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Autore: Jade Okelani    06/12/2004    11 recensioni
La scuola di Stregoneria e di Magia di Hogwarts nasconde un profondo mistero fra le sue mura, una antica società che trabocca di potere. Ginny Weasley non vuole altro che entrare a farne parte, insieme a tutti i privilegi che questo comporta. Draco Malfoy ha il suo futuro nelle sue mani, a patto che lei aderisca a certe condizioni per il periodo di un mese. La fine dell'inverno porta con sè dispiacere, gioia e cambiamenti.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 6 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

~

Capitolo 6: Ogni maledetta partita di Quidditch

NdT: Il titolo originale era 'Any Given Quidditch match' ... molto probabilmente ripreso da 'Any Given Sunday', titolo del film di Oliver Stone, tradotto in italiano con 'Ogni maledetta domenica'

~

Le mattine prima delle partite di Quidditch, pensava Ginny, erano sempre più fredde di qualsiasi altro giorno dell'anno.

C'era un tale gelo nell'aria che riusciva a vedersi il respiro mentre correva lungo i terreni circondanti Hogwarts. Pensò di fare un qualche incantesimo che le riscaldasse, ma il Professor Silente non approvava quel tipo di cose. Incoraggiava sempre gli studenti ad essere auto-sufficienti senza la magia. Forgiava il carattere, diceva lui.

Albus Silente teneva a ogni singolo studente di Hogwarts e si vedeva da molte piccole cose. Veniva a ogni partita di Quidditch, ricoperto dalle sue pesanti vesti di velluto e da un soprabito per combattere le rigide temperature.

Ginny affondò ancora di più il viso nell'incavo del collo, affrettandosi ancora di più verso il lago dove doveva incontrare Draco. Sua Maestà, come aveva cominciato a chiamarlo fra sè sarcasticamente, l'aveva convocata con una lettera mandata tramite il gufo che sua madre gli aveva regalato lo scorso Natale. Era una nota strana, come se avesse voluto accertarsi che nessun altro potesse capirla a parte lei.

Incontriamoci dove ti ho baciata la prima volta. Undici in punto, prima della partita. Non ritardare.

D.M.

Solo Draco, sospirò, poteva mozzarle il fiato con la prima riga, e farla arrabbiare con l'ultima. Chiaramente non aveva intenzione di ritardare, già l'aveva irritato abbastanza per quella settimana. Sperava che il castigo che avrebbe dovuto subire per i maglioni non fosse troppo umiliante.

Ci sperava sì, ma non è che stesse trattenendo il fiato nell'attesa.

Per raggiungere il lago, c'era una piccola altura che bisognava scalare; sopra di quella, se ci si sdraiava sopra, ma proprio piatti per terra, si poteva osservare l'intero lago sottostante senza essere facilmente visti da nessuno, anche se stava sulla riva del lago stesso. E così, anche se faceva un freddo tremendo, quando Ginny vide Draco vicino all'acqua, con la schiena rivolta verso di lei, ebbe l'incontrollabile istinto di coglierlo di sorpresa, almeno per un attimo.

Accasciandosi a terra, appoggiò la testa sulle braccia piegate e si permise il piacevole vizio di osservare Draco Malfoy.

Sembrava all'erta, pur in modo indolente, come sempre. Le ci volle un attimo per capire perchè guardava la direzione opposta da cui era venuta lei, e quando capì, si chiese cosa potesse significare. La figura era rivolta verso la scuola, verso il sentiero che faceva normalmente per arrivare al lago. Quel giorno aveva voluto augurare buona fortuna ad Harry per la partita, così aveva deviato per il campo di Quidditch giusto per il tempo che serviva al suo scopo, e quindi si era diretta al lago dalla parte opposta.

Uno sguardo di intensa concentrazione stava sul suo viso, come se stesse cercando di convincere Ginny a farsi vedere. Le mani erano insaccate nelle tasche dei pantaloni che indossava sotto la divisa da Quidditch (Dio, sta così bene vestito di verde, anche se è un Verde Serpeverde) e le spalle erano leggermente inclinate, come se stesse portando un fardello pesante.

Draco appariva stanco, si rese conto. L'arroganza che normalmente gli calzava come una seconda pelle sembrava totalmente sradicata dal suo viso. Forse non sta dormendo bene? Ginny scosse la testa. L'intera faccenda del 'sono innamorata di Draco' aveva stravolto le sue priorità. Che Draco Malfoy stesse o meno dormendo le otto ore minime di sonno per notte avrebbe dovuto essere il più lontano fra i suoi pensieri, e tuttavia, mentre lo guardava, era quasi l'unica cosa che riusciva a pensare, a parte l'irrazionale tentazione di entrare nel letto con lui per accarezzargli la schiena e farlo dormire.

Osservando l'orologio che Harry ed Hermione le avevano regalato per Natale l'anno precedente, Ginny sospirò. Un minuto dopo le undici. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare questo incontro con un certo grado di costrizione, ma tutto quello che riusciva a volere era provare a spingere qualche altro tasto con lui. Quando si arrabbiava, la faceva sentire male in un modo che non aveva niente a che fare con la paura, ma era lo stesso meglio di quando la guardava come se non ci fosse nemmeno. Non sarebbe mai stata la ragazza che avrebbe amato, ma almeno se fosse diventata la ragazza che odiava, non gli sarebbe stata indifferente. Certamente essere qualcosa - anche qualcosa di non proprio buono, era sempre meglio di essere niente.

Mettendosi in piedi, Ginny si diresse verso il lago. Ora era appoggiato contro il grosso albero accanto all'acqua, a fissare il nulla, ma non la ingannava. Senza dubbio aveva sentito le foglie che scricchiolavano sotto i suoi piedi, che segnalavano il suo arrivo. Solo non voleva essere beccato mentre l'aspettava con qualcosa che fosse anche solo un poco più della solita noia distaccata, e Ginny nascose un sorrisino al pensiero.

"Sei in ritardo," le fece notare permaloso.

"Mi sorprendo che tu lo abbia notato," precisò lei. "E' solo un minuto, dopo tutto. Disperato di vedermi?"

"Non direi," bofonchiò, "solo miserabilmente infreddolito e pronto a giocare a Quidditch."

Il modo facile e scontato con cui parlò spazzò via dalla testa di Ginny ogni scenario. Era stata curiosa di sapere se avrebbe o meno affrontato quello che era successo tra loro in biblioteca; si chiedeva se lei al suo posto avrebbe avuto quel coraggio. Chissà perchè, ne dubitava.

"Beh, avanti allora," mormorò Ginny. "Non sei il solo il cui sedere è gelato."

"E che bel sedere che è," mormorò compiacente, abbassando lo sguardo.

"Sta zitto," bofonchiò lei, abbassando lo sguardo e arrossendo. Quello per cui avrebbe voluto veramente punirlo era il fatto che dicesse cose che non intendeva veramente. "Allora, qual' è la mia punizione?" chiese piccata dopo un attimo di silenzio. "Un migliaio di frustate con la tua Firebolt Deluxe? Giorni di prigionia nelle segrete della famiglia Malfoy? Fare il bagno con la spugna a Tyger e Goyle?"

"Nemmeno io sono così crudele," dichiarò, con fare offeso. "D'altronde, lo sai che oramai non vedo più molto Tyger e Goyle."

"Già. Dimenticavo." Non si era dimenticata, naturalmente. Era una di quelle cose che aveva notato di lui quando aveva davvero iniziato a prestare attenzione ai piccoli dettagli della sua vita. In verità (e sarebbe stata sincera con se stessa, almeno) non se l'era presa poi tanto per il compito che le aveva affidato l'Ordine quanto aveva voluto convincersi. Draco Malfoy era sempre stato sorgente di grandi umiliazioni e di infinito mistero.

"Sembri dimenticare molte cose," disse, e i suoi occhi diventarono di nuovo freddi. Gli calzava quell'espressione, pensò con la mente annebbiata; la freddezza si addiceva ai tratti del suo volto, togliendogli l'umanità e lasciando solo la glaciale e dolorosa bellezza. L'espressione sul suo viso doveva avergli telegrafato la confusione che provava, perchè si avvicinò a lei, col controllo che sembrava iniziare a sfuggirgli. "Parte del nostro accordo diceva che saresti stata mia in via esclusiva."

"La tua schiava," lo corresse rapida. Le causava dolore pensare che poteva usare il termine 'sua' per riferirsi a lei e non sentire più affetto di quanto ne provasse per la sua scopa, o qualunque altra cosa in suo possesso.

"Nonostante ciò," chiarì con freddezza, "il fatto che tu sia la mia schiava implica che il tuo tempo personale non è più tuo - appartiene a me. Tutto ciò che sei appartiene a me-"

"Per un'altra settimana!" gridò.

"Mi sembrano più 10 giorni," ribattè in modo infantile.

Ginny portò gli occhi al cielo. "Bene. Dieci giorni allora. Dopo che quei dieci giorni saranno scaduti però-"

"Non sarà più mio interesse sapere come ti comporti dopo che il nostro accordo sarà stato completato," la interruppe glaciale. "Sono solo preoccupato per i miei interessi."

"A cosa vuoi arrivare?" gli chiese Ginny, pensando che non poteva trattarsi solo dei maglioni.

"Parlo di te che sbavi dietro a un Tassorosso del sesto anno quando dovresti in realtà lavorare ai tuoi compiti di Pozioni con me," sbottò Draco.

Le sopracciglia di lei andarono ad unirsi, indignate. "Ma studiare Pozioni è solo una copertura. Non importa con chi studio alla fine e Kyle ha bisogno di aiuto-"

"Ma che diavolo puoi mai vedere in un inutile essere come Kyle McGraw, eh?" brontolà Draco. "Ti seguo dappertutto come un cucciolotto ammaestrato, sperando che in un qualche attimo tu gli gratti la testa e gli dia da mangiare."

"Non è così," insistette Ginny. "Noi siamo solo amici."

"Io non ho l'abitudine di pomiciare coi miei amici in biblioteca," commentò lui fermo.

"No, solo con le tue serve!" gli rispose acida prima di riuscire a fermarsi. Mai altre quattro parole erano sembrate così liberatorie ed umilianti allo stesso tempo. Parte di lei avrebbe voluto rimangiarsele, mentre un'altra parte avrebbe desiderato poter dire di più prima di tornare alla ragione.

Lui si avvicinò ancora di più a lei, fino a che le loro vesti non si toccarono e lei non dovette affondare le unghie nei palmi delle mani per evitare di toccarlo.

"Non capisco," le bisbigliò, con voce bassa e calma, "come puoi reagire a me in questo modo, come puoi scioglierti come ferro sotto il fuoco, poi abbracciarti a quell'idiota di McGraw come se lui avesse anche solo la minima idea di come fare a farti provare piacere."

"Beh," bofonchiò lei, con problemi a prendere fiato e col cervello in cortocircuito, "ci sono le dita."

I suoi occhi si socchiusero in maniera poco piacevole e Ginny controllò la sua memoria per ricordarsi quello che aveva appena detto. La bocca le si spalancò per lo shock quando se ne rese conto.

"Voglio dire -- sì, ho sentito che lui è, ehm, piuttosto ... dedito! - in certe cose, uhm -"

"Certo che ne sai parecchio riguardo al tuo amico," notò Draco, con una smorfia di disgusto. "E pensare che io non so la metà delle cose interessanti che sai tu su McGraw, per quel che riguarda i miei amici.""

"Forse perchè non ne hai nessuno!" mormorò, staccandosi da lui. Una calda e disperata umiliazione le percorse il sistema nervoso, facendole uscire di bocca le parole più dure. "Capisco che sia difficile per te immaginarlo, Malfoy, ma non tutti noi siamo capaci di accendere e spegnere le nostre emozioni. Non possiamo fingere di non provare cose per gli altri solo perchè non ci conviene." Aveva gli occhi lucidi. Stava cominciando a farle male stargli intorno. Ecco perchè il rifiuto della realtà era stato un vero e caro amico per lei - negare tutto significava riuscire a completare questo accordo senza perderci il cuore.

"Ti probisco di vederlo - lui o qualunque altro ragazzo -"

"Bene. Per la prossima settimana, non lo vedrò. E nel preciso istante in cui il nostro accordo sarà terminato, te lo prometto, correrò dritta da Kyle McGraw e spalancherò -"

Le sue mani si chiusero intorno alle sue braccia come cerchi di ferro e la scosse una sola volta, con forza. "Non dovresti promettere cose che non sei capace di portare a termine, stupida ragazzina," sibilò, scuotendola ancora.

"E che ne sai tu di cosa sono capace?!" gli urlò contro.

"Prometti più di quel che riesci a mantenere, e questo lo so già. Usi il tuo aspetto, il modo in cui sono attratto da te come un'arma - l'hai fatto fin dall'inizio, e ora lo capisco."

"Ma di che parli?" chiese, genuinamente confusa.

Le lasciò le braccia con tale velocità che quasi cadde a terra. Un muscolo gli si muoveva sulla mascella mentre si girava dall'altra parte.

"Dovresti avere più rispetto per te stessa," mormorò, e a Ginny sembrò quasi che non stesse più parlando con lei, ma che stesse parlando a se stesso come un pazzo. "Più rispetto per il tuo corpo e, fino a che il nostro accordo sarà valido, per me."

"Mio Dio, mi ha baciata! Ed è stato solo un piccolo bacio innocente per di più! Non significava niente!" Ginny non era nemmeno sicura del perchè dovesse chiarire tutto questo, ma sapeva che era necessario.

"Già," si lasciò sfuggire una risatina priva di umorismo. "E' proprio per questo che passi tutto il tuo tempo con McGraw, state insieme quando andate e uscite dalla lezione, accucciandovi insieme come un paio di stupidi marsupiali."

"Marsupiali?" ripetè Ginny assente.

"So che questo settimana è dura per te," continuò Draco, "per via degli esami e tutto il resto. Stavo cercando di essere gentile e non darti carichi addizionali di lavoro oltrei ai tuoi normali compiti."

"Oh, sì, molto generoso da parte tua togliermi un po' del lavoro da schiava che mi hai dato," commentò Ginny sarcastica.

"E come mi ringrazi?" continuò Draco, ignorandola. "Passando ogni momento libero che io ti ho dato, non a studiare, come avevo inteso, ma a sbavare sopra Kyle Mcmaledetto Graw!"

"Facciamo praticamente le stesse lezioni!" scoppiò Ginny. "E lui è gentile--"

"Non voglio sentire," disse Draco con ostinazione.

"Oh, scemo che non sei altro," bofonchiò Ginny, "se solo lasciassi che-"

"Ho detto che non voglio più sentirti parlare di lui!" gridò Draco.

"Allora non lascerai mai che ti spieghi," disse Ginny, l'incredulità che si faceva spazio nella sua voce.

"Non ho interesse nelle tue spiegazioni," disse Draco scostante. "Non mi interessa perchè fai quel che fai, mi importa solo del fatto che lo fai in sè." Poi si avvicinò verso un grosso albero vicino all'acqua e ne estrasse una sacca da dietro. "Questa è la tua punizione."

Ginny si fece sospettosa. "La mia punizione è una sacca? Devo entrarci e lasciare che mi soffochi?"

Lui alzò gli occhi al cielo, il che la fece divertire per un attimo - Draco Malfoy non era tipo da alzare gli occhi al cielo. Ghigni malefici erano praticamente l'unica dimostrazione di sentimenti che mostrava e addirittura gli occhi al cielo da un ragazzo che normalmente era scostante come un ghiacciolo, faceva sentire Ginny almeno un poco fiera.

"No, idiota," continuò lui pigramente. "devi indossare quello che c'è dentro."

Non riusciva a capirci cosa potesse esserci di male in ciò.

"Alla partita di oggi."

Ah. Tuttavia, ancora non così terribile come-

"E dovrai pensare a qualcosa da, oh, - canticchiare per incoraggiarmi mentre lo indossi."

"Ti odio."

"Stranamente, sono pronto a vivere con questo rimorso."

Poi, Draco aprì la sacca e ne tirò fuori i suoi nuovi abiti. Ginny desiderò in quel momento, più di ogni altra cosa, che la terra si aprisse per inghiottirla tutta quanta.

"Io ... ma quello no - non voglio, non posso - non potrei - congelerò a morte!"

"No, non succederà," ribattè Draco, calmo. "Ci ho già messo un incantesimo che ti terrà calda. Emanerai un lieve tepore fino a un centimetro dalla tua pelle. In fondo, una schiava congelata è una schiava inutile."

Per un attimo, contemplò l'idea di mettersi a litigare con lui. Di sicuro, se lo avesse pregato abbastanza, avrebbe lasciato perdere quella punizione. Ma un solo sguardo ai suoi occhi da serpente le chiusero la bocca. Non ci sarebbe stata nessuna scusa, nessuna preghiera - non avrebbe trovato divertente nessuna delle due e capì di aver provato la sua pazienza abbastanza per quel giorno.

Se solo lui l'avesse amata a sua volta, pensò, avrebbe potuto sperimentare molti modi diversi di testare la sua pazienza.

Si scosse per riprendersi, e gli strappò il sacco dalle mani, e, con un 'hmf' oltraggiato, sparì dietro l'albero per cambiarsi. Un attimo dopo riapparve e non riuscì a trattenersi dall'incrociare le braccia all'altezza del petto, imbarazzata.

Era un bel costume, certo, se fosse stata una ballerina. Disegnato con luccicanti tonalità dei colori argento e verde Serpeverde, sembrava fatto apposta per lei. Il corpetto era poco più grande del top di un bikini, e le spalline sottilissime tenevano la tela di pura seta argentata grazie anche ad un bellissimo e lungo sciallè che copriva, ma non oscurava, la sua pancia, lasciando la schiena praticamente scoperta. Anche peggio era la gonna, fatta di lunga seta verde Serpeverde, perfettamente modellata sui suoi fianchi; così elegante a prima vista, si rivelava essere poco adatta a una signora in realtà. Quando camminava, degli spacchi gemelli si aprivano ai lati delle gambe, vicino alla linea inesistente delle mutandine (Draco aveva lasciato istruzioni all'interno, raccomandandole di lasciare da parte tutta la biancheria intima) e mostravano con gusto. Ai piedi indossava sandali argentati bassi.

A malapena Ginny pensò che sarebbe stato un bel costume per una festa in maschera, certo, se avesse deciso di andarci vestita da sgualdrina.

"Non posso indossare questo in pubblico," disse con voce strozzata, con le lacrime ai lati degli occhi.

"Ma lo farai," disse Draco, con voce di ferro. Camminò verso di lei e le mise le mani sulle spalle, coi pollici che le massaggiavano gentilmente le clavicole. "Indosserai questo piccolo abito e sarai perfettamente cosciente del tuo corpo per tutto il giorno. E magari imparerai a non tradirmi mentre mi inciti verso la vittoria."

"Io non ti-"

"E ricordati," la interruppe, "se perdo questa gara, Ginny, dovrò essere consolato. Perciò tifa molto forte."

Gli occhi le si spalancarono, mentre comprendeva ciò che voleva veramente dire, "Ma ... ma avevamo-"

"Un accordo? Mi pare di aver già detto quanto poco soddisfacente lo trovassi. D'altronde - non sono forse io un ricco ragazzino viziato che non riesce a mantenere una promessa?"

"Ti odio," bisbigliò ancora una volta, mentre le lacrime le cadevano gentilmente sulle guancie. Oh, come voleva odiarla, come voleva che - l'umiliazione - la ferisse meno. "Non puoi ... te l'ho detto prima, non puoi chiedermi di -"

"Ginny," mormorò piano, asciugandole le lacrime, "bella e sciocca ragazza." Avvicinandosi, le premette un bacio sulla fronte, mentre le mani le massaggiavano la schiena nuda. Trattenne il respiro a quel contatto ed era così occupata a cercare di non tremare, che udì appena quello che le bisbigliò all'orecchio.

"Non te lo sto chiedendo."

~

La partita non fu altro che un insieme confuso di suoni e immagini. E non fu di aiuto il fatto che praticamente terminò non appena iniziata.

Ginny era seduta negli spalti di Grifondoro, come Draco aveva istruito, indossando quel piccolo costume che aveva quasi fatto venire un infarto ad Hermione, sollevare un sopracciglio assai dubbioso ad Ezra, del genere 'Che diavolo ti è preso?' (Ginny, naturalmente, rispose col suo patentato movimento della testa 'Lascia stare, ti spiego dopo') e fatto accorrere Seamus Finnigan lontano dal suo posto vicino ad Ezra col cappotto in mano, nel tentativo di coprirla. Lo aveva scacciato, mostrandogli uno sguardo assassino e, una volta che fu tornato accanto ad Ezra, Ginny si lasciò sfuggire un grosso sospiro.

Draco era stato chiaro - o vinceva questa partita, o avrebbe dovuto andare a letto con lui. Ciò che rendeva quella situazione davvero insostenibile era il fatto che lei voleva davvero tanto andare a letto con lui, ma solo se lo desiderava anche lui. Non era esattamente la sua priorità fare sesso arrabbiato e senza alcun significato, considerando specialmente che non avrebbe significato niente solo per uno di loro.

Entrambe le squadre cominciarono a volare, con Ron e Blaise che si litigavano il microfono per presentare ciascuno dei giocatori alla folla. Quando Blaise gridò con entusiasmo, "E il Cercatore di Serpeverde, Draco Malfoy!", Ginny appoggiò le mani sui fianchi e con la voce più allegra che le veniva fuori in quel momento cominciò a cantare:

"Draco, Draco, è il mio uomo
se lui non ce la fa
lo farà un altro stupido uomo!"

Dall'alto, Draco passò rapido vicino agli spalti di Grifondoro, lanciando un'occhiataccia a Ginny. Lo sguardo che le diede la fece tentennare un attimo, ricordandosi ciò che sarebbe successo se Draco non fosse stato abbastanza ispirato da vincere la gara; sospirò ancora una volta profondamente e, con voce meno annoiata di prima, cercò di tirar fuori una migliore canzoncina di incoraggiamento:

"Draco, Draco
il mio eroe sei tu
batterai Grifondoro
stupido non sei tu!"

"Non pare che abbia pensato molto a come tifare," commentò Blaise dal suo spalto.

"Sta zitta," sbottò Ron, e Ginny riusciva a sentirlo che la guardava minaccioso.

"Zitto tu, barboso che non sei altro," sbottò Blaise a sua volta.

"Ragazzi, non siamo qui per bisticciare," li ammonì la Professoressa McGranitt.

"Scusi," bofonchiarono all'unisono, ma in verità non sembravano minimamente dispiaciuti.

Dopo essersi posizionati, le squadre guardarono in aria. La stessa tensione che c'era sempre a tutti gli scontro Serpeverde/Grifondoro era lì, ma c'era una sibillina dose di maggiore eccitazione per quella gara, come se tutti fossero perfettamente coscienti che c'era più della Coppa di Quidditch in ballo.

Il che era ridicolo, e Ginny lo sapeva, come se la sua virtù potesse importare a qualcuno al di fuori della sua famiglia. Forse era la nota isterica che aveva colto nella voce di Ron non appena aveva visto bene cosa stava indossando sua sorella. Forse era il dialogo che Harry e Draco sembrava si stessero scambiando in aria, un bisticcio semicomico che faceva sembrare che si fossero quasi dimenticati che dovevano cercare il Boccino.

Fu Blaise che li riportò all'ordine e, con viso imbarazzato, entrambi i Cercatori volarono lontani l'uno dall'altro e ritornarono al loro compito, scrutando il cielo. A Ginny non era mai piaciuto particolarmente volare. Certo, ci riusciva, ma non era mai riuscita ad arrivare ad un decimo della velocità e della precisione che Harry e Draco dimostrarono durante la partita. Chissà che libertà che provavano, pensò mentre li vedeva svolazzare e girarsi su se stessi; che pace.

Era nemmeno passata un'ora quando successe.

Harry spinse la sua fidata Firebolt in picchiata e cominciò a dirigersi dritto verso il suolo. Draco, comprendendo l'obiettivo di Harry, si girò su stesso. Guardò nella direzione di Ginny, e fu allora che lo vide anche lei: il Boccino stava vicino agli spalti di Grifondoro, a qualche metro da lei. Draco era più vicino. Non avrebbe avuto importanza quanto veloce fosse stato Harry - Draco era più vicino.

Con lo sguardo puntato su Ginny per tutto il tempo, Draco volò verso di lei, verso il Boccino, poi, quando era a pochi metri, si fermò. Era totalmente fermo, sospeso in aria, a studiarla con una tale intensità che le si accaldò tutto il corpo, ed era certa che non avesse niente a che fare con l'incantesimo che doveva riscaldarla.

Esplose un grosso applauso intorno a loro e tuttavia Ginny continuava a fissare Draco. Harry doveva aver preso il Boccino. Blaise stava urlando che il cercatore di Serpeverde era come sotto un incantesimo e Ginny avrebbe voluto scoppiare a ridere, perchè se c'era qualcuno sotto l'effetto di un incantesimo, quella era lei. Stava per essere volontariamente portata nel letto di Draco Malfoy, peggio in verità, perchè non vedeva l'ora. Ed era stupidamente e ciecamente innamorata. Di sicuro pensieri così stupidi e disperati potevano essere solo il risultato di una magia. Era l'unica spiegazione razionale.

Piano, Draco tornò a terra. Ginny si sporse per guardarlo dagli spalti. Lui ondeggiò di lato la testa e lei annuì, come in trance, di risposta. Voleva incontrorla dove si erano lasciati primi, all'entrata degli spalti.

Ricordò a malapena di aver fatto la strada per scendere. Il cuore le batteva in modo quasi doloroso nel petto e non riusciva a capire se era terrorizzata o eccitata. Forse un po' di tutti e due. Era tutto quanto aveva sempre sognata, essere totalmente innamorata del primo ragazza con cui sarebbe andata a letto; ed era al contempo il suo peggior incubo, essere manipolata da un ragazza al quale non importava nulla di lei.

"Che era quello Malfoy?" sentì dire ad Harry mentre si avvicinava al punto in cui Draco l'aveva lasciata prima. I due cercatori erano vicini l'uno all'altro ed Harry stava gesticolando. "Hai perso di proposito!" stava dicendo. "Sei ammattito?"

Draco sembrava quasi divertito dalla conversazione finchè non la vide avvicinarsi con la coda dell'occhio. Poi, la sua espressione cambiò; si oscurò. Harry si girò per vedere cosa stava guardando Draco e quasi ebbe un attacco di cuore, per quel che Ginny riusciva a vedere, quando la osservò per bene.

"Gin?" bofonchiò inutilmente.

"Pensi che abbia perso, Potter?" mormorò Draco, alzando una mano verso Ginny. Contro ogni logica nella sua testa, lei la prese e lasciò che lui la portasse vicino a sè. "Io ho l'anello d'oro."

Poi, la trascinò via con sè mentre si dirigeva a lunghi passi verso il castello. Ginny si guardò indietro oltre le spalle in direzione di Harry, che li stava fissando completamente attonito.

'Non dirlo a Ron!' gli disse con le labbra, e sperò con ogni fibra del suo corpo che l'avesse capita.

~

"Dov'è Ron?"

"Ciao anche a te," rispose Hermione secca mentre Harry cominciava a camminare avanti e indietro come una tigre confusa e arrabbiata. "E' nell'ufficio di Silente. Sembrava che fosse in una tale fretta di lasciare la cabina del commentatore dopo la partita che ha cominciato a far volare il braccio in giro e accidentalmente ha rotto il naso di Zabini. Gli stanno facendo una ramanzina sull'importanza di essere cosciente delle proprie azioni, anche nei momenti di crisi." Vide il divertimento passare per un attimo sul viso di Harry e non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. "E' qualcosa che ha a che fare con Ginny, suppongo."

"Ma hai un'idea di dove sia in questo momento?" chiese Harry, alzando le braccia al cielo e muovendole con rapidità, senza dubbio più o meno la stessa cosa che aveva fatto Ron quando Blaise aveva avuto quel suo sfortunato incidente.

"Nella stanza di Malfoy, immagino," indovinò Hermione con un ghigno divertito.

"E' andata via con lui!" esplose Harry. "Non ha nemmeno cercato di resistere! E stava indossando - era ..."

"Io penso che stesse benissimo," notò Hermione con fare assente. "Un po' scoperta per la partita, ma molto carina lo stesso."

"Herm, tu metti addosso più roba persino quando vai a dormire in estate," bofonchiò Harry.

Hermione si morse il labbro e lanciò uno sguardo malizioso in direzione di Harry. "No, non è vero, ricordi?"

Harry si mosse verso di lei per un secondo, poi scosse la testa. "No, no, non posso distrarmi. Ginny è ... lei è ..."

Con un sospiro, Hermione appoggiò la piuma con la quale stava scrivendo e si alzò dalla sua scrivania. "Esattamente dove vuole essere," rispose triste.

"Ma sta con Malfoy," sbottò Harry.

"Non ho detto che sia sana di mente," mormorò Hermione.

"Che faccio?" chiese Harry dopo un attimo di silenzio. "Come posso ..."

"Non puoi farci niente, amore," disse Hermione gentilmente. Gli prese la mano e lo portò sul divano vicino al fuoco crepitante. La sala comune era vuota, dato che ogni Grifondoro presente alla partita era andato a festeggiare la vittoria.

"Ma ... cosa dico a Ron?"

"Niente," rispose Hermione ferma. "Non è affar suo in ogni caso."

"Ma è il mio migliore amico! E sua sorella è lì fuori a fare dio solo sa cosa con il ragazzo che Ron odia da una vita intera!"

"Non importa se Ron odia Draco Malfoy," disse Hermione, "importa solo che non lo odi Ginny."

"Non è ..." Harry sussultò. "Non è ... innamorata di lui," bisbigliò l'ultima parte della frase, come impaurito dal dire una cosa del genere ad alta voce.

Hermione fece una faccia. "Vuoi che ti menta?"

"Sì," rispose Harry immediatamente.

"Non è innamorata di lui," disse con facilità Hermione. "E' in quella fase del 'cattivo ragazzo' e una volta che si sarà tolta lo sfizio, sposerà un brav'uomo che saremo felici di ospitare per le vacanze."

"Bene," rispose Harry, annuendo. Hermione alzò le mani per portarle nei suoi capelli e cominciò gentilmente a passarle fra le fitte ciocche. Quanto le piacevano i suoi capelli. Gli occhi di lui si chiusero e lei sorrise mentre vedeva la tensione scrollarglisi di dosso. "Ma," disse lui, quasi colto da sonno.

"Lascia stare," suggerì piano Hermione. "Sono i guai di Ginny, e tocca a lei tirarsene fuori. E' una ragazza grande oramai." Portò l'altro mano ad accarezzargli lievemente il viso, togliendogli gli occhiali così facendo. "D'altronde," aggiunse, come le fosse stato fatto un affronto, "tu e Ron non vi siete mai preoccupati tanto per me."

"Herm, sai che tu hai la testa molto più a posto di quanto non ce l'abbia Ginny," chiarì Harry, e le parole gli uscivano confuse grazie ai gesti di lei. "Sei tu quella che ci tira fuori dai guai."

"Hmm," fece Hermione senza pensarci troppo.

Harry si sforzò di aprire gli occhi. "Problemi, Herm?"

"A volte a una ragazza piace che si preoccupino per lei," rispose Hermione tranquilla. "A volte le piace che le si ricordi che non è infallibile, ed è capace come qualunque ragazza di fare scelte sciocche col suo cuore."

Anche se probabilmente era esausto, Harry portò entrambe le braccia intorno ad Hermione e la trascinò sulle sue ginocchia, nonostante le sue proteste, cosicchè si ritrovò seduta male contro di lui, anche se stretta con forza al suo petto. Sospinse i capelli marroni lontano dal suo viso, e le prese le guancie tra le mani, e le schioccò un bacio sonoro.

"Herm, tu hai già fatto una scelta azzardata col tuo cuore: sei con me, o no?" rise un poco. "Io mi metto sempre nei guai e tu mi corri sempre dietro così che io da bravo scemo non mi faccia uccidere. Essere amica mia e di Ron è la cosa più azzardata che hai mai fatto e io non vorrei che non fosse in nessun altro modo."

"Bel ragionamento," disse Hermione seria.

Harry socchiuse gli occhi, e si persero l'uno nell'altro nello stesso momento, scambiadosi risatine e baci fino a che la sala comune non si riempì del chiaccherìo rumoroso degli altri Grifondoro.

Poi si ritirarono nella stanza di Hermione. Perchè, come le bisbigliò Harry nell'orecchio mentre salivano le scale verso le stanze private della Caposcuola, la sua fastidiosa e responsabile natura aveva permesso loro il lusso di essere cattivelli e maliziosi quanto volevano senza la paura di essere beccati.

Hermione sperava genuinamente, per il bene di Ginny, che Draco fosse diverso una volta che si impara a conoscerlo. Perchè aveva visto gli occhi dell'altra ragazza quando aveva confessato di amarlo; Hermione aveva riconosciuto quello sguardo. Era lo stesso che vedeva allo specchio ogni mattina quando pensava ad Harry che russava piano nel letto dietro di lei.

~

"Non posso dormire qui!" sibilò Ginny. "Che succede quando gli altri ragazzi verranno a dormire? Mi vedranno e chiameranno Piton e io sarò buttata nelle segrete con mille punti tolti a Grifondoro!"

"Non essere stupida," disse piano Draco, "le tende scendono sai." Ginny stava per rispondere che questo non le toglieva la paura di Piton, ma prima che potesse dire una sola parola, Draco la prese in braccio e la buttò sul letto. Troppo sorpresa per parlare, si limitò ad osservarlo mentre saliva sul letto anche lui e mormorava un incantesimo sottovoce.

Le tende verde scuro caddero tutto intorno al letto all'istante, nascondendoli al loro interno.

"Ecco," dichiarò Draco, "così va meglio."

Ginny non aveva idea di cosa dovesse dire o fare, perciò disse e fece .... niente. Rimase sdraiata dritta sulla schiena dove era atterrata, rigida come una tavola, con la testa che le girava a mille. Naturalmente non doveva farlo veramente - tutto quello che doveva fare era dire no, uscire, e lui non poteva fermarla. Sapeva che non l'avrebbe fatto. Naturalmente l'ordine poteva venire a sapere che aveva fallito la prova, ma sarebbe stata l'unica conseguenza se adesso si fosse alzata sulle sue gambe e fosse andata via.

Davvero, l'unico suo grande problema era quanto non volesse andarsene.

La sua mente e il suo cuore erano completamente stravolti, e stavano litigando furiosamente fra loro. Non poteva nemmeno dire che il suo cuore fosse al cento per cento sicuro che dovesse rimanere, perchè il suo stesso stupido cuore voleva restare solo se anche Draco l'amava, e naturalmente lui non l'amava e non l'avrebbe mai amata. Ma ne era poi capace?

Mentre tornavano al castello Ginny aveva notato che aveva cominciato a piovigginare. L'incantesimo aveva tenuto caldo e asciutto il suo corpo, ma non i suoi capelli, che erano bagnati. Anche Draco non era proprio asciutto e, se non si sbagliava, proprio in quel momento si stava togliendo la maglietta-

Scostando lo sguardo, Ginny faticò a respirare. Sentiva il rumore dei vestiti che cadevano e riusciva a immaginarlo dietro di lei completamente nudo, come il pallido marmo. Voleva girari e bearsi della sua vista e allo stesso tempo, voleva nascondere la testa sotto le coperte. I candelabri sopra il letto di Draco erano accessi, ed emettevano una luce soffusa sulle tende. Girandosi di lato, con il viso nascosto dai capelli, Ginny prese a sbirciare Draco.

La sua pelle era davvero di marmo, anche se sembrava infinitamente più soffice. I capelli bagnati gli ricadevano lungo la faccia, facendolo sembrare, per una volta, il ragazzo di diciassette anni che era. Il suo sguardo si spostò più in basso e si fermò al suo addome, sul quale riposava una cicatrice sottile, netta e orribile che andava da appena sotto le costole e fino al fianco. Per una qualche ragione, non riusciva a smettere di guardarla, affascinata, e inorridita nel pensare a come poteva essersela procurata e perchè non se l'era fatta rimuovere da un dottore. C'erano almeno una dozzina di incantesimi che potevano-

La stava fissando. Non poteva vedere i suoi occhi attraverso i capelli, lo sapeva, ma era come se sentisse lo sguardo di lei su di lui. Abbassando gli occhi, vide che aveva indossato un paio di pantaloni da pigiama di seta verde, un serpente in tutto e per tutto. Nascondendo il viso nel cuscino, si chiese se sarebbe riuscita a fingere di dormire, e se c'era una qualche possibilità che lui l'avesse lasciata stare.

Chissà perchè, ne dubitava.

Il letto si mosse e lei si irrigidì. La mano di lui andò alla sua schiena e cominciò gentilmente ad accarezzare la pelle, e il suo tocco quasi la calmava. I suoi capelli andarono a solleticarle il retro del collo, un secondo prima che sentisse le sue labbra premere la punta delle scapole. La sua bocca era la cosa più soffice che avesse mai sentito e ora lui la stava sfiorando con quella sulla pelle, sopra la spalle, sul braccio, al centro della schiena appena sopra l'attaccatura del vestito.

Era talmente incredibile, quanto fosse tenero con lei, così perfettamente seducente che le faceva venire le lacrime agli occhi. Le sue mani andarono piano alle sue anche fino a che non fu distesa sulla schiena; non fece alcun movimento per toglierle i capelli dagli occhi. Tirò il lungo sciallè che le copriva il petto sopra il vestito, facendolo scorrere piano sopra le spalle. Il materiale fresco e setoso le fece venire un brivido. Poi le sue mani erano sul suo viso, le scostavano i capelli, e lei continuava a tremare, fino a che non capì che non stava tremando, ma piangendo piano; lo sforzo di rimanere ferma aveva fatto tremare tutto il suo corpo.

Sarebbe stata in grado di sopravvivere a quella notte se fosse stato più brusco, ma quella gentilezza, quell'affetto che le dimostrava l'avrebbero spaccata come fosse di vetro.

"Shh," comprese che le stava bisbigliando, mentre le accarezzava i capelli con tocco gentile, per calmarla. Invece pianse ancora più forte.

"Io non posso ... io non posso," iniziò a singhiozzare.

"Tu non ... Pensavo che ... pensavo davvero che ..." Sembrava incapace di decidersi a dire qualcosa, il che era strano, lo sapeva, ma sembrava non importarle. La stava stringendo come se ci tenesse a lei e questo mentre da una parte la confortava, dall'altro la stava uccidendo. "Io non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi davvero fare," disse alla fine, con voce roca e bassa.

Ancora una volta tentò di parlare, e di nuovo non fece altro che piangere più forte. Ma perchè non poteva essere crudele e far sì che lo odiasse?

"Tu credi che io sia un mostro?" le bisbigliò ad un orecchio dopo un lungo attimo di silenzio. Per quanto ci provasse, non riusciva a fermare le lacrime.

"No," singhiozzò.

"Non mentirmi," mormorò duro.

"Draco, no," insistette lei. Lui non capiva perchè stesse piangendo, e lei lo sapeva, e non c'era modo per lei di spiegargli il motivo senza lasciare il suo stesso fragile cuore aperto alla sua derisione e scherno. Quant'era strano che temesse di essere ferita così tanto da lui, e tuttavia era ugualmente disperata all'idea di ferirlo a sua volta. Perchè l'opinione che aveva di lui dovesse importargli poi? E anche se pensava fosse un mostro?

E tuttavia, sapeva che contava. A Ginny importava che Draco le credesse.

"Io non penso che tu sia un mostro," mormorò con decisione, e fu allora che comprese che le sue mani erano strette a pugno contro il suo petto.

"Bene," bofonchiò lui, con voce di nuovo dura. "Dovresti andare."

Annuendo, Ginny iniziò a staccarsi da lui, poi si irrigidì di colpo. Sembrava il suono di una porta che si apriva ...

"Bastardo che non è altro," diceva una voce. "Non riesco a credere che Malfoy abbia lasciato che Potter gli soffiasse il Boccino da sotto il naso in quel modo."

"Avete visto il modo in cui fissava quella stupida tipa di Grifondoro?" chiese un'altra voce.

"Quella è la ragazza che da un po' lo segue dappertutto, gli taglia la carne e cosette del genere," aggiunse un'altra voce ancora. "Deve essere innamorata di lui."

Ginny si tese di nuovo e sentì Draco ridacchiare divertito. "Mi sorprende a volte quanto sono stupidi," pensò di averlo sentito dire.

Ci fu un coro di 'Notte dai ragazzi fuori, poi tutto fu di nuovo calmo.

"E ora come faccio?" bisbigliò Ginny, col viso vicino a quello di Draco. Era logico, ragionava con se stessa ... più vicino stavano, più facile era per lui sentirla. Non aveva sicuramente niente a che fare con quanto le piacesse sentire il suo respiro contro la guancia.

"Ci sistemiamo per una buona notte di sonno?" offrì Draco.

"Non posso dormire con questo," sibilò lei, indicando il costume da ragazza del harem che indossava.

"Metti questo allora," mormorò lui, passando accanto a lei e prendendo una maglia che aveva tirato fuori probabilmente quando si era messo i pantaloni del pigiama.

Era uno dei maglioni che lei stessa aveva personalmente provveduto a monogrammare. Diceva 'Moccioso ignorante', e lei arrossì un poco. Draco sembrava divertito.

"Appropriato per te, non trovi?" commentò, con un angolo della bocca all'insù.

Ginny si appoggiò il maglione al petto e fissò Draco. "Ti dispiace?" chiese dopo un attimo, facendo un gesto con la mano fra loro.

"Neanche un po'," le assicurò lui, non dando il minimo segno di volersi girare.

Facendo un grosso sospiro, Ginny si girò su se stessa poi andò con una mano a cercare di togliersi il laccio del vestito. Ma qualunque cosa spingesse o tirasse, non veniva fuori. Il letto si mosse e lei sentì Draco dietro la sua schiena, il respiro caldo contro il collo.

"Scusa," disse piano, bisbigliando un altro incantesimo. Le sue dita sciolsero il laccio facilmente, e le loro punte si soffermarono sulla sua pelle un attimo più del dovuto. "Un incantesimo. Non volevo che un altro ragazzo fosse capace di toglierti questo."

Non avendo idea di come rispondere, Ginny lasciò semplicemente cadere il corpetto sul letto, oltremodo cosciente del fatto che Draco era ancora dietro di lei, col petto nudo a qualche centimetro dallo sfregarsi contro la sua schiena. Una grossa parte di lei voleva appoggiarsi contro di lui, lasciare che le trasmettesse il suo calore. Avrebbe portato le sue mani intorno a lei, sarebbe stata in grado di sentirle premere contro i suoi seni nudi ...

"Pensi di coprirti presto?" le bisbigliò ad un orecchio la sua voce tentatrice.

Colta di sorpresa, Ginny si infilò di fretta il maglione sopra la testa, poi uscì dalla gonna una volta che questo arrivò a coprirla fin che poteva. Era pienamente cosciente del fatto che non indossava biancheria intima. Quando si girò, trovò Draco sdraiato sotto le coperte, con le braccia piegate sopra la testa, che la guardava pigro da sotto le palpebre a malapena aperte. La pigrizia del serpente, pensò mentre aspetta la sua preda. Scostò le coperte, invitandola, e con un sospiro, lei si infilò sotto di esse.

La pioggia aveva cominciato a venire giù più forte e il castello diventava spaventosamente freddo quando pioveva. Il suo corpo riuscì persino ad essere più rigido di quando l'aveva buttata per la prima volta sul letto. Girandosi, gli mostrò di nuovo la schiena, sperando di essere in grado di dimenticare che era lì abbastanza a lungo da addormentarsi, se non lo aveva davanti agli occhi.

Come se potesse leggere i suoi pensieri e volesse innervosirla, Draco si girò su un fianco e si accoccolò contro di lei, con le braccia che le cingevano la vita, tenendola contro il suo petto, e le gambe che andavano a incrociare le sue., mentre la seta dei suoi pantaloni di pigiama le accarezzava le caviglie. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e a Ginny sembrò che si addormentasse quasi all'istante, se il suo respiro profondo e pacifico era di una qualche indicazione. Si sentiva totalmente assorbita da lui ed era esattamente come se l'era immaginato - parti uguali di frustrazione e confort, desiderio e dolore.

Almeno per quella notte voleva sciogliersi nel suo abbraccio. Avrebbe finto che l'amava disperatamente e che la stava stringendo così forte perchè non poteva sopportare il pensiero di lasciarla andare. Il suo cuore che sentiva battere contro la schiena aveva un effetto così rilassante; presto si ritrovò ad avere sonno.

Coccolata e sicura nell'abbraccio del serpente, pensò delirante prima che il sonno la chiamasse a sè.

~

NDT: mi raccomando, recensite questa bella storia, che viene più voglia di tradurla^^

  
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