Again
L’uomo
si incamminò verso di lui, quando fu a qualche passo
da Tommy si fermò, continuando a guardarlo, quegli occhi gli
dissero di
avvicinarsi e lo fece. Appena furono a pochi centimetri di distanza
l’uomo gli
afferrò il viso e lo spinse contro di se per baciarlo, Tommy
appoggiò le mani
sui suoi fianchi e si spinse ancora di più contro di lui. La
musica era
assordante, le persone continuavano a ballare ma a loro sembrava di
essere in
una campana di vetro, che venne frantumata quando, dopo interminabili
minuti,
l’altro si staccò da lui.
«Hai avuto quello per cui sei venuto adesso torna a casa,
domani devi andare a
scuola» senza neanche dare a Tommy il tempo di controbattere
si voltò, non per
tornare al bar, ma per uscire fuori dal locale. Tommy rimase fermo,
iniziava ad
odiare quel tipo, ma con ancora il sapore di quel bacio sulle sue
labbra non
riuscì ad evitare di pensare che ne voleva ancora.
Corse
fuori
dal locale, la strada era piena di persone, ma non vedeva colui che
stava
cercando.
«Nessuno ti ha insegnato a lasciar perdere» disse
qualcuno alle sue spalle, conosceva
quella voce da un giorno, ma non l’avrebbe confusa con
nessun’altra. Si voltò
verso di lui.
«Mi hanno insegnato a lottare per ciò che
voglio» si avvicinò verso quegli
occhi che sembravano richiamarlo, come il canto delle sirene richiama i
marinai.
«Non sempre si ottiene ciò che si vuole e di certo
tu non avrai me» Tommy rise
a quella affermazione, gli prese la mano e lo trascinò in un
vicolo della
strada principale.
Lo spinse contro il muro, proprio come la sera precedente,
posò le mani sul suo
petto e prima di farle scorrere tra i suoi capelli, guardò
le sue labbra che
formarono un mezzo sorriso, poi alzò lo sguardo sui suoi
occhi e sorrise anche
lui, ciò che stava accadendo piaceva ad entrambi. Non
importava se un attimo
prima quell'uomo gli aveva detto che non sarebbe stato suo,
perché in quel
momento, il suo sguardo gli diceva il contrario. Lo baciò.
Riavere quelle
labbra sulle sue fu incredibile, lo fece sentire bene come se fosse
esattamente
nel posto in cui doveva essere. In pace. Felice. Avvenne tutto in modo
così
naturale, le mani avvolsero quelle ciocche nere e quelle
dell’altro si posarono
sui suoi fianchi ed in quel momento si rese conto che gli erano
mancate, non
poteva più farne a meno. Avrebbe lottato per non lasciarle
andare.
Tommy fu il primo a staccarsi da quel bacio, ma non staccò
le mani dal collo
dell’altro e neanche le mani sui suoi fianchi si
allontanarono.
«Qual è il tuo nome?»
«prova ad indovinare»
«e poi sarei io il ragazzino?»
«beh sei venuto fin qui solo per me, solo un ragazzino
innamorato lo farebbe»
«non sono un ragazzino e non sono innamorato, volevo solo
sapere il tuo nome,
non posso continuare a chiamarti “occhi
azzurri”» fu troppo tardi quando si
rese conto di ciò che aveva detto e la risata
dell’altro non tardò ad arrivare
«come mi hai chiamato?»
Cercò di allontanarsi da lui, ma due braccia gli cinsero il
busto.
«È
interessante
come cerchi di scappare per poi ritornare da me o dai miei occhi
azzurri» disse
sottolineando “occhi azzurri.”
«È interessante come tu mi trattenga anche se dici
di non volermi»
«non ho mai detto di non volerti o solo detto che non mi
avrai» disse
carezzandogli una guancia e Tommy non riuscì ad evitare di
andare incontro a
quella mano come un gatto che fa le fusa.
«Mi chiamo Adam -lo
baciò- piacere»
«Tommy -lo baciò- piacere tutto mio»
sorrisero, uno di quei sorrisi sinceri che
si impossessano delle tue labbra senza che tu te ne renda conto.
Adam lasciò la presa su di lui e si allontanò, ma
Tommy subito gli afferrò il
polso con una mano e con sua grande sorpresa, l’altro si
liberò da quella presa
per poi stringergli la mano e intrecciare le dita con le sue.
Osservò le loro
mani e arrossì «mi hai trascinato in un vicolo
buio, spinto contro un muro e
adesso ti imbarazza questo» disse alzando le loro mani per
mostrargliele. Non
rispose, posò solo la fronte sulla sua spalla, non voleva
parlare, voleva solo
perdersi nelle sensazioni che provava quando gli era vicino.
Adam alzò il suo volto e gli diede un altro bacio, prima di
voltarsi e
scomparire tra la folla. Tommy non provò a fermarlo, sapeva
che quando sarebbe
ritornato in quel locale l’avrebbe rivisto. Sapeva che questo
era solo
l’inizio.
Ritornò
verso il locale.
«Hey»
qualcuno gli posò una mano sulla spalla, si girò
«Isaac»
«dove eri finito? ti ho cercato dappertutto e
perchè hai quel sorrisino sulla
faccia, mi hai fatto preoccupare»
«Adam» disse semplicemente
«Adam?»
«già, Adam -posò un braccio sulle
spalle del suo amico- è il suo nome»
sospirò
«sembri proprio una ragazzina innamorata»
«forse, perché lo sono» si staccarono da
quella specie di abbraccio, che
usavano tra di loro, e salirono in auto.
Sulla
strada verso casa Isaac accese la radio e partì I Need
Your Love Tonight di Elvis, Tommy iniziò a cantare,
nonostante fosse stonato, non
smettendo mai di sorridere. Isaac si unì a lui, contento di
vederlo così felice
e spensierato.
Arrivarono
a casa di Tommy e si salutarono.
Aprì
la porta e andò verso le scale per arrivare nella sua
camera
«Tommy, si può sapere dove sei stato tutto il
giorno!?» chiese suo padre
piuttosto arrabbiato,
«da Isaac, sono stanco, vado a letto -salì qualche
gradino prima di voltarsi di
nuovo verso il padre- non mi sono reso conto del tempo che passava,
scusa»
«la prossima volta avvertimi quando rientri tardi, lo sai che
mi preoccupo»
Tommy ritornò a salire le scale, mentre rispondeva
«non preoccuparti sto bene,
benissimo -si corresse- adesso vado a dormire» ma
ciò che fece una volta nella
sua stanza non fu dormire.
Si tolse le scarpe e senza neanche svestirsi, si sdraiò sul
letto. Portò una
mano a sfiorarsi le labbra e sospiro, proprio come una ragazzina
innamorata, pensò,
rise all’idea di essersi appena dato della ragazzina
innamorata, ma era la
verità.
«Adam» rise ancora, era così bello poter
dire quel nome, gli sembrava fatto
apposta per essere pronunciato da lui. Adam, il nome migliore del
mondo, almeno
adesso era così.
Il giorno dopo si sarebbe dovuto svegliare presto per andare a scuola,
ma
dormire era l’ultimo dei suoi pensieri. L’unica
cosa a cui pensava era “occhi
azzurri” e al momento in cui l’avrebbe rivisto.
Giorno
seguente
Correva
per i corridoi della scuola, era in ritardo, come
sempre solo che stavolta aveva un buon motivo. La sera precedente aveva
passato
tutto il tempo a pensare ad Adam e adesso si ritrovava a correre tra i
corridoi
deserti, sperava soltanto che il professore non lo notasse mentre
cercava di
entrare e sedersi senza fare il minimo rumore, poteva fingere di essere
stato
sempre lì, o almeno così credeva «Tommy
Joe Ratliff se crede che non l’abbia
notata si sbaglia di grosso -si voltò nella sua direzione-
la ringrazio per
avermi beato della sua presenza -disse con tono palesemente ironico- la
prego
si sieda e cerchi di prestare attenzione».
Si sedette ma non prestò di certo attenzione, era
già tanto che si fosse
svegliato, prestare attenzione era impossibile soprattutto
perché la sua mente
continuava a pesare ad altro e questo di certo non lo aiutava. Si
alzò il
cappuccio della felpa e posò la testa sul banco.
La
prima ora era terminata. Uscì dalla classe e si diresse
verso il suo armadietto.
Posò i libri e quando chiuse lo sportello si ritrovo Isaac
davanti «dormito
bene? no aspetta so già la risposta, si» Tommy
sorrise, ormai sembrava che non
potesse farne a meno.
Insieme si diressero verso la classe dell’ora successiva.
«Stasera usciamo?»
«Tommy Joe che mi chiede di uscire, sarebbero tre sere
consecutive, oggi
nevicherà!»
«ah ah, allora?»
«tutto ciò che vuoi se il risultato e vederti
sorridere in continuazione, anche
se, sei quasi irritante»
«allora stasera si esce» lo abbracciò
«sei l’amico migliore del mondo»
«non dimenticarlo mai» disse Isaac,
«mai» confermò Tommy.
Entrarono
in classe e come l'ora precedente, Tommy non prestò
molta attenzione. Un solo pensiero gli occupava la mente, Adam.
Quello
sera l'avrebbe rivisto e non sarebbe stata l'ultima.
L'avrebbe rivisto ancora e ancora, di questo ne era sicuro. Adam era
appena
entrato a far parete della sua vita, non sapeva se ci sarebbe rimasto,
ma per
il momento sarebbe andato in quel locale, inoltre, gli aveva detto solo
il suo
nome, doveva sapere anche il suo cognome e molte altre cose, e Tommy
non vedeva
l'ora di scoprirle.
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Angolino di Fay :
Ho continuato
questa specie di ff senza senso; ho scritto e pubblicato, lo so
che è molto breve ma meglio di niente no? o almeno lo spero.
Ringrazio chi
ha letto ( perchè lo so che qualcuno legge, io posso
vedervi)
inutile dire che sarei felice di sapere cosa ne pensate e soprattutto
se a qualcuno
importerebbe se io decidessi di continuare questa diciamo
"fanfiction" con qualche altro capitolo.