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Autore: marty_otto    23/03/2014    0 recensioni
“Si sentiva tradita. Nel profondo. E la cosa peggiore era che non sentiva male fisico, tutt’altro. Ed era il dolore che più temeva. Quello che non ti faceva dormire la notte. Quello che tutti, almeno una volta nella vita, hanno provato. Si stava sgretolando, poco a poco.. lentamente. Era un dolore insopportabile, ma lei poteva farcela. Se lo ripeteva continuamente. Ce l’aveva fatta in passato. Ce l’avrebbe fatta anche questa volta. Perciò girò pagina e cambiò capitolo. Il libro della sua vita stava per avere un altro capitolo, nuovo, emozionante, senza paura e senza dolore. O almeno così credeva.."
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Clare … svegliati, dai, è ora di alzarsi. >>

Avrei ammazzato il mio tutore solo per avermi svegliato di domenica mattina. Sarebbe stata una giornata di merda. Me lo sentivo. E, di solito, il mio sesto senso non sbagliava mai.
Socchiusi pian piano gli occhi, a pochi centimetri da me avevo il viso di Cam che mi fissava divertito. Mi girai dall’altra parte con un grugnito. Non volevo alzarmi. Non oggi. Non a quell’ora. Volevo dormire.. era l’unico modo per passare quella giornata già iniziata male - solamente a causa del significato che si portava appresso ormai da anni - . Non volevo vedere nessuno, parlare con nessuno, n’è tantomeno alzarmi. Avrei preferito una pugnalata allo stomaco a quel supplizio. Ma, ahimè, Cam non la pensava esattamente come me.

<< Eh dai Clare, se non ti lasci alle spalle questa storia adesso.. non ci riuscirai mai. Ormai sono passati tre anni, non credi che sia abbastanza per dimenticare? >>

No. Il tempo non c’entrava niente. Quella che doveva far i conti con l’inferno.. ero io; non certo Cam. Non poteva capire come mi sentissi…

<< Cam.. vattene. Per l’amor del cielo! Sono le otto e mezzo di domenica mattina! Di QUELLA domenica di QUEL giorno. Basta. Lasciami dormire. >>

<< I Nephilim non ne hanno bisogno. Lo sai che è solo..>>

<< Abitudine. Sì, lo so. Ma, si da il caso che a me questa “abitudine” piaccia. E me la tengo, che ti vada bene o no. >>

<< Come vuoi, anche se io volevo portarti a far colazione in un posto.. >>

<< Ahaha, alla mensa? Proprio un bel posto, nuovo soprattutto! No grazie. >>

<< No.. A Portsmouth. Ma.. se non ne hai voglia fa lo stesso. >>

Aveva detto.. avevo sentito bene? Portsmouth? No.. doveva essere un sogno, o un’allucinazione come minimo!
Mi girai di scatto per vedere meglio l’espressione che aveva in volto. Nessun’aria beffarda. Nessuna bugia. Stava dicendo sul serio. Voleva portarmi là, dove tutto aveva avuto inizio e.. anche dov’era finito. A quel pensiero si strinse la bocca dello stomaco.

<< Sto sognando. >> mi guardò, era divertito della mia espressione. Come dargli torto: il mattino presto non ero certo Miss. Universo.

<< Ci vuole poco per farti alzare eh, basta pronunciare quel nome e.. ZAC! Clarity è già pronta per la maratona! Dai, muoviti. Tra un po’ partiamo. >> così dicendo, Cam mi scoccò un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza. Beh, chiamarla “stanza” forse era un po’ esagerato. Diciamo che la mia “casa” era un semplice monolocale con una cucina, un divano, un televisore, un letto e un bagno. Non era di certo il massimo, ma alla Shoreline School le stanze degli studenti erano tutte così. L’unica cosa che la faceva sembrar bellissima e “piena”, era la costante presenza di Cam, il mio “tutore”. Che poi, non si comportava mai da tutore, ma mi andava benissimo così. Mi piaceva come mi faceva sentire, mi aiutava sempre, era gentile e anche divertente.. un po’ testa di cazzo ma.. quello tutti i ragazzi, no? Penso che per essere un Demone questo sia pressoché normale, se non necessario, addirittura. E poi aveva circa la mia età, quindi capiva benissimo certi miei.. “comportamenti”.
Feci una doccia veloce e mi preparai. Così, ancora con i capelli mezzi bagnati, uscii dal monolocale e mi diressi da Cam. Si trovava nel giardino, dove c’era anche la mensa. Si era seduto al solito tavolo, con la stessa noiosa compagnia. Salutai tutti: Sean, Leonard, Francesca e Steven. Non mi dispiaceva la loro compagnia, ma a volte sapevano esser veramente noiosi e insopportabili, facendo eccezione forse di Leonard, l’unico ad avere un po’ di senso dell’umorismo dopo Cam. I loro discorsi andavano dai “compiti in classe” alle “lezioni che dovevano preparare” alla fine della giornata. Il punto è che non dovevano preparare nulla poiché erano ormai anni che appioppavano gli stessi compiti in classe a tutte le classi di tutta la scuola.

Rimasi in piedi, quasi fossi in prestito. Perché Cam non si alzava? Non aveva detto che voleva portarmi a Portsmouth? Dopo tutto era anche il mio compleanno. Dovevo sembrare abbastanza impaziente ai loro occhi, visto che continuavo a spostare il peso da una gamba all’altra.

<< Clare, mi ha detto Cam che oggi sareste andati finalmente fuori! È fantastico! >> Francesca, come sempre, era calma e la sua voce sembrava interamente fatta di velluto.  Esitai a risponderle, come se avessi paura di urlare per esprimere tutta la mia gioia.

<< Sì.. beh.. >> non feci in tempo a completare la frase che Cam mi zittì con un gesto della mano, e parlò lui.

<< Sì, Francesca. Ho deciso di farla uscire, ormai i suoi poteri si sono stabilizzati e li usa alla perfezione, non credi? E poi.. è eccezionale nel volo. >> arrossii.. troppi complimenti in un’unica frase. E quella frase era uscita dalla bocca di Cam..

<< A me l’attenzione! >> d’un tratto i nostri discorsi furono interrotti da Leonard..

<< Quindi, voi due.. ANDRETE NEL MONDO UMANO INSIEME? >> non credevo gli interessasse il mondo da cui provenivo e in cui ero cresciuta.. ma l’aveva detto con tale serietà che mi incuriosii.

<< Sì, Leonard. Insieme.. sai, lui è il mio tutore. >> e così dicendo indicai Cam, che mi fece spallucce.

<< E perché non me lo avete detto prima? >> disse Leonard, con aria di sfida.

<< Non credo che a un Angelo come te possa interessare il mondo degli umani. Per questo non ti ho avvertito Leonard. >> Cam sembrava scocciato, notai anche una punta di gelosia nei suoi occhi verde smeraldo. Così, incrociò il mio sguardo e mi fece l’occhiolino.. gli sorrisi, e mi rivolsi a Leonard.

<< Leonard, mi dispiace.. ma fino a questa mattina non sapevo nulla, te lo posso garantire.. >>

<< Lo so, mia dolce Clare.. ma se Cam facesse meno lo stronzo, saremmo tutti più felici. >> si alzò dalla sedia e si diresse da me con fare ammiccante. E, quando mi fu di fronte, mi diede un colpetto sulla testa.

<< Leon, è meglio se ti togli. >> Cam, ora, era furioso. Però continuavo a non capire quell’astio che si era formato tutto d’un tratto tra i due.. per quel ne sapevo, fino a ieri, erano due buoni amici.

<< Suvvia Cam, è così carina quando non capisc- >> SBAM! Gli arrivò un pugno dritto sul naso. Da parte di Cam, ovviamente.

<< Hey! Ragazzi, ora basta! >> Francesca, seppur la sua voce sembrasse arrabbiata e agitata, il suo corpo – al contrario – sembrava tranquillo e rilassato, infatti si mosse velocemente e con la grazia di una ballerina per staccare i due che, nel giro di pochi secondi, avevano iniziato una lotta alquanto brutale.

<< Clarity! Non fidarti! >> sentii le parole di Leonard, ormai lontane, Cam mi aveva già presa per un braccio e portata via correndo. Come se avesse avuto fretta. Poi le vidi. Nere, lucenti, screziate d’oro. Per quanto le avessi viste in passato, le ali di Cam mi facevano sempre lo stesso effetto. Erano stupende, sublimi. Le adoravo. La sua apertura alare arrivava fino agli 8 metri di lunghezza, e potevano occupare un’intera stanza. Erano forti, possenti.. insomma perfette. In confronto, le mie, sembravano ali di piccione.

Poi successe qualcosa che non mi aspettavo, Cam si girò di scatto verso di me, sorridendo, e mi prese in braccio. E.. spiccò il volo. Semplicemente. Sentii una folata di vento sferzarmi il viso, poi il tipico vuoto allo stomaco. Subito dopo, però, mi sentii leggera e rilassata. Era bello volare con Cam, le prime volte di volo le avevo fatte con lui. Mi vergognavo delle mie ali, e non me le aveva viste nessuno a parte lui. Anche se tutti erano curiosi di vedere come fossero le ali di un Nephilim, solo perché era l’unica della loro “specie” a possederle. A me non piacevano, ma Cam le adorava. E.. quando le spiegavo, c’era qualcosa nei suoi occhi.. come un lampo di consapevolezza e ricordi.. tanti ricordi. Una volta glielo chiesi perché tutte le volte si incantava a fissarle, ma non rispondeva mai, anzi.. cambiava subito discorso. In effetti non amavo volare perché mi piacessero le mie ali, ma perché mi recava una felicità indescrivibile.. ma, soprattutto, mi sentivo libera.. me stessa.

<< Ora non ci vede più nessuno. >> mi disse sorridendo. Gli brillavano gli occhi, si vedeva che non stava nella pelle. Così, lasciò la presa dal mio corpo e mi lasciò volteggiare in aria. Guardai in basso per esser sicura che non ci fosse nessuno, per l’appunto, eravamo a 10.000 metri d’altezza. Spiegai le ali. Nel farlo, sentii come se uno stormo intero avesse preso il volo. E Cam, era sempre lì, come al solito, a guardarle aprirsi. Sentii nuovi muscoli che si allungavano dal centro delle scapole fin sopra la mia testa. Potevo sentire il vento che le cullava, e mi sentii subito più leggera. Mi scappò una risata, chi volevo prendere in giro? Adoravo esser l’unica Nephilim sulla Terra ad avere un paio d’ali. Non erano certo come quelle di Cam, anzi, le mie erano bianche candide, come nuvole. E quando le accarezzavo erano morbide come seta. Ma erano pur sempre ali, e amavo volare.

<< Dai, ci vorranno 5 ore minimo per arrivare a Portsmouth, e arriveremo per l’ora di cena. >>  Cam mi fece l’occhiolino e dopo di che ci mettemmo in volo. Per quasi tutto il viaggio parlammo di com’era bello cambiare aria, era la prima uscita che facevamo insieme nel mondo umano. Tutti e due lo conoscevamo già, ma il fatto di non aver nessun professore a tenerci d’occhio ci faceva sentire come se fosse stata la prima. Mi sentivo agitata più che mai, chissà com’era cambiata Portsmouth dopo il mio trasferimento. Tre anni.. tre maledettissimi anni senza.. no, non ci dovevo pensare. Troppo tardi, i miei pensieri volarono come stavo volando io.. però nel passato, nei ricordi.. il mio cuore perse un battito, e con lui anche le ali.

“<>.

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<>.

Lui la guardò negli occhi. Vedeva, riflessa nei suoi occhi, quell’anima fragile che si stava sgretolando pezzo dopo pezzo. La vedeva, riusciva persino a sentirla urlare. Semplicemente la conosceva troppo bene, e sapeva che quell’espressione, quel suo
modo di fare, quella postura.. persino quel movimento fluido che faceva con le mani per spostarsi i capelli quando era nervosa, significava che non stava bene. Tutt’altro. Lui la conosceva, ma era orgoglioso. Forse troppo. E sapere che, lì davanti a lui, quella ragazza, che fino all’altro ieri credeva.. no, non si aspettava nulla, lui non aveva mai mosso un dito per lei. Erano sempre sole parole, sempre. Mai un fatto. Che gli piaceva questo già lo sapeva, e se ne era sempre approfittato. Aveva approfittato di quella piccola e fragile ragazzina che, in due mesi, era calata di quindici chili. E non sapeva neanche come ci fosse riuscita. La vedeva, occhi gonfi rossi, graffi sui polsi.. non sapeva più cosa fare. Aveva capito che non stava passando un bel periodo.. ma non credeva fino a questo punto. Aveva lividi, li aveva visti, spiandola quando si spogliava.. ma non perché fosse un maniaco, ma per vedere come stesse davvero. Quel giorno ci rimase talmente male che non la chiamò per giorni, per paura di farle ancora del male. E lei, come al solito, aveva pensato che fosse colpa sua, per i suoi atteggiamenti, per il suo.. tutto.”


La scena si ripeté davanti ai miei occhi. La stavo rivivendo, un’altra volta. Non bastavano gli incubi che facevo ogni notte, quasi. No, ora dovevo anche avere dei cazzo di flashback. Ma non mi fermai, continuai a volare, accelerai per sentire il vento freddo, per sentire l’adrenalina che mi scorreva in corpo, per sentire le mie ali che battevano forte.. come se non ci fosse un domani. E superai Cam. Quasi non se ne accorse, avevo superato di gran lunga la sua velocità media, e quasi non si prese un colpo. O almeno credo. Forse avrei dovuto avvisarlo.. ma il mio cuore era talmente in subbuglio che i miei pensieri non mi davano pace, l’immagine di quel ragazzo, di cui mi ero perdutamente innamorata anni fa, mi assaliva di continuo. Rivedevo tutti i suoi sorrisi, i suoi splendidi occhi scuri, così profondi … e potevo sentire di nuovo la sua voce.. così profonda, ma allo stesso tempo bambinesca e giocherellona. Com’era lui. Com’era sempre stato. Perché lui era fatto così. E nessuno, ma proprio nessuno, gli ha mai portato via quella risata che faceva sorridere sempre anche me. E mi rivedevo in quei ricordi, così ingenua e così.. giovane. Benché avessi smesso di crescere tre anni fa, qualcosa in me era cambiato. Ed ora, che mi rivedevo, sembravo così piccola e immatura, quasi non mi riconoscevo. A quei tempi pensavo di essere una normale ragazza di 18 anni, con normali problemi adolescenziali e tanto amore (forse) non corrisposto. Invece ora ero lì, con le mie ali, i miei poteri di Nephilim, e tanti nuovi amici che mi avevano aiutato sin dall’inizio.

Il mio cuore era in subbuglio, cuore e ragione non andavano d’accordo. Il cuore mi diceva di volare da Lui, per vedere com’era diventato, o se semplicemente si ricordasse ancora di me, invece, la parte razionale di me, mi urlava continuamente che se fossi corsa da Lui avrei fatto un grosso sbaglio, Henry non mi voleva. Non mi aveva mai voluta. E non credevo che dopo tre anni potesse aver cambiato idea. Ma d’altro canto, la mia parte razionale non veniva mai ascoltata, così volai di gran fretta verso casa sua. Sapevo ancora a memoria la strada per arrivarci, seppur fosse la prima volta che la facevo volando. Ormai avevo perso di vista Cam, ma pensai che, forse, mi avrebbe capita. E sicuramente mi voleva lasciare un po’ di spazio.

Quando arrivai a casa di Henry era ormai notte fonda. Aveva la tapparella alzata, e il telescopio era al suo solito posto. Niente era cambiato.. tranne lui. Dormiva. Ma non sembrava sereno. Sembrava.. triste. Continuava a muoversi nel letto, non si dava
tregua. Mi venne un nodo alla gola. Sembrava così fragile. Per un attimo ebbi l’impulso di entrare in camera sua, così.. senza crear patine per schermarmi o per nascondere le ali. Niente di niente. Le centinaia di lezioni sulla “Prevenzione Angelica” di Francesca non erano servite a nulla. O almeno.. non erano servite perché solamente vedendo la sua figura il mio cervello era caput, andato. Cercai di tener a freno la mia impulsività, e di riflettere e concentrarmi per creare una patina adeguata. Così, ritrassi le ali ed iniziai a schermarmi. Entrai senza troppi problemi, usai qualche trucco per aprire la finestra dall’interno, scavalcai ed entrai. Seppur fosse buio pesto, la mia vista non ebbe alcun problema ad individuare i vari dettagli: due poster, un computer portatile, una scrivania, una tv, una libreria, due comodini, un quadro, ed una foto.. eravamo noi. Mi avvicinai per vederla meglio, ma sapevo già chi fossero i soggetti. Eravamo noi due. Era una serie di 4 fototessere, fatte 3 anni fa, in una giornata di sole.. seppur fosse gennaio inoltrato, quel giorno ci fu un picco di 20°. E, quello stesso giorno, uscimmo insieme, andammo in una cabina e facemmo quelle fototessere. Voleva pagarle lui ma mi rifiutai, mi aveva già offerto il gelato. Così, misi i 5 euro nella buchetta ed entrammo. Sorrisi quando rividi le espressioni che avevamo fatto per l’occasione, in una sorridevamo, nell’altra gli facevo “cioppicioppi” con le guance, in un’altra ancora facevamo le linguacce, e nell’ultima.. mi baciava. Arrossii all’istante e mi sentii subito imbarazzata al ricordo di quel dolce e fugace bacio. Fu inaspettato, perché un attimo prima mi disse di fare una faccia seria, e un attimo dopo, prima che scattasse la foto, mi prese il viso e mi baciò. Semplicemente. Non era una dichiarazione d’amore, e neanche una richiesta di diventar sua. Era semplicemente un atto di affetto, nel quale erano racchiusi anni e anni di sentimenti non dichiarati. U un giorno stupendo. L’ultimo che passai con lui. Da quel giorno cambiò tutto.

Cambiò la mia vita. 







 















Angolo autrice:
Ciao ragazzi! Questo è il secondo capitolo, spero vi piaccia :) 
Non so quando aggiornerò perchè sono piena d'impegni.. ma spero comunque che continuerete a leggere questa fic :) 
Non ho nulla da dire sul capitolo che vi ho proposto, perchè penso che sia già tutto scritto, come avete potuto leggere Clarity ha un passato molto travagliato.. e si scoprirà man mano che scriverò la storia, attraverso flashback. Spero che questa idea vi piaccia perchè personalmente credo dia più tono e personalità alla storia e al carattere di Clarity. 
Dopo questo vi lascio :) ringrazio bradlifer che ha recensito questa fic :) ti ringrazio veramente, e ringrazio in anticipo anche chi leggerà, seguirà e recensirà la mia storia c: 
Adiòs ;)
  
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