Old Crush
<
Tommy! > sentendosi chiamare da una voce, che
non era quella di Adam si alzò di scatto, voltandosi verso
la porta
< Papà! > disse guardano la faccia sconvolta
di suo padre
<
che sta succedendo qui dentro!?
> spostò lo sguardo da suo figlio ad Adam che era
ancora steso sul letto
< e tu chi diavolo sei!? >
Adam
si alzò dal letto.
< mi chiamo Adam Lambert piacere > disse
porgendo la mano al padre di Tommy, che non ricambiò la
stretta, ma restò a
guardarlo prima di parlare
< fuori di qui! > gli disse
< Papà! > urlò Tommy, cercando di
trattenersi,
avrebbe cacciato il padre fuori di lì,
< voglio questo tipo fuori da casa mia >
ribadì
il concetto suo padre
< papà io non credo che- > venne
interrottò
< meglio se vado > disse Adam dirigendosi verso
la porta
< fermo dove sei > gli ordinò Tommy e lui si
fermò sul serio
<
sapete che vi dico, adesso scendiamo tutti giù in
salotto, dobbiamo parlare > disse il padre.
Adam guardò Tommy, che gli si avvicinò
prendendolo per
mano e portandolo al piano di sotto, seguiti dal padre che non
smetteva,
neanche per un solo minuto, di guardarli. Una volta arrivati, li fece
sedere
entrambi sul divano mentre lui si posiziono sul tavolino per averli di
fronte.
<
allora, Adam Lambert da quanto tempo vieni qui ad approfittarti di mio
figlio > a Tommy sembrava tanto un'interrogatorio e non
riuscì a rimanere in silenzio
< papà! Ti prego, nessuno approfittava di niente,
non mi ha mica aggredito >
< hai ragione, eri tu che prima che entrassi gli
eri avvinghiato sopra! > lo rimproverò il padre
< signore- > Adam cercò di inserirsi nella
conversazione ma venne interrotto dall’uomo
< da quanto va avanti questa storia? >
< oh no, ci conosciamo solo da alcuni giorni,
questa è la prima volta che vengo qui > disse Adam
per poi pentirsene subito
dopo.
Il padre lo ascoltò per poi guardare suo figlio
< no, ci sono venuto da solo qui > gli spiegò
Adam
< doveva prendersi la macchina di Sutan >
continuò Tommy
< chi è Sutan? > chiese confuso il padre
< un mio amico > gli risposero all’unisono Adam
e Tommy,
< lasciamo perdere, non mi interessa sapere chi è
Sutan,
mi interessa sapere chi sei? > disse indicando, il ragazzo con
cui aveva
trovato suo figlio
< sono Adam > rispose il diretto interessato, <
questo l’ho capito, intendo, cosa fai? Farai qualcosa nella
tua vita, frequenti
la stessa scuola di Tommy? >
Adam guardò Tommy, in evidente imbarazzo e cercò
di capire dal suo sguardo cosa dovesse
rispondere al padre del suo piccoletto, Tommy lo precedette
< papà non credo sia il caso, Adam è un
mio amico
> a quelle parole Adam si voltò a guardare Tommy.
Aveva detto "Un mio amico".
< un tuo amico, anche Isaac è tuo amico ma non vi
ho mai trovati in quella situazione > disse alludendo a
ciò che aveva visto, poco prima nella sua camera
< cos’è che ti turba tanto, sei stato
giovane anche
tu no? > Tommy iniziò ad essere stanco di quella
conversazione inutile.
< non cercare di giustificarti così > gli
disse
il padre
< giustificarmi per cosa ? non stavo facendo niente
di male >
< non hai fatto niente, perché sono entrato io
>
< ma ti senti quando parli!? > urlò esasperato
Tommy, in quel momento voleva soltanto essere uscito, con Adam, da
quella casa prima dell’arrivo di suo padre,
< non alzare la voce con me! > lo rimproverò
il
padre
< se tu provassi a ragionare io non alzerei la voce>
gli disse ritornando ad usare un tono ragionevole
< forse è meglio se vado via > si intromise
Adam
< meglio!> disse il padre
< allora vado, ciao > disse a Tommy
< Adam! > urlò il piccoletto, ma lui era
già
fuori e anche se non aveva preso le chiavi della macchina, non
ritornò dentro,
preferì andare a casa a piedi. Tommy seguì Adam
con lo sguardo e dopo che lui fu
uscito, guardò suo padre < sei contento adesso? Eh
> gli disse prima di
dirigersi verso le scale,
< dove credi di andare, torna subito qui non
abbiamo finito > Tommy si girò verso suo padre
< io credo che non ci sia niente di cui parlare >
< io credo di si > obbiettò il padre <
Tommy,
non sono arrabbiato, voglio solo capirci qualcosa >
< cosa c’è da capire? > suo padre
abbassò la testa
scuotendola lievemente, non voleva litigare, voleva solo una
spiegazioni,
infondo gli spettavano, aveva trovato un uomo in camera con suo figlio,
era più
che normale chiedere spiegazioni.
Tommy si riavvicinò a lui, posandogli una
mano sulla spalla < papà, Adam mi piace, parecchio
-disse con più enfasi- mi
dispiace che tu abbia saputo di lui così, ma
infondo non stavo facendo niente di male e normale alla mia
età fare certe cose
>
< lo so, è che sei pur sempre il mio bambino >
in quel momento, Tommy capì, che suo padre doveva solo
metabolizzare la “cosa”
poi avrebbe accettato Adam, senza fare storie.
< ho diciassette anni > gli ricordò, in caso si
fosse dimenticato che il suo bambino stava crescendo
< e allora, sei ancora un bambino, non credere che
solo perché farai diciotto anni, potrai ritenerti adulto
>
< e quando sarò ritenuto adulto? > chiese
Tommy,
allargando le braccia in fuori,
distendendo i palmi delle mani, < ventotto,
trent’anni > rispose
suo padre.
< papà > gli disse, come se un semplice
“papà”
potesse fargli capire che doveva iniziare a ragionare, seriamente,
perché
secondo Tommy fin ora non l’aveva fatto.
< mettiamola così, puoi continuare a vederlo ma-
> venne interrottò da suo figlio
< lo sai che avrei continuato a vedere Adam anche
senza il tuo permesso >
< ma- riprese il discorso,il padre- non voglio
trovarvi chiusi in camera tua >
< come vuoi, tanto non esiste soltanto la mia
camera > disse Tommy
< cosa vorresti dire? > chiese suo padre
< qualsiasi cosa io voglia fare, posso farla
ovunque > gli spiegò
< questa cosa non è rassicurante, sai che ti dico
non puoi vederlo > disse suo padre incrociando le braccia,
portandosele al
petto.
< papà- poggiò una mano sulla sua spalla-
non sta a
te decidere, ma se può rincuorarti, qualsiasi cosa io faccia
con Adam, non rischio
di avere un bambino a diciassette anni, è biologicamente
impossibile > disse Tommy, ridendo. In quel momento suo padre
gli sembrava un bambino che faceva
i capricci
< ah molto rassicurante, adesso si che sono sereno >
< bene, mangiamo? > chiese Tommy
< ero sarcastico > precisò suo padre
< io no, ho fame, chiamiamo la pizzeria ?> Tommy
cercò di chiudere quel discorso
< la pizza è perfetta > rispose suo padre e
lui
sorrise, forse era riuscito nel suo intento di deviare la conversazione
<
allora la chiamo > andò in cucina per cercare il
numero della pizzeria e mentre
percorreva il corridoio sentì la voce di suo padre <
ehy ragazzino, non
credere che sia finita qui, voglio sapere tutto su quell’Adam
>.
< come l’hai conosciuto ? > gli chiese suo
padre, ignorando completamente la sua domanda
< in una pizzeria, a proposito di pizze,
io prendo la pizza all’ananas tu? >
mentì sul luogo dove aveva conoscuito Adam,
perchè dirgli la verità avrebbe portato ad altre
domande, < margherita, l’hai invitato tu
qui ho ci è venuto
da solo? > risopse alla domanda di suo figlio, continuando
comunque ad indagare su Adam,
< doveva prendere la macchina di Sutan, ti prego
possiamo chiudere questo discorso > lo implorò, prima
di chiamare la
pizzeria, suo padre lo lasciò fare, ma quando stacco la
chiamata ritornò sul
discorso di prima.
< ancora una cosa > ci pensò su, prima di
formulare la domanda < chi è precisamente Sutan, anzi
no, voglio sapere che
scuola frequenta Adam? >
< lui … ecco... > lasciò la frase
in sospeso,
come faceva a dirgli che Adam era più grande di lui e anche
se glielo avesse
detto, suo padre avrebbe chiesto che età avesse
Adam e in quel momento si rese conto che ancora non
lo sapeva,
< allora > insistette il padre
< allora- > venne interrotto dal suono del
cellulare di suo padre che si dileguò verso
l’entrata per prendere il telefono
dalla sua borsa.
Quando ritornò da lui, aveva indossato di nuovo il
cappotto < vai da qualche parte? > gli chiese,
< mi hanno chiamato per
un emergenza, devo andare > spiegò suo padre
< non avevi la serata libera? >
< infatti è un emergenza, sarà grave,
altrimenti non mi avrebbero chiamato >
< okay, buona fortuna per qualsiasi cosa tu debba
fare > gli disse Tommy e il padre gli diede un bacio sulla fronte
< non
far venire nessuno, mentre non sono qui > gli disse prima di
varcare la
porta.
Tommy
si guardò intorno, era di nuovo solo. Suo padre era a
lavoro, Adam se l’era
svignata, la sua unica speranza era sempre Isaac.
Prese il telefono e digitò il
suo numero, che ormai ricordava a memoria. Non dovette aspettare molto prima che il suo
amico rispondesse
< Tommy ?
> gli chiese la voce di Isaac
<
si, ho una pizza in più, ti va? >
<
mi piacerebbe, ma mia madre ha organizzato un cena di famiglia >
<
okay, non fa niente > disse, lasciando trasparire la sua
tristezza. La sua
ultima speranza di non sentirsi solo, anche quella sera, era sparita.
<
tutto bene? > gli domando Isaac preoccupato, anche a distanza
riusciva a capirlo.
<
si, tutto come sempre > rispose, poi sentì la madre
di Isaac chiamarlo per
cenare,
<
ci vediamo domani a scuola, okay, ciao > disse staccando la
chiamata, prima
che il suo amico gli facesse altre domande per indagare.
Andò
nel salotto e accese la televisione, senza davvero seguirla, era
più che altro
per non sentire il silenzio della casa. Mentre faceva zapping, tra i
vari
canali, bussarono alla porta, si alzò per andare ad aprire
senza neanche
controllare dallo spioncino chi fosse.
<
ciao > lo salutò
<
ciao, non mi inviti ad entrare ? >
<
entra > disse spostandosi per farlo passare, chiuse la porta e
gli fece
segno di andare nel soggiorno < come mai qui? > gli
domandò
<
hai la mia macchina > gli ricordò Sutan mentre si
sedeva sul divano
<
vado a prendere le chiavi > si sposto nel corridoi per prendere
le chiavi
che erano su un tavolino accanto alla porta, per poi ritornare da Sutan
e
porgergliele
< grazie >
<
allora, hai visto Adam ? > gli chiese Tommy, l’altro
sorrise
<
ti ha anche detto che mi ha lasciato da solo a risolvere la cosa
> Sutan si
alzò dirigendosi di nuovo verso la porta principale
< ascoltami bel
principino, le discussioni in famiglia non fanno per Adam, ma non posso
essere
io a dirti il perché > gli spiegò Sutan
<
pensi che lui me lo dirà? > chiese, aspettandosi un
no come risposta
<
se l’ha detto a me, perché non dovrebbe dirlo al
piccoletto di cui è innamorato
>
Tommy
spalancò gli occhi, innamorato, Adam era innamorato di lui?
<
cosa ti fa pensare che sia innamorato di me?>
<
tutto > rispose come se fosse la cosa più ovvia del
mondo < e tu, sei
innamorato? > gli domandò.
Tommy voleva rispondere, dirgli che si, era
innamorato, ma qualcosa lo frenava.
Essere innamorato significava tanto e dirlo
ad alta voce lo innervosiva.
Vedendo
che non rispondeva, Sutan aprì la pota per andarsene, ma si
voltò verso di lui
un’ultima volta prima di farlo,
< Tommy, lo so che hai diciassette anni e hai
tutto il diritto di fare le tue esperienze, ma non con Adam, se non sei
sicuro
di quello che provi, lascialo stare >
<
Adam mi piace >
<
a me piace la cioccolata, ma non la bacio o mi arrabbio con lei
> disse
Sutan
<
Adam mi piace, mi fa sentire … bene, leggero e mi fa
arrabbiare, a volte non lo
capisco, ma lui riesce sempre a fare qualcosa per farmi ritornare
felice ed io
non posso far altro che desiderarlo sempre di più, credo che
non ne avrò mai
abbastanza e se questo significa essere innamorati, alloro io sono
innamorato
di Adam > Sutan non disse niente, si limitò a
sorridere, soddisfatto dalle
parole di Tommy, poi scese gli scalini del porticato ed
entrò nella sua
macchina.
Tommy
rientrò in casa e chiuse la porta, ritornando il soggiorno,
si ricordò di dover
scrivere la relazione su Romeo e Giulietta, così
salì in camera, prese carta e
penna ed iniziò a scrivere. Passo così il tempo,
fino all’arrivo del suo
ordine, dalla pizzeria.
Aprì
la porta e si ritrovo davanti Ashley, la ragazza per cui aveva avuto una
cotta
dal primo anno di liceo.
<
Tommy, non sapevo abitassi qui > disse la ragazza, piacevolmente
sorpresa
<
io non sapevo che tu lavorassi alla pizzeria >
<
ci lavoro da un po’ di tempo, tieni > gli disse
porgendogli le pizze, che
Tommy posò sul tavolino vicino all’ entrata per
poter pagare la ragazza,
dandogli anche la mancia < grazie > gli disse sorridendo
e Tommy pensò
che il suo sorriso era sempre bellissimo,
< ci vediamo a scuola > la
salutò, ma lei blocco la porta < senti -disse in
evidente imbarazzo- mi
stavo chiedendo se hai già qualcuno con cui andare al ballo
? > gli chiese spostandosi
un ciocca di capelli dietro l’orecchio. Tommy la
guardò sorpreso, non si
aspettava di ricevere un invito per il ballo, soprattutto
perché di solito
erano i ragazzi a chiederlo alle ragazze, ma la situazione non gli
dispiaceva.
Voleva accettare, ma sarebbe stato giusto farlo, Ashley era carina e
simpatica,
ma ormai la sua mente era completamente impegnata da altro, da
qualcun’altro.
< dimentica ciò che ho detto, non fa niente
> disse la ragazza, vedendo che
non rispondeva, si girò e ritornò verso la sua
moto.
Tommy la seguì e la fece voltare,
posando gentilmente una mano sulla sua spalla < sarebbe bello
andare al
ballo con te, se ti va? > le disse.
Ashley
sorrise, quei sorrisi che fanno capire anche a chi ti circonda la tua
felicità
e Tommy sorrise con lei, d’istinto.
La ragazza si avvicinò a lui e posandogli un
bacio sulla guancia, per poi risalire sulla sua moto e andarsene.
Mentre Tommy
rimase fermo dove era, confuso da ciò che lui
stesso aveva appena fatto e da ciò
che aveva provato per un semplice bacio sulla guancia. Dopo ben cinque
minuti, Tommy
ritornò in casa portando la sua pizza con se sul divano.
Mangiò guardando la
televisione, sperando di calmare i mille pensieri che gli affollavano
la mente.
Un volta finito di mangiare buttò il cartone della pizza e
salì in camera sua,
consapevole che anche quella sera non avrebbe dormito.
Si sentiva tanto come
quelle ragazzine dei telefilm adolescenziali. Si sentiva stupido e
confuso.
Perché l’amore lo confondeva.
Era sicuro di quello che provava per Adam, ma
adesso era arrivata Ashley. Aveva passato quattro anni a sperare che lei si accorgesse di lui e adesso
l’aveva
fatto. Il problema era che l’aveva fatto nel momento
sbagliato. Pensò a lei e
alla possibilità che gli si era appena presentata davanti,
ma il suo ultimo
pensiero prima di addormentarsi fu sempre rivolto ad Adam.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolino
di
Fay:
Chiedo
umilmente scusa per questo capitolo che è uno schifo totale,
non so dove ho
trovato il coraggio di aggiornare con questo "coso".
Meritate di
leggere qualcosa di decente, scusatemi perché ciò
che scrivo non lo è.
Grazie a chi continua a leggere la storia, nonostante sia
scritta
malissimo. Grazie
a chi lascia sempre una recensione.
Vorrei regalarvi un unicorno per ringraziarvi, tutti, chi
segue, chi
preferisce, chi recensisce e chi legge soltanto.
Grazie.