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Autore: Neverland98    07/03/2014    1 recensioni
[Dal capitolo 9]
La porta si aprì lasciando entrare una luce accecante che la costrinse a chiudere gli occhi, “Finalmente”, pensò, “Sono libera!”.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ricapitoliamo: io arrivo al ballo, avvicino Leighton con una scusa e ci faccio amicizia, poi lui mi invita a ballare e io accetto”
“Esatto.”
“Molto bene! Avrei solo una piccolissima domanda”
“Sentiamo”
“Come cavolo si fa a piacere alla gente??”
Bruce guardò Elsa sconsolato. Era dalle due del pomeriggio che le stava spiegando il suo piano, e lei aveva, almeno apparentemente, ascoltato con interesse. E adesso, dopo tre ore che Bruce stava parlando, Elsa muoveva questa stupida obiezione!
“E' facile! Va' da lui, digli quanto ti stai divertendo, che hai sentito parlare di lui, che sei felice di poterlo conoscere...” Bruce elencò sulla punta delle dita.
“E se non dovesse funzionare? Se non mi invitasse a ballare?”
“Funzionerà, dopo che ti avranno preparata!” la rassicurò.
“Avranno...?” Elsa lo guardò scettica.
“Certo. A minuti dovrebbero essere qui i tuoi preparatori: tutti estetisti professionisti! Tu sei sicura di
sentirti bene?”
“Ho detto di sì! Mamma mia, Bruce, è una settimana che mi hanno dimesso! Datti una calmata!” sospirò Elsa, lasciandosi cadere sul divano alle sue spalle.
“Come vuoi!” Bruce le si sedette accanto.
Non avevano più parlato di Mia da quando Elsa aveva tentato il suicidio, ma entrambi sapevano che presto avrebbero dovuto affrontare l'argomento.
“Se...” Elsa deglutì: “Se... sposo Edward, poi dovrò...”
Bruce annuì.
“E se vorrà dei bambini? Io non li voglio i bambini! Un bambino ha bisogno di amore, io non ne ho avuto quindi non saprei come darlo. E poi non è giusto che venga coinvolto in tutta questa faccenda! No, niente bambini!”
“Su questo puoi stare tranquilla. Leighton è un sadico, amante del divertimento: non ti chiederà mai di avere dei figli!”
“E allora perchè dovrebbe sposarsi?” obbiettò Elsa.
“Ha avuto già tre mogli, in tutto. Sposa donne di vent'anni più giovani di lui e quando la loro bellezza inizia a sfiorire, chiede il divorzio.”
“Che pezzo di m”
“Elsa!” la bloccò Bruce: “Ricordati che da stasera sei una gran dama, un'arrampicatrice sociale! Non devi mai più, e dico mai più, imprecare!”
Dlin, dlon.
Il campanello che suonava pose fine alla conversazione.
“Vada ad aprire, caro Bruce” ironizzò Elsa, indicando platealmente la direzione della porta con il braccio.
“Questi sono i tuoi preparatori! Con te facciamo i conti dopo!”
“Facciamo tutto quello che vuoi, amore mio!”
Le risate sguaiate di Elsa accolsero gli estetisti e costrinsero Bruce a sospirare sconsolato: “Scusatela, almeno è su di morale! Meglio, no?”
I preparatori, due uomini e tre donne elegantissimi, entrarono riluttanti, storcendo il naso. Ognuno di loro trainava un trolley che tracciava orribili strisce nere sul pavimento.
Quando entrarono nel salone, Elsa si sollevò dal divano e balzò in piedi: “Salve!”
Una delle donne, probabilmente la più affabile del gruppo, sorrise ampiamente: “Salve, cara. Io sono Meridia, loro sono Jeff, Tom, Kurtney e Annie. Io e Annie ci occuperemo della tua pelle, Jeff e Tom renderanno magnifici i tuoi capelli e Kurtney ha l'abito e le scarpe adatti per te! Adesso vieni, tesoro, è già tardi!”
Elsa fu afferrata per un braccio e condotta nella stanza adiacente che Bruce stava indicando, era il bagno più ampio di tutta la casa. In effetti, pensò Elsa, definirlo bagno era riduttivo, visto che in realtà era una SPA.
Bruce attese seduto nel salone, concentrandosi sull'andirivieni degli estetisti che entravano e uscivano dal bagno. Si chiese che aspetto avrebbe avuto Elsa, alla fine e iniziò a fantasticarci; le avrebbero tagliato i capelli? Che colore di rossetto le avrebbero applicato, visto che lei non ne portava mai? E il vestito? Sarebbe stato all'altezza della persona che lo indossava? Guardò l'orologio sul muro di fronte a lui: le sette di sera, erano due ore che gli estetisti si davano da fare e tra poco sarebbe iniziato il Ballo di Beneficenza. Comunque non era un problema, era previsto che Elsa arrivasse in ritardo. Trattenne a stento un sorriso e ripensò a quanto fosse felice del fatto che lei fosse ancora viva. Come sarebbe stata la sua vita, adesso, senza Elsa? Smith avrebbe individuato un'altra ragazza emotivamente fragile e Bruce avrebbe dovuto conquistarla, farla innamorare, lasciarla, ritrovarla... Insomma, la solita procedura. Tornò a osservare l'orologio dalla cornice argenta, le sette e uno. Okay, doveva decisamente darsi una calmata. Ad un tratto sentì la porta scorrevole del bagno aprirsi, lasciando uscire cinque estetisti sudati e scapigliati: “Io dormo per una settimana!” informò Jeff.
“Io per un mese!” gli fece eco Kurtney.
Bruce si alzò e andò loro incontro: “Allora? E' pronta?”
Meridia gli sorrise maliziosa: “Perchè non va a controllare?” poi si scostò dalla porta e lo fece entrare. Bruce sospirò e si preparò mentalmente a quello che avrebbe visto, la stanza profumava di mille essenze diverse, ma quando vide Elsa, il suo cuore smise di battere. La donna di fronte a lui era di una bellezza sovrumana, eterea. Il corpo perfetto era avvolto da uno scintillante abito blu come la notte che si allargava e si schiariva man mano che raggiungeva il pavimento. La scollatura a cuore era illuminata dal meraviglioso collier di brillanti che fasciava il collo candido della proprietaria. Infine, i capelli erano intrecciati come fili d'oro e raccolti all'indietro mediante dei deliziosi fermagli argentei brillanti, mettendo in risalto la fronte alta. Gli occhi grigi incorniciati da un velo di ombretto che sfumava nelle stesse tonalità del vestito, le labbra non molto carnose rese lucide da un velo di rossetto scarlatto. Elsa sbattè le ciglia lunghe e mosse qualche passo: “Allora, che te ne pare?”
“Sei...” Bruce deglutì “Fantastica...”
“Grazie” sussurrò lei suadente: “Vogliamo uscire dal bagno?”
Bruce annuì ancora spaesato dal cambiamento, poi la seguì nel salone: “Grazie mille, signori: avete fatto un lavoro eccellente!”
Meridia annuì: “Lo sappiamo, ne siamo orgogliosi! Buona fortuna!”
“Salve” Elsa li salutò con la mano mentre Bruce li accompagnava alla porta e li faceva uscire.
“Allora” chiese poi: “Mio cavaliere, ha in serbo per me una qualche limousine o devo andarci a piedi a
questo maledettissimo ballo?”

Il suo modo di parlare scurrile era l'unica cosa che escludeva la possibilità di un rapimento alieno della vera Elsa.
“No, mia raffinatissima dama, la Lamborghini è qui fuori!” ironizzò lui, scortandola fuori casa e facendola entrare in macchina.
Lei gli sorrise platealmente e quando la macchina partì, il cuore tornò a batterle all'impazzata.

 

L'ambiente era enorme e raffinato, circondato da un immenso giardino verdeggiante. Elsa pensò che ricordava molto la festa alla quale aveva incontrato Bruce durante i loro pirmi giorni insieme, e una fitta di nostalgia la invase.
“Va bene, Elsa, adesso entri prima tu e tra un po' io: nessuno ci deve vedere insieme! Tu sei Jennifer Lilliams e il tuo unico obiettivo e sposare l'avvocato Leighton per mettere le mani sulle sue ricchezze. Punto. Se le cose vanno bene, stanotte avrai da fare con lui, quindi ci sentiremo domani mattina, ma se succede qualche imprevisto, ricorda che io sono nella sala.” detto questo, Bruce le posò un bacio leggero sulla fronte e la vide sparire all'interno del palazzo.
Elsa, dal canto suo, non riusciva a non provare disgusto per la leggerezza del tono di voce di Bruce. Se
le cose vanno bene...

Ricacciò un conati di vomito e si fece largo tra la folla di ospiti eleganti e camerieri dai vassoi d'argento. Ma dove cavolo era Leighton? Bruce le aveva mostrato una sua foto, nella quale non era nemmeno tanto male con i suoi capelli grigi e occhi neri stile 'sosia mancato di Richard Gere'. Comunque, ora di lui non c'era traccia. O forse era solo lei che non riusciva ad individuarlo.
Elsa si guardò intorno nervosa, lo smalto leggero con il quale erano state coperte le sue unghie le impedivano di rosicchiarle. Indietreggiò di qualche passo e incespicò su qualcosa – qualcuno – le cui mani calde, una su un braccio e una sulla vita, le impedirono di cadere.
“Mi scusi!” si voltò in fretta, sbiancando all'istante.
“Non c'è di che.” Leighton scoprì i denti in una sorta di ghigno. Però, no che non era tanto male! Pensò Elsa, Anzi: era un gran bel pezzo di...
“Posso invitarla a ballare?” le chiese indicando il centro della sala già pieno di coppie.
“Certo.” sorrise di rimando, il cuore non accennava a rallentare.
“Le piace la festa, miss...?”
“Lilliams. Jennifer Lilliams.” Elsa lasciò che il suo accompagnatore la scortasse in mezzo alla pista e iniziarono a volteggiare in tondo, al ritmo lento dei violini.
“Io sono Edward Leighton. L'avvocato Edward Leighton” sottolineò l'avvocato Edward Leighton con
superbia.

Elsa fu tentata di sputargli in faccia, ma si trattenne. L'uomo davanti a lei aveva ucciso Amanda, solo questo contava adesso, e lei doveva essere più in gamba di sua sorella, fare quello in cui lei non era riuscita: sopravvivere a Leighton e catturarlo. Un sorriso di sfida le affiorò sul volto.
“Qualcosa non va, Jennifer? Posso darti del tu, vero?”
“Certo, Edward.”
Leighton sorrise compiaciuto: “Allora, sei venuta qui da sola, stasera?”
“Così sembra” esclamò Elsa seducente. Doveva apparire bella e misteriosa, affascinante e sincera. I suoi estetisti avevano provveduto in modo eccellente alla parte estetica, ora era il suo turno di dimostrare quanto valeva.
“Ma non mi dire! Nessun... fidanzato?”
“No. Suona così strano?”
“Un po'”.
Elsa decise di tacere e continuarono a ballare secondo un susseguirsi di walzer e melodie d'autore. Ne approfittò per guardarsi intorno senza dare nell'occhio, ma di Bruce nessuna traccia. Eppure c'era, le aveva promesso che ci sarebbe stato, quindi c'era. Il suo cervello le impediva di ipotizzare il contrario. Però, si disse Elsa, se Bruce era davvero lì allora si sapeva nascondere davvero bene! O, più probabile, era lei ad avere la vista offuscata dall'ansia e dall'emozione.
“Sei stanca?” le chiese Edward.
“No, potrei continuare così tutta la notte! Io adoro ballare, e tu?”
“Diciamo che dipende dalla compagnia. In questo caso, anch'io potrei andare avanti fino all'alba...” la guardò eloquente.
“Magari potremmo passare ad un altro tipo di danza...” Elsa non credeva alle sue parole, non aveva mai sapuito farci con gli uomini. Eppure ora aveva una disinvoltura e una sicurezza di sé impressionanti, una vocina dentro di lei le suggerì che magari dipendeva da tutti gli anni passati ad osservare i comportamenti impeccabili di Amanda.
Leighton ricambiò lo sguardo e la strinse a sé con più foga, corpo contro corpo.
“E dimmi, Edward. Esiste una signora Leighton?”
“Al momento, no.”
“Siamo sicuri?” gli sussurrò Elsa all'orecchio.
“Sicurissimi.”
Lui le baciò l'incavo del collo e salì sul mento per poi arrivare alla bocca. Il bacio fu intenso, piacevole, ma niente in confronto al calore che la invadeva ogni volta che Bruce la stringeva a sé.
Dopo che si furono separati, Edward fu il primo a parlare: “Questo posto ètroppo affollato, non trovi? Io abito proprio a due passi, potremmo continuare la conversazione a casa mia.”
Elsa sorrise platealmente: “Non vedo l'ora”
Edward la prese per mano e la condusse dolcemente verso l'esterno del locale. Fu allora, quando ormai aveva perso le speranze, che Elsa vide Bruce. In un angolo, appoggiato al muro, la cravatta allentata e un bicchiere mezzo vuoto di champagne in una mano. Quando gli passò vicino, lui le rivolse uno sguardo carico di significati nascosti.

   
 
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