senza senso; ho scritto e pubblicato, lo so che è molto breve ma meglio di niente no? o almeno lo spero.
Ringrazio chi ha letto ( perchè lo so che qualcuno legge, io posso vedervi) inutile dire che sarei felice di sapere cosa ne pensate e soprattutto se a qualcuno importerebbe se io decidessi di continuare questa diciamo "fanfiction" con qualche altro capitolo.

  
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