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Autore: Suilejade    10/02/2014    2 recensioni
Vi è mai capitato di odiare tanto una persona ma finire con l'amarla?
L'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia, ed è facile oltrepassare il fragile confine che le divide.
"Errare è umano, perdonare è divino"
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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“Qual è il ragazzo/la ragazza ideale?”
“Chi sei veramente?”
“L’universo”
Di certo la prof si era messa d’impegno per trovare dei temi così imbarazzanti. Il compito in classe era iniziato da appena dieci minuti e già non vedeva l’ora che finisse.
“Che diavolo di tracce sono?! Come si fa a scrivere un tema su queste cose?”
Se solo il ragazzo vicino a lei le avesse prestato più attenzione avrebbe potuto sentire il ronzio del cervello della giovane.
Mancavano due giorni all’inizio delle vacanze estive e alla prof era venuta la brillante idea di fare l’ultima verifica per determinare il voto finale.
“Ottima idea, davvero”
Mordicchiò il tappo della penna, sapeva di plastica, un gusto amarognolo che tuttavia non ti fa affatto passare la voglio di masticare, anzi.
Comincio a muovere convulsamente la mano, scrivendo tutto ciò che le passava per la testa
“chi sono veramente? Semplice, sono un unicorno che ad ogni luna piena si trasforma in una sirena mannara”
Scosse la testa, abbozzò un sorriso, con un rapido gesto della mano e un rumore secco tirò una linea su ciò che aveva scritto.
“Parlo dell’universo, meglio”
I secondi passavano e in quella classe di trenta alunni gli unici rumori che si sentivano erano il ticchettare delle lancette dell’orologio appeso al muro e lo scorrere delle penne su quei fogli che avrebbero determinato il vivere in modo più o meno sereno l’estate.
TIC TAC TIC TAC.
La ragazza scosse i capelli biondi, in quella classe c’era veramente troppo caldo per riuscire a concentrarsi.
Fuori dalla finestra una leggera brezza scuoteva i rami degli alberi, il sole era abbagliante e nemmeno una nuvola accennava a coprirlo.
Un uccellino emetteva ogni tanto qualche cinguettio, sembrava voler accompagnare il suono del fischietto di un professore di ginnastica impegnato ad assicurarsi che nessuno dei suoi studenti batta la fiacca.
 
La prima ora era terminata e così si accingeva a fare anche la seconda.
Il tempo scorre sempre troppo in fretta quando non deve.
La bionda appoggiò la penna al banco e cominciò a rileggere.
Corresse un errore
“Così dovrebbe andare bene”
Si sfilò l’elastico che teneva al polso e si fece una coda di cavallo, strappandosi per sbaglio un paio di capelli. La chioma, nonostante fosse legata, le arrivava fin sotto al seno, di conseguenza il caldo che sentiva non accennò a diminuire, tranne che sulla nuca, dove quasi per errore finì uno spiffero d’aria che le procurò un brivido di piacere lungo tutta la spina dorsale.
 
La seconda campanella suonò, il rumore stridulo e alquanto fastidioso venne, tuttavia, ben accolto dagli studenti che con un sospiro cominciarono a consegnare i fogli.
La giovane si alzò di scatto, diede il tema alla professoressa, sistemò le sue cose e uscì dall’aula.
Si appoggiò al muro di fronte alla porta, si sistemò i pantaloni, mentre aspettava che le sue compagne uscissero
Cominciarono a sfilarle davanti ragazzi e ragazze delle altre classi.
Gli armadietti nei corridoi erano nuovi, quelli che c’erano prima erano troppo malandati, sembravano trasmettere le peggiori malattie conosciute, anche se c’erano anche altri posti nella scuola che avrebbero potuto essere patogeni, come ad esempio il ripostiglio degli attrezzi vicino alla palestra, ottimo luogo per ammalarsi di HIV e di tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili.
Il corridoio alla sua destra, dopo una ventina di passi, svoltava a sinistra, dove più avanti si sarebbero trovate le scale per i piani superiori. Il muro era di un tenue color crema, che negli angoli del soffitto diventava un grigio-verde a causa della muffa, che cresceva imperterrita nonostante tutti i prodotti utilizzati per sterminarla.
Un ciuffo ribelle le era finito davanti agli occhi, lo spostò con un soffio.
Le orecchie cominciarono a pizzicarle quando degli urletti l’avvertirono dell’imminente arrivo dei “belli da morire”, un paio di ragazzi dall’aspetto completamente diverso, sembravano l’uno il rovescio della medaglia dell’altro, l’unica cosa che li accomunava era l’essere terribilmente belli e popolari tra le ragazze.
Alzò gli occhi al cielo, quei ragazzi le facevano venire il nervoso, erano andati a letto con mezza scuola, ma tutti li consideravano comunque belle persone. Avevano spezzato un sacco di cuori a causa di questo loro comportamento, e non sembrava importargliene.
 
I gridolini di avvicinavano.
Si preparò mentalmente a non perdere la calma per non sgozzare quei due bellimbusti
Sembrava che anche altri suoi compagni avessero finito il compito.
Sperava che le sue amiche uscissero prima dell’arrivo di quei due, almeno non li avrebbe incontrati e avrebbe terminato bene uno degli ultimi giorni di scuola.
Non fu così fortunata.
A pochi metri da lei, dopo aver svoltato l’angolo del corridoio, comparvero i fantomatici ragazzi in questione.
A sinistra c’era Raoul, biondo con gli occhi di un nocciola chiaro, a destra Cam, capelli nerissimi e occhi di un verde brillante, entrambi, ovviamente, erano alti e con un corpo da Adoni.
Erano il classico esempio di uomini che in inglese vengono definiti “Womanizer”, testosterone puro, tutto in loro ispirava sesso, dal modo di camminare, al sorrisino malizioso.
La nostra bionda si costrinse a voltare la testa, è vero che non li sopportava, ma non poteva negare all’evidenza, erano veramente troppo belli.
Prese in mano il cellulare fingendo un interesse smodato per messaggi e e-mail, che in realtà non aveva ricevuto, quando il corteo di ragazze che li precedeva iniziò a passarle davanti.
Quasi tutte loro la odiavano, proprio perché lei era una delle poche persone a cui non andavano per niente a genio i due bellocci.
 “Se fra tutti quei muscoli non c’è un cervello non me ne può fregar di meno di due ragazzi del genere”
Al capo del gruppo c'era la ragazza che era stata a letto con tutti e due il maggior numero di volte veniva considerata quasi una dea, quando, in realtà, tutti le parlavano alle spalle. Era una ragazza alquanto presuntuosa e viziata, i suoi genitori guadagnavano un sacco, e questo le conferiva una popolarità inaudita.
Credeva si chiamasse Tate, o qualcosa di simile.
 
Per la sfortuna della bionda Cam e Raul le si fermarono davanti, intercettati da una ragazza che aveva appena finito il tema che li aveva salutati.
Per colpa sua, si accorsero della presenza di una giovane appoggiata al muro che sembrava troppo presa dal cellulare per accorgersi della loro presenza, e se c’è una cosa che irrita moltissimo gli idoli è l’essere ignorati.
- Guarda chi c’è Raoul- disse il moro, che evidentemente si era accorto per primo di lei, tirando una gomitata al fianco del suo amico – c’è la bionda più sexy e stronza di tutta la scuola!
- Oh, hai ragione, ciao Dom!
La ragazza, non potendoli più ignorare alzò lo sguardo, con uno scatto della testa si scostò i capelli da davanti gli occhi che, come due smeraldi, emanavano una lucentezza propria, poi con il disinteresse più assoluto si rivolse a entrambi
- Ah, siete voi – fece un finto sbadiglio – siete in vena di complimenti vedo – inclinò leggermente la testa di lato e fece un sorrisino ironico – gentili come sempre
Scoppiarono a ridere entrambi mentre le ragazze intorno a loro sembravano ringhiare ed emettere fulmini dagli occhi, tanto erano invidiose.
Sempre con palese finzione la bionda si stiracchiò e staccandosi dal muro cominciò a fare qualche passo verso l’ingresso della classe, che era proprio alle spalle dei giovani – Scusatemi ma ho di meglio da fare che perdere tempo con voi due – stava per passar loro di fianco quando Cam le si parò davanti, a quindici centimetri da lei.
Trovarsi quel metro e novanta tutto muscoli proprio davanti la destabilizzò un secondo.
Lei spalancò gli occhi, fece mezzo passo indietro e alzò lo sguardo verso il volto del ragazzo, guardandolo fisso. Ebbe un paio di secondi di vuoto totale, da distante non aveva mai notato tutte le sfumature delle sue iridi. All’apparenza erano di un verde acceso, ma da quella distanza si notava un bordo rossiccio intorno alla pupilla, che donava quel non so che di misterioso e intrigante.
Qualche istante dopo la bionda riprese il controllo e tornò alla sua espressione annoiata, ma lui sembrò accorgersi di quel suo istante di smarrimento – Come mai così di fretta, Domino? – fece un sorriso malizioso – non dovrai uscire con un ragazzo vero? Potrei ingelosirmi – fece un’espressione di finta tristezza e si appoggiò una mano sul cuore, come se lo avessero appena colpito con una freccia. I capelli nero cenere erano spettinati, e gli ricadevano morbidi sulla fronte e sulla nuca.
Il ragazzo emanava un leggero profumo di dopobarba alle erbe.
Dallo scollo della maglia  si intravedevano le clavicole, si muovevano a ritmo con la sua respirazione.
Su e giu.
L’incavo del collo si faceva ora più profondo, ora meno, a ritmo con quelle.
Domino si costrinse a distogliere lo sguardo, e riportò l’attenzione su di lui
- Oh povero, quanto mi dispiace – imitò il gesto di chi si asciuga una lacrima – non vorrei mai farti ingelosire, anche se non saprei come fare dato che sei il ragazzo più bello del mondo – ironia allo stato puro.
- Grazie per la considerazione – si intromise Raoul con un lamento.
Fino a quel momento era stato escluso dalla conversazione e non appena finì la frase gli si gettò tra le braccia una ragazza, di cui Domino non sapeva neanche il nome, urlando qualcosa come – Ci penso io a tenerti in considerazione! – e dietro di lei un altro mucchio di ragazzette urlanti iniziarono a fargli i complimenti.
Dom fece finta di infilarsi due dita in gola – Vomito! – dichiarò
- Bleah fai proprio schifo! – commentò disgustata quella che avrebbe dovuto essere Tate, squadrò la bionda, facendo scorrere i suoi occhi marrone melma dalla testa fino ai piedi.
Domino si girò nella sua direzione – Scusa, ma tu sei…? – la sua voce era irritata e ironica al tempo stesso.
Cam scoppiò in una fragorosa risata e le poveretta arrossì e si imbronciò corrugando la fronte.
Dom si avvicinò a lei sporgendosi in avanti ma al tempo stesso tenendo la voce abbastanza alta da farsi sentire dalle persone li intorno, vide le guance della ragazza arrossarsi leggermente – Guarda, mia cara, che così sembri un porcellino offeso – sorrise come se stesse dicendo la cosa più dolce del mondo – Lo dico per il tuo bene – le sfiorò una guancia con l’indice, dimostrando un finto affetto.
Tutti li intorno risero, mentre la bruna sembrava una pentola a pressione pronta ad esplodere, i muscoli della mascella le si contrassero, gli occhi si fecero due fessure e strinse i pugni – TU…! – urlò. Dom temette che volesse tirarle un pugno, ma poi continuò – BRUTTA…. STRONZA!!
- Sempre simpatica, insomma – commentò una ragazza dai capelli ramati che uscì dalla classe in quel momento, seguita da altre tre ragazze e due ragazzi, uno dei quali in quanto muscoli superava di gran lunga Raoul e Cam. La giovane che aveva appena parlato aveva degli spruzzi di lentiggini sulle gote e sul naso, gli occhi erano di un verde-grigio che le conferiva un’aria saggia.
- Finalmente avete finito! – Domino colmò la distanza che la separava dalla sua migliore amica Elizabeth, ignorando la bruna e il moro, che, quasi in contemporanea voltarono la testa in quella direzione – Siete stati lentissimi!
- Ci scusi miss intelligenza, ma noi poveri mortali abbiamo i nostri tempi – le si avvicinò il ragazzo tutto muscoli, si chiamava Lucas, era molto bello anche se non al pari degli Adoni, aveva i capelli biondo cenere e gli occhi color del ghiaccio, la maglietta sembrava a contenere a mala pena la massa del giovane.
I pettorale sembravano voler rompere quel leggero tessuto, per venire alla luce, in tutto il loro splendore.
Mise un braccio attorno al fianco della bionda.
La stretta di Lucas la fece rilassare, il suo tocco le era familiare.
Ora, con quell’armadio di fianco, non temeva più che Tate potesse tirarle un pugno.
Rise di gusto – Va bene, per questa volta vi perdono – si guardò intorno notando lo sguardo ancora imbestialito di Tate, si tratteneva a stento. Raoul li stava guardando con un mezzo sorriso, mentre Cam aveva lo sguardo perso nel vuoto, non era solito comportarsi in quel modo.
– Andiamo, non mi va di rimanere qui ancora per molto- affermò Dom.
Il gruppetto si mosse, lasciandosi alle spalle tutte quelle persone.
Gli amici intorno a lei sapevano del suo odio verso quei due famosi ragazzi, tuttavia ad Elizabeth piaceva Cam, e a Domino questo non andava a genio, non voleva che la sua migliore amica rimanesse scottata. La conosceva, e per questo sapeva bene che per lei non era facile riprendersi da una delusione d’amore.
Oltre a Lucas, vicino alle due ragazze, c’erano Stacy e Sofie, gemelle, capelli neri, occhi neri, un cervello in due ma molto simpatiche, si mostravano predisposte ai threesome, cosa che ai ragazzi non dispiaceva, si completavano l’una le frasi dell’altra,  quasi potessero leggersi nella mente.
C’era, poi, May, tipica ragazza secchiona, intelligente, occhialuta, capelli castani raccolti in due trecce, era la persona più gentile e disponibile mai vista sulla faccia della terra, a volte persino troppo, era facile approfittare di lei.
Infine c’era Marc, fulvo, occhi verdi, troppo magro per i gusti di Dom, ma cliente abituale delle gemelle, il tipico ragazzo che preferisce un video porno a un’uscita con gli amici, anche se per Sofie e Stacy faceva un’eccezione. 






Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate e perdonate eventuali errori di ortografia c(^-^c)

- Hieme
   
 
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