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Autore: Fay_8    08/02/2014    7 recensioni
Erano passati solo tre giorni, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Whole Lotta Love


Erano le sei del pomeriggio a Burbank. Tommy era a casa di Isaac, erano sdraiati sul letto senza fare essenzialmente niente, se non essere semplicemente in compagna l’uno dell’altro.

La camera di Isaac era un posto sacro per loro, lì avevano passato la maggior parte del loro tempo. Proprio in quella stanza, quando erano piccoli, avevano finto di essere supereroi. Lì a 13 anni avevano fatto un patto, giurandosi amicizia eterna, come avevano visto fare in un film. Entrambi ricordavano come, di nascosto dalla madre di Isaac, si erano procurati un coltellino. Poi un semplice taglietto su una mano e una semplice stretta erano bastate a stringere il patto, per loro era stato molto importante, nonostante l’infezione che venne ad Isaac nei giorni successivi. Sempre in quella stanza, seduti sul bordo della finestra, avevano fumato la loro prima sigaretta. Avevano parlato per la prima volta di ragazze, avevano giocato ai videogiochi, avevano passato notti intere svegli a parlare di niente e a volte di tutto. In quella stanza c’era il loro passato, i loro ricordi. Era un po’ come il loro piccolo mondo, la loro casa, il loro posto sicuro.

Tommy si alzò dal letto, su cui erano seduti e andò davanti allo specchio «credi che dovrei cambiarmi per stasera?» chiese
«stai scherzando, vero?» rispose ridendo Isaac «no» disse serio Tommy «non ti sei mai fatto questa domanda le altre volte che siamo usciti» gli fece notare «stavolta è diverso» affermò Tommy «allora dovresti prendere il vestito da cerimonia, credo che saresti perfetto» si alzò e andò verso l’armadio, prese una papillon e glielo posò sulla testa «che dici? ti piace? Io credo che ti stia bene»

«sono serio» disse gettando il papillon a terra «anche io» rise «okay, adesso sono serio -rise- scusa è che non ti avevo mai visto cosi, ti conosco da quando sei nato e non ti sei mai comportato così, sul serio»

«così come?» chiese «non riesci a smettere di sorridere, mi chiedi di uscire e adesso sei qui a pensare a cose stupide come che vestiti indossare stasera, è divertente questo nuovo te, quello depresso era diventato noioso»

«cosa? Io non sorrido sempre, oggi si, ma… comunque non ero depresso»

«si che lo eri, poi arriva “occhi azzurri” e bam! ci sono più arcobaleni in cielo -gesticolò aprendo le braccia in alto- ricordami di ringraziarlo» Tommy rise, ancora, per poi sedersi sul letto «allora, non mi hai risposto, dovrei cambiarmi?»

«certo, sembri un barbone e dicendolo sto offendendo i barboni, forza vestiamo la principessa per il ballo».

Erano fuori il locale.
Tutte le volte che ci erano andati, avevano dovuto aspettare un po’ per entrare, ma quella sera la fila sembrava infinita
«Di questo passo non entreremo mai» si lamentò Isaac.
Mentre attendevano il loro turno Tommy notò un manifesto attaccato alla porta principale «chi è Raja?» chiese, essenzialmente a nessuno, ma un ragazzo gli rispose « se non sai chi è Raja, allora perché sei qui? comunque è una Drag Queen anzi è la Drag Queen» disse enfatizzando l’articolo LA, «oh, grazie per l’informazione»  si voltò verso il suo amico «allora vedremo uno spettacolo stasera» sorrise, Isaac.
Entrarono e chiunque fosse Raja, dovevano ammettere che aveva richiamato molte persone, il locale era pieno.
Tommy cercò Adam tra la folla, ma non lo vide, c’erano molte persone quella sera, ci avrebbe messo un po’ a trovare quella che gli interessava, pensò.

Dall’altra parte del locale, dietro le quinte del palcoscenico, c’era Adam che cercava di ritracciare il suo amico Sutan, mentre il gestore del locale annunciava al pubblico che avrebbe dovuto attendere per lo show. Salì sul palco «salve! Sono sicuro che siete tutti qui per la nostra stella, ma oggi Raja si esibirà un po’ più tardi -un boato risuono per tutto il locale- vi prego di essere pazienti » scese dal palco e si diresse verso i camerini «Adam! Dove diavolo è Sutan? Se non si sbriga ad arrivare ci sali tu sul palco, capito!»

I minuti passavano e il pubblico diventava sempre più impaziente.
«Adam, sali, Adesso!»
«aspetta, dagli altri cinque minuti»
«cinque, non uno di più» disse prima di uscire dal camerino.
Adam si lasciò cadere sul divano del camerino, conosceva Sutan da molto tempo e la puntualità non era mai stata una sua caratteristica. Prese il cellulare per richiamarlo. Uno squillo, due, tre, quattro, cinque… quando finalmente
«Adam»
«Sutan, si può sapere dove diavolo sei ?»
«sto arrivando , prendi tempo»
«prendi tempo! E da un’ora che ti stanno aspettando»
«sono appena sceso dall’aereo, arrivo subito, tu fa qualcosa»
«aereo?» chiese Adam «ero a Las Vegas» rispose «perché sei andato a Las Vegas e soprattutto perché senza di me?»
«ooh tesoro, ci sono andato per lavoro, ma non preoccuparti avremo tempo per farci una vacanza»
«sbrigati ad arrivare, il pubblico è qui per uno spettacolo» gli ricordò «devo passare prima a casa a prendere il vestito, perché non li intrattieni tu» non gli diede il tempo di rispondere che staccò la chiamata.
Uscì dal camerino.
«Adam! I cinque minuti sono passati, vai sul palco» gli ordinò il responsabile del locale «cosa dovrei fare?»
«fa quello che vuoi» disse spingendolo. Una sola spinta e si ritrovò sul palco, con il riflettore puntato su di lui.

Guardò la folla, erano molti, troppi per lui, era agitato, terrorizzato. Finche non notò una chioma bionda. Lo guardò, Tommy alzò il viso e i loro sguardi si incrociarono. Adam si sorprese ancora una volta del modo in cui quegli occhi riuscissero a scaldarlo semplicemente guardandolo. Incredibile il modo in cui quel piccoletto riuscisse a farsi desiderare semplicemente stando fermo. Ricordava la prima volta che l’aveva visto, ballava per attirare la sua attenzione, gli era sembrato così bisognoso d’amore. Poi era ritornato la sera dopo e adesso era di nuovo lì, la sua insistenza lo infastidiva ma al tempo stesso non voleva che smettesse.
Guardò la folla, doveva fare qualcosa, non poteva starsene sul palco senza far niente. Guardò di nuovo Tommy, era fermo in un angolino del locale insieme a quel suo amico, gli sembrava cosi piccolo, forse era per questo che quando lo pensava si ritrovava a chiamarlo piccoletto, perché lui lo pensava, spesso. Proprio in quel momento, pensare a lui lo aiutò a capire cosa fare.
Avrebbe cantato, cantato per il suo piccoletto bisognoso d’amore.

Disse al DJ di quale base aveva bisogno e si posiziono al centro del palco. La musica partì ed iniziò a cantare.

You need coolin, baby, I'm not foolin,
I'm gonna send you back to schoolin,
Way down inside honey, you need it,

Lo cercò con lo sguardo, ma non era più dove l’aveva visto prima.

I'm gonna give you my love,
I'm gonna give you my love

Abbassò la testa verso le persone che erano in prima fila, una sola attirò la sua attenzione. Tommy lo stava fissando, come gli altri, ma gli unici occhi che percepiva erano i suoi. Continuò a cantare, non avvicinandosi mai al suo piccolo fan. Andò da una parte all’altra del palco, incantando tutti con la sua voce e i suoi movimenti, sapeva di essere bravo, solo che fino a quella sera non aveva mai avuto il coraggio di esibirsi per così tante persone. Si avvicinò a Tommy, che era rimasto lì tutto il tempo sperando che ciò accadesse. Si abbassò verso di lui e gli prese il mento con una due dita per guidarlo ad alzare il volto verso il suo. Gli era mancato specchiarsi in quegli occhi, così dolci, pensò.

Way down inside, baby
You need love
Shake for me, honey
I wanna be your backdoor man

Cantò sulle sue labbra, prima di ritornare verso il centro del palco e concludere la canzone.

Applausi e ancora applausi. Sorrise, adorava esibirsi e adesso che  lo sapeva non avrebbe smesso. Andò verso i camerini. Sutan era lì, seduto sul divano, con un sorrisino compiaciuto sul viso «finalmente, se sapevo che bastava fare più tardi del solito per farti muovere quel culo da diva che ti ritrovi l’avrei fatto prima!» si alzò, già vestito per la sua esibizione «devo dire che speravo in uno spettacolo diverso, magari con i miei vestiti di scena» gli disse mentre erano spalla a spalla «ci avevo pensato, ma non volevo rubarti la scena, anche se credo di averlo fatto comunque» sorrise «non montarti la testa baby carota» disse spingendolo con una spalla, risero.

«Baby carota?» Sutan si voltò per vedere il proprietario di quella voce, mente Adam era incantato a fissarlo.
Guardò il biondino poi riguardò il suo amico e gli agitò una mano davanti al viso «ci sei?» Adam si voltò verso di lui «eh, si, si» osservò Tommy che stava ridendo, probabilmente rideva di lui, pensò.
Notò Isaac accanto a lui, che fino a poco fa era stato completamente invisibile, un po’ come tutto il resto.
«Sutan questo è Tommy e il suo amico» concluse così non ricordandosi il nome «Isaac» si presentò,
«è un piacere ragazzi e vorrei tanto restare qui a divertirmi, ma devo fare uno spettacolo» uscì dal camerino, per rientrarci subito dopo «che fate non venite a vedermi ? sono favoloso, fareste meglio ad assistere» fece l’occhiolino prendendo Isaac per mano, trascinandolo fuori, che prese la mano di Tommy che a sua volta prese quella di Adam.

Sutan salì sul palco, lasciandoli andare. Si posizionarono in prima fila. Lo spettacolo era fantastico, Raja lo era, sapeva esattamente cosa fare e cosa piaceva al pubblico. Si avvicinò a loro, come aveva fatto Adam con Tommy, e invitò Isaac sul palco, che accettò senza esitazione. Lui adorava divertirsi, in qualsiasi modo. Lo fece sedere su un cubo al centro del palco, continuando il suo spettacolo.

Adam mise un braccio attorno alla vita di Tommy e insieme andarono a sedersi al bar, mentre Isaac ballava sul cubo insieme a Raja.
«Sicuro che non sia gay?» chiese Adam fissandoli «si» rispose convinto «neanche bisessuale?» Tommy si alzò dallo sgabello e gli si mise davanti per coprirgli la visuale «ti interessa così tanto?» chiese, un po’ geloso. Adam rise «no» detto ciò gli afferrò i fianchi e lo attirò a se baciandolo, era da tutta la serata, anzi tutto il giorno, che Tommy non aspettava altro.

Il biondo posò le mani sulle sue spalle e si stacco per tornare a sedersi, nonostante volesse continuare a baciarlo «e così canti» buttò lì per iniziare un conversazione «canto e so fare anche tante altre cose»
«interessante» disse fissando le sue labbra «molto» confermò Adam.
Tommy distolse lo sguardo e fissò le proprie dita che tamburellavano sul bancone «mi è piaciuta l’esibizione»
«ovviamente, a tutti è piaciuto Adam Lambert» disse spalancando le braccia per mettersi in mostra.
Adam Lambert, pensò Tommy, un nome perfetto come il suo possessore.
«Sei davvero così sicuro di te stesso?» Adam rise, sicuro di se, così sembrava agli altri e ne era felice, non volevo mostrare il suo lato debole a nessuno «certo» rispose, «ti va di ballare?» chiese porgendogli una mano che Tommy afferrò subito «certo».

Ballarono per tutta la sera, non perché gli piacesse, era più che altro una scusa per stare vicino, per toccarsi e per strusciarsi l’uno contro l’altro passando inosservati tra la folla. Si baciarono ancora e ancora, ormai era un circolo vizioso. Si baciavano. Si staccavano, a volte non del tutto, tenendo le fronti ancora unite. Riprendevano fiato. Si guardavano e poi tornavano a baciarsi, aumentando di volta in volta la durata di quel contatto. A che serviva riprendere fiato, respirare, quando l’unica cosa di cui sentivano il bisogno in quel momento era appartenersi. Baciarsi, con dolcezza, con violenza, con passione, l’importante era farlo.

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Angolino di Fay : Hello!
Ho cambiato il titolo di questa specie di ff, perchè quello "vecchio" riguardava solo il primo capitolo (doveva essere l'unico). Adesso il titolo è Stay, perchè... perchè si.
E... niente spero che, nonostante il modo orribile in cui è scritto, il capitolo vi sia piaciuto.

Grazie per aver letto e se vi va recensite :)


  
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