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Autore: Il cavallo di Brian    26/03/2014    0 recensioni
Gerard è un diciassettenne che deve affrontare i classici problemi di un adolescente che si trova davanti mille occasioni, ma che a volte non riesce a cogliere l'attimo e pensa troppo alle conseguenze. Però non è solo: al suo fianco ci sono i suoi migliori amici Jared e Alex, anche loro avviliti come Gerard in cerca di risposte.
[Dal primo capitolo]
Tutti e tre erano attanagliati da dubbi, problemi, ripensamenti e il nervosismo li uccideva dentro, costringendoli a sfoggiare sorrisi smaglianti quando in realtà si sentivano morire dentro e preferivano di gran lunga indossare questa maschera, piuttosto che piangersi addosso davanti ai loro amici, che tanto non avrebbero capito e si sarebbero limitati a rifilargli qualche frase fatta inconcludente che tanto non si adatta mai alla vita vera, alla vita di un diciassettenne !
Frerard, ma nella storia si intrecciano anche altri personaggi; spero le darete un'occhiata!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Non so quanto andrà avanti questa storia perchè in effetti non le ho ancora trovato un finale e la scuola mi impegna un sacco.
Dannato liceo classico *agita il pugno*.
Comunque il settimo capitolo eccolo. Era stato incominciato a Novembre, che vergogna, ma ora giuro che la smetto di rendermi ancora più ridicola. Leggete e recensite altrimenti morirò. Lol joking, apprezzo anche chi dàmagari uno sguardo e basta c:.
Lasciamo perdere da dove ho preso il titolo, va!
RAGE & LOVE, Gaia

7. And if you carry on this way things are better if I stay


“Quanto è brutto essere me”. Pensò Gerard davanti al grande specchio del bagno, dove passava lunghi minuti delle sue giornate. “Come può un solo ragazzo così insignificante riuscire ad attirare su di sé una sfiga così grande?!”
Teneva le mani piccole e pallide sul viso rotondo, i polpastrelli premuti fortemente sugli zigomi appena distinguibili e gli occhi verdi e tristi fissavano quel ragazzo “sbagliato”, come si definiva lui, che gli stava davanti e lo fissava con l’espressione afflitta. Tolse le mani dal viso e le lasciò cadere molli lungo i fianchi, i palmi rivolti verso l’alto e le vene che incominciavano a gonfiarsi sulle sue braccia e le ricoprivano come una brutta malattia. Guardava il suo corpo nascosto dentro una t-shirt di due taglie più grande dei My Chemical Romance e i pantaloni stretti e neri che nascondevano i fianchi rotondi. Fissava le sue mani e il suo polso sinistro, disseminato di cicatrici; strizzò gli occhi e uscì dal bagno, in quel momento avrebbe voluto cancellare quel ricordo.

-Ti rendi conto?! Sono stato solo un coglione! Lo sapevo io.. Rimarrò solo per il resto della mia odiosa vita! C’è lei mi ha piantato, mi ha piantato. Ho frainteso tutto! Come sempre. E ora non mi parlerà mai più, l’ho persa per sempre. Questo è poco, ma sicuro. E ora come farò ?!-. La voce di Jared passava da un tono arrabbiato ad uno afflitto facendogliela anche tremare a volte. Si era dichiarato a Cameron e lei invece lo aveva respinto in tronco, spiegando che non era assolutamente sua intenzione sedurlo o altro e che era mortificata per quest’incomprensione. A Jared, in compenso, si era spezzato il cuore nel petto. Credeva fosse una ragazza perfetta, perfetta per lui, gli aveva dichiarato il suo amore, ma non era stato necessario. Ora Gerard lo guardava tirarsi i capelli, piegarsi, tirare calci e sfogarsi con qualunque cosa a causa della furia e della disperazione che sentiva inondare il suo cuore duro e infrangibile. Iniziarono anche a formarsi delle piccole lacrime ai lati dei suoi grandi occhioni azzurri e accese lo stereo, per distrarsi, forse. Gerard lo osservava con una forte stretta al cuore sia nel vedere il suo migliore amico impazzire, sia per la canzone che aveva iniziato a diffondersi piano piano nella camera di Jared: Alibi, una delle canzoni preferite del biondo. Una canzone che quando l’ascoltava incominciava a piangere a dirotto perché parlava di lui…
Cameron lo aveva lasciato, non aveva alcun rimorso, ma aveva perso un’amica che riteneva importante in un certo senso e ora doveva andare aventi. Gerard ammirava quel coraggio e quella voglia; Gerard in primis pronunciava il motto “Carry On”, ma poi quando si doveva arrivare ai fatti non riusciva mai ad andare avanti, rimaneva ancorato e bloccato, perché era solo un debole, in balia degli eventi.
Pensò inevitabilmente a Frank, e a quel gioco pericoloso a cui stava partecipando… Gerard era diventato il suo piccolo.. Sfogo, ecco!
Una o due volte a settimana il piccoletto lo cercava, gli diceva due belle paroline, lo faceva sciogliere, ma il giorno dopo era come se non fosse successo niente.
Quanto sarebbe durata questa situazione ?!
Gerard diceva di essere stanco, che voleva spiegazioni di Frank, che si sentiva confuso e non sapeva se stava ragionando con il cazzo o con la testa. Una cosa era certa.
Ragionava fin troppo spesso col suo pisello, soprattutto quando si parlava di Frank!

Il cellulare di Gerard sopra il piccolo comodino vibrò rumorosamente tra i cd, il grande libro di Tom Jones che avrebbe dovuto leggere prima dell’inizio della scuola e le cuffiette, rigorosamente nere. Aprì il messaggio e sul suo viso si definì un’espressione felice ed eccitata, ma allo stesso tempo rassegnata: era Frank. -Ci vediamo stasera?-.
Solito messaggio, solita storia, solita scena.
-Certo, non vedo l’ora!- digitò dopo aver cancellato, riscritto, cancellato e riscritto per la quarta volta. In fondo erano solo cinque semplici parole, non doveva volerci tanto per scriverle, ma Gerard prima di decidere cosa rispondere si era divertito a riempire una pagina di insulti tipo “troia” ed inviti ad andare a fanculo. “Davvero maturo” pensò tra sé mentre si rotolava sopra al cuscino rantolando.
Praticamente ora viveva le giornate solo aspettando ansiosamente la sera; la mattina era diventata una cosa che doveva subire solo perché era obbligato. E la routine era sempre quella: vedersi, farsi ripetere quanto piacesse a Frank (che poi questo era tutto da vedere), una bella limonata una sega o qualche pompino e fine.
Gerard ma che cazzo ne stai facendo della tua vita ?!


-Gerard, la smetti di farti foto con gli altri ragazzi?! Son geloso!-
WHAT-? Unica risposta sensata che piombò nella mente del moro.
-Frank ma che stai dicendo?-
-Sì, razza di un gay stai sempre con Mike, Trè, Jared.. e Billie. Non lo sopporto. Billie ti scoperebbe. E te pensi la stessa cosa di lui, lo so!-.
Gerard spalancò gli occhi.
-Frank, cosa-hai-fumato? Stai bene? E sai che Billie non mi piace..in quel senso.- fece una pausa forse fin troppo lunga.
-Vi siete mai baciati?-
Trattenne il respiro.
Doveva dirglielo? Era la cosa giusta? Una parte di lui voleva essere sincero perché sperava nel ricominciare da capo senza inganni, ma allo stesso tempo temeva una ripicca o che Frank distruggesse nel giro di un nanosecondo il futuro che Gerard stava costruendo meticolosamente giorno per giorno.
Mentre si stava torturando un labbro pensando alla cosa giusta da dire, il nanetto lo spiazzò con una nuova domanda:
-Gerard io voglio farlo con te.-
Quasi non svenne.
-Cioè, davvero. Non so te, ma io mi sento pronto con te e per te.-
Trasalì.
Cambiò diverse colorazioni che attraversarono il suo viso come un arcobaleno: passò dal bianco pallido, al giallo, all’arancio, al rosso, che poi si attenuò in un rosa alla Peppa Pig. Stavolta non sapeva davvero cosa dire: era rimasto veramente senza parole, sentiva solo quell’immenso ed importante “sì” che gli era rimasto intrappolato al centro della gola e ora lo stava facendo deglutire faticosamente.
-F-Frank.- prese fiato: era una risposta importante.
-A-anche io mi sento pronto.- rabbrividì.
-Per te.-
Gli occhi nocciola di Frank si scagliarono rapidi sul suo viso arrossato e un sorriso a trentacinque denti si spalancò sulle sue labbra perfette.
Gerard non sapeva cosa dire.
Ora pesava solo alle sedicenni in calore che immaginano la loro prima volta con il ragazzo che reputano l’amore della loro vita e programmano ogni singolo dettaglio di quel momento, come se potessero fare magie e predire il futuro come credeva qualche sciocco filosofo confinato nel suo secolo.
Ogni giorno si rassegnava alla sua omosessualità visto che lui stesso ammetteva quanto non fosse normale immedesimarsi nelle ragazze, in questi casi.
Forse Frank era davvero felice dopo quella risposta; si girò, e gli stampò un bacio meraviglioso e sognante sulle labbra tremanti.
“Ti amo” mimò con le labbra il moro mentre il suo piccoletto lo abbracciava stretto con la testa sul suo petto.
-Sì, ma quando ? Dove?-  esordì scostandosi e a Gerard cominciò a battere il cuore forte.
Era necessario stabilire delle coordinate? Perché non creare un evento su Facebook direttamente ?!
-Non lo so.- sputò malinconico. Perché Frank doveva pianificare tutto? L’amore è una cosa spontanea non viene decisa a tavolino.
-Ci penso io mio bel finocchio.- ammicò il nano. –Sabato sera andiamo da me.-
Sabato. Meno di una settimana e già sentiva un’ansia infernale, gli ormoni a palla e il sangue che si concentrava dentro le mutande.
  
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