Fanfic su artisti musicali > Adam Lambert
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Autore: Fay_8    09/03/2014    5 recensioni
Erano passati solo tre giorni, ma nessuno aveva stabilito il tempo che bisognava impiegare per innamorarsi. L’amore non ha dei tempi specifici. Accade e basta. Puoi innamorarti con una semplicità inspiegabile, basta uno sguardo, un sorriso, un voce. Pensi che non sia possibile, perchè non puoi innamorarti di una voce o di uno sguardo, ma accade. Ti ritrovi in un uragano di emozioni, che non sai spiegare, vorresti uscirne ma allo stesso tempo vorresti rimanerci dentro in eterno. Perché l’amore è così, fa paura ma vale sempre la pena di essere vissuto. Tommy lo sapeva e non si sarebbe arreso, perché lui era innamorato di Adam dalla prima volta che l’aveva visto, la prima volta che aveva ascoltato la sua voce, se ne era innamorato ogni secondo di più. Non sapeva come era possibile, ma non si sarebbe tirato indietro. Stava soltanto dando ad Adam il tempo per capire che ormai erano dentro l’uragano, insieme.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Old Crush

< Tommy! > sentendosi chiamare da una voce, che non era quella di Adam si alzò di scatto, voltandosi verso la porta 
< Papà! > disse guardano la faccia sconvolta di suo padre

< che sta succedendo qui dentro!? > spostò lo sguardo da suo figlio ad Adam che era ancora steso sul letto < e tu chi diavolo sei!? >

Adam si alzò dal letto.
< mi chiamo Adam Lambert piacere > disse porgendo la mano al padre di Tommy, che non ricambiò la stretta, ma restò a guardarlo prima di parlare
< fuori di qui! > gli disse
< Papà! > urlò Tommy, cercando di trattenersi, avrebbe cacciato il padre fuori di lì,
< voglio questo tipo fuori da casa mia > ribadì il concetto suo padre
< papà io non credo che- > venne interrottò, < ho detto che lo voglio fuori >
< meglio se vado > disse Adam dirigendosi verso la porta
< fermo dove sei > gli ordinò Tommy e lui si fermò sul serio

< sapete che vi dico, adesso scendiamo tutti giù in salotto, dobbiamo parlare > disse il padre.
Adam guardò Tommy, che gli si avvicinò prendendolo per mano e portandolo al piano di sotto, seguiti dal padre che non smetteva, neanche per un solo minuto, di guardarli. Una volta arrivati, li fece sedere entrambi sul divano mentre lui si posiziono sul tavolino per averli di fronte. 
< allora, Adam Lambert da quanto tempo vieni qui ad approfittarti di mio figlio > a Tommy sembrava tanto un'interrogatorio e non riuscì a rimanere in silenzio
< papà! Ti prego, nessuno approfittava di niente, non mi ha mica aggredito >
< hai ragione, eri tu che prima che entrassi gli eri avvinghiato sopra! > lo rimproverò il padre
< signore- > Adam cercò di inserirsi nella conversazione ma venne interrotto dall’uomo
< da quanto va avanti questa storia? >
< oh no, ci conosciamo solo da alcuni giorni, questa è la prima volta che vengo qui > disse Adam per poi pentirsene subito dopo. 
Il padre lo ascoltò per poi guardare suo figlio < lo conosci da pochi giorni, quindi, hai portato un estraneo in casa nostra >
< no, ci sono venuto da solo qui > gli spiegò Adam
< doveva prendersi la macchina di Sutan > continuò Tommy
< chi è Sutan? > chiese confuso il padre
< un mio amico > gli risposero all’unisono Adam e Tommy,
< lasciamo perdere, non mi interessa sapere chi è Sutan, mi interessa sapere chi sei? > disse indicando, il ragazzo con cui aveva trovato suo figlio 
< sono Adam > rispose il diretto interessato, < questo l’ho capito, intendo, cosa fai? Farai qualcosa nella tua vita, frequenti la stessa scuola di Tommy? > 
Adam guardò Tommy, in evidente imbarazzo e cercò di capire dal suo sguardo cosa dovesse rispondere al padre del suo piccoletto, Tommy lo precedette
< papà non credo sia il caso, Adam è un mio amico > a quelle parole Adam si voltò a guardare Tommy. Aveva detto "Un mio amico".
< un tuo amico, anche Isaac è tuo amico ma non vi ho mai trovati in quella situazione > disse alludendo a ciò che aveva visto, poco prima nella sua camera
< cos’è che ti turba tanto, sei stato giovane anche tu no? > Tommy iniziò ad essere stanco di quella conversazione inutile.
< non cercare di giustificarti così > gli disse il padre
< giustificarmi per cosa ? non stavo facendo niente di male >
< non hai fatto niente, perché sono entrato io >
< ma ti senti quando parli!? > urlò esasperato Tommy, in quel momento voleva soltanto essere uscito, con Adam, da quella casa prima dell’arrivo di suo padre,
< non alzare la voce con me! > lo rimproverò il padre
< se tu provassi a ragionare io non alzerei la voce> gli disse ritornando ad usare un tono ragionevole
< forse è meglio se vado via > si intromise Adam
< meglio!> disse il padre
< allora vado, ciao > disse a Tommy
< Adam! > urlò il piccoletto, ma lui era già fuori e anche se non aveva preso le chiavi della macchina, non ritornò dentro, preferì andare a casa a piedi. Tommy seguì Adam con lo sguardo e dopo che lui fu uscito, guardò suo padre < sei contento adesso? Eh > gli disse prima di dirigersi verso le scale,
< dove credi di andare, torna subito qui non abbiamo finito > Tommy si girò verso suo padre
< io credo che non ci sia niente di cui parlare >
< io credo di si > obbiettò il padre < Tommy, non sono arrabbiato, voglio solo capirci qualcosa > 
< cosa c’è da capire? > suo padre abbassò la testa scuotendola lievemente, non voleva litigare, voleva solo una spiegazioni, infondo gli spettavano, aveva trovato un uomo in camera con suo figlio, era più che normale chiedere spiegazioni. 
Tommy si riavvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla < papà, Adam mi piace, parecchio -disse con più enfasi-  mi dispiace che tu abbia saputo di lui così, ma infondo non stavo facendo niente di male e normale alla mia età fare certe cose >
< lo so, è che sei pur sempre il mio bambino > in quel momento, Tommy capì, che suo padre doveva solo metabolizzare la “cosa” poi avrebbe accettato Adam, senza fare storie.
< ho diciassette anni > gli ricordò, in caso si fosse dimenticato che il suo bambino stava crescendo
< e allora, sei ancora un bambino, non credere che solo perché farai diciotto anni, potrai ritenerti adulto >
< e quando sarò ritenuto adulto? > chiese Tommy, allargando le braccia in fuori,  distendendo i palmi delle mani, < ventotto, trent’anni > rispose suo padre.
< papà > gli disse, come se un semplice “papà” potesse fargli capire che doveva iniziare a ragionare, seriamente, perché secondo Tommy fin ora non l’aveva fatto.
< mettiamola così, puoi continuare a vederlo ma- > venne interrottò da suo figlio
< lo sai che avrei continuato a vedere Adam anche senza il tuo permesso >
< ma- riprese il discorso,il padre- non voglio trovarvi chiusi in camera tua >
< come vuoi, tanto non esiste soltanto la mia camera > disse Tommy
< cosa vorresti dire? > chiese suo padre
< qualsiasi cosa io voglia fare, posso farla ovunque > gli spiegò
< questa cosa non è rassicurante, sai che ti dico non puoi vederlo > disse suo padre incrociando le braccia, portandosele al petto.
< papà- poggiò una mano sulla sua spalla- non sta a te decidere, ma se può rincuorarti, qualsiasi cosa io faccia con Adam, non rischio di avere un bambino a diciassette anni, è biologicamente impossibile > disse Tommy, ridendo. In quel momento suo padre gli sembrava un bambino che faceva i capricci
< ah molto rassicurante, adesso si che sono sereno >
< bene, mangiamo? > chiese Tommy
< ero sarcastico > precisò suo padre
< io no, ho fame, chiamiamo la pizzeria ?> Tommy cercò di chiudere quel discorso
< la pizza è perfetta > rispose suo padre e lui sorrise, forse era riuscito nel suo intento di deviare la conversazione < allora la chiamo > andò in cucina per cercare il numero della pizzeria e mentre percorreva il corridoio sentì la voce di suo padre < ehy ragazzino, non credere che sia finita qui, voglio sapere tutto su quell’Adam >. Tommy ritornò da lui col telefono < che pizza vuoi? > gli domandò cercando di ritardare l’argomento “Adam”
< come l’hai conosciuto ? > gli chiese suo padre, ignorando completamente la sua domanda
< in una pizzeria, a proposito di pizze, io prendo la pizza all’ananas tu? > mentì sul luogo dove aveva conoscuito Adam, perchè dirgli la verità avrebbe portato ad altre domande, < margherita, l’hai invitato tu qui ho ci è venuto da solo? > risopse alla domanda di suo figlio, continuando comunque ad indagare su Adam,
< doveva prendere la macchina di Sutan, ti prego possiamo chiudere questo discorso > lo implorò, prima di chiamare la pizzeria, suo padre lo lasciò fare, ma quando stacco la chiamata ritornò sul discorso di prima.
< ancora una cosa > ci pensò su, prima di formulare la domanda < chi è precisamente Sutan, anzi no, voglio sapere che scuola frequenta Adam? >
< lui … ecco... > lasciò la frase in sospeso, come faceva a dirgli che Adam era più grande di lui e anche se glielo avesse detto, suo padre avrebbe chiesto che età avesse Adam e in quel momento si rese conto che ancora non lo sapeva,
< allora > insistette il padre
< allora- > venne interrotto dal suono del cellulare di suo padre che si dileguò verso l’entrata per prendere il telefono dalla sua borsa.
Quando ritornò da lui, aveva indossato di nuovo il cappotto < vai da qualche parte? > gli chiese,
< mi hanno chiamato per un emergenza, devo andare > spiegò suo padre
< non avevi la serata libera? >
< infatti è un emergenza, sarà grave, altrimenti non mi avrebbero chiamato >
< okay, buona fortuna per qualsiasi cosa tu debba fare > gli disse Tommy e il padre gli diede un bacio sulla fronte
< non far venire nessuno, mentre non sono qui > gli disse prima di varcare la porta.

Tommy si guardò intorno, era di nuovo solo. Suo padre era a lavoro, Adam se l’era svignata, la sua unica speranza era sempre Isaac. 
Prese il telefono e digitò il suo numero, che ormai ricordava a memoria. Non dovette aspettare  molto prima che il suo amico rispondesse

< Tommy ? > gli chiese la voce di Isaac
< si, ho una pizza in più, ti va? >
< mi piacerebbe, ma mia madre ha organizzato un cena di famiglia >
< okay, non fa niente > disse, lasciando trasparire la sua tristezza. La sua ultima speranza di non sentirsi solo, anche quella sera, era sparita.
< tutto bene? > gli domando Isaac preoccupato, anche a distanza riusciva a capirlo.
< si, tutto come sempre > rispose, poi sentì la madre di Isaac chiamarlo per cenare,
< ci vediamo domani a scuola, okay, ciao > disse staccando la chiamata, prima che il suo amico gli facesse altre domande per indagare.

Andò nel salotto e accese la televisione, senza davvero seguirla, era più che altro per non sentire il silenzio della casa. Mentre faceva zapping, tra i vari canali, bussarono alla porta, si alzò per andare ad aprire senza neanche controllare dallo spioncino chi fosse. Fu sorpreso di ritrovarsi davanti Sutan.
< ciao > lo salutò
< ciao, non mi inviti ad entrare ? >
< entra > disse spostandosi per farlo passare, chiuse la porta e gli fece segno di andare nel soggiorno < come mai qui? > gli domandò
< hai la mia macchina > gli ricordò Sutan mentre si sedeva sul divano
< vado a prendere le chiavi > si sposto nel corridoi per prendere le chiavi che erano su un tavolino accanto alla porta, per poi ritornare da Sutan e porgergliele 
< grazie >
< allora, hai visto Adam ? > gli chiese Tommy, l’altro sorrise < si e mi ha raccontato di tuo padre > rispose
< ti ha anche detto che mi ha lasciato da solo a risolvere la cosa > Sutan si alzò dirigendosi di nuovo verso la porta principale 
< ascoltami bel principino, le discussioni in famiglia non fanno per Adam, ma non posso essere io a dirti il perché > gli spiegò Sutan
< pensi che lui me lo dirà? > chiese, aspettandosi un no come risposta
< se l’ha detto a me, perché non dovrebbe dirlo al piccoletto di cui è innamorato >
Tommy spalancò gli occhi, innamorato, Adam era innamorato di lui?
< cosa ti fa pensare che sia innamorato di me?>
< tutto > rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo < e tu, sei innamorato? > gli domandò.
Tommy voleva rispondere, dirgli che si, era innamorato, ma qualcosa lo frenava. 
Essere innamorato significava tanto e dirlo ad alta voce lo innervosiva.  
Vedendo che non rispondeva, Sutan aprì la pota per andarsene, ma si voltò verso di lui un’ultima volta prima di farlo,
< Tommy, lo so che hai diciassette anni e hai tutto il diritto di fare le tue esperienze, ma non con Adam, se non sei sicuro di quello che provi, lascialo stare >
< Adam mi piace >
< a me piace la cioccolata, ma non la bacio o mi arrabbio con lei > disse Sutan
< Adam mi piace, mi fa sentire … bene, leggero e mi fa arrabbiare, a volte non lo capisco, ma lui riesce sempre a fare qualcosa per farmi ritornare felice ed io non posso far altro che desiderarlo sempre di più, credo che non ne avrò mai abbastanza e se questo significa essere innamorati, alloro io sono innamorato di Adam > Sutan non disse niente, si limitò a sorridere, soddisfatto dalle parole di Tommy, poi scese gli scalini del porticato ed entrò nella sua macchina.

Tommy rientrò in casa e chiuse la porta, ritornando il soggiorno, si ricordò di dover scrivere la relazione su Romeo e Giulietta, così salì in camera, prese carta e penna ed iniziò a scrivere. Passo così il tempo, fino all’arrivo del suo ordine, dalla pizzeria.
Aprì la porta e si ritrovo davanti Ashley, la ragazza per cui aveva avuto una cotta dal primo anno di liceo.
< Tommy, non sapevo abitassi qui > disse la ragazza, piacevolmente sorpresa
< io non sapevo che tu lavorassi alla pizzeria >
< ci lavoro da un po’ di tempo, tieni > gli disse porgendogli le pizze, che Tommy posò sul tavolino vicino all’ entrata per poter pagare la ragazza, dandogli anche la mancia < grazie > gli disse sorridendo e Tommy pensò che il suo sorriso era sempre bellissimo,
< ci vediamo a scuola > la salutò, ma lei blocco la porta < senti -disse in evidente imbarazzo- mi stavo chiedendo se hai già qualcuno con cui andare al ballo ? > gli chiese spostandosi un ciocca di capelli dietro l’orecchio. Tommy la guardò sorpreso, non si aspettava di ricevere un invito per il ballo, soprattutto perché di solito erano i ragazzi a chiederlo alle ragazze, ma la situazione non gli dispiaceva. Voleva accettare, ma sarebbe stato giusto farlo, Ashley era carina e simpatica, ma ormai la sua mente era completamente impegnata da altro, da qualcun’altro.
< dimentica ciò che ho detto, non fa niente > disse la ragazza, vedendo che non rispondeva, si girò e ritornò verso la sua moto. 
Tommy la seguì e la fece voltare, posando gentilmente una mano sulla sua spalla < sarebbe bello andare al ballo con te, se ti va? > le disse.
Ashley sorrise, quei sorrisi che fanno capire anche a chi ti circonda la tua felicità e Tommy sorrise con lei, d’istinto. 
La ragazza si avvicinò a lui e posandogli un bacio sulla guancia, per poi risalire sulla sua moto e andarsene. Mentre Tommy rimase fermo dove era, confuso da ciò che lui stesso aveva appena fatto e da ciò che aveva provato per un semplice bacio sulla guancia. Dopo ben cinque minuti, Tommy ritornò in casa portando la sua pizza con se sul divano. Mangiò guardando la televisione, sperando di calmare i mille pensieri che gli affollavano la mente. Un volta finito di mangiare buttò il cartone della pizza e salì in camera sua, consapevole che anche quella sera non avrebbe dormito. 
Si sentiva tanto come quelle ragazzine dei telefilm adolescenziali. Si sentiva stupido e confuso. Perché l’amore lo confondeva. 
Era sicuro di quello che provava per Adam, ma adesso era arrivata Ashley. Aveva passato quattro anni a sperare che lei si accorgesse di lui e adesso l’aveva fatto. Il problema era che l’aveva fatto nel momento sbagliato. Pensò a lei e alla possibilità che gli si era appena presentata davanti, ma il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu sempre rivolto ad Adam.





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Angolino di Fay:
Chiedo umilmente scusa per questo capitolo che è uno schifo totale, non so dove ho trovato il coraggio di aggiornare con questo "coso".
Meritate di leggere qualcosa di decente, scusatemi perché ciò che scrivo non lo è. 

Grazie a chi continua a leggere la storia, nonostante sia scritta malissimo. Grazie a chi lascia sempre una recensione.

Vorrei regalarvi un unicorno per ringraziarvi, tutti, chi segue, chi preferisce, chi recensisce e chi legge soltanto
.
Grazie.



  
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