Whole Lotta Love
Erano le sei del pomeriggio a Burbank. Tommy era a casa di Isaac, erano
sdraiati sul letto senza fare essenzialmente niente, se non essere
semplicemente in compagna l’uno dell’altro.
La
camera di Isaac era un posto sacro per loro, lì avevano
passato la maggior parte del loro tempo. Proprio in quella stanza,
quando erano
piccoli, avevano finto di essere supereroi. Lì a 13 anni
avevano fatto un
patto, giurandosi amicizia eterna, come avevano visto fare in un film.
Entrambi
ricordavano come, di nascosto dalla madre di Isaac, si erano procurati
un
coltellino. Poi un semplice taglietto su una mano e una semplice
stretta erano
bastate a stringere il patto, per loro era stato molto importante,
nonostante
l’infezione che venne ad Isaac nei giorni successivi. Sempre
in quella stanza,
seduti sul bordo della finestra, avevano fumato la loro prima
sigaretta.
Avevano parlato per la prima volta di ragazze, avevano giocato ai
videogiochi,
avevano passato notti intere svegli a parlare di niente e a volte di
tutto. In
quella stanza c’era il loro passato, i loro ricordi. Era un
po’ come il loro
piccolo mondo, la loro casa, il loro posto sicuro.
Tommy
si alzò dal letto, su cui erano seduti e andò
davanti
allo specchio «credi che dovrei cambiarmi per
stasera?» chiese
«stai scherzando, vero?» rispose ridendo Isaac
«no» disse serio Tommy «non ti
sei mai fatto questa domanda le altre volte che siamo usciti»
gli fece notare
«stavolta è diverso» affermò
Tommy «allora dovresti prendere il vestito da
cerimonia, credo che saresti perfetto» si alzò e
andò verso l’armadio, prese
una papillon e glielo posò sulla testa «che dici?
ti piace? Io credo che ti
stia bene»
«sono
serio» disse gettando il papillon a terra «anche
io»
rise «okay, adesso sono serio -rise- scusa è che
non ti avevo mai visto cosi,
ti conosco da quando sei nato e non ti sei mai comportato
così, sul serio»
«così
come?» chiese «non riesci a smettere di sorridere,
mi
chiedi di uscire e adesso sei qui a pensare a cose stupide come che
vestiti
indossare stasera, è divertente questo nuovo te, quello
depresso era diventato
noioso»
«cosa?
Io non sorrido sempre, oggi si, ma… comunque non ero
depresso»
«si
che lo eri, poi arriva “occhi azzurri” e bam! ci
sono
più arcobaleni in cielo -gesticolò aprendo le
braccia in alto- ricordami di
ringraziarlo» Tommy rise, ancora, per poi sedersi sul letto
«allora, non mi hai
risposto, dovrei cambiarmi?»
«certo,
sembri un barbone e dicendolo sto offendendo i
barboni, forza vestiamo la principessa per il ballo».
Erano
fuori il locale.
Tutte le volte che ci erano andati, avevano dovuto aspettare un
po’ per
entrare, ma quella sera la fila sembrava infinita
«Di questo passo non entreremo mai» si
lamentò Isaac.
Mentre attendevano il loro turno Tommy notò un manifesto
attaccato alla porta principale
«chi è Raja?» chiese, essenzialmente a
nessuno, ma un ragazzo gli rispose « se non
sai chi è Raja, allora perché sei qui? comunque
è una Drag Queen anzi è la Drag
Queen» disse enfatizzando l’articolo LA,
«oh, grazie per l’informazione» si voltò verso il
suo amico «allora vedremo
uno spettacolo stasera» sorrise, Isaac.
Entrarono e chiunque fosse Raja, dovevano ammettere che aveva
richiamato molte
persone, il locale era pieno.
Tommy cercò Adam tra la folla, ma non lo vide,
c’erano molte persone quella
sera, ci avrebbe messo un po’ a trovare quella che gli
interessava, pensò.
Dall’altra
parte del locale, dietro le quinte del
palcoscenico, c’era Adam che cercava di ritracciare il suo
amico Sutan, mentre
il gestore del locale annunciava al pubblico che avrebbe dovuto
attendere per lo
show. Salì sul palco «salve! Sono sicuro che siete
tutti qui per la nostra
stella, ma oggi Raja si esibirà un po’
più tardi -un boato risuono per tutto il
locale- vi prego di essere pazienti » scese dal palco e si
diresse verso i
camerini «Adam! Dove diavolo è Sutan? Se non si
sbriga ad arrivare ci sali tu
sul palco, capito!»
I
minuti passavano e il pubblico diventava sempre più
impaziente.
«Adam, sali, Adesso!»
«aspetta, dagli altri cinque minuti»
«cinque, non uno di più» disse prima di
uscire dal camerino.
Adam si lasciò cadere sul divano del camerino, conosceva
Sutan da molto tempo e
la puntualità non era mai stata una sua caratteristica.
Prese il cellulare per
richiamarlo. Uno squillo, due, tre, quattro, cinque… quando
finalmente
«Adam»
«Sutan, si può sapere dove diavolo sei ?»
«sto arrivando , prendi tempo»
«prendi tempo! E da un’ora che ti stanno
aspettando»
«sono appena sceso dall’aereo, arrivo subito, tu fa
qualcosa»
«aereo?» chiese Adam «ero a Las
Vegas» rispose «perché sei andato a Las
Vegas e
soprattutto perché senza di me?»
«ooh tesoro, ci sono andato per lavoro, ma non preoccuparti
avremo tempo per
farci una vacanza»
«sbrigati ad arrivare, il pubblico è qui per uno
spettacolo» gli ricordò «devo
passare prima a casa a prendere il vestito, perché non li
intrattieni tu» non
gli diede il tempo di rispondere che staccò la chiamata.
Uscì dal camerino.
«Adam! I cinque minuti sono passati, vai sul palco»
gli ordinò il responsabile
del locale «cosa dovrei fare?»
«fa quello che vuoi» disse spingendolo. Una sola
spinta e si ritrovò sul palco,
con il riflettore puntato su di lui.
Guardò
la folla, erano molti, troppi per lui, era agitato,
terrorizzato. Finche non notò una chioma bionda. Lo
guardò, Tommy alzò il viso
e i loro sguardi si incrociarono. Adam si sorprese ancora una volta del
modo in
cui quegli occhi riuscissero a scaldarlo semplicemente guardandolo.
Incredibile
il modo in cui quel piccoletto riuscisse a farsi desiderare
semplicemente
stando fermo. Ricordava la prima volta che l’aveva visto,
ballava per attirare
la sua attenzione, gli era sembrato così bisognoso
d’amore. Poi era ritornato
la sera dopo e adesso era di nuovo lì, la sua insistenza lo
infastidiva ma al
tempo stesso non voleva che smettesse.
Guardò la folla, doveva fare qualcosa, non poteva starsene
sul palco senza far
niente. Guardò di nuovo Tommy, era fermo in un angolino del
locale insieme a
quel suo amico, gli sembrava cosi piccolo, forse era per questo che
quando lo
pensava si ritrovava a chiamarlo piccoletto, perché lui lo
pensava, spesso.
Proprio in quel momento, pensare a lui lo aiutò a capire
cosa fare.
Avrebbe cantato, cantato per il suo piccoletto bisognoso
d’amore.
Disse
al DJ di quale base aveva bisogno e si posiziono al
centro del palco. La
musica
partì ed iniziò a cantare.
You need
coolin, baby, I'm not foolin,
I'm gonna send you
back to schoolin,
Way down inside
honey, you need it,
Lo
cercò con lo sguardo, ma non era più dove
l’aveva visto
prima.
I'm
gonna give you my love,
I'm gonna give you my love
Abbassò
la testa verso le persone che erano in prima fila,
una sola attirò la sua attenzione. Tommy lo stava fissando,
come gli altri, ma
gli unici occhi che percepiva erano i suoi. Continuò a
cantare, non
avvicinandosi mai al suo piccolo fan. Andò da una parte
all’altra del palco,
incantando tutti con la sua voce e i suoi movimenti, sapeva di essere
bravo,
solo che fino a quella sera non aveva mai avuto il coraggio di esibirsi
per
così tante persone. Si avvicinò a Tommy, che era
rimasto lì tutto il tempo
sperando che ciò accadesse. Si abbassò verso di
lui e gli prese il mento con
una due dita per guidarlo ad alzare il volto verso il suo. Gli era
mancato
specchiarsi in quegli occhi, così dolci, pensò.
Way
down
inside, baby
You need love
Shake for me, honey
I wanna be your backdoor man
Cantò
sulle sue labbra, prima di ritornare verso il centro
del palco e concludere la canzone.
Applausi
e ancora applausi. Sorrise, adorava esibirsi e adesso
che lo sapeva non
avrebbe smesso. Andò
verso i camerini. Sutan era lì, seduto sul divano, con un
sorrisino compiaciuto
sul viso «finalmente, se sapevo che bastava fare
più tardi del solito per farti
muovere quel culo da diva che ti ritrovi l’avrei fatto
prima!» si alzò, già vestito
per la sua esibizione «devo dire che speravo in uno
spettacolo diverso, magari
con i miei vestiti di scena» gli disse mentre erano spalla a
spalla «ci avevo
pensato, ma non volevo rubarti la scena, anche se credo di averlo fatto
comunque» sorrise «non montarti la testa baby
carota» disse spingendolo con una
spalla, risero.
«Baby
carota?» Sutan si voltò per vedere il proprietario
di
quella voce, mente Adam era incantato a fissarlo.
Guardò il biondino poi riguardò il suo amico e
gli agitò una mano davanti al
viso «ci sei?» Adam si voltò verso di
lui «eh, si, si» osservò Tommy che stava
ridendo, probabilmente rideva di lui, pensò.
Notò Isaac accanto a lui, che fino a poco fa era stato
completamente
invisibile, un po’ come tutto il resto.
«Sutan questo è Tommy e il suo amico»
concluse così non ricordandosi il nome
«Isaac»
si presentò,
«è un piacere ragazzi e vorrei tanto restare qui a
divertirmi, ma devo fare uno
spettacolo» uscì dal camerino, per rientrarci
subito dopo «che fate non venite
a vedermi ? sono favoloso, fareste meglio ad assistere» fece
l’occhiolino
prendendo Isaac per mano, trascinandolo fuori, che prese la mano di
Tommy che a
sua volta prese quella di Adam.
Sutan
salì sul palco, lasciandoli andare. Si posizionarono
in prima fila. Lo spettacolo era fantastico, Raja lo era, sapeva
esattamente
cosa fare e cosa piaceva al pubblico. Si avvicinò a loro,
come aveva fatto Adam
con Tommy, e invitò Isaac sul palco, che accettò
senza esitazione. Lui adorava
divertirsi, in qualsiasi modo. Lo fece sedere su un cubo al centro del
palco,
continuando il suo spettacolo.
Adam
mise un braccio attorno alla vita di Tommy e insieme
andarono a sedersi al bar, mentre Isaac ballava sul cubo insieme a
Raja.
«Sicuro che non sia gay?» chiese Adam fissandoli
«si» rispose convinto «neanche
bisessuale?» Tommy si alzò dallo sgabello e gli si
mise davanti per coprirgli
la visuale «ti interessa così tanto?»
chiese, un po’ geloso. Adam rise «no»
detto
ciò gli afferrò i fianchi e lo attirò
a se baciandolo, era da tutta la serata,
anzi tutto il giorno, che Tommy non aspettava altro.
Il
biondo posò le mani sulle sue spalle e si stacco per
tornare a sedersi, nonostante volesse continuare a baciarlo
«e così canti»
buttò lì per iniziare un conversazione
«canto e so fare anche tante altre cose»
«interessante» disse fissando le sue labbra
«molto» confermò Adam.
Tommy distolse lo sguardo e fissò le proprie dita che
tamburellavano sul bancone
«mi è piaciuta l’esibizione»
«ovviamente, a tutti è piaciuto Adam
Lambert» disse spalancando le braccia per
mettersi in mostra.
Adam Lambert, pensò Tommy, un nome perfetto come il suo
possessore.
«Sei davvero così sicuro di te stesso?»
Adam rise, sicuro di se, così sembrava
agli altri e ne era felice, non volevo mostrare il suo lato debole a
nessuno
«certo» rispose, «ti va di
ballare?» chiese porgendogli una mano che Tommy
afferrò subito «certo».
Ballarono
per tutta la sera, non perché gli piacesse, era
più che altro una scusa per stare vicino, per toccarsi e per
strusciarsi l’uno
contro l’altro passando inosservati tra la folla. Si
baciarono ancora e ancora,
ormai era un circolo vizioso. Si baciavano. Si staccavano, a volte non
del
tutto, tenendo le fronti ancora unite. Riprendevano fiato. Si
guardavano e poi
tornavano a baciarsi, aumentando di volta in volta la durata di quel
contatto.
A che serviva riprendere fiato, respirare, quando l’unica
cosa di cui sentivano
il bisogno in quel momento era appartenersi. Baciarsi, con dolcezza,
con
violenza, con passione, l’importante era farlo.
-------
Angolino
di Fay : Hello!
Ho cambiato il titolo di questa specie di ff, perchè quello
"vecchio"
riguardava solo il primo capitolo (doveva essere l'unico). Adesso il
titolo è
Stay, perchè... perchè si.
E... niente spero che, nonostante il modo orribile in cui è
scritto, il
capitolo vi sia piaciuto.
Grazie
per aver letto e se vi va recensite :)