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Autore: Feel Good Inc    12/06/2008    8 recensioni
"Lui è sempre stato il mio migliore amico, sempre al mio fianco, sempre pronto ad aiutarmi e consolarmi. [...] Ed è strano per me pensare che in tutto questo tempo mi abbia nascosto di provare qualcosa per me..."
Della serie: come comportarsi quando sai che un tuo amico è cotto di te?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David 'Gordo' Gordon, Elizabeth 'Lizzie' McGuire, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“IL MIO MIGLIORE AMICO”

Come promesso, eccomi tornata prestissimo con il sesto capitolo! Accidenti, ragazze, siete a dir poco fantastiche, non mi aspettavo che questa storia sarebbe stata tanto seguita!! Un milione di grazie in particolare a Gabry Sweettosa per averla inserita tra i preferiti (è buffo, ogni volta che torno a pubblicare c’è qualcuno che l’ha messa tra i preferiti nel frattempo!!) e altrettanti ringraziamenti a Juju210, PikkolaGrandefan, Zerby, Selhin, Machy e ancora a Gabry Sweettosa per le recensioni (sempre di più!!). Grazie veramente a tutte voi, è una vera gioia leggere i vostri commenti, sono commossa!! ^///^

Allora, adesso devo avvisarvi che questo capitolo sfocia un pochino nel drammatico, anche se alla fine c’è una scena piuttosto dolce e romantica… Ma la drammaticità c’è solo qui, per questo non ho inserito la voce ‘Drammatico’ nel genere riportato nell’introduzione… Ad ogni modo, fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo moltissimo!!

Con tanto affetto e tanta gratitudine, vi auguro come sempre la buona lettura…

 

 

IL MIO MIGLIORE AMICO

6. Incidente

 

«Scusa il ritardo…»

«Non preoccuparti. Dai, andiamo.»

Gordo allontana la schiena dal muretto che circonda il giardino di casa mia e si incammina lungo il marciapiede. Io mi affianco a lui allegramente.

«Sono proprio contenta che Miranda sia tornata», dico, «mi è mancata molto in queste due settimane.»

«Già, anche a me», sorride Gordo.

Lo guardo. È sereno e tranquillo, finalmente il solito Gordo.

Se ripenso alla tensione accumulatasi negli ultimi tempi, mi sembra quasi incredibile che ora siamo qui a parlare e ridere e camminare insieme verso casa Sanchez. Eppure le cose sembrano tornate come sempre, e dalla sera della cena a casa mia Gordo non ha più manifestato alcun fastidio all’idea del mio pedinamento ad Ethan Craft. Vero è che io stessa ultimamente ho messo da parte i miei propositi di incontrare Ethan di continuo. Insomma, se devo fare ‘chiarezza’, come mi sono riproposta, devo cercare di essere totalmente lucida nel tempo che passo con Gordo… Ma al momento il ritorno di Miranda dal Messico è più importante. Finalmente il trio è di nuovo riunito, e il divertimento è assicurato: è come se le vacanze iniziassero solo ora. Il resto, mi spiace, deve aspettare.

Arriviamo a piedi a casa di Miranda. È una vera gioia vedere di nuovo l’auto dei Sanchez in cortile. Gordo va a suonare il campanello e io lo raggiungo sulla soglia.

«Vado io, mamma!» Lo strillo di Miranda oltrepassa il muro, unito ad uno scalpiccio di passi affrettati. «Devono essere Lizzie e Gordo!»

Un secondo dopo, la mia migliore amica spalanca la porta e si getta letteralmente addosso a noi, abbracciandoci.

«Ragazzi! Oh, non avete idea di quanto mi siete mancati!»

«Miranda, sto soffocando», ride Gordo.

«È bello rivederti», esclamo io ricambiando la stretta.

Parliamo tutti e tre contemporaneamente. Quando ci lascia andare, Miranda ci guarda radiosa.

«Abbiamo molte cose di cui parlare. Perché non andiamo a fare un giro? Così riprendo confidenza con i dintorni e nel frattempo ci raccontiamo tutto.»

Sbircio la porta aperta oltre le sue spalle.

«Ma dovremmo almeno salutare i tuoi genitori…»

«Oh, loro stanno svuotando le valigie, ne avranno fino a stasera.» Fa un cenno vago con la mano, poi si volta e urla attraverso la porta. «Mamma, noi usciamo!»

«Bueno, tesoro», grida di rimando la signora Sanchez. «Salutami tanto i tuoi amici. Non fate tardi!»

«D’accordo.»

Miranda si chiude la porta alle spalle e si volta a sorriderci.

«Ecco fatto. Allora, dove si va?»

 

***

 

«Bene, e così io vi ho detto tutto della mia vacanza. Ma voi che mi dite? Che è successo da queste parti?»

Siamo appena usciti dal Digital Bean, dopo essere già stati al parco e al centro commerciale. Miranda mi prende sottobraccio dopo avermi posto l’ultima domanda.

Io e Gordo ci scambiamo un rapido sguardo.

«Niente di speciale», rispondo io, alzando le spalle.

«Sì, l’unica cosa degna di nota è che Lizzie ha preparato un nuovo piano strategico per conquistare Ethan Craft», spiega Gordo con aria cospiratoria a Miranda; ma mi sembra di vedere che nasconde un qualcosa sotto il sorriso ironico.

«Ma dai, allora fai sul serio», mi fa Miranda, colpita, voltandosi a guardarmi bene in faccia. «Non ti passerà mai, eh? Se continui a sperarci anche dopo che lui ti ha detto chiaramente che ti vede solo come un’amica…»

Le lancio uno sguardo inceneritore.

«Scusa», dice lei alla fine. «Sto rigirando il coltello nella piaga.»

Alzo gli occhi al cielo. Non ha capito, non può capire. Lei non sa di tutti i dubbi che ho in questo periodo…

Istintivamente sbircio Gordo, ma lui guarda fisso davanti a sé, e cammina spedito sul marciapiede, con le mani in tasca.

Continuo a camminare in silenzio, sulla carreggiata, visto che il traffico a quest’ora è praticamente inesistente.

All’improvviso si sente un orribile sibilo di pneumatici in fondo alla strada. Miranda mi tira il braccio.

«Lizzie, vieni, togliamoci da…»

Non sento l’ultima parola, non ne ho il modo.

Sento solo, indistintamente, la voce di Gordo che grida qualcosa, mentre un dolore indicibile al fianco e giù per la gamba mi scaraventa a terra, lontano da Miranda.

 

***

 

Non ricordo di essermi addormentata.

Non ricordo affatto.

Apro lentamente gli occhi. Non riconosco la stanza in cui mi trovo; sembra tutto irrealmente bianco. Sono distesa supina e sono tutta indolenzita. Metto meglio a fuoco: questa è una camera d’ospedale. La situazione comincia a preoccuparmi nel momento in cui mi accorgo di non avere alcun sentore della parte sinistra del mio corpo.

«Lizzie

È una voce familiare. Muovo la testa di poco, mentre nel mio campo visivo entrano una massa di capelli castani e un paio di occhi azzurri preoccupatissimi.

«Gordo?», articolo debolmente.

«Non parlare.» Lo sento sedersi sul letto accanto a me. Lo guardo meglio: è pallido e teso. «Accidenti, Lizzie, mi hai fatto preoccupare da morire!»

Mi porto la mano destra, l’unica che riesco a sentire, sul viso.

«Che… cosa… è successo?»

«Beh…» Gordo abbassa gli occhi, a disagio. «C’è stato un incidente. Quella macchina… È successo tutto così in fretta… Non siete riuscite a…» Si interrompe e sospira profondamente. Non l’ho mai visto così turbato e scosso. «I tuoi sono di là, stanno parlando con i medici. Tu pensa solo a stare tranquilla. Andrà tutto bene, vedrai.»

È veramente comico pensare che sono le stesse parole che mi ha rivolto prima che io incontrassi Ethan al parco… Peccato che non ci sia nulla da ridere.

«Non ho sensibilità nella parte sinistra, Gordo», obietto in un mormorio piatto.

Finalmente torna a guardarmi, lievemente esasperato.

«Dai, Lizzie, ti ho detto di stare tranquilla. I medici hanno detto che non hai nulla da temere. Ti prego, ti prego, non andare nel panico. Perché se tu vai nel panico, io non saprò più che fare.»

Cerco di sorridergli. Poi mi ricordo di una cosa.

«E Miranda?»

Gordo passa dalla preoccupazione al nervosismo.

«Ehm…»

Il cuore mi salta un battito. Ho un terribile presentimento.

«Beh, lei è… Ecco, lei… Insomma… Ha riportato delle ferite più… gravi… e…»

Lo guardo, terrorizzata.

«Dov’è?», ansimo.

«In sala operatoria», sussurra.

No. Non può essere. Non Miranda. Non può esserle successo questo. Non può rischiare la vita. Non ci credo.

Le lacrime offuscano la mia vista. Serro le palpebre con forza, ma non c’è verso che quelle maledette scompaiano.

«Dio, Lizzie, non fare così…», mormora Gordo, disperato.

«E cosa vuoi che faccia?», gemo, senza aprire gli occhi. «Dovrei forse starmene qui tranquilla a ripetermi che non ho nulla da temere, mentre la mia migliore amica è sottoposta a un’operazione? Dovrei fare finta di niente, e non pensare che potrebbe…? È colpa mia, Gordo, è tutta colpa mia, sono io che camminavo in mezzo alla strada, io…»

Non riesco più a parlare. Mi mordo le labbra a sangue, ma non posso evitare ancora ai singhiozzi di scuotermi il corpo.

Due mani si posano sulle mie guance bagnate, mentre la voce di Gordo risuona più vicina al mio viso.

«Lizzie, guardami.»

Apro gli occhi. Attraverso il velo di pianto osservo i suoi occhi chiari a pochissima distanza dai miei. Forse in altre circostanze proverei dell’imbarazzo, ma ora sono troppo sconvolta per pensare a qualsiasi cosa che non sia Miranda.

«Non è colpa tua. Chiaro? Non voglio più sentirti dire una cosa del genere. La colpa è di quel pazzo che vi ha investite, e che non ha nemmeno avuto la decenza di fermarsi. Tu non puoi farci niente, e soprattutto non devi pensare di essere in alcun modo responsabile di ciò che è successo. Adesso devi solo riposare. Mi hai capito? Non posso sopportare di vederti così, mi fai male, non immagini quanto. Ora respira profondamente, calmati e poi riposati. Va bene?»

Sospiro, tremando da capo a piedi, e annuisco debolmente tra le sue mani. Mi soffermo ancora sul suo sguardo, ora serio e fermo, sui riccioli bruni sulla sua fronte, e poi sulle sue labbra, sulla familiare fossetta sul mento… Quand’è che ho pensato che ero troppo sconvolta per sentirmi in imbarazzo? Sbagliavo… Poi lui si allontana lentamente, scostando le dita dal mio viso e portandosi via qualche mia lacrima.

«Bene.» Cerca di sorridere. «Ora… immagino che per te sia meglio restare un po’ da sola. E poi devo comunque chiamare i miei, perciò… ti lascio tranquilla. Dirò ai tuoi genitori che stai bene, ok?»

Annuisco di nuovo, ignorando l’assurdo impulso di chiedergli di restarmi accanto…

«Grazie, Gordo», sussurro invece.

Lui sorride ancora, ma poi torna serio a poco a poco.

«Lizzie…»

Si china di nuovo su di me. Io resto immobile, il fiato sospeso, mentre il suo viso si fa sempre più vicino.

«Non voglio più vederti piangere.»

Le sue labbra si fermano sulla mia guancia.

Mi dà un bacio leggero come acqua.

È la prima volta che fa una cosa del genere.

Nonostante la gravità di tutti gli altri pensieri, mi sento comunque arrossire.

Gordo si tira indietro, e vedo il suo viso prendere letteralmente fuoco. Mi sorride impacciato e mi stringe una mano nella sua; poi, senza dire altro, si alza dal letto e lascia la stanza.

Io tiro il fiato, chiudo gli occhi, ed esprimo l’inutile desiderio di dimenticare tutto.

   
 
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