« Bes? »
Blaise lo aveva guardato, seduto di fronte al pianoforte, i capelli biondi un po' scomposti, e aveva pensato che era bello. Bello come poche altre cose gli erano parse belle in vita sua.
Allora si era alzato e gli si era seduto accanto circondandogli la vita sottile con un braccio, in quel modo protettivo che usava ogni volta.
« Bes... che cosa faresti tu se un giorno io me ne andassi? »
« Ti inseguirei, Theo »
Nott aveva accennato le prime note di ' Last Kiss ' dei Pearl Jam ( Oh where, oh where can my baby be? The lord took her away from me, she's gone to heaven so I've got to be good, so I can see my baby when I'll leave this world ).
[ ... e se ci ripensava quelle parole sapevano di predestinazione ]
« e se corressi pià forte di te? »
Blaise aveva sorriso ( con una dolcezza che non gli era consueta ) poi, sulle labbra di Theodore, aveva sussurrato:
« Allora mi sforzerei e correrei così forte da raggiungerti, così forte da farmi scoppiare il cuore e morirei lì, fra le tue braccia, con il tuo profumo di lavanda nelle narici ».
Theo aveva sorriso baciandolo ( perchè lui poteva fare entrambe le cose in contemporanea ) e tre giorni dopo era morto.

Blaise scacciò furiosamente le lacrime mentre il calderone ribolliva di un liquido rossastro.
Si sarebbe ripreso Theo in un modo o nell'altro.
Loro erano nati per stare insieme, a questo doveva arrendersi persino Dio.
Sorrise sollevando il coperchio della bara e passando, per la prima volta dopo mesi, la mano sulla guancia liscia e gelida di Theodore, e per un minuto si sentì sopraffatto dal dolore e da una sorta di remoto piacere che, da sempre, provava ogni volta che lo sfiorava. Anche lievemente.
Bene la pozione l'aveva bevuta, ora doveva aspettare venti minuti e poi posare le sue labbra su quelle di Theo.

« Blay? »
Gli occhi neri di Pansy lo osservavano apprensivamente da quasi un'ora. Lo sapeva. Poteva sentirseli addosso.
« Blay... » aveva esitato « come... »
« Mi sento di merda, Pans » aveva ribattuto lui in tutta calma.
« Era una domanda stupida? »
« Affatto »
« Pensavo lo fosse. Vuoi mangiare qualcosa? »
« Non ho fame »
La ragazza aveva sospirato « Blay. Sono quattro giorni che... » poi si era interrotta e aveva mormorato qualcosa a testa bassa.
Blaise sapeva che non c'era scelta.
Lo aveva sempre saputo.
Forse era stato in quel momento, guardando Pansy uscire dalla sua stanza che aveva preso quella decisione.
Si sarebbe ripreso Theo, il suo Theo, e lo avrebbe vincolato a sè per sempre.

Nessuno potrebbe spiegarvi con sicurezza come si siano svolti i fatti. Nessuno all'infuori di me, che sono il narratore onnisciente.
Blaise Zabini, trepido come quando a tredici anni aveva dato il suo primo bacio a Daphne Greengrass, poso le sue labbra su quelle di Theodore Nott.
Per i primi istanti, come sempre prima di un grande cambiamento, tutto restò immutato.
Quante volte aveva baciato quelle labbra? Eppure ogni volta vi trovava un sapore differente che finiva sempre per sorprenderlo e stordirlo, per incatenarlo e vincolarlo.
Ma mai, mai, vi aveva gustato il sapore dolciastro del pericolo. I suoi occhi si spalancarono mentre la stanza si riempiva di ombre.
Un istante dopo era morto.
Eppure sul suo viso, delicatamente appoggiato al petto di quello che, in vita, era stato il suo amante e il suo compagno, era perfettamente visibile l'arco di un sorriso. Forse perchè stava respirando odore di lavanda.