Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Titinina    14/02/2014    7 recensioni
Tra le vie animate, le mille luci e il divertimento sfrenato, due figure agiscono nell'ombra, chi per salvaguardare la propria città con la sua 357 magnum, chi per conquistarla con leggiadria e l'eleganza di una gru che vola nei cieli. Questa fan fiction è una crossover tra il nostro amato City Hunter e un nuovo manga che mi ha colpito: Heat, scritto da Buronson e disegnato da Ryoichi Ikegami. Vi assicuro, conoscere Tatsumi Karasawa ne vale davvero la pena, è intelligente, forte ed ha ha sani principi! La sua morale e la sua rettitudine non mirano a diventare uno yakuza qualsiasi, ma a creare un mondo dove tutti possano vivere a testa alta, come del resto lui fa. Letto i primi volumi mi sono detta: chi meglio di lui può essere il rivale perfetto di Ryo Saeba?! Sarà una fan fiction dai tratti duri, metteremo le mani nei bassi fondi e la criminalità, Shinjuku sarà il teatro di questo scontro tra titani! Dedica speciale a Fedeluca e a Rinrei, grazie ragazze! E che altro dire se non...Benvenuti a Shinjuku! Titinina ^___^ (ogni immagine è coperta da copyright appartenente a Tsukasa Hojo e Ryoichi Ikegami)
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: City Hunter
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L’ultima rampa di scale li accolse con una sorpresa: Kaori e Tatsumi sentirono riecheggiare un forte colpo di pistola.

Kaori cercò di superare Tatsumi, sapeva che Ryo era lì, ma l’uomo la prese per il polso e delicatamente, per attirarne l’attenzione, lo strinse.

- Sta dietro di me, qualsiasi cosa succeda.

Tatsumi capì quella fretta di Kaori di correre, ma, oltre ad arrivare alla fine di questa guerra, il suo fine ultimo era proteggerla, anche se non riusciva a spiegarsi questo sentimento di protezione nei confronti della ragazza che aveva di fronte.

Forse perché le assomigliava più di quanto immaginasse.

Kaori asserì col capo, cercò di fare un respiro profondo, e fece passare Tatsumi, che l’afferrò per mano.

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Tanaka guardò con occhi pieni d’odio Ryo, ma, anche dopo aver dato quell’urlo strozzato, causato dal colpo ricevuto, sembrò riprendere le forze e, senza battere ciglio, nel giro di pochi attimi, fece finta di accasciarsi a terra, per tirare fuori dalla caviglia un coltello che lanciò contro Ryo.

Ryo fece in tempo a valutare la situazione e a evitare la lama ma, Tanaka, con la mano sana, riprese la sua pistola e si scagliò verso Satomi.

Ryo non si arrischiò a colpire nuovamente.

- Non hai più nessuna possibilità, Capitano Tanaka.

Tanaka non badò alle parole di Ryo Saeba.

- Butta giù la pistola o giuro che faccio un bel buco alla signora.

Tanaka afferrò per il collo Satomi, il sangue che perdeva dalla mano andò a sporcare la camicia candida della donna, che diventava man a mano color cremisi.

Ryo notò la piccola figura a lato della donna, mentre lei, solo con gli occhi, cercava di fargli arrivare un messaggio: salvare il bambino.

Si fece largo nella stanza, Ryo, scavalcando il corpo di Harada, mentre Tanaka arretrò con la donna, fino ad arrivare contro la scrivania.

- Non mi sorprende che tu sia qui, Ryo Saeba. Magari sei il famoso City Hunter.

Disse avvelenato Tanaka.

- E a me non sorprende vedere te, Capitano Tanaka.

- Sono passati anni dalla guerra, Saeba. Ma tu non sei cambiato.

Ryo non rispose, ma impugnò ancora più fermamente la sua Magnum.

- Ora aspettiamo qui buoni i miei uomini. Butta giù la pistola e nessuno si farà male.

Tanaka si spostò di lato, mentre Ryo non si mosse dalla sua posizione.

- Saeba, non giocare a fare l’eroe. Sai che non sono mai impreparato contro gli imprevisti.

Tanaka estrasse dalla sua giacca un piccolo telecomando.

- O butti la pistola o qui scoppia tutto, e faremo tutti un grande salto per aria.

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Aprirono l’uscio dell’ultima porta delle scale d’emergenza in un silenzio irreale, fino a che non sentirono una voce in fondo al corridoio.

Kaori riconobbe subito la figura di spalle sull’uscio della porta: Ryo.

Cosciente che la situazione poteva essere pericolosa, si mise ad attraversare il corridoio rasente al muro, mentre Tatsumi la precedeva.

Questa volta la voce di Ryo fece da padrone nel corridoio.

- I tuoi uomini non verranno, Tanaka. Come credi che sia salito fino a qui?

Domandò sarcasticamente Ryo, ma Tanaka esplose in una risata quasi al limite dell’isteria.

- Te l’ho già detto, non arrivo mai impreparato.

Il rumore di un elicottero che sorvolava il cielo di Tokyo interruppe la scena, si avvicinava sempre di più alla terrazza, che faceva anche da elisuperficie, e alcuni uomini scesero, rompendo le vetrate.

- Visto?

Arrivati all’uscio della stanza, Kaori tirò fuori silenziosamente la sua pistola dalla cinta.

Riprese con vigore la mano di Tatsumi, facendogli col dito il segno di stare in silenzio, coperti dalle spalle di Ryo, gli lasciò la sua pistola, sapendo che nelle mani dell’uomo sarebbe stata più utile e, dalla sua giacca di jeans, estrasse alcune piccole bombe a mano.

Tanaka tenne stretta ancora di più Satomi.

- Saeba, direi che oramai siamo arrivati al capolinea.

Ryo scoccò un’occhiata divertita verso il pugno di uomini che erano alle spalle di Tanaka.

- Direi proprio di sì.

E sorrise ancora più apertamente, mentre da sotto le sue gambe rotolò verso il centro della stanza una piccola bomba a mano.

Tanaka, e la stessa Satomi, rimasero col fiato mozzato.

La bomba detonò nel giro di pochi secondi, ma facendo esplodere una forte coltre di fumo che coprì la stanza.

Ryo si lanciò verso gli uomini con la pistola spianata, Tatsumi irruppe nella stanza seguito da Kaori.

Tatsumi, armato di pistola, si avventò verso gli altri uomini spiazzati dal diversivo e ingaggiarono una lotta coinvolgente e cruda: si sentivano colpi e odore di polvere da sparo, botte date alla cieca e urla degli ordini di Tanaka.

Kaori corse incontro alla piccola figura per terra che tossicchiava e lo accolse tra le braccia, coprendogli la bocca con la sua giacca, per non fargli aspirare più fumo, mentre lo riparava, un uomo cercò di andarle contro, ma Ryo individuò subito il pericolo e corse verso il tizio, dandogli un colpo allo stomaco e facendolo accasciare.

- Kaori.

Bastò quella parola e Kaori lo guardò negli occhi, per quella manciata di secondi in cui i loro sguardi si incontrarono, sembrò che il mondo sparisse e si comunicarono quella promessa che ogni volta che andavano in battaglia si scambiavano: sopravvivere, a qualunque costo, per l’altro.

Kaori sorrise a Ryo e lui ricambiò, mentre prendeva il fagotto tra le braccia e uscì di corsa dalla stanza.

Satomi cercava di liberarsi dalla presa di Tanaka, ma la sua stretta era forte al suo collo.

- Avvocato lei è la mia garanzia.

Spingeva la donna verso l’esterno, per raggiungere l’elicottero, mentre dentro i suoi uomini continuavano la lotta.

Ma Tatsumi, con un pugno ben assestato, mise KO l’avversario e andò verso il terrazzo, puntò la pistola verso Tanaka, ma questo si arrestò e mise tra lui e Tatsumi, Satomi.

- Fine dei giochi mocciosi.

Arretrò ancora Tanaka, senza lasciare lo sguardo di Tatsumi che alzava la pistola contro di lui.

- Non lo farei se fossi in te, ragazzo. Non mi ci vuole molto a buttarla giù.

Strinse più forte il collo della donna, sogghignando, Satomi non si lasciò per vinta.

- Spara pure.

Gli occhi della donna erano fieri mentre pronunciava quelle parole, sembrava che quasi sorridesse, pronta ad accogliere una pallottola sconosciuta per qualcosa di cui non era artefice.

La stretta di Tatsumi sulla Lawman Mk III si fece più leggera, ma non per lasciarla andare, bensì per prendere meglio la mira.

Quando vide Tatsumi guardarlo negli occhi, Tanaka si accorse che la morte era venuta a farle visita.

In pochi secondi, Tanaka, preso da una follia cieca e dalla paura, tirò fuori nuovamente il telecomando che nascondeva nella tasca e schiacciò il pulsante.

- Dieci minuti e tutto qui salta per aria.

Tanaka decise di giocarsi il tutto per tutto, calciò in malo modo Satomi Nakatani alla soglia dei bordi dell’elisuperficie e la spinse facendole perdere l’equilibrio e scivolare nel vuoto, Tatsumi si lanciò senza pensarci un attimo verso il cornicione, mentre Tanaka si aggrappava alla scaletta di ferro e prendeva il volo sopra il King Casinò.

Ryo Saeba impugnò la sua fidata 357 Colt Python con entrambi le mani, sgombrando la mente, focalizzò solo l’elicottero e il colpo partì assordante e spietato: si vide distintamente il corpo di Tanaka cadere nel vuoto dalla scaletta, come una bambola di pezza.

A grandi passi si avvicinò a Tatsumi, sdraiato mentre teneva per una mano Satomi, sospesa al bordo del cornicione.

- Una mano?

Ryo si allungò fino a ché Satomi raggiunse la sua mano e, insieme a Tatsumi, la issò al sicuro.

- Saeba, qui sta per saltare tutto.

- Sarà il caso di sbrigarci.

Tutti e tre si lanciarono di corsa verso le scale d’emergenza.

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Kaori, tenendo per mano il bambino, era oramai fuori dal King Casinò.

- Eccoci, siamo al sicuro.

Disse Kaori abbassandosi all’altezza del bambino e scoprendogli il capo dalla sua giacca di jeans.

- Stai bene?

Ryusuke scosse il capo, senza proferire parola, ma il labbro era imbronciato mentre tratteneva le lacrime, Kaori gli accarezzò il capo.

- Stai tranquillo, la tua mamma presto sarà qui. Con lei ci sono i due uomini più coraggiosi e più forti che io conosca.

Il labbro del bambino tremò ancora più forte e improvvisamente scoppiò a piangere attaccandosi al collo di Kaori. La donna lo accolse tra le braccia, per consolarlo.

- Sei stato coraggioso, un vero uomo.

Mentre Kaori strinse la vita di Ryusuke, un forte boato li sorprese, facendoli sussultare.

Kaori si voltò verso il King Casinò e cominciò ad indietreggiare: dall’ultimo piano, lingue di fuoco invasero il palazzo, le fiamme si propagarono per il palazzo come un effetto domino, dall’alto verso il basso, i vetri scoppiarono facendo cadere una pioggia di vetri taglienti, l’odore di fumo si propagò a macchia d’olio e gli scoppi invasero l’aria con i loro boati.

La scena infernale invase il petto di Kaori con paura.

Un ultimo scoppio invase l’entrata del palazzo, un nuvolone di fumo nero uscì e Kaori strinse ancora di più il bambino, mormorando tra sé una preghiera.

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Tatsumi spalancò con un colpo secco la porta che dava sull’androne principale, il fumo li circondava senza dargli scampo, gli occhi non distinguevano bene cosa avevano intono, mentre il fiato si faceva più pesante.

Una nuvola di fumo invase l’androne e le fiamme cominciavano ad essere sempre più vicine, ma Ryo individuò finalmente una via di fuga.

Un ulteriore scoppio li fece sobbalzare e scaraventò tutti e tre per terra, mentre il fumo li invase completamente.

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Nel trambusto generale, un campanello di persone si era riunita sotto il palazzo, i primi vigili del fuoco cercarono di arginare le fiamme.

- Signora, la prego, deve andare in ospedale, anche per il bambino.

Kaori scoccò un’occhiata indignata verso il pompiere, non si sarebbe mossa da lì per nulla al mondo.

- Mio marito è ancora lì dentro e io non mi muoverò da qui finché non lo vedo uscire da quel palazzo.

Kaori scaricò la sua abbia e l’ansia sul malcapitato, quando qualcuno urlò a grande voce e i suoi occhi si posarono su quell’inferno di fuoco.

Ryo uscì fuori da quel fumo e la vide in lontananza mentre parlava con un pompiere: era una furia, il suo viso era una maschera di rabbia, era annerita dalle cenere e, mentre parlava, teneva quel bambino in braccio sul suo fianco, sembrava non avesse mai fatto altro nella vita.

Ed era più bella che mai.

Lei si voltò di scatto e lo vide venirle incontro, spinse il pompiere di lato e corse con Ryusuke tra le braccia verso di lui.

Si fermò ad un passo e Ryo le passò una mano sul viso.

- Tuo marito? Mi piace come suona.

Kaori gli sorrise, e lui avvolse lei e il bambino tra le braccia.

Ryusuke guardò da sopra la spalla di Ryo e i suoi occhi si allargarono di gioia.

- Mamma!

- Ryusuke!

Urlò con tutto il fiato che aveva. Kaori lo rimise per terra e Ryusuke corse dalla madre abbracciandola, poi si girò verso Tatsumi e, lasciando la madre, si mise davanti a lui.

- Ciao papà.

- Ciao piccolo.

Tatsumi mise la sua grande mano sulla testa del bambino e mostrò uno dei suoi veri sorrisi.

Ryo e Kaori rimasero a bocca spalancata, mentre Tatsumi sollevava il figlio tra le braccia.

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Doc e Nonna Chiyo decisero che per quella notte e per la loro età, avevano fatto abbastanza, così lui decise di invitarla a casa per una tazza di tè e una sana notte di riposo.

Doc aprì la porta della sua casa e si ritrovò il giardino invaso da almeno una quarantina di persone, rimase esterrefatto.

- Che cavolo succede qui?

Mick con uno dei suoi classici sorrisi si piazzò davanti al vecchio e cercò di rabbonirlo.

- Non sapevamo dove portarli e poi qui sono in buone mani e hai tanto spazio!

Umi incrociò le braccia, affiancando l’amico, e asserì col capo, Miki uscì nel giardino portando da bere e beni di prima necessità.

- Ma…ma…

- Forza stupido vecchio, non fare il solito tirchio.

Nonna Chiyo gli diede una gomitata che lo fece cadere di lato.

Il vecchio si rialzò da terra col cipiglio di chi stava per scoppiare, Mick gli si avvicinò con fare da mandrillo.

- Doc, la maggior parte sono donne che hanno bisogno di essere visitate, io non farei così il difficile, anzi, tu sei l’unico medico qui.

Mick fece un gesto d’intesa e il Doc improvvisamente sembrò rinvigorirsi.

- Non posso venir meno ai miei doveri! Vado a pendere i miei strumenti.

E con salti gioiosi di chi aveva scoperto un’epifania, si avviò verso la sua casa per cominciare le visite.

- Bravo giovanotto, hai trovato il modo di fregarlo!

Nonna Chiyo asserì col capo, ma Mick sorrise gongolante.

- Credo che Doc abbia bisogno di supporto, sarò un ottimo infermiere!

- Mascalzone!

Mentre Nonna Chiyo assestava un calcio agli stinchi di Mick, la porta della villa di Doc si riaprì di nuovo: Ryo e Kaori, seguiti da Satomi, Tatsumi e Ryusuke, varcarono la soglia e tutti si voltarono verso di loro, contenti di vederli sani e salvi.

- Ehi c’era una festa e nessuno ha invitato il Re del Mokkori?

E un boato di gioia si propagò sulla folla.

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Due mesi dopo

A Shinjuku est, nel palazzo della questura di Tokyo, il Prefetto Nogami, riabilitato a pieno titolo, stava finendo di sistemare le ultime burocrazie della giornata, sentì bussare alla porta e invitò il suo ospite ad entrare.

- Prefetto, guarda che siamo già in ritardo: i tuoi ci aspettano.

- Mmm non possiamo rimandare?

Saeko alzò lo sguardo verso Joshima e storse la bocca, non sarebbe stato facile dire a suo padre che sarebbero andati a vivere insieme.

Ma si alzò pronta ad affrontare il nemico, del resto Joshima poteva rientrare nei canoni del padre.

- Prometto che ti farò avere un dopo cena con i fiocchi.

Joshima le fece un occhiolino e la strinse tra le braccia, Saeko pensò che non sarebbe stato così difficile convincere suo padre.

Il King Casinò aveva subito danni non da poco, ma Fujimaki non si arrese e, guardando il palazzo in nuova costruzione, si accese un nuovo sigaro, pronto ad affrontare questa nuova sfida.

Del resto era padre di tutta la Kansai Sanno, se non si rialzava lui, i suoi figli non avrebbero avuto un punto di riferimento, e non poteva deluderli.

Si sistemò la giacca e si incamminò verso il dedalo di vie di Kabukicho, fino a ché non incontrò una giovane donna.

- Yuka! Dove corri?

- Signor Fujimaki! Sto andando a prendere la nonna, si trova alla gara dei galli, di nuovo!

Fujimaki si fece una grassa risata e l’accompagnò. Trovarono Nonna Chiyo mentre litigava con un altro uomo anziano.

- Stupida vecchia, ti avevo detto che dovevamo scommettere su quell’altro! Mi hai fatto perdere un sacco di soldi!

- Io?! Vecchiaccio!

Nonna Chiyo diede un forte sganassone sul capo del Doc, mentre questo si accasciava in terra.

- Nonna! Prima o poi lo ammazzi!

Gridò Yuka mentre si avvicinava a Doc.

- Devo essere morto e arrivato in paradiso.

Sospirò il vecchio allungando una mano verso il sedere della giovane Yuka.

- Questo non schiatterà mai!

Urlò nuovamente Nonna Chiyo mentre afferrava Doc per il collo, sotto le risate di tutti.

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Umibozu quella sera era molto agitato, aveva rotto ben tre bicchieri solo stringendoli tra le mani, era preoccupato, molto preoccupato. Miki non stava bene e negli ultimi giorni: si svegliava sempre con la nausea equella mattina si era accasciata sulla sedia, era spossata e senza forze, ma non era voluta andare dal medico.

Mentre rompeva il quarto bicchiere, Miki uscì dal retrobottega e si sedette su uno sgabello, guardandolo.

- Ho una cattiva notizia.

Esordi Miki. Umibozu si voltò verso di lei allarmato. Lei ridacchiò sotto i baffi.

- Dobbiamo ristrutturare casa: abbiamo bisogno di una cameretta.

Miki posò sul bancone un paio di calzini azzurri e un paio rosa, sorridendo.

Umibozu, scarlatto, cadde a terra, tirandosi dietro un servizio di bicchieri, mentre Miki gli si avvicinò ridendo allegramente e stringendolo tra le braccia.

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L’agenzia investiva Mick Angel non esisteva più dagli avvenimenti dei due mesi precedenti.

La sua Mastang era uscita dal garage per correre nuovamente nella sua terra d’origine: Mick aveva deciso di ricominciare e un viaggio nella sua terra natia era stato naturale, aveva bisogno di riscoprirsi.

Ma aveva promesso alla donna che portava nel cuore, che era la sua famiglia, la sua amica più cara e la moglie del suo migliore amico, che presto sarebbe tornato.

Tutte le settimane, Mick inviava a Kaori lettere o cartoline dove gli raccontava dei suoi viaggi e dei suoi incontri: una foto era posata su una mensola di casa Saeba, con un Mick sorridente mentre indicava col dito un sedere di una procace ragazza sulla spiaggia di L.A.

Kaori passò davanti alla foto di Mick e si sentì allegra di fronte al sorriso di Mick, prese le chiavi della macchina e si diresse verso Kabukicho.

Frenò davanti alla “Colonia di Shinjuku”, mentre un uomo le aprì la portiera.

- Grazie.

Le parole le morirono in gola vedendo Tatsumi Karasawa con un taglio sul labbro.

- Ancora?

Tatsumi le sorrise con il suo fare sornione e le offrì il braccio, fino a scortarla all’interno del locale, verso il suo ufficio. Kaori lo precedette sulle scale, ma mettendo un piede in fallo, perse l’equilibrio e Tatsumi la prese al volo.

- Grazie.

Rispose Kaori sentendosi in imbarazzo, Tatsumi l’afferrò per un polso, fino a voltarla verso di lui, con una carezza gentile, posò una mano sul viso di Kaori.

- Rimani sempre così, Kaori. Non cambiare per niente al mondo. Se il mio cuore non battesse per la donna che amo, stanne certa, che sarebbe stato tuo. La mia gru avrebbe volato per te.

Kaori si sentì spiazzata davanti a quell’uomo, sapeva che in quelle parole risiedevano il rispetto e l’affetto, se lei non avesse provato quel grande amore per Ryo, forse..

Ma poi sorrise e lui ricambiò, lei risalì le scale e aprì la porta trovandosi davanti Ryusuke.

La mano di Ryusuke andò ad afferrare la maglia di Kaori, tirandola.

- Zia Kaori, la mamma è di là! Vieni, corri!

Kaori afferrò la mano di Ryusuke e si fece guidare fino a trovare Satomi che l’accolse con un sorriso.

- Ciao Kaori, Ryo è di sopra sulla terrazza. E con un bel livido.

- Lo immaginavo!

Satomi le posò una mano sulla spalla ridendo.

Satomi Nakatani era stata una scoperta: era da sempre la donna di Tatsumi, non si era mai rivelata perché aveva un compito ben preciso, ma quando guardava negli occhi il suo uomo, le scoprivi una scintilla particolare, che ne faceva una donna fuori dal comune.

Kaori in quella donna aveva trovato un’amica, una confidente, del resto sembravano condividere lo stesso destino: amare un uomo che aveva deciso di prendersi carico di ostacolare la morte.
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Ryo Saeba fumava una sua sigaretta mentre il suo sguardo si perdeva sulla città, un vento leggero gli passò sul viso, rigenerandolo.

E immediatamente il suo profumo gli solleticò i sensi, ogni volta era un dono il suo arrivo.

Kaori gli cinse la vita e appoggiò il viso tra le spalle, mentre lui le afferrò le mani.

- Ce ne hai messo di tempo.

- Solo il tempo necessario per farti finir di giocare. Anzi fammi vedere come sei conciato.

Rispose lei sorridendo e lo fece voltare.

- Ahi! Ma possibile che dovete continuare questo gioco al massacro ogni volta?

Ryo fissò un punto guardando il vuoto.

- Con uno come lui, credo che potrei battermi fino alla morte. *

Ryo Saeba in Tatsumi Karasawa, aveva trovato un sodalizio, una sfida.

Un alleato, un amico e forse un eterno nemico.

E poi doveva fargliela pagare per tutte le volte che aveva messo le mani su Kaori, anche se non lo avrebbe mai ammesso con nessuno.

- E con me? Cosa vuoi fare?

Ryo le prese il viso con entrambe le mani, l’accarezzò delicatamente, sentendo quella pienezza che il suo animo per tutta la vita aveva anelato, curando quel dolore sordo della guerra, degli incubi, delle vite che erano sfuggite.

Solo con lei era riuscito ad essere Ryo.

Solo Ryo.

- Con te… vediamo, oltre alla gara di mokkori…

- Stupido!

Rispose battendogli una mano sul braccio.

- Lasciami finire invece di colpirmi!

- Permaloso! Ma prego continua!

Ryo le pizzicò una guancia.

- Io a te.. ti amerò per tutta la vita. E oltre.

FINE.

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*cit.: Heat .

Dopo quasi due anni è strano mettere la parola fine a questa storia.

Un pezzo della mia anima è tra queste parole (oh cielo, ho creato un’horcrux?!).

Ryo Saeba è il mio compagno di viaggio perfetto, che amo e con cui mi diverto talmente tanto che non posso farne a meno, e spero si sia capito!

L’arrivo di Tatsumi Karasawa è stato irruente e prepotente, e, secondo me, è l’antagonista perfetto per Ryo: si assomigliano così tanto, eppure sono così diversi.

Incredibile, vero?

E poi c’è lei, Kaori.

Kaori ha cementificato questo sodalizio, è il cardine di questa storia.

Tatsumi, come Ryo, ha nel cuore una sola donna: in Heat infatti incontriamo Satomi, che definisco la “Kaori” di Tatsumi. Non ho potuto approfondire il suo personaggio, per una questione di “trama”, lei doveva spuntare all’ultimo, portando un po’ di scompiglio!

Certo che, se Tatsumi non avesse avuto Satomi, credo che Kaori sarebbe stata davvero in pericolo, proprio per questo motivo ho fatto la scelta migliore che potessi fare: Ryo e Kaori insieme fin da subito!

Mi piace vederli nel “dopo”, quando ormai siamo a carte scoperte, quando oramai sono una coppia, anche se nessuno lo sa e sono bellissimi!

E comunque, provate ad immaginare la nostra Kaori in mezzo a Ryo e Tatsumi che se la contendono? Ryo che fa un passo in avanti e mille indietro, Tatsumi che, cavolo, ha uno charme mica da ridere. Per quanto Kaori sia di forte tempra, sarebbe stato davvero difficile non cadere tra le braccia di Tatsumi, o almeno non averne una forte tentazione.

Però il nostro Tatsumi ne è rimasto affascinato, cosa secondo me importante, perché attraverso Kaori, ha rispettato in qualche modo Ryo.

E poi.. credo che dopo migliaia di parole possa dirlo: la mia parte preferita di questa storia è quando Kaori aiuta, prima Ryo e poi Tatsumi, a prepararsi per la serata a Palazzo Harada. Ah! Che invidia!

Poi c’è Shinjuku: descriverla è meraviglioso, ho chiuso gli occhi ed ero lì, in mezzo a quelle vie e quasi ne percepivo gli odori e i colori! In fondo la vera protagonista è lei!

E ora che questa storia è finita, mi sento anche un po’ triste, lasciarli è durissima.

Ma…City Hunter è un pezzo del mio cuore e non mi lascia mai.

City Hunter mi ha fatto incontrare delle persone meravigliose che hanno contribuito a questa storia e che ho il bisogno di ringraziare:

Rinrei, che mi ha fatto conoscere Heat e che appena lo ha visto, mi ha pensato, dicendo che mi sarebbe piaciuto, e così è stato! Eh sì, cara Rin, la parte in cui Tatsumi si arrotola la camicia sugli avambracci è dedicata tutta a te!

A Fedeluca, lei è stata la prima a cui ho detto l’idea e che mi ha spinto a portarla avanti, grazie per le ore e ore di chiacchiere e di risate e di affetto!

A Miry che mi ha fatto compagnia la notte, ascoltando i deliri e assistendo ai miei urli di gioia ogni volta che pubblicavo <3

A Celeste9, la mia collega ficcy ficcy per i consigli, le lunghe chiacchierate e il fangirlaggio acuto TVB!

E grazie a chi è arrivato fino a qui, leggendo e dedicandomi il proprio tempo.

Spero che porterete sempre un po’ della mia Shinjuku con voi.

A presto,

Titinina

   
 
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