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Autore: data81    14/02/2014    2 recensioni
Il rosso e il verde...ovvero i colori rappresentativi di due delle quattro Case di Hogwarts...due Case che - negli ultimi anni - sono state spesso in contrasto tra loro. Ma rappresentano anche due persone - Harry Potter e Pansy Parkinson - diverse... molto diverse... forse così diverse da scoprire che le differenze non contano poi molto.
Rivivendo i momenti salienti di "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" scopriamo cosa sarebbe successo se...
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Harry/Pansy, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 9: La notte che non esiste
 
Svegliarsi nel cuore della notte a causa di un incubo (o, in alcuni casi, a causa di una involontaria passeggiata nella mente contorta di un certo Signore Oscuro) non era certo una novità per Harry Potter. Al contrario lo era la voce assonnata che - da pochi centimetri - gli domandò cosa fosse successo.
Confuso a causa del sogno fatto, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si guardò intorno, scioccato... non era la solita voce di Ron quella che gli stava domandando se ci fossero problemi!
Se era bastata una impastata voce femminile a scioccare l'eroe del Mondo Magico, è meglio tralasciare la reazione che ebbe accorgendosi che la strana sensazione di oppressione al lato sinistro del corpo era dovuta alla presenza di una ragazza completamente nuda comodamente appollaiata sul suo braccio.
Quando ebbe ripreso il controllo di quanto rimaneva dei suoi neuroni, Harry si decise a distogliere lo sguardo dalla massa di capelli corvini che gli copriva la spalla e si mise a riflettere.
Non appena ebbe modo di pensare, il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta riuscì a ricordare tutti i fatti della sera precedente e comprese che la ragazza accanto a lui non poteva che essere Pansy Parkinson.
"Nulla, domini tranquilla..." rispose alla fine, anche se non ce n'era veramente bisogno. La strega si era infatti già riaddormentata e, a giudicare dal respiro regolare, stava facendo bei sogni.
Facendo attenzione a non svegliarla nuovamente, il giovane mago scostò delicatamente da sé la bella Serpeverde e si alzò.
Alla tenue luce della luna il Grifondoro raggiunse il piccolo bagno privato di cui la stanza degli ospiti era dotata e - aperto il rubinetto dell'acqua fredda - infilò la testa sotto il getto per schiarirsi le idee.
La sera prima Hermione lo aveva accompagnato in quella stanza e, dopo aver dichiarato col suo tono più minaccioso che «se loro due teste dure avessero tentato di uscire senza prima essersi chiariti, li avrebbe Trasfigurati entrambi in enormi Vermicoli», se ne era andata lasciandoli soli.
Il che - a pensarci col senno di poi - era stata un'ottima cosa!
I due avevano infatti parlato molto... o meglio, Pansy aveva parlato molto mentre Harry si era limitato ad ascoltarla come un ebete, già praticamente perso dopo le prime parole con le quali la strega aveva ammesso di essere ancora innamorata di lui.
Improvvisamente un particolare ricordo della conversazione della sera precedente raggiunse il cervello del giovane mago, travolgendolo con la forza e la delicatezza di un Ippogrifo imbizzarrito.
Di nuovo perfettamente lucido, Harry ricordò l'incubo appena vissuto e non poté impedirsi di rabbrividire. Rientrando in camera cercò di calmarsi e, per riuscirci, scelse di focalizzare l'attenzione sulla figura profondamente addormenta sul letto.
A giudicare da come vi si era avvinghiata, Pansy aveva trovato in uno dei cuscini del grande letto a baldacchino un valido sostituto di Harry ed il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non poté impedirsi di rimanere diversi minuti ad ammirarla.
Il mago dalla cicatrice a forma di saetta avrebbe desiderato più di ogni altra cosa cancellare il ricordo del sogno appena fatto e rimettersi nel letto per dare il cambio al proprio cuscino, ma con suo grande disappunto si scoprì incapace di farlo.
Con quelle immagini che gli si ripetevano in continuazione nella mente, il Grifondoro si rivestì e, lanciata un'ultima occhiata a quella che - ormai - considerava la sua ragazza, afferrò la bacchetta ed uscì nel buio corridoio della scuola.
 
Con passo deciso Harry si diresse verso l'ufficio del Preside.
Nonostante i difficili momenti avuti dopo la sua «disavventura» al Ministero della Magia l'anno precedente, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto aveva da tempo concluso che Albus Silente era la cosa più vicina ad un parente che gli fosse rimasta e - in quel momento - aveva bisogno di aiuto.
Giunto davanti al Gargouille di guardia Harry pronunciò la parola d'ordine e, non appena la creatura di pietra si fu scostata, salì sulla scala a chiocciola e raggiunse il portone dello studio del Preside.
Erano le tre di notte ed Harry non fu eccessivamente sorpreso di trovare la porta chiusa. Dopo avere tentato invano di abbassare la maniglia, nonostante fosse certo che un qualche tipo di incantesimo avesse già avvertito Silente della sua presenza, Harry bussò alcuni colpi alla porta.
Fu solo dopo avere atteso almeno cinque minuti (e dopo avere ricevuto parecchi improperi dai quadri appesi nella stanza) che il ragazzo si rassegnò al fatto che - probabilmente - il professor Silente non era al castello.
Harry sapeva che le assenze di Silente erano in qualche modo connesse alle attività dell'Ordine della Fenice, ma ciò non gli impedì di sentirsi risentito per il fatto che - in un momento come quello - non ci fosse per aiutarlo.
Stizzito il giovane mago decise di passare al Piano B. Se il Preside non poteva aiutarlo, avrebbe fatto da solo!
Al ragazzo servirono solo un paio di minuti per ideare un piano di emergenza (si trattava, in realtà, del piano originale che la bestia squamosa nel suo petto gli aveva suggerito prima che la sua parte razionale avanzasse la proposta di parlare con Silente) e ancora meno per metterlo in pratica. Teoricamente il primo passo sarebbe stato quello di raggiungere la torre di Grifondoro per recuperare il Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino, ma Hermione si era premurata di avvertirlo che la parola d'ordine della Signora Grassa era cambiata e non aveva voluto rivelargliela per timore che cercasse di sfuggire al confronto con Pansy.
'Meglio così!' si disse Harry mentre, con passo felpato, si dirigeva verso il passaggio segreto che conduceva alle cucine... sarebbe stato comunque difficile entrare nel dormitorio senza svegliare Ron, e non era affatto certo che l'amico avrebbe approvato il suo piano!
Il giovane mago stava per imboccare le scale dei sotterranei quando, alle sue spalle, una sgradevole voce disse "Ma guarda un po'... il nostro eroico signor Potter a spasso di notte per il castello!"
 
"Ma guarda un po'... il nostro eroico signor Potter a spasso di notte per il castello!"
Sentendo queste parole, il sangue nelle vene di Harry ghiacciò. Di tutte le persone che poteva incontrare, infatti, Piton era l'unico che non sarebbe mai riuscito a raggirare.
Resistendo all'istinto di lanciare di sorpresa uno Schiantesimo all'insegnante, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si voltò con estrema lentezza e, mettendo su la sua migliore faccia da poker, rispose "Buona sera, professore... cosa posso fare per lei?"
"Dirmi cosa stavi facendo in giro per il castello a quest'ora, ad esempio." rispose l'untuoso insegnante con tono duro,  trafiggendolo nel contempo con uno sguardo di puro disprezzo.
Preferendo dire una mezza verità piuttosto che una bugia completa, Harry rispose "In realtà stavo andando nelle cucine, per vedere se riuscivo a procurarmi qualcosa da mangiare."
"Alle tre del mattino?" domandò sospettoso l'adulto, mentre i suoi occhi neri si stringevano in due fessure nel tentativo di cogliere un qualsiasi indizio di bugie.
"Sì," rispose il Grifondoro, rinfrancato dal fatto che la sua copertura sembrasse credibile... essere beccati nel tentativo di entrare nelle cucine era decisamente meno grave di ciò che stava realmente per fare "sa, oggi ero in infermeria e ho saltato la cena..."
"Ho sentito della spettacolare prestazione del signor McLaggen, a quanto pare dovrò rivedere il suo voto nell'ultimo compito di Difesa..." commentò il professore con un ghigno molto Serpeverde poi, tornando a fissare il volto del ragazzo aggiunse "comunque non raccontarmi balle, Potter. So che Madama Chips ti ha dato dell'Ossofast per rimetterti in piedi e dubito fortemente che tu senta un qualsiasi stimolo diverso dalla nausea per almeno 24 ore."
Harry avrebbe voluto protestare, soprattutto perché dopo ciò che aveva fatto con Pansy la sera precedente aveva davvero fame (in barba al saporaccio dell'Ossofast!), ma non disse nulla perché venne anticipato da Piton "So che hai tentato di entrare nell'ufficio del Preside, quindi te lo chiedo di nuovo... cosa ci fai in giro a quest'ora?"
"E' vero, sono andato dal professor Silente, ma per motivi personali!" rispose il ragazzo, preferendo non negare quel fatto visto che - probabilmente - aveva fatto scattare qualche incantesimo di allarme "Visto che non c'era ho solo pensato di farmi uno spuntino e poi tornare a letto."
"Sarei quasi tentato di crederti, Potter..." ribatté l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure "non posso punirti per essere andato nell'ufficio del Preside, visto che è stato lui stesso a darti la parola d'ordine, ma potrei punirti per averti trovato a bighellonare per la scuola di notte!"
Il giovane con gli occhiali quasi sperava in quella punizione, ma si rese presto conto che le parole di Piton avevano un significato ben diverso.
Quando l'uomo dal lungo naso adunco ricominciò a parlare, infatti, la mano del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si strinse automaticamente sull'impugnatura della bacchetta.
"Potrei, ma non lo farò! Conosco fin troppo bene lo sguardo che avevi mentre scendevi le scale, e non era certo lo sguardo di chi sta cercando di fare lo spuntino di mezzanotte di nascosto..."
La mente di Harry stava lavorando febbrilmente alla ricerca di un'idea per togliersi dai guai quando, senza preavviso, la bacchetta comparve nelle mani di Piton che pronunciò "Legilimens!"
 
La mente di Piton travolse le barriere mentali di Harry con molta più potenza di quanto non avesse mai fatto durante le loro lezioni di Occlumanzia e, senza che il ragazzo potesse opporre una reale resistenza, giunse fino al suo subconscio.
C'erano molte cose che Harry Potter avrebbe voluto tenere segrete all'insegnante che odiava di più in assoluto, e tra queste le due più importanti erano senza dubbio gli incontri con Silente e quelli - di tutt'altra natura - con Pansy.
Sapendo di non essere in grado di svuotare la mente abbastanza bene da bloccare ogni ulteriore visione, Harry scelse quindi dei ricordi diversi (e facilmente reperibili) e si concentrò su di essi.
La mente di Piton venne così bombardata dai più forti ricordi di vita del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto e vacillò sotto l'impatto delle immagini della lotta di quest'ultimo contro il Mostro di Serpeverde.
Piton quasi si ritrasse nel percepire con incredibile accuratezza il dolore della zanna di Basilisco che gli perforava il fianco, ma riuscì ad escludere tale ricordo ed andò oltre, trovandosi in una delle numerose stanze per gli ospiti del Castello di Hogwarts.
Per un istante l'insegnante di Difesa ebbe la visione di un ragazzo dai capelli neri che - da dietro - abbracciava una coetanea slacciandole una cravatta verde-argento ma, immediatamente, il panorama attorno a lui cambiò.
Piton rimase quasi ammirato dalla strategia di Potter di precipitarlo in un nuovo ricordo ogni volta che si avvicinava a qualcosa che non voleva vedesse, ma la sua attenzione venne immediatamente attratta da un movimento al suo fianco.
Come se si trovasse nel corpo del giovane Grifondoro, l'adulto voltò la testa e si trovò faccia a faccia con un Cedric Diggory piuttosto perplesso e scarmigliato poi, mentre udiva la voce di Potter lanciare un avvertimento, vi fu un lampo verde ed il Tassorosso si accasciò a terra morto.
In quel momento l'insegnante di Difesa capì che - per concentrarsi meglio - il suo studente stava evocando i suoi peggiori incubi e, riconoscendo quello in cui si trovava (e non avendo intenzione di viverlo), si concentrò nuovamente per superare quella difesa.
Questa volta si trovò in un sotterraneo che non conosceva ma che, stranamente, gli ricordava tanto un sottoscala. Dalle pareti di pietra pendevano catene di ferro grosse un pollice e, alla tenue luce delle rade torce che illuminavano quel posto, per un attimo Piton notò una strana collezione di soldatini di plastica poggiati su di una mensola.
Avvicinandosi, l'uomo dal lungo naso adunco notò che i soldatini sembravano tutti rotti e riparati con del nastro adesivo e che - salvo due - erano tutti di dimensioni e colori diversi.
La mente del mago percepiva la stanchezza di quella di Harry e, comprendendo che quello era uno dei ricordi che il giovane avrebbe voluto nascondergli, lasciò perdere quell'incongruenza e procedette ad esplorare la stanza.
Vi era una brandina ma, prima che potesse avvicinarsi ad osservarla, Piton sentì dei passi sopra di lui (come se qualcuno scendesse di corsa delle scale e lui si trovasse sotto di esse) e venne travolto da una manciata di polvere.
Seguendo il rumore di passi che si allontanavano, il mago si ritrovò in una stanza adornata da altissime colonne con bassorilievi di serpenti che, in qualche modo, gli ricordò le fugaci immagini viste mentre riviveva il ricordo della lotta col Basilisco nella Camera dei Segreti.
Piton rimase nuovamente colpito da quelle strane incongruenze, ma quando sentì delle urla femminili accelerò il passo nella loro direzione.
Notando che il panorama attorno a lui cominciava a trasformarsi nella zona di Foresta Proibita in cui lui, Potter e la Granger erano stati aggrediti dai Dissennatori tre anni prima, Piton raddoppiò l'intensità della propria concentrazione e superò le deboli difese del suo studente.
Grazie all'impegno dell'abile Legilimens il ricordo si stabilizzò e divenne quello di una stanza che era certo di avere già visto. Era circolare ed in pietra e, più in basso, vi era un piano su cui svettava un arco di pietra chiuso da una tenda.
Riconoscendo il luogo dove era morto Sirius Black, Severus credette per un attimo che Potter fosse riuscito a cambiare nuovamente ricordo, ma capì quasi subito che non era così.
Guardando meglio, il capo della Casa di Serpeverde notò infatti che nella stanza c'erano due persone in piedi attorno ad un fagotto di stracci.
Avvicinandosi ulteriormente, Piton comprese che quello che originariamente aveva scambiato per un oggetto buttato malamente a terra era in realtà una ragazza. I capelli neri di media lunghezza le coprivano il volto, ma l'uomo la riconobbe dalla voce non appena una delle due figure le ebbe puntato contro la bacchetta gridando "Crucio!"
 
Piton stava osservando con estrema attenzione le due figure (di cui una assomigliava curiosamente all'Oscuro Signore con i capelli di Lucius Malfoy mentre l'altra - più minuta ma non meno inquietante - aveva una forte similitudine con Bellatrix Lestrange), così rimase estremamente irritato quando tutto attorno a lui si fece buio e la nota voce di Pansy Parkinson venne sostituita da quella di una delle persone che aveva odiato di più al mondo: James Potter.
"Lily, prendi Harry e scappa! E' lui! Scappa! Corri! Io cerco di trattenerlo..."
'No!' pensò l'insegnante, comprendendo con orrore a quale ricordo il giovane Potter fosse ricorso per proteggere la propria mente dalla sua Legilimanzia.
Piton provò con cupa determinazione ad abbattere quella difesa, ma il suo controllo vacillò pericolosamente nell'udire il rumore di qualcuno che si precipita fuori da una stanza, seguito dallo spalancarsi di una porta e dalla ben nota risata maligna dell'Oscuro Signore.
"No! Harry no, ti prego!" gridò disperata la voce di Lily Evans e, in quel momento, il mago perse totalmente il controllo sull'incantesimo.
"Spostati, stupida... Spostati..." rispose una voce sibillina poi, mentre l'oscurità attorno a lui tornava ad assumere l'aspetto del corridoio di Hogwarts in cui i due si trovavano, Piton riuscì a sentire le ultime parole di una delle poche persone a cui avesse mai davvero tenuto "Harry no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry! Non Harry! Ti prego... per favore... lui no!"
 
L'ultimo ricordo aveva avuto sull'insegnante un impatto talmente violento che gli ci vollero una trentina di secondi buoni per rendersi conto di essere stato completamente espulso dalla mente di Potter.
Quando l'uomo sollevò lo sguardo, però, trovò ad incontrarlo una coppia di occhi verdi che conosceva fin troppo bene e, poco più a sinistra, una bacchetta spianata.
"Non ci riprovi mai più!" lo minacciò Harry e, dal tono che aveva assunto la sua voce, l'uomo comprese che era a due dita dallo scagliare una Maledizione-Senza-Perdono.
In qualunque altra situazione, Piton lo avrebbe fissato con freddezza e lo avrebbe schernito.
In qualunque altra situazione, Piton lo avrebbe certamente punito per quello che stava per fare.
In qualunque altra situazione, sarebbero certamente volati parecchi incantesimi.
"Seguimi Potter," disse invece il Capocasa di Serpeverde rimettendo in tasca la bacchetta e voltando le spalle al Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto "credo sia il caso che noi due parliamo un po'..."
 
Dopo essere riuscito faticosamente a respingere l'assalto mentale di Piton, Harry si sollevò in piedi e, furioso, gli puntò contro la bacchetta.
"Non ci riprovi mai più!"
Da una qualche parte del suo cervello c'era sicuramente un neurone che urlava al ragazzo che era già abbastanza nei guai anche senza puntare la bacchetta contro il professore che lo odiava di più in assoluto, ma Harry non lo sentiva. Piton aveva invaso la sua mente e profanato pensieri estremamente intimi, quindi si meritava una lezione... o almeno questi erano i pensieri del Grifondoro prima di incrociare gli occhi neri dell'insegnante.
Era la prima volta che Piton lo guardava così... possibile che in quegli occhi - che gli avevano riversato sempre e solo disgusto - lo stessero guardando con tristezza?
Il turbamento del Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto a quella rilevazione fu tale che, quando l'adulto gli chiese di seguirlo nel suo ufficio, non oppose resistenza.
Mentre camminavano nei silenziosi corridoi della scuola, Harry ebbe tutto il tempo di cambiare idea diverse volte su cosa fare con Piton: la parte di lui che lo aveva spinto verso le cucine gli suggeriva di Schiantare l’insegnante mentre ancora gli dava le spalle e cancellargli la memoria, mentre quella che lo aveva condotto a parlare col professor Silente gli consigliava di approfittare del fatto che il Capocasa di Serpeverde sembrasse sotto l’effetto di qualche potente allucinogeno per risolvere la questione parlando.
Quest’ultimo pensiero fece sorridere il mago con la cicatrice a forma di saetta: parlare civilmente con Piton sarebbe stata un’esperienza veramente strana! Ma, d’altro canto, Piton gli era sembrato ancora più strano!
A quel punto, mentre i due procedevano nel silenzio più assoluto, il ragazzo si trovò a domandarsi perché l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure avesse cambiato così radicalmente comportamento dopo la scampagnata nella sua testa.
‘Deve essere stato l’ultimo ricordo…’ dedusse il Grifondoro mentre Piton apriva la porta del suo studio e - dopo avere acceso il fuoco nel camino con un colpo di bacchetta - vi posava sopra un bollitore ‘prima era determinato a penetrare nei miei ricordi, mentre dopo si è fatto espellere senza fare resistenza. Ma perché?’
Harry era infatti ricorso al ricordo della morte dei suoi genitori per disperazione, ma non pensava che questo potesse avere sull’insegnante un effetto diverso da quello dei precedenti, come invece era successo.
‘E’ veramente molto strano…’ si disse, mentre il professore gli faceva cenno di sedersi davanti alla sua scrivania e metteva con malgarbo due tazze di tè sul piano di legno scuro.
“Molto bene, Potter,” disse l’uomo dal naso adunco dopo un lungo momento di imbarazzante silenzio “ti ho chiesto di seguirmi perché vorrei capire cos’era ciò che ho visto… non era un ricordo, vero?”
“Nulla che la riguardi.” Rispose Harry, mettendosi immediatamente sulla difensiva e lasciando la tazza che aveva preso e che – visto chi gliela aveva offerta – conteneva probabilmente Veritaserum.
Accorgendosi del comportamento del Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto, l’insegnante di Pozioni prese un profondo respiro e, cercando di assumere un tono meno aggressivo, disse “Ascoltami, Potter… mi rendo conto che possa sembrarti una cosa strana detta da me, ma tutto quello che voglio è impedirti di fare una sciocchezza.”
Il giovane mago lo guardò in tralice e l’adulto – un po’ scocciato - continuò “So che non hai motivo di credermi, ma ti propongo un patto: rispondi sinceramente a tutte le mie domande e io non ti metterò in punizione per averti beccato in giro per il castello di notte e ti lascerò andare a fare ciò che vuoi… che ne pensi?”
Il Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto non credeva alle proprie orecchie… Piton che gli proponeva di fare finta che non fosse successo nulla se gli avesse risposto sinceramente? L’unica spiegazione possibile per un così radicale cambio di atteggiamento nei suoi confronti era un Incantesimo Confundus particolarmente potente, ma supponendo un inganno colossale, preferì una risposta prudente “Senza offesa, ma trovo difficile accettare l’idea che lei mi proponga una cosa del genere…”
“Non faccio fatica ad immaginarlo…” commentò l’uomo dagli unticci capelli neri “ma c’è una cosa di cui devi tenere conto. Io so già – a grandi linee – ciò che volevi fare e questo mi basterebbe per farti passare parecchi guai.”
“E lei quanti ne passerebbe se dicessi in giro che ha usato illegalmente la Legilimanzia su di me?” ribatté Harry prontamente.
“Come vedi abbiamo entrambi una bacchetta puntata alla testa dell’altro…” commentò semplicemente Piton e, in qualche modo, la sua ammissione di colpa riuscì a rilassare abbastanza il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto, che decise di rispondere (con una certa cautela) alle domande del mago.
"Era il ricordo di un incubo." disse allora il Grifondoro, cercando di rispondere sinceramente dando però meno informazioni possibile.
"Da quello che ho potuto capire, riguarda la signorina Parkinson..." buttò lì l'ex Serpeverde che - compreso il gioco a cui stava giocando lo studente - decise di seguire le stesse regole.
"A volte mi capita di avere incubi che la riguardano..." rispose vago Harry, che in realtà dopo la loro rottura sognava Pansy quasi tutte le notti.
"Ma, evidentemente, gli altri incubi non avevano molto a che fare con questo..." gli fece notare Piton "forse perché questo non è propriamente un incubo, giusto?"
Quello era il momento di decidere se essere sincero con Piton e, con sommo stupore di entrambi i maghi presenti nella stanza, Harry rispose "No, infatti... Questo risale ad oggi."
"Deduco quindi che la signorina Parkinson ti abbia raccontato quello che le è accaduto durante le feste di Natale..." commentò piattamente l'insegnante, prima di prendere una lunga sorsata di thè.
Fu un bene che l'uomo vestito di nero avesse in mano la propria tazza, perché così se ne rovesciò una sola quando il mago dalla cicatrice a forma di saetta batté con forza le mani sulla scrivania urlando "Lei lo sapeva! Pansy è stata Cruciata dai suoi genitori e lei non ha fatto nulla!"
Piton si prese un momento per scegliere con accuratezza le parole da utilizzare, poi disse "Sì, lo sapevo. Il signor Goyle mi ha informato della cosa dopo il suo tentativo fallito di contenere l'informazione della vostra relazione..."
Il Grifondoro rimase colpito dal tono che Piton stava usando e non disse nulla, lasciandolo continuare "Vedi, la maggior parte delle famiglie Purosangue - praticamente tutte quelle più conservatrici - hanno un concetto molto rigido dell'educazione e, sapendolo, non mi è stato difficile immaginare cosa sarebbe successo..."
"Ma non ha fatto nulla per impedirlo!" esclamò il giovane mago, fulminandolo con lo sguardo.
Piton alzò gli occhi al cielo e riprese il proprio discorso "Di certo non potevo agire nella stessa maniera di Goyle, visto che il danno era già stato fatto. Così ho agito nell'unica maniera che sapevo sarebbe stata efficace... ho contattato Draco Malfoy e l'ho convinto ad andare dai Parkinson."
Una vena pulsò sulla tempia di Hary, ma il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto si limitò a far cenno all'insegnante di proseguire.
"Il giovane Malfoy si è immediatamente recato dai genitori di Pansy e ha spiegato loro che la storia della figlia con te era - a suo parere - un modo per farlo ingelosire, visto che lui aveva rotto il loro fidanzamento..."
"Tutto qui?" domandò con ira malcelata il ragazzo con gli occhiali, notando che il professore sembrava avere terminato il discorso "Della gente utilizza una Maledizione-Senza-Perdono su di una studentessa della sua Casa e questo è tutto quello che lei fa in risposta?"
"Secondo te cosa avrei dovuto fare?" ribatté l'adulto, che sapeva che presto sarebbero arrivati a quel punto "Denunciarli al Ministero?"
Harry sembrava evidentemente di quell'opinione, poiché rispose "Come minimo... ma sicuramente aveva un buon motivo per non farlo!"
Piton ignorò il tono ironico del Grifondoro e rispose "Infatti, avevo dei validi motivi per non farlo..."
"Non faccio fatica ad immaginare questi motivi." rispose Harry senza traccia di ironia "Fortunatamente io non devo fare la spia per l'Ordine della Fenice, quindi posso tranquillamente denunciarli..."
"Ed era questo che volevi fare?" domandò in tono esasperato l'insegnante, ben sapendo che questo atto - benché impulsivo e tipicamente Grifondoro - sembrava molto limitato rispetto all'ira che aveva percepito in Potter.
"Oh, no... ho imparato bene la sua lezione... niente atti impulsivi!" ribatté il ragazzo "Mi farò accompagnare da Dobby a casa Parkinson e darò personalmente una lezione ai genitori di Pansy."
"Un piano veramente ridicolo..." commentò il direttore di Serpeverde scuotendo rassegnato la testa "cosa ti fa pensare di essere in grado di sopraffare due maghi adulti, anche cogliendoli di sorpresa? E poi, non hai pensato che - avendo su di te la Traccia - ti troveresti immediatamente circondato dall'Ufficio per la Regolazione della Magia Minorile?"
"Non ho intenzione di prenderli di sorpresa. Voglio dargli una lezione faccia a faccia." rispose lo studente con un tono così duro che il professore dovette ricordare a sé stesso che la persona che aveva davanti aveva tenuto testa all'Oscuro Signore e ad un Basilisco "Quanto al Ministero... a Natale il Ministro in persona è venuto a pregarmi di farmi vedere un po’ al Ministero per dare un po’ di credito al loro operato. Pensa davvero che cercherebbero di causarmi dei problemi se consegnassi due persone che hanno utilizzato una Maledizione-Senza-Perdono su di una minorenne?"
Il professore dovette ammettere che - pur nella sua follia - il ragazzo era stato estremamente lucido nell'organizzare la sua piccola vendetta. Inoltre i suoi occhi verdi, che alla luce delle candele sembravano quasi spiritati, lo fissavano con estrema attenzione come a sfidarlo a rimangiarsi la parola data precedentemente.
Era proprio una gran brutta situazione. Certo, Piton avrebbe potuto ritrattare la propria promessa e mettere Potter in punizione per impedirgli di infilarsi in un guaio enorme, ma questa opzione avrebbe avuto delle conseguenze gravi, tanto più che il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto aveva dimostrato di comprendere appieno l'influenza di cui poteva godere sul Ministro della Magia.
Maledicendo Silente ed i suoi mille viaggi segreti,  Piton si rese conto che gli restava solo una carta da giocare...
 
"Molto bene, Potter... vai pure a metterti in questo nuovo guaio." affermò l'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure poi, godendosi lo sguardo di puro stupore del ragazzo, aggiunse "Io di certo non ti impedirò di fare qualcosa che ti farà odiare da una delle migliori studentesse della mia Casa..."
Bloccandosi a metà nel gesto di alzarsi in piedi, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto scoccò un'occhiata perplessa all'adulto e chiese "In che senso? Perché mai Pansy dovrebbe odiarmi per quello che sto per fare? Io lo faccio per lei!"
"E cosa, esattamente, stai per fare per lei?" domandò Piton con tono subdolo mentre apriva la porta del suo studio, come a dire che la loro discussione era finita "Aggredirai i suoi genitori e li farai arrestare?"
Dirigendosi lentamente alla porta, Harry ribatté "Intendo vendicarla per quello che le hanno fatto!"
Piton non aggiunse nulla finché il ragazzo con la cicatrice a forma di saetta non ebbe raggiunto il corridoio poi, con noncuranza, chiese "Dimmi, Potter... tu stimi Hagrid, vero?"
"Certo che sì!" rispose il giovane, credendo che l'altro volesse insultare il suo amico Mezzogigante.
"Mentre odi i tuoi parenti Babbani... i Dursley..." riprese l'altro, facendo una strana smorfia di disgusto nel pronunciare il cognome degli zii di Harry.
"Esatto!" rispose subito lui. In fondo non era certo un segreto che lui ed i suoi zii non si potessero vedere neppure in cartolina.
"Quindi avresti stimato ancora di più Hagrid se, sei anni fa, anziché recuperarti da quel faro avesse spezzato la schiena a tuo zio e strangolato tua zia per ciò che ti avevano fatto passare nei tuoi primi undici anni di vita..." commentò serafico Piton, prima di sbattere la porta in faccia al Grifondoro.
 
Harry non si aspettava certamente un congedo del genere, quindi fu così sconcertante per lui ritrovarsi da solo in mezzo al corridoio da soprassedere su come Piton potesse conoscere le condizioni in cui Hagrid lo aveva trovato il giorno del suo undicesimo compleanno.
Ripensando alle ultime parole di Piton, il ragazzo si stupì molto nel trovarsi d'accordo con quanto aveva voluto dirgli l'insegnante.
In effetti il giovane mago era diventato così amico di Hagrid - nonostante la sua pericolosa mania per i mostri - proprio perché questi era il Gigante buono che lo aveva salvato dalla sua precedente vita con i Dursley. Se, anziché far crescere una coda da porcello a suo cugino, Hagrid si fosse comportato con la stessa violenza degli altri Giganti, probabilmente Harry avrebbe cercato di evitarlo con ogni mezzo!
Perso nei suoi pensieri, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto non si accorse di trovarsi nelle cucine del castello finché non notò una zuffa furibonda tra due Elfi Domestici che conosceva fin troppo bene: Dobby e Creacker.
Sedata la lite, ricevendo nel contempo l'ennesima occhiataccia dalla reticente creatura ricevuta in eredità dal suo padrino, Harry condusse da parte Dobby e gli annunciò che aveva bisogno che gli facesse un piacere.
 
"Già messa in atto la tua giustizia, Potter?" domandò una voce alla sua destra una decina di minuti più tardi.
Senza scomporsi, il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto voltò la testa verso il proprio insegnante di Difesa che lo fissava a braccia conserte dalla porta del suo studio e, mostrando il vassoio che portava in mano, rispose "Ho impiegato un po' a scegliere la marmellata: ero indeciso tra arancia e lampone..."
Anche Piton scoccò un'occhiata al vassoio carico di vivande protette da un incantesimo di Stasi e, scuotendo la testa, evitò ogni ulteriore commento.
La parte più onesta di Harry, dopo una lunga lotta interiore con quella che considerava Piton un essere odioso e malvagio fino al midollo, riuscì a far sentire la propria voce, ricordando al Grifondoro che era stato proprio l'insegnante ad impedirgli di fare una sciocchezza di proporzioni epiche e che per questo andava ringraziato.
Con un sospiro, il ragazzo con gli occhiali richiamò Piton mentre questi stava chiudendo un'altra volta la propria porta "Professore, aspetti..."
L'uomo, un po’ stupito, mise una mano sulla porta di legno e lo fissò intensamente con i suoi penetranti occhi neri.
"Io..." cominciò Harry, non riuscendo però a trovare le parole per andare avanti. D'altronde, come si fa a ringraziare qualcuno con il quale ti sei reciprocamente odiato dalla prima volta che vi siete visti?
"Potter, lascia stare." disse l'adulto che, in verità, si sentiva a disagio tanto quanto il suo studente "Facciamo semplicemente come se questa notte non sia mai esistita... domani sarà tutto come ieri."
Apparentemente soddisfatto, Harry fece un cenno di saluto e si diresse nuovamente verso la camera che divideva con Pansy, sperando che questa avesse continuato a dormire beatamente durante la sua assenza.
"Ah, Potter!" lo richiamò alla fine Piton, facendolo voltare a metà corridoio "Cinque punti in meno a Grifondoro per la tua mancanza di perspicacia... La Signorina Parkinson preferisce la marmellata di arance, perché è meno calorica..."
  
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