«Ed è per questa ragione che il conclave decise di non considerare i fanta-»
La lezione del signor Ruf venne interrotta dall’apertura improvvisa della porta.
«Signorino Malfoy!»
Hermione al sentire quel nome sussultò, e si voltò verso la porta.
«E’ importante, professore. La professoressa McGranitt mi ha chiesto di portarle Hemione Granger.»
La ragazza si sentì arrossire, ma decise di non darlo a vedere.
«Sono sicura che la professoressa può benissimo aspettare la fine della le-»
«No no!» Urlò il professore. «Se Minerva ha urgenza di parlare con lei, è meglio che vada quanto prima!»
E con un sorriso soddisfatto stampato sul volto di Draco, Hermione si alzò e lo seguì fuori dall’aula.
Ma non appena Hermione chiuse la porta, Draco la prese per il polso e cominciò a correre, trascinandosela dietro.
«Ma che diavolo fai?! L’ufficio della professoressa non…» Allora Hermione realizzò, e si liberò con uno strattone dalla presa di Draco.
«Come osi? Inventare una bugia del genere… E poi per cosa?!»
«Quanto sei noiosa Granger.» Draco sbuffò, avvicinandosi lentamente alla ragazza che indietreggiò all’istante.
«Sì, so di esserlo. Quindi ora, se non ti spiace, me ne torno a-»
«No!» Urlò Draco, ed Hermione parve incuriosita.
Il biondo alzò una mano, poggiandola sulla testa di lei e accarezzandole i capelli, ma Hermione questa volta non lo respinse; voleva sapere.
«Cosa vuoi?» Domandò la ragazza.
«Capire.» Rispose Draco.
«Capire cosa?»
«Come può una ragazza come te stare con uno come quello.»
«Ron.»
«Eh?»
«Si chiama Ron.»
«Ma tu non mi hai ancora risposto.»
«E’ un bravo ragazzo. E’ carino, simpatico, dolce…»
«Ed io?»
«Tu cosa?»
«Cosa pensi di me?»
«Sei un bambino capriccioso.»
«Mh. Che altro?»
«Sei maleducato.»
«Vai avanti.»
«Pensi di poter fare tutto quello che vuoi solo perché tuo padre è uno “importante” e perché sei affa…» Hermione si bloccò.
«Finisci la frase.» La incitò Draco con un sorriso stampato sul volto perfetto.
«Non ho nient’altro da dire.» Hermione sentì le proprie guance bruciare.
«Ora non fare la timida…» Draco portò entrambe le mani sui fianchi di lei.
«E invece tu cosa volevi dire? Una “come me” come?» Hermione abbassò lo sguardo sulle mani di Draco; così sicure, forti, calde.
«Sai cosa penso di te; sei bella, intelligente, interessante, e a volte anche divertente.»
«A volte.» Ripeté la ragazza con sarcasmo.
«Mi diverti quando dici bugie.»
«Io non dico bugie.»
«Oh, andiamo, non mentire anche a te stessa. Maleducato, viziato… Cosa ti importa? Tu mi vuoi.»
«Non è vero.» Questa volta Hermione indietreggiò.
«Il tuo corpo e la tua espressione dicono altro.» Draco parve essere divertito; Hermione stava arrossendo, e le sue gambe tremavano.
«Andiamo…» Le sussurrò Draco all’orecchio, riportando le sue mani sui suoi fianchi. Poggiò le proprie labbra su una sua guancia, bollente, e poi molto lentamente, sulle sue labbra.
Hermione piegò il corpo, si mosse un po’, ma poi si aggrappò al suo bacio, alle sue labbra, intrecciando le braccia dietro il suo collo. Quel bacio era meno violento del primo, ma sicuramente più passionale e più reale.
“Sei fregata” Pensò Hermione, perché era vero. Si era ripromessa di stare alla larga da quell’angelo con corna e coda chiamato Draco Malfoy, e ci stava riuscendo bene.
Ma quel movimento delle lingue, così coordinato…
Hermione capì di essersi appena incatenata per sempre a quelle labbra, che già sapeva le avrebbero rubato tutta l’aria necessaria per vivere.