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Autore: young_blood    30/03/2014    1 recensioni
- Ci dica che possiamo tornare indietro- disse Paper, seria.
- Vi dico solo che potete andare avanti.-
La vecchia signora scomparve e la casa si scompose come un fiore fatto della stessa sostanza di un castello di carte.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Give me a reason why

 
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No kiss, no gentle word could wake me from this slumber
Until I realize that it was you who held me under
No more dreaming of the dead as if death itself was undone
No more calling like a crow for a boy, for a body in the garden
No more dreaming like a girl so in love with the wrong world”.
{Blinding, Florence & the Machine}

 
<< Allora… ciao. >> disse Erin a Noah, dondolandosi sui talloni.
<< Ciao. >> replicò l’altro, indifferente.
Paper gli strinse la mano, insicura. La stretta di Noah fu molto debole. Nei suoi occhi non riuscì a vedere nient’altro che un’enorme freddezza. Sembrava che stesse vagando da anni da solo in un campo pieno di neve. C’era qualcosa, non sapeva esattamente cosa, ma la portava a fermare ogni suo pensiero, gesto, parola, di fronte a lui per paura di sbagliare e di farlo allontanare. Quando le lasciò la mano, sentì un nodo formarsi alla bocca dello stomaco. Era come se, in qualche modo, Noah le ricordasse qualcuno. Più lo guardava, più sentiva di essere collegata a lui per qualche motivo. Tutto questo era inspiegabile, dato che non lo conosceva davvero. Eppure, l’idea di lasciarlo le provocava uno strano senso di disagio e di errore. Guardò i suoi occhi, mentre lui ordinava alla guardia di aprire il cancello. Erano completamente vuoti e distaccati. Sembrava che stesse provando un’emozione forzata. Per un attimo pensò di abbracciarlo, ma l’urlo improvviso di Erin la distrasse.
<< Paper! Corri! È quel farabutto di Dan! >> strillò, indicando un ragazzo poco lontano da loro.
<< Cosa?! Scusa, Noah! >>
Si lanciarono entrambe al seguito del ragazzo con gli occhi chiari. La risata malevola di Dan fluiva per le strade, mentre si teneva la spada al fianco con la mano destra. Erin era più che determinata ad acciuffarlo ed a fargliela pagare per tutto quello che aveva fatto loro.
E c’è qualcosa che rimescola le carte in gioco.
Era sempre stata più veloce di Paper, per questo motivo non si stupì di vederla fermarsi ansimante, dietro di lei, con le mani sulle ginocchia. Lei continuò a correre, cercando di essere più rapida di Dan e più flessibile nei riflessi, scansando le persone che le intralciavano la strada.
E questo verde così brillante non l’hai mai incontrato da nessuna parte.
E tu l’hai cercato, l’hai cercato tanto.
Ma tua madre ha gli occhi castani.
Ma tuo padre ha gli occhi neri.
Sfiorò un vaso d’argilla, facendo lo slalom fra le bancarelle. Voleva gridargli di fermarsi, di smettere di fare il vigliacco e di tornare indietro con lei per pagare tutto, tutto. Cos’era quella rabbia che occupava il fegato? Cos’era tutta quella voglia di fargli del male che sentiva dentro? Forse era perché era tutta colpa sua. Sì, di sicuro. Allora, perché suonava tanto come una scusa?
Lo sguardo di Paper, così strano e triste, non l’aveva mai visto.
Aveva guardato Noah, pensando come si dovesse sentire lei,
ma solo quella mattina, l’aveva capito veramente.
Aveva intravisto, invisibile, quel sottile filo che legava anche lei.
Due linee di pensiero, nella sua testa, mentre correva veloce e vedeva di nuovo la cima del castello svettare oltre case. La prima era che non poteva tradire la sua migliore amica, la seconda era che anche lei aveva il diritto di essere felice. Rallentò, senza sapere perché. Ricordò un disegno, uno strano, che aveva fatto quando aveva cinque anni. Un’aquila gialla, con sotto una scritta nera in grassetto che non si ricordava, perché l’aveva sognata e basta. Perse la cognizione del tempo per un attimo, mentre capiva che in realtà, era solo a metà del percorso che avevano compiuto la sera prima per arrivare al castello. Aveva corso a rallentatore, come quando nei film passano sequenze lunghissime che in realtà durano poco più di un secondo.
Ti stai innamorando di lui?
Si fermò di botto. Dan era ormai lontano dal suo raggio visivo. Sentì gli occhi bruciare. Si morse il labbro inferiore con violenza, cercando di trattenere le lacrime. Quello che più odiava, era non capire perché si sentiva così triste.  
 
<< Non vuoi andartene. >>
<< Eh? >>
<< Non vuoi lasciarlo. Vuoi aiutarlo. >>
<< Come hai fatto a…? >>
<< Avanti Paper, te lo si legge negli occhi. Tu hai l’animo della crocerossina, vuoi sempre fare del bene. Potresti essere una santa. >>
<< Ma non lo sono. Domani torniamo a casa. >>
<< Va bene. Come vuoi tu. >>
 
Forse era lei che non voleva andarsene.
<< Erin! Ehi! Erin! >> la chiamò la voce di Paper, raggiungendola. << Stai bene? >> chiese, preoccupata. << Erin. >>
<< Dammi una ragione. >>
<< Cosa? >>
<< Dammi una ragione. >> ripeté, voltandosi verso di lei. << Dammi una ragione per restare. >>
<< Perché? >> chiese Paper, confusa. << Sei sicura di sentirti bene? Dan ti ha fatto qualcosa? >>
<< Dammi una ragione per restare qui! >> sbottò. << Io devo restare qui, ma non so perché! Dammi una ragione. Ti supplico. Voglio restare. >>
Paper rimase per un attimo a guardare i suoi occhi, lucidi. Le mise una mano sulla spalla e sospirò, rivolgendole un sorriso dolce.
<< Non ti sembra che questa sia già una ragione per rimanere? >>
La spiazzò. Era tutto così semplice, adesso. Fu lì che sentì un vuoto che la trascinava come un buco nero. Strinse la maglia all’altezza della pancia.
<< Devo confessarti una cosa. >>
<< Va bene. >> disse Paper, sorpresa, togliendo la mano dalla sua spalla. << Dimmi. >>
<< Forse mi sto innamorando di Noah. >>
Paper fece un sorriso strano, a metà fra la rabbia e lo sbigottimento.
<< Hai detto che non è il tuo tipo. >>
<< Lo so, ma quegli occhi… Hanno un colore che non ho mai visto, così simile al mio. Forse siamo predestinati, non lo so. >>
Paper annuì.
<< Forse è così. >>
<< Dimmi che non ti stai innamorando di lui anche tu. >>
Lo sguardo di Paper, così duro e freddo, non l’aveva mai visto. Quel mondo le stava cambiando ed Erin ebbe paura, per la prima volta, che non avrebbe più riconosciuta se stessa allo specchio e neanche Paper.
<< Certo che no, Erin. >> rispose, sorridendo. << Lo conosco da appena un giorno. Esattamente come te. >> disse, calcando l’ultima frase.
<< Non sei mai stata brava a dire le bugie, amica. >>
<< Vuoi che ti dica che mi piace? Be’, è così! Per una volta, mi piace un ragazzo e allora? L’unico problema è che piace anche a te! Cosa dovrei dirti? Lasciamelo? Lasciami qualcosa, per una volta? >>
<< Per una volta? Non ti ho mai rubato niente! >>
<< Non è vero e lo sai anche tu! >>
<< Ci conosciamo da dieci anni e non abbiamo mai discusso per un argomento così futile! >>
<< Perché io ti ho sempre lasciata vincere! Ti ricordi di Léon, in terza media? Mi piaceva da un anno! Un anno! E poi sei arrivata tu e te lo sei portato via senza tanti complimenti! >>
<< Non me l’hai mai detto! >>
<< Perché non potevo! >>
<< Avresti dovuto, invece! Non mi sarei mai messa insieme a lui, se avessi saputo che ti avrei fatto del male! Solo ieri sera ho deciso di andare via, solo perché a te avrebbe fatto male rimanere! >>
<< Be’, non ti servirà questo sacrificio, perché io me ne vado lo stesso. >> sentenziò, incrociando le braccia. << Tu resta pure qui, vedrai che Noah si innamorerà di te. Lo fanno tutti, prima o poi. >>
<< Adesso ho capito, sì. Tu sei solo invidiosa! >> esclamò Erin, puntandole un dito contro. << Sei gelosa di tutto quello che ho avuto! >>
<< Certo, perché fai di tutto per mettermi in ombra! Ogni maledettissima volta! >> urlò, scandendo le ultime parole. << Prenditi anche Noah, prenditi tutto, prenditi anche la mia vita, tanto non mi hai lasciato nient’altro. >> disse, ansimando. << Credo che non ci sia altro da dire. >>
Erin annuì.
<< Bene. >>
Paper tornò sui suoi passi, passandosi una mano nei capelli, stanca. Era da anni che non litigava così pesantemente con Erin, da quando l’aveva fatta cadere con la faccia sulla torta alla panna del suo sedicesimo compleanno. Erano migliori amiche dall’età di dieci anni e lei era sempre stata quella tranquilla, fra le due, mentre Erin era energica e piena di idee nuove ogni giorno. Per una volta, una sola, che si era interessata ad un ragazzo, lei aveva dovuto intromettersi! La faceva imbufalire.
Arrivò di fronte al cancello, mentre il tempo stava cambiando e portava il vento e le nubi. Noah stava parlando con una guardia, quando la notò. Congedò l’uomo e le andò incontro.
<< Allora? >> chiese.
<< Ho litigato con Erin. >> rispose. Noah alzò un sopracciglio, come a dire che non gli interessava granché quella notizia.
<< Avete trovato Dan? >>
<< No. Puoi far aprire il cancello? Voglio tornare a casa. Ho già avuto troppi problemi, qui. >>
<< Sì. Chase! Apri il cancello! >>
<< Subito, signore! >> urlò il poliziotto, di rimando.
<< Scusami ancora. Ti abbiamo scombussolato tutti i piani. >>
<< Non importa. >> replicò, con il suo solito tono seccato e sbrigativo. Sembrava che volesse cacciarla via a tutti i costi. << Erin? >>
<< Non lo so e non mi interessa. Addio. >>
Paper prese la borsa da terra e fece per avviarsi verso il cancello, ma una stretta la bloccò per un braccio. Si ritrovò faccia a faccia con Noah.
<< Non dirmi addio. >> disse. Tutte le certezze di Paper su di lui vacillarono all’istante. << Non si dice mai addio. >>
La ragazza deglutì.
<< Va bene. >>
Dammi una ragione per restare.
Noah la lasciò, indicandole il cancello con un gesto della mano.
<< Allora, arrivederci. >> disse Paper.
<< Arrivederci. >>
Si voltò di nuovo, pensando a quanto stava perdendo, quando il giorno prima era solamente a due passi dall’avere tutto. Aveva perso Erin a causa di un ragazzo ed aveva perso Noah. Il ricordo della notte prima le esplose nella testa come un fuoco d’artificio. Noah le era sembrato così solo ed allo stesso tempo, così strano rispetto a quell’atteggiamento che soleva usare con lei. Non poteva pensare di non poter più rivedere i suoi occhi verdi. Non poteva credere di averlo lasciato andare.
Sentì una voce che la chiamava e si girò, sorpresa come non mai.
<< Straniera! Ehi, straniera! >>
<< Dan?! >>
<< Cosa? >> chiese Noah, guardando nella direzione del ragazzo. << Lui è il ladro? >>
<< Ladro? Neanche per sogno! Credo che tu abbia una cosa che mi appartiene, straniera. >>
<< Come, scusa? >> chiese, confusa.
<< Guarda nelle tasche. >>
Paper frugò nelle tasche e non trovò nulla, ma Noah si abbassò e poi si alzò, porgendole qualcosa appena preso da terra.
<< Un… Una moneta d’oro? >>
<< Non è una semplice moneta d’ora, sciocca! Bisogna sempre spiegare tutto, a voi de L’Altro Mondo. >> borbottò. << Vale un sacco di soldi. Ora dammela, senza fare storie. >>
<< No. >> disse, decisa. Chiuse la mano per proteggerla. Gli occhi grigi di Dan si voltarono in malvagi.
<< Significa che facciamo a modo mio. >>
<< Cosa? >>
Dan si slanciò velocemente verso di lei e Paper si voltò, stringendo le mani chiuse al petto. Sentì delle urla infantili e poi un rumore di spade, seguito da un gemito di Dan. Non si era nemmeno accorta di avere chiuso gli occhi stringendo fortissimo le palpebre. Si girò e non credette ai suoi occhi.
<< Guardie, arrestatelo. >> ordinò Noah, facendo scivolare la punta insanguinata della spada verso il suolo. Una donna poco dietro le guardie stava coprendo gli occhi ad una bambina. Paper si portò le mani alla bocca. Non volle guardare. Noah l’aveva quasi ucciso per colpa sua? Era stata una stupida, non si era nemmeno accorta della mano di un farabutto da quattro soldi che aveva infilato una moneta nella sua tasca dei jeans!
<< Cosa sta succedendo? >> chiese Erin, arrivando in quel momento. << Dan! >> esclamò, vedendo il ragazzo semi svenuto che veniva portato via dalle guardie.
<< Va tutto bene? >> chiese Noah a Paper, gentilmente. Lo sguardo della ragazza cadde sulla lama dell’arma, colpevole. << Non preoccuparti, la ferita si rimarginerà in pochi giorni. Nemmeno si vede. >> disse, rivolgendole un lieve sorriso. Era il primo che le rivolgeva. Sembrava che qualcosa si fosse incrinato. La sua maschera di ghiaccio si stava lentamente piegando verso di lei.
Sfiorò la sua guancia con un dito, notando un graffio. Il cuore le batteva forte, minacciando di uscirle fuori dal petto.
<< Sto bene, davvero, non è niente. >>
Paper annuì, non riuscendo a parlare.
<< Paper, cos’è successo? >> chiese Erin, affiancando Noah. Un moto di gelosia le afferrò la gola.
<< Dan mi ha messo una moneta di valore in tasca. Noah mi ha protetta. >>
<< Dammi la moneta. Penso a tutto io. >> disse Noah. Paper fece come le aveva detto.
Il rumore di un tuono ruppe il silenzio.
<< Sta per piovere. >> disse Erin, prendendo la sua borsa.
<< Non potete andare via adesso. Rimanete per un’altra notte. >> propose Noah, dando la moneta ad un suo ufficiale. << Che ne dite? >>
Paper lanciò uno sguardo ad Erin.
<< Va bene. >> disse Erin. << Un’altra notte. >>
Noah sorrise.
Forse sei tu, il mio perché.
 
***
 
Sotto di lui, quello che sembrava un corridoio fatto di mattonelle. Cominciò a camminare, senza staccare gli occhi da terra. non sapeva dove stesse andando, ma qualcosa gli diceva che, se si fosse voltato, avrebbe visto il vuoto.
Ad un tratto, notò che stava lasciando delle orme rosse dietro di lui. Si guardò sotto ai piedi, ma non c’era nulla. Riprese a camminare, ma il rosso del sangue, non liquido, continuava a rincorrerlo. Sembrava colore lasciato da una matita lasciato sui suoi piedi. In lontananza, vide due figure sedute in riva al mare, con l’orizzonte come sfondo. Il ragazzo sulla destra si levò la felpa scura per porgerla a lei, mentre la ragazza continuava a gesticolare furiosamente. Lui rise, poi le diede un bacio sulla fronte. quel ragazzo gli somigliava. Lei posò la testa sulla sua spalla, stringendosi nella felpa, indicando lontano. Noah abbassò lo sguardo, dolorante, fermo nel bel mezzo della passerella.
Quel ragazzo era lui.
Venne risucchiato in un vortice, urlando senza voce. Sotto ai suoi piedi c’erano ora quelle stesse mattonelle, ma stavolta riconobbe l’ambiente all’istante. Non era la spiaggia. Il rumore volento di uno sparo e poi, di nuovo il vuoto.
 
Si svegliò di soprassalto, grondante di sudore. Si sfilò la maglietta ed andò in bagno a farsi una doccia.    
 
Dopo cena, Paper si rintanò in una grande stanza all’interno del castello. Noah non si era presentato. Aveva mandato un cameriere anziano a scusarsi, dicendo che non si era sentito molto bene. Sperò che non fosse nulla di grave e che non riguardasse quel graffio. Si sdraiò sul letto, a riflettere. Avrebbe dovuto chiedere scusa ad Erin. In fondo, non era mica colpa sua se si era innamorata anche lei di Noah. Anche se, in ogni caso, aveva detto forse. Se Noah avesse scelto lei, Paper non avrebbe fatto una piega.
A volte certe cose devono andare in una direzione e non c’è volere che tenga.
Si aprì una porta e lei sobbalzò. Dal bagno uscì un ragazzo, che si stava asciugando i capelli con un asciugamano ed indossava un accappatoio. Era strano vederlo così, a piedi nudi per la stanza, con un accappatoio, ma poi si ricordò che loro prendevano spunto dal mondo reale per le nuove tecnologie e tutto e il resto e smise di stupirsi. Quando stette per alzarsi, il ragazzo si tolse l’asciugamano dal viso, lasciando dei ciuffi di capelli castani davanti agli occhi.
<< Paper! >> esclamò, sorpreso. << Cosa ci fai qui? >> chiese.
<< Vuoi dire che… questa è la tua stanza? >>
<< Sì. >> rispose. Paper diventò rossa fino alla punta dei capelli e si alzò di scatto. Era stata così occupata a pensare a tutto quello che le stava accadendo, che era andata a sdraiarsi proprio sul letto di Noah! Si diede mentalmente della stupida più volte.
<< Mi dispiace tantissimo! Scusami tanto! Non lo sapevo! >> si giustificò, andando a sbattere contro una lampada. Imprecò sottovoce.
<< Attenta. >>
<< Sì… Adesso me ne vado. Buonanotte. >> disse, ma la mano si soffermò sul pomello della porta. << Grazie, per oggi. Stai meglio? >>
<< Figurati. Sì, sto meglio, grazie. >> rispose, rigirandosi l’asciugamano fra le mani.
<< Mi mancherai, nell’altro mondo. >> replicò Paper di getto, triste.
Non sapeva perché aveva sentito il bisogno di esprimere quel sentimento, sapeva solo che era la cosa giusta da dire. Gli occhi verdi di Noah sembravano esprimere gioia.
<< Anche tu. >> disse, anche se non pienamente convinto.
<< Non devi dirlo, se non lo pensi davvero. >>
<< No, io… >> cominciò, ma poi sbuffò, tirandosi indietro i capelli con una mano. << Non sono bravo con le parole. Mi piacerebbe se tu ed Erin restaste ancora un po’. >> disse, stentando. Sembrava che una parte di sé si stesse ribellando a quelle parole.
<< D’accordo. Grazie. >>
Forse il cuore del principe non è fatto interamente di ghiaccio.
<< Fa freddo fuori. Mettiti qualcosa di caldo addosso. >>
<< Lo farò. >> replicò, sorridendo. << Buonanotte. >>
Dopo essere uscita, si appoggiò con la schiena sulla porta, stringendo il pomello fra le dita. Doveva ancora rimettere le cose a posto con Erin, ma si sentiva più leggera, dopo aver parlato con Noah.
Tu sei la mia ragione per restare.

Angolo autrici: 

Scusate per il ritardo, ma abbiamo avuto davvero molto da fare.
Cosa pensate di questo capitolo? Si comincia ad individuare qualche dettaglio in più su Noah.
Paper ed Erin hanno un'amicizia molto forte alle spalle e litigare per un ragazzo proprio non ci voleva. 
Cosa ne pensate?
P. s. Il prossimo capitolo sarà molto più vivo, questo era solo di passaggio.
E. & B.
   
 
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