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Autore: OpheliaBlack    10/02/2014    2 recensioni
NUOVI CAPITOLI DOPO ANNI DI ASSENZA.
SPERIAMO BENE.
GRAZIE MILLE...
-Dal capitolo 4:
Quanti?”, chiese Kòre non appena riprese il controllo dei suoi pensieri.
“Non lo sappiamo. Non molti però, quello per fortuna è certo. A dire il vero, non crediamo che sia il caso di prendersi male, forse non riusciranno nemmeno a superare le difese della casa. Ma SuperSilente ha deciso di limitare al massimo i possibili danni. Quindi tu e Malfoyuccio sloggiate. Sai, io l’ho detto al Vecchio che due o tre Punitori non sono niente a confronto delle feste alla Tana, ma non mi ha preso molto sul serio.”[...]
-Dal capitolo 13:
“Senti, Voldemort non c’è più, nessuna nuova minaccia ammazza Mezzosangue sembra presentarsi all’orizzonte e questi sono solo sogni"[...]
-Dal capitolo 18:
"Per me si va ne la città' dolente,
per me si va ne l' etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.”
-Dal capitolo 19:
"Per loro è solo un libro, è fantasia. Un capolavoro di fantasia ad essere sinceri. Ci sono varie teorie su questa faccenda:c'è chi sostiene che Dante, l'autore del libro, rubò alcuni volumi di storia della magia e ne prese spunto per scrivere la sua verità.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Otherverse | Avvertimenti: Non-con | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Chiedo perdono!!!!!!!!!! Lo so sono pessima =( Ragazzi/e sono in piena sessione e non ho veramente tempo per scrivere. Questo capitolo non mi soddisfa molto lo avrei voluto ancora più lungo ma purtroppo per adesso è questo quello che riesco a fare. Chiedo perdono anche per i possibili errori...appena ho tempo lo rileggerò per bene e correggerò.






Quella casa non le piaceva affatto. Arredi di pessimo gusto, polvere ovunque, umidità a livelli astronomici. Se quella sarebbe dovuta essere casa sua, Kòre Dolohov fu ben lieta di aver vissuto insieme ai Malfoy sino ad allora.
Passava le sue giornate ad annoiarsi, gironzolando per quell'enorme casa, leggendo i libri di una biblioteca più fornita di quella del Manor e forse di Hogwarts stessa.
Legacy le aveva assicurato che prima o poi i suoi servizi si sarebbero resi utili ma per adesso doveva solo rilassarsi ed ascoltare i consigli di Erin.
Il Re era molto sicuro si sè, sentiva di essere già a metà dell'opera anche se Kòre lo aveva messo in guardia: la battaglia era appena cominciata e non bisognava sottovalutare la Resistenza e soprattutto Harry Potter e i suoi amici.
Ma il suo Re, sembrava non preoccuparsene e alla giovane strega nemmeno interessava. Il suo unico obbiettivo era quello di ucciderli tutti, tutti i Potter- Weasley, e se per riuscire a farlo doveva sottostare alle regole e ai colpi di testa di uno squilibrato mentale, poco le importava.
Era andata a trovare Ebony nella segrete ma non l'aveva trovata. Quando chiese che fine avesse fatto la biondina, le venne risposto che Legacy le aveva riservato una delle tante stanze della villa, controllata 24 ore su 24 ed autorizzata ad uscire solo sotto suo ordine. Kòre immaginò il motivo di questa nuova sistemazione. A Legacy, Ebony era sempre piaciuta. Non la vedeva come una quindicenne qualunque, non la considerava una ragazzina come lei o Jocelyn. Ebony era un diamante pregiato, bella, decisa, scontrosa, orgogliosa. Legacy non sarebbe riuscito ad averla mai, nemmeno se fosse stato diverso, se fosse stato uno dei buoni ma lui la voleva. In lei si era sempre riconosciuto, una povera anima vessata dal destino e costretta a vivere circondata da persone che non erano degne della sua presenza. Quando la giovane strega crebbe, lui non la vide più come una bambina da salvare da un infausto cammino ma piuttosto come una donna da plasmare a sua immagine e somiglianza, degna di stare al suo fianco. Il fatto che fosse incredibilmente bella e che Legacy fosse un uomo senza scrupoli, aveva portato la mente del Re a pensare ad altri aspetti che gli piacevano di Ebony.
Kòre raggiunse la stanza nella quale era stata rinchiusa. Due Punitori stavano di guardia alla porta ma furono facilmente fatti allontare. Da quando era finalmente libera di sprigionare tutta la sua magia nera, i suoi compagni la temevano. Mossa molto stupida dato che potenzialmente erano tutti più forti di lei, tutti con più esperienza nelle arti magiche e nei combattimenti ma a quanto pare, bastava avere gli occhi rosso sangue e parlare con gli spiriti per guadagnarsi rispetto.
Entrò senza bussare, trovando la ragazza seduta su una specie di cassapanca, sguardo rivolto all'enorme finestra che dava sul mare. Kòre non poteva sapere che Ebony in quei primi giorni che aveva passato nella sua nuova prigione d'orata, aveva preso seriamente in considerazione l'idea di buttarsi di sotto, a picco sul mare. Pensò anzi che se era fortunata, avrebbe prima sbattuto la testa su uno scoglio perdendo i sensi o perché no, uccidersi spaccandosi il collo.
Tuttavia, ci fu qualcosa che smosse l'animo della giovan strega, sentiva che doveva restare perché c'era ancora speranza, c'era ancora una luce per cui combattere.
“Cosa ti hanno fatto?”, sussurrò Ebony alla vista dell'amica, accorgendosi della sua presenza.
Era così...così non Kòre. I suoi occhi erano spaventosi, il suo volto inespressivo.
“Non credo tu sia nella posizione di chiedermelo. Quella messa peggio sei tu.”, le rispose atona.
Ebony dovette fare mente locale: quella non era la sua migliore amica, non era la Kòre Dolohov così come l'aveva conosciuta. Era schiava del suo essere Guardiana, schiava del suo potere. Decise di stare al gioco, di comportarsi come se di lei non gliene importasse e vedere se riusciva a farla arrabbiare. Se fosse stata in grado di scaturire in lei una qualsiasi emozione, anche una negativa, qualcosa nel suo animo si sarebbe smosso e si sarebbe potuta ribellare. Era un tentativo azzardato ma valeva la pena tentare.
“Dici? Non sono io quella che deve passare interi pomeriggi con Erin. Sai che spasso...”, le rispose ironica.
“Di certo non mi diverto come te e Legacy tra le lenzuola.”
Ebony accusò il colpo ma dovette ricacciare le lacrime al loro posto. Non avrebbe permesso a quell'essere che aveva preso le sembianze della sua migliore amica di metterla ko. Erano passate circa tre settimane da quella notte, quella in cui Legacy Black la possedette su un tavolo. Ebony aveva smesso di magiare e di dormire per giorni fino a che lo stesso Legacy diede l'ordine di farla trasferire in quella stanza ed obbligarla a mandare giù almeno un boccone. Nel giro di poco aveva ripreso le forze ma la sua ferita interna era aperta e sanguinante. Non sarebbe riuscita a richiuderla perché Legacy tornava da lei ogni notte ed ogni notte tutto si ripeteva allo stesso modo, come un copione già scritto: lei doveva lavarsi, pettinarsi, farsi bella per il suo Re e poi concedervisi senza lamentele, senza pianti, senza opposizioni. Ebony trovò tutta quella situazione un bizzatto scherzo del destino. Molte delle sue compagne di Casa, si buttavano su qualsiasi essere dotato di organi maschili, come se quello che concedevano non fosse roba loro. Ricordava quanto le aveva denigrate e prese in giro, spesso pesantemente. Lei non aveva la minima intenzione di farlo con Adam, non fino a quando non si sentisse pronta perché questo le aveva insegnato sua madre e cioè che lei valeva più di una scopata.
E invece eccola lì, prigioniera in una villa in mezzo al nulla, ogni notte tra le mani di Legacy Black. A differenza di quella prima orribile volta, il Re aveva cambiato il suo rapportarsi con Ebony. La ragazza aveva capito che se voleva restare in vita (e lo voleva sia per aiutare Kòre che per sé stessa), si sarebbe dovuta comportare come una brava schiava. Era diventato più lento, meno feroce, senza quello sguardo folle che sarebbe rimasto indelebile per sempre nella mente di Ebony. Ormai, non piangeva nemmeno più, dopo. Il senso di vergogna e smarrimento, era stato sostituito dal disgusto, disgusto soprattutto per i suoi baci. Ebony poteva sopportare tutto il resto ma quando quella sua malefica bocca, la stessa che aveva ordinato a Kòre di uccidere tre innocenti, toccava la sua, la giovane strega doveva trattenere il senso di nausea che la pervedeva.
“Sai...”, disse Kòre mentre si aggirava per la stanza, “devi avere qualcosa che a Legacy piace particolarmente.”
“La cosa che piace tanto a Legacy ce l'hai anche tu. Non credo di essere speciale.”, le rispose.
“Sei davvero ingenua e poco attenta se la pensi così. Tu, sei speciale per lui. Ragiona: se fosse solo per il sesso, ti avrebbero usato anche altri. E invece, la settimana scorsa uno dei ragazzi ha azzardato l'ipotesi di farsi un giro sulla bella bionda Grifondoro e Legacy lo ha spedito nelle segrete senza cibo acqua per tre giorni.”
“Che posso dire...Il tuo Re ha degli evidenti problemi a condividere.”, rispose nuovamente sarcastica Ebony.
“Questo è vero. Non gli piace che qualcuno tocchi i suoi giocattoli.”
“Sei venuta qui per ricordarmi quanto faccia schifo la mia vita o la tua visita ha uno scopo?”, le chiese Ebony alzandosi ed incrociando le braccia.
“Credevo volessi sapere che fine ha fatto la nostra cara Jo-Jo.”
Kòre aveva decisamente attirato la sua attenzione.
“A quanto pare ti interessa...si è salvata. Sembra che abbia trovato rifugio ad Hogwarts. Potrebbe aver spiattellato tutto ad Harry Potter e quindi presumo che ora la Resistenza sia finalmente uscita allo scoperto.”
“Presumi? Deve essere frustrante e scomodo per Legacy non avere spie a disposizione vero?”, le disse Ebony.
“Lo sai benissimo anche tu che noi eravamo un ostacolo. Abbiamo solo ritardato l'inevitabile. Cosa speravamo di fare? Siamo solo delle ragazzine.”, disse Kòre.
“Io sono stata violentata e tu hai gli occhi iniettati di sangue...potremmo essere di tutto ma non siamo ragazzine...non più ormai.”
“Prima o poi, doveva succedere.”, rispose atona Kòre, dirigendosi verso la porta.
“Cosa doveva succedere Kòre?! Legacy che mi mette le mani addosso? Jo-Jo che quasi viene ammazzata? Tu che ti trasformi nel tuo incubo peggiore!?!”, le urlò contro l'amica.
Kòre si voltò di scatto, puntando quegli occhi rossi su di lei. Ebony sussultò e fece un passo indietro, quello era uno sguardo colmo d'odio.
“Loro mi hanno resa così! Sono diventata quello che hanno sempre sospettato! Kòre Dolohov, degna erede di un assassino!”
“Devo ricordarti di chi sono figlia io?! Siamo state sfortunate Kòre, le nostre famiglie fanno schifo ma ce la siamo sempre cavata! Tu con i Malfoy, io con quelli che considero i miei veri genitori! Contro tutto e contro tutti, ricordi?”
Queste ultime parole, forse avevano colpito nel segno. Kòre provò più volte ad aprire bocca ma nessun suono riuscì ad uscire.
Improvvisamente, Kòre si mise le mani tra i capelli e un urlo di dolore pervase la stanza.
“Kòre che ti succede?!”, chiese preoccupata Ebony avvicinandosi.
“STAMMI LONTANA!”, le urlò Kòre che si era accasciata a terra in posizione fetale.
“Kòre...che devo fare? Chiamo le guardie?”
“Ferma...Stai. Solo. Ferma.”, le disse con più calma la ragazza.
Passarono pochi minuti prima che Ebony prese l'iniziativa di abbassarsi a livello dell'amica, facendosi più vicina.
“Li ho uccisi..”, sussurrò Kòre.
Ebony potè intravedere uno strano fenomeno negli occhi di Kòre: il rosso sangue dell'occhio sinistro stava lentamente scemando, quasi si riusciva a scorgere il viola.
“Kòre...sei tu?”
“Ebony...mi dispiace tanto...”, disse piangendo la ragazza.
Ebony non le permise di continuare a scusarsi, l'abbracciò forte, scoppiando a anch'ella a piangere.
“Lo sapevo che c'eri ancora...non è colpa tua! Non eri tu, mi hai capito bene!?”, le disse Ebony prendendole il volto e obbligandola a guardarla negli occhi. L'occhio era quasi totolmente tornato al suo viola naturale, anche se l'altro rimaneva rosso.
La ragazza però non le rispondeva.
“Kòre? Mi hai sentita? Kòre?”
“Ebony abbiamo poco tempo.”, le disse levandosi dalle guance le lacrime.
“Poco tempo per cosa?”, chiese spaesata Ebony.
“Io mi sto ribellando, con tutta me stessa ma non riuscirò a mantenere il controllo per molto!”
“Controllo? Kòre non sto capendo!”
“C'è qualcosa dentro di me ed è forte. La magia nera che ho sprigionato è in ogni centimetro del mio corpo e ogni giorno che passa mette radici più profonde. A volte riesco a prendere il sopravvento, come oggi: incosciamente, sono riuscita ad arrivare nella tua stanza.”
“Ma ora mi stai parlando e sei tu! Insomma sei Kòre, la vera Kòre.”
“E quanto pensi che durerà genio!?!?”, le rispose acidamente per poi darsi un sonoro schiaffo sul viso ed aggiungere: “Scusami, non volevo apparire così stronza!”
“Tranquilla, ora assomigli soltanto alla maggioranza delle nostre compagne di scuola.”
Questa battuta riuscì a strapparle un sorriso che però fu presto spento.
“Ebony...non so dirti quanto sia distrutta per quello che ti ha fatto quel mostro...è orribile, disgustoso, malvagio, da carogne! E non puoi capire quanto mi costi chiedertelo...”
“Cosa? Farò tutto quello che mi dirai, lo giuro.”
“Devi resistere. Legacy presto si stancherà di possederti ogni notte, tu ormai non gli dai più soddisfazione. Nella sua mente malata, è riuscito a domarti ed ora sei troppo docile per i suoi gusti. Ma se Legacy si stanca di te, ti ucciderà.”
“Kòre cosa mi stai chiedendo esattamente?”, chiese preoccupata Ebony.
“Tu...lo attiri. Non so se nel caso di un folle come lui sia la defizione più adatta ma si potrebbe dire che gli piaci. Devi fingere di volerlo anche tu.”
Ebony la guardò dritta negli occhi per qualche secondo, sperando che anche quella richiesta assurda fosse frutto dell'altra metà che albergava nel suo corpo.
“Mi stai dicendo che d'ora in avanti il fatto che Legacy Black abusi di me ogni notte non dovrà più essere un abuso ma sarò io stessa a volerlo!? Devo diventare la sua...amante?”
“E' una cosa terrificante lo so ma non ci sono altre soluzioni Eb!”
“SCORDATELO!”, disse perentoria.
“Ebony se non lo fai, morirai!”, le disse disperata l'amica.
“E allora morirò! Morirò piuttosto che essere la sua puttana.”
“Non capisci? Se tu muori, siamo finiti tutti! Come credi che riesca a ribellarmi? Penso a tutto quello che mi è rimasto di positivo e credimi, dopo aver ucciso due miei compagni e Victoire Weasley, è difficile scovarlo! L'unica cosa che mi impedisce di abbandarmi completamente alla mia natura malvagia sei tu e il fatto che sei ancora viva e sei qui con me.”
“Sei forte Kòre! E ci sono mille altre persone a cui pensare! Noah, Jocelyn, i Malfoy, Rose, Fred Weasley! Loro ti vogliono bene!”
“Ci ho già provato ma ogni volta mi ricordo che ho rovinato la vita a tutti loro! Tu ed io eravamo destinate a tutto questo, loro no.”
Ebony non sapeva cosa fare. Da un lato, riconosceva che il ragionamento di Kòre non faceva una piega. Dall'altro, c'era la prospettiva di ciò che le sarebbe successo, di quello che sarebbe diventata.
“Lascia perdere la Profezia, la Resistenza, tutto questo casino per un secondo...pensa a Matt e Janet, i tuoi genitori. Cosa ne sarà di loro se perderanno l'unica figlia che hanno?”
Lo doveva fare. Lo avrebbe fatto per i suoi genitori, per Kòre, per tutti i suoi amici, per la salvezza di tutti quanti.
“Lo farò.”
Kòre le sorrise amaramente. Capiva quanto le sarebbe costato.
“Ora devo andarmene.”, disse poi barcollando verso la porta.
“Dove vai?!”
“Via da qui. Le guardie si insospettirebbero e poi sento che sto perdendo il controllo, di nuovo.”, le rispose a fatica. “Non so ancora dove abbiano nascosto la tua bacchetta ma giuro che la troverò...sperando poi di non fare la stronza e lanciartela in mezzo al mare.”
“Stai attenta...”
“Cerca di sopravvivere Ebony...ce la faremo.”
Kòre abbracciò forte l'amica sperando che quel gesto riuscisse ad esprimere tutto quello che provava il suo cuore, almeno la metà buona. Ebony avrebbe combattutto la sua battaglia ed ora toccava a lei: avrebbe ripreso il controllo di sè stessa, ogni giorno avrebbe sofferto e lottato anche solo per dieci secondi di sanità mentale. A costo della sua stessa vita, Kòre Dolohov avrebbe portato a termine la sua missione: sarebbe stata la guida del Re ma di certo, non quella di Legacy Balck.

***

Erano passati più di vent'anni dall'ultima volta in cui Hogwarts era diventata quartier generale degli Auror ma ad Harry Potter e ai suoi amici, sembrava solo ieri.
Nonostante le lezioni continuassero a svolgersi normalmente, il clima era tutt'altro che scolastico: guardie ai cancelli, sulle torri, coprifuoco più rigido di prima, Prefetti e Caposcuola accompagnati da due Auror ad ogni ronda.
L'unica cosa che si voleva evitare, era che Hogwarts divenisse nuovamente un campo di battaglia perché in quel caso, sarebbe stata subito evaquata grazie ad un piano studiato con il Preside e i professori. Fortunatamente, non sembrava essere prossimi ad uno scontro così diretto.
Susan Strongstone, era stata convocata la sera precedente ed aveva partecipato alla riunione straordinaria indetta dal Capo degli Auror. Come Draco Malfoy aveva previsto, la donna era riuscita a fornire qualche dettaglio in più su Kòre Dolohov.
Susan confessò di aver intrapreso delle ricerche molti anni fa riguardanti il passato dell'allora piccola Kòre. Ai tempi, Ater Dolohov era ancora vivo, per miracolo, rinchiuso ad Azkaban. Un giorno la donna si recò da lui e, grazie ad alcune conoscenze all'interno della prigione, riuscì ad ottenere un colloquio.
Da quel uomo orribile ricavò ben poche informazioni e stette molto attenta a cosa dire. Mentì sulla sua identità, affermando di essere la donna che aveva aiutato a partorire la creatura ormai morta di Hazel Dolohov. All'udire della morte di sua figlia, Ater non fece una piega anzi, disse che quella dannata donna non era stata nemmeno in grado di mettere al mondo un bambino.
La cosa che però sbalordì tutti quella notte, fu la rivelazione che Susan Strongstone fece riguardo alla madre di Kòre...



FLASHBACK



Erano tutti riuniti nella Sala Grande, Auror, professori, Preside e pure Fred Weasley.
Lo sapevo. Hai fatto un casino, vero?”
Angelina Weasley aveva accompagnato il marito a quell'incontro in quanto persone informate dei fatti e furono quelle le prime parole che disse al figlio.
Mamma! Cos'è tutta questa sfiducia?”
Caro, io ti voglio un bene dell'anima ma cerca di capire...tuo padre è tornato a casa dicendomi che avrenmo partecipato ad una specie di riunione segreta ad Hogwarts per via della nuova minaccia dei Punitori e che nostro figlio sarebbe stato presente!”, rispose ansiosamente Angelina.
Calma tesoro! Nostro figlio non potrà aver fatto peggio di me o di zio Fred.”, disse George Weasley ridendo.
Suo figlio abbozzò un sorriso, tentando di sembrare convincente. Pensandoci bene, non era detto che lui fosse riuscito a fare peggio dei gemelli Weasley. Aveva solo omesso di aver parlato con lo spirito di suo zio grazie a Kòre Dolohov, forse non era così grave.
Il Preside ed Harry Potter informarono tutti degli sviluppi sulla vicenda Punitori. Non c'erano novità di rilievo purtroppo. Gli attacchi che mettevno a segno non seguivano uno schema logico, non c'era un filo conduttore se non il fatto che fossero principalmente contro maghi e streghe e fortunatamente pochi babbani.
Sul volto di tutti, era presente lo sconforto per la perdita di Victoire Weasley, omicidio che di fatto, rimaneva irrisolto. Nessuno sapeva come avesse fatto a finire nelle mani dei Punitori, gli ultimi a vederla viva erano stati dei compagni del corso per medimaghi al San Mungo, luogo da dove poi sarebbe dovuta tornare a casa.
Questa Resistenza da chi diamine sarebbe composta?”, chiese il tenente Longbridge.
Jocelyn dice che loro sono maghi e streghe la cui vita è stata seriamente minacciata durante la seconda guerra in quanto non sostenitori di Voldemort.”, spiegò Harry.
Esistevano seriamente delle famiglie Purosangue contro quel matto a parte la nostra?”, disse George.
A quanto pare ce n'erano molte. Famiglie come quella dei Green, i Pondblue, gli Zabini...tutti i Purosangue pieni di soldi che non sostennero mai apertamente Tom Riddle.”, spiegò Derek Gellant che nel frattempo teneva sott'occhio l'emotività di Temperance.
Non tutti potevano lanciarsi al suicidio contro Lord Voldemort.”, intervenne duramente Draco Malfoy, “e queste persone sono state bellamente dimenticate dal tuo Dipartimento Potter!”
Questo non è vero Malfoy!”, rispose Ron Weasley.
Ron, lascia stare...”, cercò di dire Harry.
Oh no Potter! La Donnola ha perfettamente ragione, eccome se ci avete pensato! Installando Passaporte nelle nostre case direttamente collegate in una stanza da interrogatorio!”
Piantatela, tutti quanti! Tutto questo è controproducente! Abbiamo due ragazzine da salvare e un matto da rinchiudere!”, intervenne il Preside che ristabilì la calma.
Signora Strongstone...lei è in grado di dirci qualcosa, qualsiasi cosa, riguardo Kòre che noi ignoriamo?”
Susan sembrava essere invecchiata di dieci anni da quando aveva saputo che la sua piccola Kòre era passata dalla parte oscura. Contorceva le mani livide dai lavori domestici, agitata e messa in soggezione da tutte quelle persone.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo...ma lui avrebbe dovuto proteggerla!”
Lui chi?”, chiese Harry Potter.
Fred Weasley sapeva bene a chi si riferiva la signora Strongstone. Decise quindi di intervenire lui stesso e, finalmente, si sarebbe liberato di quel peso.
Lo zio Fred.”, disse semplicemente.
Susan osservò stupita il ragazzo, pensava che nessuno oltre a lei ed Ebony fosse a conoscenza di quel particolare della vita di Kòre.
Lo stupore non era solo della tata, tutta la stanza e tutti i presenti erano inebetiti. L'unico a non sembrare sorpreso da quella rivelazione fu Aberforth Silente che infatti fu il primo a parlare:
Lei mi porterà al pensionamento anticipato Weasley! Allora, ci ha parlato con suo zio?”
Cosa?! Lei gli crede?!?”, esclamò la professoressa McGranitt.
Ovvio che sì, la signorina Dolohov è una Guardiana ed ogni Guardiana ha una guida. Purtroppo a lei è toccato Fred Weasley. Senza offesa George.”
Mi sento svenire...”, disse Angelina accasciandosi addosso al marito.
Fred ma ti sembrano cose da dire!? Non si scherza sulla morte di mio fratello!”, lo redarguì Ron.
Fermiamoci tutti un minuto!”, intervenne la giovane Temperance Tudor, prendendo in mano le sorti di quella riunione. Derek ne rimase ampiamente sorpreso, visti gli ultimi avvenimenti. Credeva che la ragazza si sarebbe abbandonata alla tristezza e ai sensi di colpa per via di Teddy a cui era stato dato un congedo speciale da passare a Villa Conchiglia, insieme alla famiglia di Victoire.
Ragioniamo”, riprese la ragazza, “Kòre Dolohov interagisce con lo spirito del defunto Fred Weasley. Come facevi a saperlo?”, chiese rivolgendosi a Fred.
Perché l'ho visto.”, rispose il ragazzo osservando il volto del padre.
Tu...tu hai visto Fred?”, chiese quest'ultimo con un filo di voce.
Per poco...lei non avrebbe potuto farmelo vedere.”
Già, non avrebbe dovuto.”
Questa frase fu pronunciata da Jocelyn Green, entrando nella Sala Grande, accompagnata da Alexaner Zabini.
Che ci fate voi due qui?”, chiese Harry Potter.
Sono stato io a convocarli, Harry. La signorina Green sostiene che ci siano altre informazioni che potrebbero esserci utili. Stesso discorso per il signor Zabini.”, rispose il Preside.
Lei è il figlio di Blaise Zabini?”, chiese stupita Susan Strongstone.
In persona...lei chi è?”, chiese come sempre svogliato Alexander.
Allora credo sia giunto il momento. Jocelyn sono molto felice di vedere che stai meglio.”, disse Susan per poi rivolgere nuovamente l'attenzione verso Preside e Auror.
Il momento per cosa Susan?”, chiese Draco Malfoy.
Alexander, giusto? Penso che dovrebbe prepararsi a quello che sto per dire, potrebbe stravolgere completamente l'idea che aveva di suo padre.”
Alexander Zabini difficilmente si interessava o si scomponeva per qualcosa ma quella donna sembrava davvero in possesso delle risposte che tanto aveva cercato.
Blaise Zabini non era un membro marginale nella Resistenza, era qualcosa di più: custodiva un grande segreto ed era uno dei capi.”
COSA?!?”, dissero all'unisono molti dei presenti.
Non è possibile. Mio padre non era il tipo...mettersi alla guida di una resistenza segreta è roba da Grifondoro non da Serpe.”, disse deciso Alexander.
Invece è un tipico comportamento da Serpeverde ragazzo...nessuno sapeva che ci fosse lui dietro tutto quanto, nemmeno Kòre e le altre.”
L'attenzione si spostò totalmente verso Jocelyn.
Confermo. Sino al giorno della sua morte non avevamo idea da chi ci provenissero gli ordini. Quando tuo padre fu assassinato ci informarono che aveva commesso un errore e Legacy aveva scoperto il suo ruolo di rilevanza all'interno della Resistenza.”
Che genere di errore commise?”, chiese Hermione.
Non lo sappiamo. Credo fosse qualcosa riguardante la sua vita privata dato che la Resistenza all'epoca dei fatti non aveva subito conseguenze e non avevamo fatto errori.”, rispose Jocelyn.
Tu lo sapevi?”, chiese Alexander a Draco.
Tuo padre era il mio migliore amico ma i segreti li sapeva tenere fin troppo bene...”, rispose amaramente.
Che genere di segreto doveva custodire tanto da giustificarne la morte?”, chiese Hermione Granger.
Signora Weasley...il povero Blaise Zabini fu custode di due enormi fardelli. In primo luogo, era a conoscenza di una parte della Profezia sconosciuta sia a Legacy che a Kòre e no, prima che me lo chiediate, non ne ho idea nemmeno io. E secondo...”
Susan Strongstone dovette prendere un bel respiro per rivelare quella verità che avrebbe molto probabilmente messo a rischio il suo lavoro.
Hezel Dolohov è viva.”
Sbigottimento e smarrimento erano presenti chiaramente sui volti di tutti, dal Preside a Jocelyn Green che ritrovò la parola per prima.
Lei lo sa? Kòre sa che sua madre è viva?”
No...ed è stato meglio così.”, rispose Susan.
O sì come no!”, interruppe Fred Weasley arrabbiato.
Fred!”, lo resarguì la madre.
Fred un corno! Come può essere stato meglio così? Essere convinti per quasi sedici anni che il proprio padre abbia ucciso la propria madre...è davvero il sogno di una vita!”
Capisco che possa sembrare un'atrocità e una totale mancanza di rispetto nei confornti di Kòre ma c'è un motivo per cui sua madre l'abbandonò e fece credere a tutti di essere morta!”, ripose la donna cercando di spiegare le sue ragioni.
No. No, no, no, no....Susan, lei si sta sbagliando. Io stesso ho stilato il rapporto sulla morte della signora Dolohov, ho visto il suo cadavre e ho assistito alla confessione spontanea di Ater.”, disse Harry Potter.
Li ha mai catturati?”, chiese Susan sapiente.
Catturati chi?”, chiese Ginevra Potter che sino a quel momento era rimasta in silenzio, accanto al fratello George a seguito della notizia di Fred, “mio marito sostiene di aver catturato molte persone sa, deve essere specifica.”, concluse in tono sarcastico, riferendosi alla faccenda dei Rookwood.
Gli esecutori dell'omicidio no ma Ater era il mandante ed ha confessato.”
Ater avrebbe dovuto madare gente più in gamba, Hezel li spedì nel Regno dei morti in meno di dieci minuti.”, rispose Susan.
Tutto questo è un gran casino!”, sbottò il tenente Longbridge, “signora Strongstone, una volta per tutte, ce lo vuole dire per quale cavolo di motivo Hezel Dolohov avrebbe finto la sua morte?”
Per ogni Profezia c'è un sensitivo che la pronuncia. Hezel Dolohov fu colei che lo fece.”
E dov'è lei ora?”, chiese Ron Weasley.
A questo potrebbe rispondere il qui presente Alexander.”
Io non ne ho idea!!!”, rispose il giovane notando che tutti gli sguardi erano posti su di lui.
Sì che ce l'hai ragazzo...tuo padre ti ha lasciato scritto qualcosa riguardo ad una villetta babbana nei pressi di Liverpool o sbaglio?”
Alexander fu stupito che la donna ne fosse a conoscenza. Suo padre, prima di morire, lasciò un messaggio per il figlio nelle sue ultime volontà: avrebbe dovuto mandare degli efli a sgomberare quella casa per poi metterla in vendita ad un prezzo stracciato per i babbani. Alexander non seppe di questa proprietà sino al giorno dell'apertura del testamento e non immaginava che fosse la dimora segreta della madre di Kòre Dolohov.
Credevo fosse solo una casa dove mio padre portava le sue amanti...ma io l'ho fatta sgomberare, non c'era nessuno prima e di certo non c'è nessuno adesso!”
Lo so ma risulta essere l'ultimo posto dove stava Hezel. Suggrisco agli Auror di cominciare da lì.”

FINE FLASHBACK

In seguito a quella sconvolgente notte, tutto cambiò.
A Jocelyn Green era stato ordinato di mettersi in contatto con i suoi capi, con i suoi compagni, anche con il gufo della Resistenza se necessario. Questa specie di bicameralismo doveva finire all'istante. Gli attacchi di Legacy si erano fatti più concentrati e più intensi, ad Hogsmade, a Diagon Alley, persino al San Mungo.
Fred Weasley era stato messo sotto torchio dal tenente Longbridge riguardo la faccenda dello spirito di suo zio ma a ben poco era servito se non a far uscire di testa la madre Angelina e a riaprire una vecchia ferita nel cuore del padre.
La casa di Alexander Zabini fu letteralmente messa sottosopra alla ricerca di qualsiasi indizio riguardante l'attività secondaria del padre come membro dell Resistenza. La moglie Amelia, sembrava essere caduta dalle nuvole quando venne informata di tutto ed ebbe l'ennessimo crollo nervoso con successivo ricovero al San Mungo.
Harry Potter si diresse con alcuni Auror in quella famosa casa di Liverpool ma effettivamente, la trovò vuota. Alexander giurò di non aver trafugato nulla e che tutto quello che gli elfi trovarono, per lo più cianfrusaglie e vecchi mobili, furono smaterializzati in una discarica poco fuori Liverpool.
Hermione Weasley non era mai stata così stressata. Il rischio che suo marito non facesse ritorno da lei vivo era triplicato e ad ogni attacco i Punitori erano più forti, aveva definitivamente abbandonato la sua casa per trasferirsi in una camera messa a disposizione del Preside ad Hogwarts e tutto questo non faceva altro che far riaffiorare in lei vecchi ricordi e cicatrici non del tutto sanate. L'unico lato positivo era il poter passare del tempo con i suoi figli così come stava facendo in quel momento, passeggiando per i corridoi con la figlia maggiore.
“Sei preoccupata?”, le chiese la madre.
“Non credo si possa definire preoccupazione. E' più...sono in attesa. Sono mesi che sono in attesa, come se qualcosa dovesse accadere e io stessi solo aspettando che mi piombi addosso.”, rispose Rose.
“Siamo tutti in attesa. Ma sai cosa c'è di positivo nell'aspettare? Ci si può preparare e noi siamo preparati a qualsiasi cosa.”, disse Hermione sperando di sembrare il più possibile sincera. In realtà sua figlia aveva centrato il punto, loro stavano aspettando una mossa, un segno, un qualcosa che potesse fargli capire cosa fare dopo perché in quel momento non ne avevano idea.
“Come stanno a Villa Conchiglia?”, chiese tristemente Rose.
“Non molto bene...Fleur è a Bauxbatons da Dominique e Louis, Bill è alla Tana. Teddy è rinchiuso nella sua stanza e l'unica che a volte riesci a portargli qualcosa da mangiare è Temperance. Non vuole nemmeno parlare con tuo padre o Harry.”
“E papà come sta?”
“Essere un Auror ed aver vissuto ciò che abbiamo vissuto noi in passato è una benedizione e un incubo allo stesso tempo...ci ha resi psicologicamente pronti al peggio ma anche atarassici. Non ne parla semplicemente...”, rispose con amarezza Hermione.
“Fred ci ha detto che Kòre parlava con il fratello di zio George...”, disse Rose cambiando discorso, avendo capito il disagio della madre.
“Pazzesco vero? Quella ragazza non può essere il male...non se al suo fianco ha avuto Fred Weasley per tutti questi anni.”
“Dici che incontreremo la Resistenza?”
“Harry dice di sì...molto presto anche. Jocelyn Green dovrebbe contattarli stasera. Mi dispiace tanto Rose...”, disse tristemente.
“Per cosa mamma?”
“Per tutto questo. Io e tuo padre volevamo una vita diversa per voi, abbiamo combattutto affinché ciò accadesse.”
“Immagino che a volte succedano cose indipendentemente dal nostro volere. È il destino.”
“Ora capisco perché sei Corvonero! Alla tua età non godevo di una tale saggezza.”, le rispose la madre, prendendola sotto braccio.
“Ehi, quello non è il giovane Malfoy?”, chiese Hermione constatando l'arrivo di Scorpius dinnanzi a loro.
“S-salve...”, disse vagamente imbarazzato. Non parlava con Rose dalla notte in cui aveva praticamente offerto in sposa su un piatto d'argento Gwen a Zabini, in perfetto stile medioevale come se fosse un pacco da scartare.
“Ciao Scorpius, come stai?”, chiese Hermione.
“Abbastanza bene direi...piuttosto lei come sta, signora Weasley?”, chiese il ragazzo osservando però Rose. Avrebbe voluto porla direttamente a lei quella domanda ma non trovava il coraggio nemmeno per sorreggere il suo sguardo. Lo guardava con occhi arrabbiati, acidi e pieni di risentimento.
“Ho vissuto giorni migliori ma anche peggiori come dicevo prima a Rose.”, rispose sorridendo.
“Ti serve qualcosa Malfoy?”, chiese rudemente Rose.
“Stavo cercando Albus, non è venuto agli allenamenti oggi...”
“Non lo abbiamo visto.”, disse atona la giovane Weasley.
“O-ok...ci vediamo in giro, credo.”
“Ciao.”
“Ciao Scorpius.”, disse più gentilmente la madre di Rose.
“Arrivederci signora Weasley.”, disse congedandosi velocemente.
Hermione Weasley non aveva mai dovuto ricorrere al suo sguardo ammonitore con la figlia maggiore, solitamente era Hugo il destinatario delle sue famose prediche. In quell'occasione però, sua figlia l'aveva delusa: un atteggiamento così sgarbato, così scontroso non era per nulla degno di lei.
“Che c'è?!”, chiese la figlia notando la posa della madre, braccia incrociate e testa piegata verso destra.
“Rose Ninfadora Weasley! Cos'era quell'atteggiamento?”
“Io e Malfoy siamo sempre stati così.”, rispose evasiva.
“Non vi siete mai piaciuti un granchè ma il rispetto c'è sempre stato.”
“Ah, rispetto? Scorpius Malfoy non sa nemmeno cosa voglia dire rispetto!”, rispose la figlia allontanadosi dalla madre.
“Rose!”
“Non a tutti piace spassarsela con i Malfoy mamma!”
Hermione rimase attonita. Non poteva averlo scoperto. Per quanto sua figlia fosse sveglia lei e Draco erano sempre stati molto attenti e ormai era una storia vecchia e sepolta.
“Vi ho visti in biblioteca...non siete solo vecchi amici.”
“Rose tu non sai di cosa stai parlando...”
Prima che la figlia potesse rispondere alla madre, alle spalle di Hermione, Albus Potter ciondolava per il corridoio. Si fermò davanti ad un quadro, quello di Sibilla Cooman, scomparsa pochi anni.
“Al?”, lo richiamò la cugina.
“Albus?”, si aggiunse la zia.
Il giovane Potter si voltò verso le due donne, bacchetta alla mano. Hermione notò subito l'aspetto vitreo dei suoi occhi: stava succedendo di nuovo. Quello non era Albus ma Legacy che ne controllava il corpo e la mente.
“ROSE CORRI!”
Fece appena in tempo ad avvertire la figlia, prima che suo nipote le scagliò addosso uno Schiantesimo. Hermione fortunatamente riuscì a spostarsi in tempo, rimanendo ferita di striscio, nascondendosi dietro una colonna.
Rose si assicurò che sua madre fosse in salvo prima di correre come non mai a cercare aiuto.
Hermione osservava il nipote da lontano, controllando le sue mosse. Sembrava stesse pronunciando un incantesimo rivolto al quadro che prese immediatamente fuoco. In quel momento, la donna pensò di intervenire ma alle sua spalle apparve niente meno che Jocelyn Green.
“Se si intromette, Legacy capirà che sappiamo. Non gli succederà niente.”, disse sussurrando.
Il fuoco si spense spontaneamente ed Albus cadde a terra, svenuto.
***



Ebony Rookwood aveva avvertito una scossa in tutto il suo corpo. Quello era il chiato segnale che Legacy aveva preso il controllo di Albus. Era di fondamentale importanza per lei recuperare la sua bacchetta. Se fosse riuscita ad averla, avrebbe potuto pronunciare l'incantesimo che le avrebbe permesso di vedere ciò che vedeva Albus e magari di comunicare con qualcuno.
Come ogni notte, Legacy sarebbe venuto da lei ma a differenza delle altre volte, c'era speranza. Kòre non era ancora persa per sempre, sentiva che Jocelyn era ancora viva e che presto sarebbero venuti a prenderla.
Si vestì per la notte che avrebbe passato con lui. Se voleva sopravvivere era necessario che diventasse indispensabile per il suo Re.
“Buonasera carissima!”
Era di buon umore. Ovviamente, non bussò, lui non lo faceva mai. Chiuse la porta dietro di sé e si sedette sul letto scalzandosi le scarpe. Per essere uno che millantava la grandiosità del Signore Oscuro e la superiorità dei Purosangue, si vestiva spesso come i babbani, completi eleganti e scuri.
“Come mai così euforico?”, chiese fintamente annoiata Ebony.
Legacy si voltò verso la ragazza, sorridendole.
“Non dovrei renderti partecipe ma ormai che potresti fare? Sei mia prigioniera. Ho fatto trovare ad Albus Potter un altro pezzetto di Profezia.”
“Ah sì? E dov'era nascosta?”, chiese preoccupata.
“Ad Hogwarts. Pensa... avevate un pezzo di Profezia proprio sotto al vostro naso!”
Ebony trattenne l' istinto di sputargli in faccia.
“E cosa dicono queste nuove illuminanti righe?”
“Non ti riguarda cara, non più.”
Per quella sera era abbastanza. Il sangue di Ebony stava ribollendo nel sapare che una parte di quella cavolo di Profezia era nascosta proprio lì a scuola.
Legacy si stava slacciando i bottoni della camicia e la ragazza si disse che ormai non c'era tempo per rimpiangere una cosa ormai fatta.
Si diresse verso di lui, gli si piazzò davanti e finì di slacciargli la camicia. Legacy osservò i movimenti di Ebony con curiosità, stupore e attenzione. Era delicata, le sue mani furono piuttosto svelte. Una volta sbottonata, Ebony fece scivolare le sue dita magre sulle spalle del Re per togliere del tutto l'indumento. Legacy le diede una mano inarcando un poco la schiena e levando di mezzo la camicia.
Ebony gli si inginocchiò di fronte, pronta a slacciarli anche i pantaloni. Tutto quello spirito di iniziativa, insospettì Legacy che prese la ragazza per le spalle alzandola e sbattndola violentemente sul letto
“Cosa stai tramando piccola Rookwood?!”, le disse a pochi centimetri dal suo volto.
“Ma sei impazzito?!?!”, rispose cercando di non sembrare spaventata.
“Ogni volta che ti scopo tu a malapena mi guardi, a malapena reagisci. Come altro dovrei reagire nel vederti così ansiosa di avermi?”
“Dovresti essere meno paranoico e concederti una pausa...qui non sei il Re, sei solo Legacy Black, un uomo che deve mandare avanti un esercito e prepararsi alla guerra.”
“Guerra?!”, disse ridendo Legacy, sollevandosi dal letto e trascinando con sè anche la ragazza. In piedi, lui iniziò a levarle il maglione che indossava.
“Non arriveremo a quel punto...la tua amata Resistenza sta perdendo colpi, Harry Potter non sa più dove guardare e Kòre diventa ogni giorno più forte.”
“A cosa ti serve ancora Kòre?”, chiese Ebony non opponendosi a Legacy.
“Abbiamo un sacco di domande stasera...”
“Ho un sacco di tempo per pensare. Se non vuoi che mi ponga domande, tienimi occupata.”, rispose Ebony seducente.
“So che c'è qualcosa sotto...”, disse Legacy non convinto di quel repentino cambio.
“Può essere...anche se fosse ti importerebbe?”, disse la ragazza portando a termine quello che Legacy aveva iniziato, restando in intimo.
Legacy restò ipnotizzato dalla creatura che gli si trovava di fronte, non tanto per il suo fisico che conosceva bene, erano i suoi occhi: c'era desiderio, era maliziosa, divertita.
“Ebony Rookwood...piccola tentatrice. Sarai la mia rovina?”, chiese a pochi centimetri dal suo volto.
Ebony gli rispose baciandolo, con tutta la passione che era in grado di fingere. Immaginò che al suo posto, vi fosse James e che si trattava del loro secondo bacio, dopo quello rubato sulla torre di astronomia.
“Se lo vorrai...sarò la tua
rovina.”
***



“Che cosa è successo??!”
Harry Potter era accorso in Infermeria, dove si trovava suo figlio Albus. Rose era corsa subito da Ron ma non appena arrivò sul posto, Hermione stava già provvedendo a portare Al da Madame Abbott.
“Cosa credi sia successo Harry?!?! Tuo figlio è sotto il controllo di uno psicopatico! E tu non c'eri!”, rispose arrabbiata Ginny.
“Sono il Capo degli Auror Ginevra, ho delle responsabilità!”
“Hai anche dei doveri verso la tua famiglia!!!”
“Signori Potter mi dispiace disturbare il vostro litigio ma vostro figlio si sta svegliando.”, disse Jocelyn Green.
Albus si alzò dal letto a fatica. Chiese cosa gli era successo e sua zia Hermione lo raccontò sia a lui che a Harry. In seguito a quel episodio era svenuto e quindi era stato portato lì.
“Beh, il lato positivo è che ora abbiamo un dato in più su cui lavorare...”, disse Harry Potter.
“Di cosa si tratta?”, chiese Hermione.
“Ogni volta che Legacy prende il controllo di Albus, la cicatrice mi fa male. Credo che le due cose siano connesse.”
“Quello che mi sta succedendo è molto simile a quello che capitava a te anni fa... come facevi a conviverci?”, chiese amaramente Albus.
“Non è esattamente lo stesso caso. Io ero collegato a Voldemort, in me viveva una parte di lui. Tu sei vittima di una pozione e di un incantesimo.”
La conversazione tra i cinque fu bruscamente interrotta dall'arrivo di Frank Paciock, col fiatone.
“Tesoro che ci fai qui?”, chiese la madre Hannah.
“Si-....Silente...Sala...Grande...TUTTI!”
“Credo voglia dire che Silente ci aspetta tutti in Sala Grande.”, tradusse Albus alzandosi dal letto, vincendo le proteste di Madame Abbott e di sua madre.
Arrivati a destinazione, Harry Potter si ritrovò davanti ad una massa di sconosciuti, una cinquantina. Insieme a loro, c'erano tutti, da Draco Malfoy all'ultimo Auror. Fortunatamente, gli studenti erano quasi tutti nei dormitori eccezion fatta per i suoi figli maggiori, Rose, Fred, Frank, Alexander, Scorpius, Lysander e Jocelyn.
“Aberforth”, salutò il Prescelto.
“Harry”, rispose il Preside.
“Chi sono questi?”
Il Preside, dopo due colpi di tosse, esclamò ad alta voce:
“Signore, Signori, professori e studenti...vi presento la Resistenza.
Albus Potter si reggeva in piedi grazie all'aiuto di Jocelyn che non aveva smesso di sorridere da quando erano entrati in Sala Grande. Quella era la sua famiglia, la loro salvezza.
Erano maghi e strghe di tutte le età, alcuni poco più giovani di Jocelyn, altri molto anziani. Harry ebbe quasi la sensazione di rivedere tra di loro dei vecchi compagni di scuola, creduti forse morti o dispersi.
“Potrei avere l'onore di parlare con un portavoce o un capo?”, chiese poi, cercando di vincere lo stupore.
La piccola folla si aprì piano piano, liberando un corridoio per fare spazio alla camminata di un uomo.
Teneva le mani in tasca, passo elegante e cadenzato. Secondo Rose aveva più o meno l'età dei suoi genitori, alto, magro, capelli con qualche accenno di grigio.
“Non mi dire...”, disse Draco Malfoy, esibendo un ghigno di apprezzamento e uno sguardo alquanto divertito.
Il biondo si fece avanti sino a rimanere al fianco di Harry.
“Capo della Resistenza...sul serio?”, chiese sorridendo Draco.
“Qualcuno doveva pur farlo, no?”, rispose l'uomo con voce calma e condividendo lo stesso sorriso di Draco.
“Tu sai chi è?”, gli chiese Harry.
“Ma come Potter?! Non mi dire che non mi riconosci!”, disse l'uomo.
“Non te la prendere...Potter era occupato a sfornare bambini e controllare noi Purosangue dissidenti.”, rispose ironico Draco.
“Noi Purosangue?”, chiese nel frattempo Rose, più a sè stessa che agli altri ma in quel momento sarebbe stato comodo un riscontro da parte di Scorpius che però sembrava essere spaesato tanto quanto i suoi compagni.
“Theodore.... Nott?!”
Fu Ginevra Potter a parlare, avanzando di qualche passo. La fisionomia di quell'uomo aveva fatto scattare in lei il ricordo di quel ragazzino taciturno, solitario e che fino a cinque secondi prima risultava essere morto anni prima.
“Venti punti Grifondoro per la tua signora Potter.”, ripose il capo.
“Per Godric...”, riuscì a dire Harry.
Lo sguardo e le menti di tutti erano praticamente vuote da tanto era stato lo stupore.
“Allora! Che deve fare un uomo per avere un pasto caldo? I miei hanno fame!”, disse infine Theodore.
Il Preside diede ordine di predisporre le cucine e gli elfi affinchè assicurassero una cena più che dignitosa.
Draco Malfoy si avvicinò all'amico di vecchia data.
“Ma tu non eri morto?”, chiese con una punta di divertimento e posandoli una mano sulla spalla.
“Sì...un paio di volte...”



TO BE CONTINUED....



Che ne pensate? Vi piace la storia fino ad ora? Abbiamo svelato un pò di misteri ma ce ne sono ancora non credete!!! Ringrazio chi segue, ricorda o solo legge e chiedo ancora perdono per il ritardo. Preparatevi per i prossimi capitoli perché i nostri eroi non resteranno fermi a lungo!!!! Lasciatemi un parere se vi va... alla prossimaaaaa=)

 
  
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