Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Tadako    08/02/2014    6 recensioni
One Piece. Anime/manga ispirato all'avventura, libertà e sogni da realizzare.
Detective Conan. Anime/manga giallo con delitti e misteri sempre in agguato.
Cosa succederebbe se questi due universi si incontrassero in una straordinaria avventura?
Chiedetelo ai nostri mugiwara, convolti in un omicidio.
A Conan, che catapultato in questa fantastica vicenda cerca comunque di mantenere nascosto il suo segreto...
Genere: Avventura, Commedia, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara | Coppie: Rufy/Nami
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nami aveva aperto gli occhi prima di tutti gli altri. Si era alzata, aveva cercato Rufy con lo sguardo e lo aveva trovato disteso vicino a lei, dormiva beato sul freddo pavimento della cella. Moriva dalla voglia di chiedergli il motivo delle sue sembianze femminili, ma non aveva avuto il coraggio di svegliarlo da quel sonno così profondo… così si era messa ad osservarlo, la testa immersa nei propri pensieri ed un dolce sorriso ad ornarle il viso. Poi aveva sentito dei passi, lenti e furtivi. Con un movimento istintivo si era sdraiata al suolo, chiudendo gli occhi e fingendo di dormire. La cella si era aperta scricchiolando, qualcuno era entrato e l’aveva silenziosamente girata di schiena. La giovane non sapeva cosa fare, e così aveva lasciato che quella figura ignota le tastasse lo stomaco fino ad arrivare al ventre, senza muovere un solo muscolo. La mente aveva cominciato a fantasticare sull’identità dell’uomo, non avendo il coraggio di dischiudere gli occhi.
L’essere aveva tirato fuori un piccolo oggetto cilindrico, lo aveva poggiato sul suo petto e aveva applicato una lieve pressione, provocandole degli impercettibili brividi. La veste attillata blu che fino a quel momento l’aveva imprigionata, si era improvvisamente smaterializzata, lasciandola con addosso una leggera canottiera bianca e dei cortissimi pantaloncini dello stesso colore. Nami aveva provato un’inevitabile sensazione di sollievo, seguita da una ceca paura nel momento in cui la guardia se la fu caricata sulle spalle portandola via. Si sentì un lievissimo rumore di qualcosa che cadeva, ma l’uomo sembrò non accorgersene, proseguendo nella sua strada. Con gli stessi passi lenti con cui era venuto, ora se ne stava andando, allontanando anche lei da quella prigione che ora rimpiangeva. Proprio ora che era riuscita a riunirsi a Rufy, qualcun altro la stava nuovamente rapendo, trasportandola verso l’ignoto. Per un attimo ebbe la tentazione di reagire, di tirare un forte pugno sulla schiena del suo rapitore e scappare: non lo fece. Rimase ferma, senza dare alcun segno di coscienza. Se avesse fatto in quel modo non avrebbe risolto nulla, quel tizio era decisamente più grosso di lei, e l’avrebbe riafferrata fin troppo facilmente. No, doveva stare al gioco e rimanere cosciente, fiduciosa nei suoi compagni, certa che prima o poi sarebbero venuti a salvarla.
Attraversarono la porta posta alla fine del corridoio, quella di cui le avevano parlato così terribilmente le altre carcerate. “non so cosa succede esattamente la dentro, ma una cosa  è certa: chi ci entra non esce più.” Queste erano state le parole di Nana, ed ora le rimbombavano nella mente bloccandole il respiro. Cosa c’era veramente oltre quella barriera?
 
La luce verde che la accolse una volta attraversato l’uscio la ferì a tal punto da dover serrare le palpebre socchiuse. Era verde, così luminosa da avvolgerla, ma fredda.
Si lasciò sfuggire un brivido di gelo misto a paura, per fortuna troppo debole per essere intercettato dal suo rapitore. Alcune voci cominciarono a riempire l’aria, bisbigli e risatine sommesse. L’odore era quello di chiuso, così soffocante da toglierle il respiro.
Gli occhi si abituarono finalmente alla luminosità del luogo, in tempo per vedersi poggiare malamente su un terreno in pietra liscia e farsi legare con una lunga corda color marroncino. La guardia si muoveva sicura, anche se un po’ meno grezza del solito; il procedimento lo aveva applicato mille volte su tante donne come lei, ma quella volta era diverso, sapeva che quella non era una prigioniera qualunque.
La seconda estremità della fune venne legata ad uno dei tanti ganci rinforzati presenti ai bordi della grande stanza. Applicato anche questo ultimo passaggio, l’uomo dal volto nero si allontanò silenzioso, lasciando posto a due nuove figure. Nami restò sdraiata, sapeva che il momento di svegliarsi non era ancora arrivato.
-Siamo sicuri sia lei il possessore?-
-Sicurissimi, le analisi svolte sul bracciale ci portano a lei.-
-Il destino non poteva fare scelta migliore.- sorrise l’uomo. Poi si avvicinò, le accarezzò una ciocca di capelli e aggiunse –Ora puoi anche smettere di fingerti incosciente.-
Nami a quell’affermazione sobbalzò, l’ennesimo brivido le attraversò il corpo.
-Ti do il mio benvenuto, Nami. Chiedo scusa per questo trattamento così grezzo, ma le mie guardie hanno ormai dimenticato come si tratta una signorina… Sono il comandante Zero, e da oggi tu sei al mio servizio.-
La navigatrice si morse il labbro. Come faceva quell’uomo a sapere il suo nome…
 
 
-Siate indiscreti…- aveva raccomandato Ran poco prima di salutarli.
Consiglio inutile, considerando il fatto che i tre mugiwara si erano fatti smascherare dal primo gruppo di guardie che avevano incontrato.
Rufy non era tornato alle sue sembianze maschili, un po’ deluso per il fatto di essere ormai l’unico in quella situazione. Sanji, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a smettere di guardarlo, essendo piuttosto difficile distogliere gli occhi dalla camicetta rossa sbottonata del capitano…
-No, questo no!- pensò ad alta voce, stringendo le palpebre mentre continuava a correre. Ogni tanto sulla loro via si presentava qualche guardia coraggiosa pronta a combattere, facilmente atterrata dai tre pirati.
-Che dici Sanji?- chiese Rufy dopo l’ennesimo pugno ad una sentinella.
-Accetto di farmi picchiare da un uomo a forma di cigno dalle sembianze di Nami, di rischiare di morire dissanguato guardando una sirena, ma non posso permettermi di eccitarmi di fronte al mio capitano!- esclamò, infilandosi le dita tra le ciocche bionde.
Zoro lo guardò disgustato, pensando a come poteva pensare a cose del genere nella situazione critica in cui si trovavano. Rufy scoppiò a ridere, le lacrime agli occhi e le mani a tenersi lo stomaco.
-Non ridere, è una cosa seria!- urlò il cuoco con denti da squalo, non riuscendo però a tenere lo sguardo sul viso del corvino per più di qualche secondo.
-Non preoccuparti, io non sono innamorato di te.- rispose questo sorridendo tranquillo.
-Che diavolo c’entra?!-
L’affermazione del capitano fece sorridere pure Zoro, ancora una volta quel ragazzo era riuscito a sorprenderlo con una risposta disarmante.
-Ti prego, te lo chiedo in ginocchio. Potresti almeno chiudere la camicia?-
-Ma fa caldo…-
-Rufy!-
-Si?-
-Chiudi la camicia!-
Il ragazzo dovette cedere alla disperata richiesta del compagno, notando qualche goccia di sangue che già minacciava di cadere dal naso.
 -Che idiota…- commentò Zoro a bassa voce.
-Ragazzi, io ho fame. - annunciò Rufy massaggiandosi lo stomaco ora coperto.
-A meno che tu non voglia carne di guardia per pranzo, temo proprio che dovrai aspettare…- rispose il biondo.
-Ma ho fame adesso…-
-Sopravvivrai.-
-Non credo, non posso combattere senza prima aver mangiato.-
-Ti ripeto che non ho niente da darti.- ribatté Sanji scocciato, l’insistenza del capitano lo irritava.
-E quel portapranzo che ti sei messo in tasca prima di partire?- chiese Rufy speranzoso.
-Quello è per la nostra navigatrice, non azzardarti a toccarlo!-
-Nami non si arrabbierà… ti prego!-
-No.-
Rufy stette qualche secondo in silenzio, poi il lampo di un’idea geniale gli attraversò la mente.
-E adesso?- chiese riaprendosi la giacca. A quel punto Sanji non riuscì più a trattenersi, cadendo al suolo per colpa del forte getto di sangue che uscì dal suo naso.
Fu un attimo. Un movimento furtivo, il fruscio di una lama, lo stridio delle spade. Rufy spense il suo sorriso, assumendo un’espressione seria. L’atmosfera, che fino a qualche secondo fa profumava di allegria, si era riempita di tensione nell’arco di qualche secondo.
 Così velocemente da sorprendere persino lo stesso aggressore.
Quando il cuoco riaprì gli occhi, ciò che vide furono una coltello bianco impugnato verticalmente ad un centimetro dal suo naso, ed una katana nera contrapposta che aveva parato il colpo della prima, quella di Zoro.
Qualche secondo per prendere coscienza della situazione, prima di sollevare dal suolo la gamba sinistra per colpire il braccio del suo nemico. L’attacco andò a buon fine ed il biondo riuscì a rialzarsi in piedi, asciugando con la manica il labbro ancora sporco del vischioso liquido rosso. Gli occhi si puntarono sulla figura nera ed incappucciata, arrabbiati e decisi.
-Non ti ha insegnato nessuno le buone maniere?- chiese acido.
-Mai attaccare qualcuno alle spalle, è un disonore che non posso accettare.- continuò lo spadaccino con lo stesso tipo di espressione impressa sul volto.
L’uomo fece un verso di stizza. Era sorprendente il modo in cui quei tre pirati apparentemente stupidi erano riusciti a ricomporsi in così poco tempo.
Rinfoderò l’arma nell’oscurità del mantello, rimuginando sulla strategia che avrebbe applicato per levarli di mezzo.
-Chi sei?- chiese netto Rufy, l’uomo ghignò.
-Sono colui che segnerà la vostra fine.-
A quelle parole Zoro sorrise, stringendo tra i denti la terza spada.
-Lo vedremo…-
 
In quella caverna c’erano davvero troppe guardie… tutte uguali, nere e incappucciate. Mille formiche che camminavano sicure tra la folla per gli intricati vicoli del luogo.
Usopp girovagava senza meta cercando di passare inosservato, unendosi al primo gruppo che gli si presentava. Da quanto aveva capito origliando i discorsi delle guardie, quella era una setta segreta con un piano di conquista ben definito da strane premunizioni. Non osò chiedere nulla, aveva troppa paura di destare sospetti.
Il tempo lo passò semplicemente camminando, senza mai arrivare a destinazione, cambiando ogni volta gruppo con cui confondersi. Poi c’era stato un annuncio, un’improvvisa notizia che aveva sconvolto l’equilibrio perfetto del luogo. Una guardia, agitata ed ansimante, aveva raggiunto la massa di persone dicendo: “la prescelta è arrivata. Riunione in gran sala per la prova tra trenta minuti”. Da quel momento il passo degli uomini incappucciati era diventato decisamente più frettoloso, tutti si stavano radunando in un unico punto; quel  groviglio di persone, così tante da non riuscire neanche a contarle, stavano per ammassarsi tutti in una sola zona.
Usopp cercava inutilmente di bloccare le gambe tremanti, mentre a volto basso procedeva verso quella che tutti chiamavano la “gran sala”.
Una voce alta e sonora invase l’aria appena  la porta rossiccia  fu spalancata, ancor prima dell’accecante luce verde. Dovevano essere in ritardo perché avevano già iniziato.
Nessuno osava aprir bocca,  tutti erano concentrati sul centro della sala, silenziosi. Il cecchino venne spinto verso la parete, schiacciato tra il muro e le schiene di chi era arrivato prima di lui.
-Per questo, e per tutto ciò in cui crediamo, compiremo anche quest’ultimo sacrificio in onore della prescelta.-  finì la voce. Il timbro era potente e quasi intimidatorio, il viso difficilmente scrutabile dalla posizione del ragazzo era coperto dal cappuccio nero.
Non capiva esattamente cosa stesse succedendo, ma quella situazione lo preoccupava.
Si sentì l’ennesima porta aprirsi, facendo comparire due individui alti e robusti che ne tenevano legata una terza.
-Lasciatemi!- urlò una voce femminile. Ad Usopp mancò il fiato, non poteva essere vero…
Con qualche gomitata riuscì a strisciare tra la folla di qualche fila, cercando disperatamente di vedere il volto della prigioniera.
L’uomo che prima aveva parlato la prese per i capelli, così da poterla mostrare alla sua setta.
-Miei cari amici… vi presento la nostra prescelta. Il suo nome è…-
-Nami!- finì il cecchino, attirando l’attenzione di tutti i presenti. Si pentì subito di quell’esclamazione.
-Usopp!-

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*saluta timidamente con la mano* ciao... vi ricordate di me? sono quella che ci ha messo due settimane per aggiornare ^^"
SCUSATE! Non è colpa mia, prendetevela con la mia scuola v.v
va beh, passiamo al capitolo che è meglio...
Mi sono detta, ma già Usopp dov'era finito? No insomma... come ho fatto a dimenticarmi del checchino migliore del mondo??  Va beh... in un modo o nell'altro sono riuscita a reinserirlo. Certo, l'ho messo nei casini, ma questi sono dettagli xD
La seconda parte mi è sembrata un po' troppo "hot"... insomma, io avrei fatto di peggio, ma questo perchè sono una pervertita ai livelli mondiali :3
quindi non so...  all'inizio volevo creare questa situazione con Sanji e Zoro, ma poi mi sono detta: Rufy è più ingenuo, sarà più divertente!  
Poi la parte in cui dice: "-Accetto di farmi picchiare da un uomo a forma di cigno dalle sembianze di Nami, di rischiare di morire dissanguato guardando una sirena-" dite che è spoiler? io penso di si, ma ci stava troppo bene... consigli?
nel prossimo capitolo penso inizierò qualche combattimento, ma non assicuro niente... ho paura di trascurare gli altri personaggi.
Questa storia mi appassiona sempre di più, spero di riuscire nell'intento di trasmettervi le mie emozioni :3
un saluto e alla prossima!


TK:3
  
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