Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: aturiel    07/03/2014    0 recensioni
"Le persone sono pigre: è dannatamente difficile trovare qualcuno abbastanza ambizioso da interessarsi davvero a me perché tutta da scoprire, perché si sente messo alla prova o per qualche strana attrazione verso i casi persi di ragazze troppo schive.
Io infatti, fino ad oggi, non ho mai incontrato nessuno così e penso che mai lo incontrerò.
Comunque sia non ne ho bisogno: ho conosciuto lui e mi basta."
Undicesima al "Contest dei libri non letti"
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Anime silenziose


Non sono mai stata una persona facile, lo riconosco, ma credo che l’eccessiva stima di me e, allo stesso tempo, il sentirmi sempre a disagio con gli altri, mi abbia fatto pensare che, in fondo, non avessi niente di meno delle altre persone, ma semplicemente che il mio guscio esterno fosse troppo spesso per far vedere la dolcezza che covavo in me. E questo, nella mia logica, sarebbe dovuta essere un’attrattiva maggiore nei miei confronti, solo che, ultimamente, ho capito che non lo è. Le persone sono pigre: è dannatamente difficile trovare qualcuno abbastanza ambizioso da interessarsi davvero a me perché tutta da scoprire, perché si sente messo alla prova o per qualche strana attrazione verso i casi persi di ragazze troppo schive. Io infatti, fino a oggi, non ho mai incontrato nessuno così e penso che mai lo incontrerò.
Comunque sia non ne ho bisogno: ho conosciuto lui e mi basta.
 
La prima sera in gita fu una tortura: sentivo le risate soffocate provenire dalle altre stanze, quindi mi ero infilata sotto le coperte con la speranza che il rumore della loro felicità si attutisse un poco, ma niente da fare. Allora avevo provato con la musica ma, quando i Coldplay avevano incominciato a cantare Fix You, ogni buon proposito di restare impassibile e di non mostrarmi debole era svanito. Avevo cominciato a piangere, così tanto da farmi venire il singhiozzo, proprio come quello dei bambini piccoli.
Non ricordo esattamente quanto tempo restai accucciata tra le coperte con gli occhi spalancati e costantemente bagnati e quanto invece dormii, so solo che il mattino seguente ero abbastanza stanca da addormentarmi in pullman.
Ho ricordi molto vaghi del sogno che stavo facendo, probabilmente qualche fantasia eccessivamente smielata di cui quel ragazzo carino dell’ultimo anno era assoluto protagonista, ma al contrario ho ben stampato in mente chi mi ritrovai di fronte, aprendo gli occhi.
«Ehi dormigliona, vuoi scendere o no?»
Feci qualche mugugno.
«Su muoviti, che se ne sono già tutti andati!»
Nel frattempo però mi ero ripresa abbastanza da sostenere una conversazione:
«A fanculo? Era ora».
Lui mi guardò con sguardo strano, come se volesse aprirmi il cranio e osservare quali collegamenti nervosi mi permettessero un tale livello di acidità. Evidentemente ci rinunciò in breve tempo, tanto che si voltò e scrollò le spalle. Appena scesi dall’autobus facemmo una piccola corsa per raggiungere il nostro gruppo e la professoressa che ci aspettava impaziente.
Iniziammo a camminare e, in breve tempo, mi ritrovai in fondo al gruppo da sola. Lui era proprio davanti a me, con quelle spalle forti e leggermente curve in avanti che gli davano una postura quasi animalesca, come se da un momento all’altro dovesse mettersi a quattro zampe e ululare alla luna.
Proprio mentre stavo formulando questi pensieri si voltò e mi trapassò con quel suo sguardo ghiacciato. Io abbassai gli occhi, un po’ intimidita, mentre lui rallentò il passo per affiancarsi a me. Poi disse:
«Posso sapere come ti chiami?»
«Chiara».
«Nome azzeccato per una biondina pallida con gli occhi grigi.»
«I miei occhi non sono grigi, sono azzurri. Sei orbo?»
Scosse le spalle e smise di parlare.
Passarono alcuni minuti di silenzio imbarazzato poi, presa da un attimo di coraggio, gli chiesi:
«E tu come ti chiami?»
«Federico».
«Uhm, ok».
Ancora silenzio poi lui disse a mezza voce, come se si vergognasse:
«Adesso che ci faccio caso, in effetti i tuoi occhi sono proprio azzurri, azzurro ghiaccio».
«E vorrei vedere! Saprò di che colore sono i miei occhi, non ti pare?»
Mi sarei voluta mangiare la lingua: provava a fare conversazione e io lo continuavo a stroncare così!
«Senti, scusa, lo avrai capito che non sono brava a parlare con le persone, quindi se vuoi parla tu. So ascoltare bene se ciò di cui parli mi interessa».
«E come faccio a capire se ti interessa o no?»
«Se mi interessa non faccio commenti e sto zitta ad ascoltarti e basta».
Sembrò pensarci un attimo, poi prese il cellulare e le cuffie. Me ne porse una che io presi un po’ titubante.
«È faticoso parlare», disse, e fece partire la musica. 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: aturiel